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Inchiostro ferrogallico - Ricetta Ugo da Carpi, 1525

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Inchiostro ferrogallico - Ricetta Ugo da Carpi, 1525

Messaggio da Irishtales »

Come qualcuno di voi sa già, nei giorni scorsi ho sperimentato un'altra antica ricetta per l'inchiostro ferrogallico.
La ricetta di Ugo Conti da Panico (Carpi, 1480 circa - Roma, 1532) noto pittore e incisore, probabilmente inventore della tecnica del chiaroscuro, è tratta dal suo “Thesauro de Scittori” (Prima edizione, 1525).
Inchiostro-Ugo-da-Carpi---1525-.jpg
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Ed ecco i risultati “su carta” con la mia fedelissima Zucca Blu (pennino Brause n.361 “Blue Pumpkin”)
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Messaggio da gandalff »

Risultati strabilianti come sempre, ed ottimamente fotodocumentati.

Sono curioso, rispetto all'Atlantic night com'è? Ci sono differenze di comportamento?
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Alexander
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Messaggio da Alexander »

La tua grafia è sempre più bella.. lezioni private subito, ti prego!!
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Irishtales
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Messaggio da Irishtales »

Grazie, siete adorabili!
Alexander!!! Aspetto con impazienza che ti cimenti in qualche stile.... :P

Rispetto all' Atlantic Night on a Sailing Boat, questo nuovo inchiostro è meno opaco, più brillante e vellutato, grazie alla maggiore quantità di gomma arabica. Inoltre ha meno residui, perché il procedimento stesso indicato da Ugo Conti Da Carpi, con le galle grossolanamente spezzate e contenute in una tela, è volto ad evitare che depositi di polvere dell'interno delle galle disfatto nel liquido, si mescolino a questo. Devo dire però che ho ovviato al maggior residuo presente nell'Atlantic Night con una serie di filtraggi, dopo averlo fatto decantare, cosicché, prima di distribuirlo in vasi e contenitori, era già sullo stesso quantitativo di particelle in sospensione. Del resto si tratta di sospensioni (e non di soluzioni, come nella maggior parte degli inchiostri stilografici ad esempio) quindi un certo quantitativo di deposito sul fondo è sempre possibile e del tutto normale ;)

Non ho scelto di sperimentare la formula - e il procedimento - di Ugo Da Carpi a caso. Nel corso del tempo, nelle ricette per ottenere questo tipo di inchiostri, le proporzioni fra galle di quercia, solfato di ferro e gomma arabica sono variate. Portando avanti nelle ultime settimane una ricerca, ancora in fieri, sulla formulazione degli inchiostri metallogallici, ho potuto constatare come sia variata, a partire dalla metà del Cinquecento, la proporzione di gomma arabica e solfato di ferro. Nei trattati cinquecentesci la quantità di vetriolo aumenta, mentre tende a ridursi la quantità di gomma arabica, a parità di quantitativo di galle utilizzate.
Queste componenti sono le uniche sulle quali ci si possa basare poiché la parte solvente (in genere acqua, vino, aceto o anche birra) è di difficile valutazione e quindi inaffidabile come parametro. E' quasi sempre prevista la riduzione dell'infusione sul fuoco, e spesso si suggerisce anche l'aggiunta di altro liquido, dopo la bollitura, per rendere l'inchiostro della consistenza desiderata.
Come dicevo, varia più o meno a metà del Cinquecento la proporzione fra i quantitativi di gomma arabica e vetriolo, ciò si può ben valutare facendo un confronto fra le due ricette, quella che ho già sperimentato qualche settimana fa, riportata nel trattato di Giovanni Battista Palatino, e che ha originato il bellissimo e ultranero Atlantic Night on a Sailing Boat, e quella presente nel trattato di Ugo da Carpi, pubblicato solo una ventina d'anni prima ma appartenente alla “vecchia scuola”...(Pietro...temo che dovrai trovare un altro nome per il nuovo inchiostro!)
Nella ricetta di Ugo Conti da Carpi, per ogni oncia di galle frantumate è prevista l'aggiunta di 0,25 once (1\4 d'oncia) di vetriolo e 0,50 once (mezza oncia) di gomma arabica. Nella ricetta di Palatino invece, per ogni oncia di galle frantumate sono previste 0,66 once (2\3 d'oncia) di solfato e solo 0,33 once (1\3 d'oncia) di gomma arabica. Aumenta il solfato e diminuisce la gomma arabica.
Ciò accade perché si riteneva che l'aumento della componente ferrosa rendesse più nero e coprente l'inchiostro, anche se da alcune recenti sperimentazioni pare che non vi fosse teoricamente alcun bisogno di incrementare la dose. Scrivo teoricamente non a caso, perchè in realtà per la difficoltà di ottenere un solfato puro e privo di altre componenti in quell'epoca, si deve considerare che il quantitativo effettivo di solfato presente nel vetriolo romano di allora non fosse certo paragonabile a quella del solfato ferroso di oggi che viene venduto praticamente puro.

