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Avventure di un medico alle prime armi

Per fare due chiacchiere insieme su argomenti vari
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vikingo60
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Avventure di un medico alle prime armi

Messaggio da vikingo60 »

Desidero raccontare questo episodio,avvenuto molti anni fa quando facevo tirocinio all'Ospedale di Chieti.
Come si può immaginare,ai tirocinanti vengono affidati i compiti più sgradevoli,in genere tutto ciò che non vogliono fare gli altri.
Ma,almeno dal mio punto di vista,anche questo può risultare utile.
Un giorno fu ricoverato per problemi cardiologici un uomo di 70 anni.Nel corso delle varie indagini a cui venne sottoposto,fu eseguita anche una radiografia del torace,con la quale fu scoperto un cancro al polmone destro in fase iniziale,perfettamente operabile in quanto il nodulo era piccolo.
Ma,soprattutto a causa del pessimo carattere del paziente,non era possibile convincerlo a sottoporsi all' intervento chirurgico.
Poichè l'impresa era sgradevole e difficile,naturalmente venne affidata al sottoscritto.Al momento di raccogliere l'anamnesi,in un primo istante l'uomo rifiutò,guardandomi con sospetto;poi,vedendo le mie maniere gentili e pazienti,decise di raccontarmi tutto.Per lui la vita non aveva più senso,dopo la morte della moglie avvenuta meno di un anno prima,e con l'unico figlio non andava d'accordo.Dovevo quindi ricostruire l'anamnesi remota:malattie avute nell'infanzia,interventi chirurgici,ecc.,per arrivare fino al momento attuale.Notai,tra l'altro,anche se tentava di nasconderlo,che aveva tatuato sul braccio sinistro il numero di matricola di un campo di concentramento tedesco.E a questo punto mi parlò anche della guerra e del fatto che era riuscito a fuggire in modo avventuroso.Nell'osservarlo mentre parlava,mi accorsi subito che era privo delle prime tre dita della mano sinistra.Chiesi naturalmente con cautela se fosse stato vittima di un infortunio sul lavoro,ma lui mi rispose che il fatto era accaduto durante la guerra.Gli chiesi i particolari,e lui raccontò che era passato un aereo che aveva lanciato degli oggetti,tra cui delle "penne".Lui ne aveva raccolta una,ed estraendo il cappuccio gli era esplosa in mano.E io subito,molto curioso,domandai:"Come era fatta questa penna?".Lui:"Esattamente come quella che sta usando lei ora".In mano avevo la mia arcinota stilografica ERO.
Si trattava in pratica della mitica leggenda delle penne esplosive.
La soluzione della vicenda fu comunque felice:il paziente si aprì completamente con me;ero riuscito a conquistare fortunatamente la sua fiducia,e accettò di sottoporsi all'intervento chirurgico,che fu coronato da successo.
Io rimasi con l'interrogativo dell'esistenza o meno delle penne esplosive,delle quali da bambino tanto avevo sentito parlare.Ma giunsi alla conclusione che non di vere e proprie penne dovesse trattarsi,bensì di piccoli ordigni affusolati ad esse in qualche modo simili.E del resto è certo che la Sheaffer e,credo,anche la Parker,durante la Seconda Guerra Mondiale abbiano lavorato per l'apparato bellico americano.
Preciso anche di aver voluto raccontare questo episodio senza inserirlo nel vecchio argomento sulle penne esplosive per non riaprire le vecchie polemiche cui dette origine tempo addietro.
Spero solo di non avervi annoiato.
Un cordiale saluto a tutti!
Alessandro
raffaele90

Avventure di un medico alle prime armi

Messaggio da raffaele90 »

