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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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Esercizi di Maiuscolo insulare
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Esercizi di Maiuscolo insulare
Visto che manca ancora questa sezione, eccomi alle prese con il maiuscolo insulare, che dovrebbe essere una derivazione dell'onciale e del semi-onciale nella "reinterpretazione" dei calligrafi britannici (da cui il termine "insulare").
Un omaggio agli Enigma e al loro misticissimo Mea Culpa, dall'album MCMXDC a.D. (dell'omonimo anno )
Come al solito ho un po' di tendenza a "pendere a destra", e devo curare meglio la spaziatura fra le lettere, poi la "a" mi viene una schifezza e la "n" non mi convince... ma come prima prova mi chiamo soddisfatto.
Anche perché non mi sono basato altro che sulle immagini di questa pagina:
http://www.scrittoria.it/anatomia_di_una_lettera.html
Un omaggio agli Enigma e al loro misticissimo Mea Culpa, dall'album MCMXDC a.D. (dell'omonimo anno )
Come al solito ho un po' di tendenza a "pendere a destra", e devo curare meglio la spaziatura fra le lettere, poi la "a" mi viene una schifezza e la "n" non mi convince... ma come prima prova mi chiamo soddisfatto.
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Massimo Bacilieri
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Sono basito !!
Sei di quelli a cui "riesce facile".
Quanto ci hai messo ?
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C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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In tutto circa un'oretta, tra fare le prime prove con le lettere, stendere una malacopia (eh già... come i temi al Liceo!!!) e poi fare "la bella"
Massimo Bacilieri
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Bravissimo Massimo, è davvero splendido!!!
Attendiamo i nostri esperti calligrafi per commenti e consigli
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"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
Daniela
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C'è sicuramente da essere soddisfatti, anche con i difetti che tu stesso hai evidenziato: per la spaziatura però non mi preoccuperei molto, favorisce la leggibilità.
La forma della d (che anche nel modello da te linkato viene definita alternativa) francamente non mi piace, preferisco la classica anche se la grazia terminale dell'ascentente fa dannare (sia detto per inciso dovrebbe terminare nello stesso modo anche il tratto orizzontale della T sia a destra che a sinistra): ovviamente preferenza strettamente personale.
Vomunque complimenti vivissimi.
La forma della d (che anche nel modello da te linkato viene definita alternativa) francamente non mi piace, preferisco la classica anche se la grazia terminale dell'ascentente fa dannare (sia detto per inciso dovrebbe terminare nello stesso modo anche il tratto orizzontale della T sia a destra che a sinistra): ovviamente preferenza strettamente personale.
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Dopo un minimo di pratica coi pennini da intinzione (ci ho messo un po' a capire come posizionare il simil-alimentatore e soprattutto quanto inchiostro mettere), ho ripreso in mano la maiuscola insulare, questa volta rifacendomi per la forma a http://www.scrittoria.it/anatomia_di_una_lettera.html , e per il risultato estetico a http://www.uniurb.it/Filosofia/bibliogr ... sulare.htm che riporta un esempio di un codice miniato che dà un'idea abbastanza chiara di quali dovessero essere le proporzioni della scrittura.
Devo ancora sistemare la rotondità delle lettere, che ho tenuto troppo "stretta", e soprattutto migliorare le legature, che sono il vero punto cruciale di questa scrittura apparentemente posata. Anche il tratto è molto insicuro (la scansione poi ha pure peggiorato l'effetto), non sono ancora bene a mio agio coi pennini da intizione, per le lettere normali ho usato il n.3 Mitchell.
Non potendo ovviamente fare una miniatura per ogni capoverso, mi sono accontentato di una lettera col pennino più grande (n.1 Mitchell) e di un colore più brillante, qui il Tender Purple Waterman. Il nero è invece il Parker Quink. Se il nero si è dimostrato sufficientemente pastoso da non dare grossi problemi, il viola è terribilmente fluido e spiuma con una facilità enorme, rovinando un poco l'effetto. Dovrò fare pratica.
