La Lamy 2000 è, di fatto, il modello di punta della casa di Heidelberg. Venne presentata nel 1966 e disegnata da Gerd A. Müller, seguendo i dettami stilistici della Bauhaus. Da allora, per lo meno esteticamente, è rimasta invariata.
Il design è tuttora attuale, e, seppur molto “industrial”, ha il suo indubbio fascino: il tutto, infatti, è subordinato alla funzionalità della penna stessa. Prendete, ad esempio, il fermaglio: in acciaio satinato, è ancorato al cappuccio con una piccola molla che ne facilita l’utilizzo.
Il corpo è in Makrolon, un policarbonato brevettato da Beyer, che rende la penna leggera (molto leggera, forse troppo per i miei gusti), ma molto resistente allo stesso tempo. Foto da internet:
Ma veniamo alle caratteristiche che più interessano a noi, ovvero scrittura e ricarica. La Lamy è molto “dotata” a riguardo, esibendo un pennino in oro 14 kt e una ricarica a stantuffo. Credo, ma qualcuno mi smentirà sicuramente, sia la penna a stantuffo con pennino in oro più economica presente sul mercato (150 € di listino).
Ma come scrive? Scrive bene la Lamy, non c’è che dire. E il pennino, seppur parzialmente coperto, risulta essere anche vagamente flessibile. Il mio è un M, anche se il flusso abbondante e la generosità del pennino lo fa assomigliare più a un B. A ogni modo la scrittura è, come dicono gli inglesi, abbastanza “smooth”, anche se, sinceramente, dopo l’exploit della Studio della stessa azienda, e di cui trovate una mi recensione, mi aspettavo qualcosa di più. Ma probabilmente ha bisogno di un po’ di rodaggio questa Lamy per dare il massimo.
Di seguito i consueti voti:
Finiture e materiali: 9
Pennino e scrittura: 7/8
Caricamento: 8
Flusso: 8
Rapporto qualità/prezzo: 8/9
Salus KoB