Sono due straordinari inchiostri!
La differenza è data dal quantitativo di gomma arabica, che, presente in maggior percentuale nell'inchiostro Da Carpi, lo rende più lucido e brillante alla vista e un po' più scorrevole. L'inchiostro di Palatino è invece di un bellissimo nero opaco e non suscettibile alla luce incidente (non è riflettente). E' invece riflettente il Da Carpi, per questo in un'immagine in particolare ho usato il flash frontale della fotocamera, sotto cui lo scritto riluce e sembra ad una prima occhiata, sbiadito. Invece è l'effetto dell'illuminazione sulla superficie quasi madreperlata! Insomma, in base alle caratteristiche desiderate, in breve tempo si possono realizzare due inchiostri molto molto simili in realtà, ma con piccole differenze, tali da renderli distinti ed unici.
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Inchiostro ferrogallico - Ricetta Ugo da Carpi, 1525

Messaggio da gandalff »

Una spigazione completa e totalmente esauriente, nonché scientifica!

Questi inchiostri fatti in casa diventano sempre più interessanti e la voglia di provare a farne uno cresce di post in post.
Ora studio le tue foto e la tua descrizione e vedo cosa mi viene in mente ;)

Per il verde novità?
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Messaggio da Irishtales »

Per i verdi c'è da aspettare! Le ricette che ho reperito, prevedono l'utilizzo di bacche che non sono ancora giunte a maturazione...

Intanto trascrivo al ricetta di Ugo da Carpi in italiano corrente:

La ricetta: (un'oncia è pari a gr. 28,5)
Prendete un'oncia di galle frantumate grossolanamente, mettetele in una pezza di tela e legatela in modo che le galle all'interno non siano però troppo ammassate.
Mettete in infusione in dodici once d'acqua piovana, e lasciate in infusione per almeno sei giorni; poi fate sobbollire a fuoco dolce l'infuso in modo che si riduca tanto da ottenere otto once di liquido filtrato. Aggiungete un quarto d'oncia di vetriolo tedesco ridotto in polvere molto fine, e mezza oncia di gomma arabica che avrete in precedenza stemperato in un po' di aceto.


Un'altra particolarità di questa ricetta consiste nella unica unità di misura che vi compare, l'oncia, in modo che sia agevolissimo trasporre i quantitativi degli ingredienti in grammi e fare le dovute proporzioni perché anche il liquido è pesato in once. Se anche non si avesse idea dell'equivalenza fra l'unità di misura indicata ed una nota, si potrebbe adattare a qualsiasi altra unità di peso!
Altra non meno preziosa indicazione è il pretrattamento della gomma arabica, da stemperare nell'aceto. Questa accortezza si rivela utilissima per ovviare alla facilità della gomma arabica a formare grumi. Invece se amalgamata poco a poco al liquido (aceto, anche nel mio caso) e lasciata stemperare per diversi minuti, si scioglie completamente dando luogo ad una crema omogenea e ben diluita, molto facile da amalgamare all'inchiostro.
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Messaggio da gandalff »

Per il procedimento c'è qualche accorgimento particolare?
La ricetta la trascrivo immediatamente nel mio libricino.

Per quanto riguarda il nome, considerando che è un nero più luminoso, che sto cucinando un piatto tipico marocchino (tajine di pollo, albicocche e mandorle) e la casa profuma come un mercatino di spezie arabe, potrebbe andare Saharian Starry night? oppure Starry Night in Arabian Desert?