Il brano scelto è un pezzo di un Vangelo... uno a casaccio ma era naturalmente necessario un testo filologicamente corretto per la maiuscola insulare.
Devo ancora sistemare la rotondità delle lettere, che ho tenuto troppo "stretta", e soprattutto migliorare le legature, che sono il vero punto cruciale di questa scrittura apparentemente posata. Anche il tratto è molto insicuro (la scansione poi ha pure peggiorato l'effetto), non sono ancora bene a mio agio coi pennini da intizione, per le lettere normali ho usato il n.3 Mitchell.
Non potendo ovviamente fare una miniatura per ogni capoverso, mi sono accontentato di una lettera col pennino più grande (n.1 Mitchell) e di un colore più brillante, qui il Tender Purple Waterman. Il nero è invece il Parker Quink. Se il nero si è dimostrato sufficientemente pastoso da non dare grossi problemi, il viola è terribilmente fluido e spiuma con una facilità enorme, rovinando un poco l'effetto. Dovrò fare pratica.
Il brano scelto è un pezzo di un Vangelo... uno a casaccio ma era naturalmente necessario un testo filologicamente corretto per la maiuscola insulare.
Massimo Bacilieri
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Vedo che il buon Harris colpisce ancora! (gli alfabeti presenti sul sito di scrittoria sono ripresi tal quale dal libro di David Harris "The Art of Calligraphy")
Mi sembra una bella prova d'insieme, molto equilibrata e gradevole, il solo consiglio che posso darti è di non avere fretta e lavorare pazientemente su ogni singola lettera finché anche le grazie e gli occhielli non saranno disegnati nel modo giusto.
Qualche esempio; se osservi la "C" di Harris, parte e termina con il tratto largo, ciò dipende dall'angolazione del pennino. Anche la "D" ha una grazia molto particolare, che si ottiene ruotando il pennino stesso. La "E" ha l'occhiello non arrotondato, ma forma un angolo netto ed il tratto orizzontale è sottile, proprio "di taglio", fatto con il pennino tenuto parallelo alla falsariga. In questo tipo di grafia il pennino ha una determinata angolazione di base per disegnare le lettere, ma per "rifinirle" va ruotato sulla carta e... non è per nulla agevole! Ho provato i pennini tronchi obliqui dal tratto largo, e devo dire che le cose migliorano parecchio, la mia esperienza però è ancora limitatissima. Lavorare su caratteri di dimensioni così contenute come hai fatto tu con i Mitchell in rame, non dev'essere stato per nulla facile. A mio sindacabilissimo giudizio insomma, i dettagli sono da affinare ma... l'inizio è molto molto promettente!
Mi sembra una bella prova d'insieme, molto equilibrata e gradevole, il solo consiglio che posso darti è di non avere fretta e lavorare pazientemente su ogni singola lettera finché anche le grazie e gli occhielli non saranno disegnati nel modo giusto.
Qualche esempio; se osservi la "C" di Harris, parte e termina con il tratto largo, ciò dipende dall'angolazione del pennino. Anche la "D" ha una grazia molto particolare, che si ottiene ruotando il pennino stesso. La "E" ha l'occhiello non arrotondato, ma forma un angolo netto ed il tratto orizzontale è sottile, proprio "di taglio", fatto con il pennino tenuto parallelo alla falsariga. In questo tipo di grafia il pennino ha una determinata angolazione di base per disegnare le lettere, ma per "rifinirle" va ruotato sulla carta e... non è per nulla agevole! Ho provato i pennini tronchi obliqui dal tratto largo, e devo dire che le cose migliorano parecchio, la mia esperienza però è ancora limitatissima. Lavorare su caratteri di dimensioni così contenute come hai fatto tu con i Mitchell in rame, non dev'essere stato per nulla facile. A mio sindacabilissimo giudizio insomma, i dettagli sono da affinare ma... l'inizio è molto molto promettente!
