Sembra un finale di quelli che solo la celluloide americana può dare.Rogozin ha scritto:Il post è dell'anno scorso, la penna mi pare del 2008 o giù di lì. Aveva un certo valore affettivo... ancora non sapevo quasi nulla del mondo delle stilografiche, mondo del quale rimango tuttora un entusiasta profano, però me l'aveva regalata "a caso" una ragazza che frequentavo allora. Non le avevo mai parlato del mio interesse per le stilografiche, parimenti Visconti per me era un nome che vedevo spesso passando dal negozio del centro e niente di più.Rogozin ha scritto:In effetti questo tipo di post più che nell'area relax dovrebbe essere inserito nell'area stress.
E' successo credo a molti di noi prima o poi: penne che scompaiono senza lasciare traccia, biglietti d'addio o prove di qualsiasi tipo. Semplicemente scompaiono.
Non possiamo fare una stima di quante penne l'anno, nel mondo, vengono perse, anche perché spesso i proprietari non si rassegnano all'idea e continuano a pensare che prima o poi la penna smarrita si pentirà e tornerà all'ovile, ma il fenomeno è rilevante e merita più risonanza da parte dei media internazionali.
A me è successo (parte dell'ovile esclusa) con una Visconti Rembrandt. La usavo solo a casa e nello studio (dove ci sono solo io), un giorno si è semplicemente volatilizzata. Forse non si trovava bene, forse ha trovato un altro, forse è stata rapita, forse si trova sulla luna dove notoriamente vanno le cose smarrite.
Tutto sommato il danno è stato relativo, ma era comunque il regalo di una persona a cui tenevo.
A voi è mai successo? Com quale penna?
Quella penna mi consentì di conoscere, visto che avevo bisogno di un converter (quel coso lungo che si svita e avvita, per me il nome era più o meno quello), il sig. Quercia, venditore storico di Visconti e gran personaggio che tra l'altro mi iniziò al mondo delle stilografiche: pur consapevole della mia condizione sostanzialmente di pezzente, mi dedicava un sacco di tempo tra spiegazioni e racconti pur sapendo che difficilmente avrei comprato qualcosa.
Poi gli anni son passati, qualche passo avanti l'ho fatto e qualche penna l'ho pure comprata. Ma per me quella Rembrandt, mentre sbiadiva il ricordo della tizia che me l'aveva regalata, rimaneva un momento di umile ingresso in questo mondo.
Poi succede che risenti quella ragazza (e ti metti a scrivere in seconda persona ma non te ne importa nemmeno granchè): sono passati gli anni, vedi che lei si aggrappa disperatamente a quella bellezza che crede stia svanendo ma che in realtà è sempre lì, ti vien voglia di appianare vecchi contrasti, rancori e rotture. Vien voglia di dire "si, alla fine sono stato difficile da gestire, ma nel mio analfabetismo emotivo ti amavo per davvero". E incredibilmente lo fai. E scopri che la cosa è reciproca e lo è sempre stata, serenamente puoi continuare a vivere il tuo presente con chi ti accompagna, con un nodo in meno e altrettanto farà lei.
E poi succede che il giorno dopo ritrovi quella Rembrandt...
Il ritorno del vecchio amore ed in contemporanea il ritorno della penna che lo simboleggia.
Che dire: auguri per il tuo futuro, e cerca di non perdere più le penne.