Chiaramente la denominazione a distanza è meno efficace, ma la tua descrizione era così precisa :)
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Messaggio da Irishtales »

Ciao Pietro, belli entrambi i nomi (il profumo della tua ricetta esotica pare arrivare fin qui!); ne invierò vari campioni in settimana e se ti fa piacere te lo invio volentieri, così potrai provarlo e scegliere il nome più adatto dei due!
Se vuoi posso anche passarti link e ricette che ho raccolto, ci sono vari inchiostri colorati che però non ho provato. Fra questi, tre verdi, ma sono a base di bacche e nessuna specie di quelle indicate ha ancora le bacche mature, bisognerà attendere qualche settimana o mese ;)

La procedura per il nero Da Carpi è semplice. Ho grossolanamente frantumato le galle, chiuse in una spessa busta di plastica, con l'aiuto di un martello. Come si legge in alcune altre ricette, basta frantumarle in pezzi grossolani, ad esempio cinque, sei pezzi. Insomma non è necessario ridurle in briciole, a maggior ragione quando poi si tengono a lungo in infusione e poi si portano ad ebollizione. Non ho usato le galle di quercia - intendo farlo appena sarà possibile reperirle - ma quelle d'Aleppo.
Ho messo il vaso in vetro trasparente con la garza contenete le galle e l'acqua in un punto in cui c'è tutto il giorno il sole, e ogni giorno l'ho leggermente "shakerato" più volte, poi ho versato tutto il contenuto del vaso in una pentola e messo sulla piastra a calore moderato, e appena iniziato a bollire ho un po' ridotto la temperatura per mantenere una leggerissima ebollizione e fatto ridurre per il tempo sufficiente: bastano una manciata di minuti se la ricetta si esegue com'è o al massimo un quarto d'ora se si raddoppia la dose. Poi ho estratto la garza e fatta sgocciolare bene senza strizzare. Unito il solfato di ferro con il liquido ancora caldo e messo sulla piastra calda ancora per un minuto. Ho infine aggiunto poco a poco la fluidissima crema ottenuta lasciando stemperare la gomma arabica in aceto bianco forte. L'inchiostro era ancora caldo e si è amalgamata benissimo. Ho aspettato che raffreddasse e ho filtrato.
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Messaggio da gandalff »

Ciao Daniela, sicuramente mi farebbe piacere ricevere un campione del tuo inchiostro, ma non vorrei abusare della tua gentilezza, anche perché per ora non posso ricambiare....... Non posso inviarti un campione del mio pollo :)

Anche i link per gli inchiostri sono i benvenuti, ho voglia di provare anche se ho paura di fare dei pasticci :) ma tanto danno non ne faccio.
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Messaggio da Irishtales »

Figurati Pietro, per me è un piacere condividere le mie scoperte e gli esperimenti nel meraviglioso mondo degli inchiostri!
Presto ti invierò anche vari link e il materiale che ho raccolto finora, vedrai che ce ne sono di ricette con cui sperimentare ;)
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Messaggio da courthand »

Pur non essendo un amante degli inchiostri ferro-gallici, devo dire che sono grato a Daniela per avermi consentito di fare questa esperienza con il suo prodotto. Anche per un “non filologicamente corretto” è pur sempre interessante testare un inchiostro prodotto con una ricetta vecchia di secoli.
La prima prova che ho fatto è stato scrivere su una carta della Favini da 50gr/mq: l’inchiostro scorre bene, nessun piumaggio (la carta è comunque piuttosto compatta), bella tonalità di nero, opaco ( un effetto velluto, in verità) ma non smorto, che si scurisce e stabilizza con l’essiccazione: devo dire però che me lo aspettavo più “nero-nerone”, per usare una dizione presa a prestito da Ottorino.
Ho avuto qualche problema quando sono passato ad usare un pennino Brause Bandzug con serbatoio: infatti, nonostante questo fosse pieno, il tratto che usciva dal pennino risultava sbiadito, quasi la fase colorata venisse in parte trattenuta all’interno del serbatoio.
Pensando che il problema fosse dovuto ad una eccessiva fluidità, ho lasciato il calamaio aperto per due giorni in modo da far evaporare circa un quinto della fase acquosa e ho riprovato a scrivere sulla solita carta: tutto a posto, anzi, come logico, si notava un discreto incremento dell’intensità del colore.
Allora sono passato a scrivere frettolosamente, sempre col mio fedele Brause, su un materiale decisamente più ostico, del pergamino da 230 gr/mq, di notevole rigidità e piuttosto impermeabile, con il risultato che potete vedere qui sotto.
prova 1.jpg
prova 1.jpg (380.84 KiB) Visto 7359 volte
A questo punto ho voluto provare la resistenza dell’inchiostro all’umidità e, quindi, ho spruzzato il pergamino con il nebulizzatore che mia moglie usa per le sue amatissime piante, ottenendo il seguente effetto.
prova 2.jpg
prova 2.jpg (386.54 KiB) Visto 7359 volte
Come si può vedere , a parte un leggero “ingrinzimento” del pergamino, la scritta è sostanzialmente inalterarata.