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Daniela
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Mi associo a Daniela per quanto riguarda i complimenti e i suggerimenti: in particolar modo poni attenzione alla realizzazione dell'ascendente ( si fa per dire) della d e al tratto verticale della T che, nell'insulare, hanno una forma molto caratteristica, diritta (e non ondulata) e con le estremita triangolari che si possono ottenere o ruotando il pennino o usando il solo spigolo sinistro dello stesso: in ambedue i casi non sono di facile realizzazione.
Per quanto riguarda i capoversi la tua soluzione è quella corretta: solo, se vogliamo rimanere nel campo del filologicamente corretto, avrei scelto il rosso come colore; questo perchè l'evidenziare ogni capoverso di un testo in questa maniera era detto "rubricare" che deriva dal latino "ruber", rosso, proprio perchè quello era il colore comunemente usato.
Infine una domanda: perchè definisci questa scrittura "apparentemente posata"? Scusami la curiosità ma è la prima volta che lo sento dire.
A proposito, le legature che spesso si trovano tra alcune lettere ( ma non solo quelle, anche le abbreviazioni e le contrazioni talvolta rese manifeste da alcuni segni particolari aggiunti nell'interlinea) non sono corsive ma derivano in grandissima parte dalle "note tironiane", sistema di abbreviazioni inventato da Marco Tullio Tirone, segretario di Cicerone, per riuscire a riportare in bella grafia ma, nello stesso tempo, in tempi ragionevoli i discorsi del suo logorroico datore di lavoro.
Di nuovo complimenti: hai un grande talento naturale! Se a questo tu riuscissi ad aggiungere il leggere le "istruzioni per l'uso", magari solo ogni tanto ...
Per quanto riguarda i capoversi la tua soluzione è quella corretta: solo, se vogliamo rimanere nel campo del filologicamente corretto, avrei scelto il rosso come colore; questo perchè l'evidenziare ogni capoverso di un testo in questa maniera era detto "rubricare" che deriva dal latino "ruber", rosso, proprio perchè quello era il colore comunemente usato.
Infine una domanda: perchè definisci questa scrittura "apparentemente posata"? Scusami la curiosità ma è la prima volta che lo sento dire.
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Bravo Crononauta, io sono del parere che devi continuare a fare come ti senti, mi sembra infatti che tu sia una di quelle persone che nell'imparare vuole anche divertirsi. Il tempo mi sembra ti stia dando ragione perchè a fronte di esempi iniziali piuttosto fantasiosi, gli ultimi test di scrittura appaiono più accurati e rigorosi.
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Uhm in effetti hai ragione, riguardandoli meglio. Oltre al sito di scrittoria, avevo cercato in giro un po' di immagini del book of kells, ma non avevo trovato immagini molto dettagliate, per cui avevo preso i tratti della T e della D come dei tratti ondulati. Ho trovato un'immagine più dettagliata:courthand ha scritto:Mi associo a Daniela per quanto riguarda i complimenti e i suggerimenti: in particolar modo poni attenzione alla realizzazione dell'ascendente ( si fa per dire) della d e al tratto verticale della T che, nell'insulare, hanno una forma molto caratteristica, diritta (e non ondulata) e con le estremita triangolari che si possono ottenere o ruotando il pennino o usando il solo spigolo sinistro dello stesso: in ambedue i casi non sono di facile realizzazione.
http://www.codex99.com/typography/image ... t_2_lg.jpg
ed effettivamente i tratti sono dritti con una grazia particolare, non sono ondulati... mumble.
Lo avrei scelto anch'io se lo avessi avuto, ma a portata di mano, come inchiostri "colorati", avevo solo i Waterman Absolute Brown e Deep Purple... il più simile al rosso era il purple... magari posso "barare" e modificarne il colore alterando la gamma della scansione... eheheheh tanto se il resto del testo lo scrivo in nero... dii che non vale?courthand ha scritto:Per quanto riguarda i capoversi la tua soluzione è quella corretta: solo, se vogliamo rimanere nel campo del filologicamente corretto, avrei scelto il rosso come colore; questo perchè l'evidenziare ogni capoverso di un testo in questa maniera era detto "rubricare" che deriva dal latino "ruber", rosso, proprio perchè quello era il colore comunemente usato.
