Auretta e Omas, una recensione comparata
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Auretta e Omas, una recensione comparata
Ho poche penne, di poco interesse ma di molto affetto. Non sono stato un buon collezionista, ho sempre speso poco, mi sono informato discontinuamente. Solo che appena passavo vicino a delle penne stilografiche me ne sentivo attratto e affascinato. E quasi da tutte! per scriverci e per disegnarci, per toccarle, per smontarle un po' e vedere com'erano fatte. Per questo alla fine ho un po' di materiale per divertirmi a fare qualche recensione e condividere così alcune mie impressioni con i veri appassionati.
La prima recensione comparata la faccio con due penne di acciaio (o metallo, insomma, che non prende la ruggine). Sono una Auretta e una Omas. Dell'Auretta il nome c'è scritto, della Omas no e siccome non ho neanche la scatola, non ho mica idea di che Omas sia o di come si chiami.
Le due penne non sono accomunate solamente dal materiale, ma anche dalla durezza del pennino, dal caricamento a cartuccia, dalla scarsa qualità delle plastiche interessate. In realtà quelle della Omas sono anche peggio, l'Auretta si salverebbe anche.
Scrivono che sembrano chiodi. Pare che vogliano simulare una sfera, che si sentano roller: mantengono il tratto uniforme comunque si ruoti il pennino o si faccia pressione.
La bellezza di queste penne è data dalla leggerezza compatta, dalla snellezza del corpo e dal feeling materico: toccare il metallo liscio e freddino è un'esperienza tattile ma anche storiografica e culturalizzabile. Sì, storiografica, perché va a cercare nella memoria – reale o ideale – le sensazioni dell'uso del metallo da parte dei grandi designer: Eames, Le Corbusier, Munari, Magistretti e tutti gli altri. Dai più noti a quelli anonimi. Gli anonimi progettisti di oggetti quotidiani: i banconi dei bar con i buchi in cui tenere le bottiglie in fresco ma a portata di mano, le pulsantiere piene di campanelli delle unità d'abitazione, la forma degli indicatori di tensione dei primi impianti elettrici.
Queste penne funzionano maluccio. La Omas perde anche, a dire il vero. E non so perché. Dell'Auretta non si trovano neanche più le cartucce e per non consumare le scorte riempio una cartuccia usata con una siringa. Ma sanno dare questa emozione, così giustificano la loro esistenza. La forma culturale di queste penne superano la bellezza oggettiva, la funzionalità ed il valore.
La prima recensione comparata la faccio con due penne di acciaio (o metallo, insomma, che non prende la ruggine). Sono una Auretta e una Omas. Dell'Auretta il nome c'è scritto, della Omas no e siccome non ho neanche la scatola, non ho mica idea di che Omas sia o di come si chiami.
Le due penne non sono accomunate solamente dal materiale, ma anche dalla durezza del pennino, dal caricamento a cartuccia, dalla scarsa qualità delle plastiche interessate. In realtà quelle della Omas sono anche peggio, l'Auretta si salverebbe anche.
Scrivono che sembrano chiodi. Pare che vogliano simulare una sfera, che si sentano roller: mantengono il tratto uniforme comunque si ruoti il pennino o si faccia pressione.
La bellezza di queste penne è data dalla leggerezza compatta, dalla snellezza del corpo e dal feeling materico: toccare il metallo liscio e freddino è un'esperienza tattile ma anche storiografica e culturalizzabile. Sì, storiografica, perché va a cercare nella memoria – reale o ideale – le sensazioni dell'uso del metallo da parte dei grandi designer: Eames, Le Corbusier, Munari, Magistretti e tutti gli altri. Dai più noti a quelli anonimi. Gli anonimi progettisti di oggetti quotidiani: i banconi dei bar con i buchi in cui tenere le bottiglie in fresco ma a portata di mano, le pulsantiere piene di campanelli delle unità d'abitazione, la forma degli indicatori di tensione dei primi impianti elettrici.
Queste penne funzionano maluccio. La Omas perde anche, a dire il vero. E non so perché. Dell'Auretta non si trovano neanche più le cartucce e per non consumare le scorte riempio una cartuccia usata con una siringa. Ma sanno dare questa emozione, così giustificano la loro esistenza. La forma culturale di queste penne superano la bellezza oggettiva, la funzionalità ed il valore.
- pac965
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Auretta e Omas, una recensione comparata
Si tratta di un'auretta lusso e di una OMAS mustang. Se la OMAS perde, prova a lascuare il puntale a bagnio in acqua per una settimana, cambiando l'acqua ogni giorno. E metti una cartuccia nuova.
Anche all'auretta potrebbe far bene un lavaggio, se non scrive bene.
Anche all'auretta potrebbe far bene un lavaggio, se non scrive bene.
- piccardi
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Auretta e Omas, una recensione comparata
L'auretta era un'ottima penna scolastica che resta indicativa di un'epoca, la Omas non la conoscevo, ma mi sembra un esemplare interessante. Entrambe mi sembrano penne degne di funzionare al meglio, per quanto non siano modelli ricercati e lussuosi, anzi proprio per quello. Le perdite, se non ci sono crepe sulla sezione, hanno secondo me come imputato principale una cattiva tenuta delle cartucce.
Simone
Simone
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Io adoro questo forum! Grazie pac965, le ho già messe a mollo. Voglio dare loro un'altra possibilità. Le avevo già pulite, ma – confesso – non con un impegno settimanale. Grazie Piccardi, cambio anche le cartucce. Hai ragione, sono proprio degne di funzionare al meglio. Sennò mi rimangono in mano soltanto tutte quelle chiacchiere sul design!
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Pulizia finita. Avevate proprio ragione. Problemi sostanzialmente risolti.
- Andrea C
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Per l'Auretta compra le normalissime cartucce Aurora o Parker e vedrai che vanno bene. 
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Purtroppo le cartucce Aurora non mi ci stanno, quelle attuali sono troppo lunghe. Ho trovato quelle Auretta in violetto. Quelle Parker ce le vado a provare, non ci avevo pensato. Grazie.Andrea C ha scritto:Per l'Auretta compra le normalissime cartucce Aurora o Parker e vedrai che vanno bene.
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Al limite ho visto che ci sono molte cartucce in vendita su ebay. Anche se l'inchiostro ormai se ne è andato visti gli anni passati, potrebbero essere utili per riusarle con gli inchiostri attuali e ogni tanto cambiarle per assicurare sempre una buona tenuta.
- Andrea C
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Se le Aurora e le Parker sono troppo lunghe, forse ti conviene allora il converter della Parker, quello di tipo più economico, che è corto e costa davvero poco.
Come converter è scarsino, ma almeno risolvi il problema.
Come converter è scarsino, ma almeno risolvi il problema.
_______________________________________________________ Andrea