Quasi indispettito del risultato (della serie “maccaroni, mi avete sfidato e mo’ vi distruggo) ho immerso il tutto direttamente nell’acqua e, quando il pergamino era bello mollo, ho sfregato con le dita sulla scritta ottenendo:
prova 3.jpg
prova 3.jpg (391.46 KiB) Visto 7359 volte
Sorprendente: il materiale risulta piuttosto stazzonato ma la scritta è indenne!

Per quanto riguarda la stabilità della colorazione posso solo dire che due giorni di esposizione al sole (e, vista la stagione, al calore) non hanno provocato variazioni: cosa poi succederà a lungo termine, se, trattandosi di un ferrogallico, ci saranno dei viraggi di colore o meno, solo il tempo ce lo potrà dire: ne riparleremo tra qualche decina di anni.

In conclusione, che dire? Un ottimo inchiostro la cui dote più sorprendente è l’essere veramente “waterproof” senza contenere, come invece succede in molti inchiostri in commercio, la gomma-lacca (shellac) che spesso provoca “intasamenti” noiosissimi del pennino: lo ritengo particolarmente indicato per gli indirizzi sulle buste, per esempio. Complimenti vivissimi alla (tra le mille altre cose) aspirante alchimista del forum e di nuovo grazie per l’esperienza.
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Messaggio da Irishtales »

Grazie a te Alessandro, non solo per la dettagliatissima recensione e per le prove effettuate, ma anche per la splendida cancelleresca con cui ci hai deliziato! ;)
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Messaggio da courthand »

Come ti dico sempre, troppo buona!
Avevo volutamente tralasciato per concentrare i commenti sull'inchiostro ma, visto che hai tirato in ballo la grafia personale, devo dirti che mi stupisci sempre più con il tuo corsivo inglese, veramente! Sei proprio brava.
E, detto tra noi e qualche altro centinaio di utenti del forum, anche la tua cancelleresca è buona!
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Messaggio da Irishtales »

Wow...grazie! :oops:
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Messaggio da Rampa »

courthand ha scritto:La prima prova che ho fatto è stato scrivere su una carta della Favini da 50gr/mq: l’inchiostro scorre bene, nessun piumaggio (la carta è comunque piuttosto compatta), bella tonalità di nero, opaco ( un effetto velluto, in verità) ma non smorto, che si scurisce e stabilizza con l’essiccazione: devo dire però che me lo aspettavo più “nero-nerone”, per usare una dizione presa a prestito da Ottorino.
Non capisco cosa vuoi dire con "nero nerone", io ho confrontato l'inchiostro ferrogallico con parecchi inchiostri neri oggi in commercio, ed il nero in questione a me pare degno di qualsiasi Nerone, è l'imperatore dei neri! Però può darsi che tu non essendo amante degli inchiostri ferrogallici (ma perchè, poi?), non riesce ad entrare in confidenza con questa "nuova" sostanza. Allora se permetti un consiglio te lo do io, cerca di approfondire la conoscenza di questo inchiostro e vedrai che è molto di più che solo indelebile. Io ad esempio lo trovo di una versatilità incredibile con qualsiasi carta e pennino, comprese le Sheaffer calligrafiche (con qualche precauzione si può usare comodamente anche con queste penne).
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