In effetti è un termine che ho inventato lì per lì, intendendo dire che la scrittura dovrebbe essere posata, ma poi all'atto pratico ha tutta una serie di legature che la fanno assomigliare per certi versi a un corsivo.courthand ha scritto:Infine una domanda: perchè definisci questa scrittura "apparentemente posata"? Scusami la curiosità ma è la prima volta che lo sento dire.
Interessante! Non lo sapevo! Uno stenografo ante-litteram, praticamente!courthand ha scritto:A proposito, le legature che spesso si trovano tra alcune lettere ( ma non solo quelle, anche le abbreviazioni e le contrazioni talvolta rese manifeste da alcuni segni particolari aggiunti nell'interlinea) non sono corsive ma derivano in grandissima parte dalle "note tironiane", sistema di abbreviazioni inventato da Marco Tullio Tirone, segretario di Cicerone, per riuscire a riportare in bella grafia ma, nello stesso tempo, in tempi ragionevoli i discorsi del suo logorroico datore di lavoro.
Grazie. Quanto alle istruzioni, di solito finisco sempre col leggerle, quando devo capire perché tutto è fallitocourthand ha scritto:Di nuovo complimenti: hai un grande talento naturale! Se a questo tu riuscissi ad aggiungere il leggere le "istruzioni per l'uso", magari solo ogni tanto ...
Per Rampa: certo che bisogna anche divertirsi. Intanto perché è un hobby, e se uno non si diverti negli hobby chi glielo fa fare?! Poi perché trovare il modo di divertirsi nel fare le cose è l'unico modo per impararle veramente. Se non ti diverte farle, non le farai con impegno, e non imparerai mai bene!
Massimo Bacilieri
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Continuando con gli esercizi, sempre sulla base dei soliti testi, ho cercato di andare un po' più verso il "filologicamente" corretto, anche se non sembra.
Non sono stato a fare i capoversi colorati (e ho usato lo stesso pennino n.2, anziché l'1 dal tratto più grosso), e questa è una pecca, ma il mio obiettivo di stasera era:
1) mettere a posto i tratti orizzontali di t e d, che erroneamente facevo ondulati, mentre sono dritti e con due particolari grazie alle estremità;
2) usare dei caratteri un po' più grandi, quindi con un pennino più grande (il 2 al posto del 3, nello specifico) in modo da avere un tratto più preciso.
Ho usato una falsariga ottenuta da http://www.anomaly.org/debbie/calligrap ... lines.html , usando lo stile per l'Onciale (è il più simile), con altezza 0.50", 2-4-2 senza inclinazione.
Il risultato è (molto) perfettibile, anche e soprattutto nella gestione del flusso del pennino che ogni tanto sbaglio ancora, ma comincia ad intravvedersi l'atmosfera dei vecchi manoscritti:
Non sono stato a fare i capoversi colorati (e ho usato lo stesso pennino n.2, anziché l'1 dal tratto più grosso), e questa è una pecca, ma il mio obiettivo di stasera era:
1) mettere a posto i tratti orizzontali di t e d, che erroneamente facevo ondulati, mentre sono dritti e con due particolari grazie alle estremità;
2) usare dei caratteri un po' più grandi, quindi con un pennino più grande (il 2 al posto del 3, nello specifico) in modo da avere un tratto più preciso.
Ho usato una falsariga ottenuta da http://www.anomaly.org/debbie/calligrap ... lines.html , usando lo stile per l'Onciale (è il più simile), con altezza 0.50", 2-4-2 senza inclinazione.
Il risultato è (molto) perfettibile, anche e soprattutto nella gestione del flusso del pennino che ogni tanto sbaglio ancora, ma comincia ad intravvedersi l'atmosfera dei vecchi manoscritti:
Massimo Bacilieri
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