Non sono mai noiose le tue storie.
Il tuo è un racconto che mi rende un po triste, forse in piccola parte mi immedesimo(non sto a spiegarti il perchè). Comunque quello che tu racconti è molto bello e sottolineo nuovamente la differenza tra un medico standard e un medico umano come sei stato te in quell' occasione. Probabilmente il signore in questione era il classico anziano diffidente dei medici(forse per buone ragioni) e tu sei riuscito ad ispirargli quella fiducia che lo ha portato poi a prendere la decisione di operarsi. Sono contento che anche l' intervento sia andato a buon fine :D
Penne esplosive?! Non ne avevo mai sentito parlare prima. Sheaffer e Parker hanno lavorato per l' apparato bellico americano? Beh, per quel poco che so e chi mi hanno raccontato, a quei tempi erano nascosti ordigni esplosivi in oggetti di uso comune. Ancora adesso si sente parlare di bambini che in alcune zone del mondo raccolgono giocattoli che poi si rivelano essere bombe(ma comunque non hanno a che fare con la seconda guerra mondiale). La cosa più brutta in assoluto è il fatto che questi ordigni non sono progettati per uccidere ma per menomare per tutta la vita. C'è proprio l' interesse a fare del male alle persone che forse è anche peggio di ucciderle.
Scusa, sono andato un po OT.

Ciao ;)
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G P M P
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Messaggio da G P M P »

Caro Alessandro,
questa storia è perfetta per questa mia mattina. Nulla da fare, troppo fresco per andare in spiaggia, mi sto godendo la noia. Un racconto come questo meriterebbe un bicchiere di una bibita fresca, un tavolino al sole e guardarsi negli occhi mentre ti si ascolta, ma ci accontentiamo.
Mia madre ha vissuto a Chieti fino al matrimonio, nei primi anni '80, e abitava proprio nei pressi del vecchio ospedale. Lo ricordo bene, spesso passavamo lì di fronte, sulla strada per andare dai miei nonni. La tua storia, poi, si sovrappone al libro che sto leggendo, che ha per protagonista un commissario attivo nella Firenze degli anni '60, con la guerra che riempie i suoi ricordi. E che spesso va a trovare un suo collega, ricoverato in ospedale, ma ben più malconcio del tuo.
Mi hai fatto riflettere e ricordare: grazie.
Giovanni Paolo
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Irishtales
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Messaggio da Irishtales »

Caro Alessandro,
grazie per avere condiviso con noi questo tuo ricordo, davvero toccante. Sottoscrivo le parole già espresse da Raffaele e aggiungo che sei davvero il medico ideale, quello che ogni paziente vorrebbe trovarsi davanti quando ha qualche problema di salute (...e non solo!).
Così ti dedico una poesia altrettanto toccante che amo moltissimo, scritta durante la prigionia a Mauthausen da un giovane architetto, che riuscì a mettersi in salvo - pare anche lui in modo rocambolesco! - e che in seguito divenne uno degli architetti e dei designer più importanti del nostro Dopoguerra, Lodovico Barbiano di Belgiojoso.



Mauthausen – Gusen, maggio 1945

( … non mi avrete )

Ho fame, non mi date da mangiare,
ho sete, non mi date da bere,
ho freddo, non mi date da vestire,
ho sonno, non mi lasciate dormire!

Sono stanco, mi fate lavorare,
sono sfinito, mi fate trascinare
un compagno morto per i piedi,
con le caviglie gonfie e la testa
che sobbalza sulla terra
con gli occhi spalancati…

Ma ho potuto pensare una casa
in cima a uno scoglio sul mare
proporzionata come un tempio antico.
Sono felice: non mi avrete.




Ludovico Barbiano di Belgiojoso
( matricola 82266 )
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
Daniela
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Phormula
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Messaggio da Phormula »

Grazie Alessando!

Più che gli americani, erano gli inglesi. Erano veramente intrippati da questi ordigni, destinati a fiaccare il morale della popolazione civile. Ad esempio nei bombardamenti usavano bombe a tempo, programmate per scoppiare 1,2,3 ore dopo, quando i pompieri erano al lavoro per estrarre la gente dai rifugi.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
nicola
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Messaggio da nicola »

Non solamente il tuo intervento non è stato noioso ma ti ringrazio per aver condiviso con noi questa storia.
Senz'altro è stato un incontro che non potrai dimenticare, per fortuna ha avuto un buon finale.

Ciao
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maczadri
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Avventure di un medico alle prime armi

Messaggio da maczadri »

Grazie per aver condiviso questa storia, certo che l'uomo (penne, giocattoli ecc.. esplosivi) non ha limite al peggio. :(
Luca
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Ottorino
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Messaggio da Ottorino »

Delle penne bomba tempo fa se ne occupo' Gianluca Nicoletti quando trasmetteva Golem da RAI 2.
Purtroppo in rete non c'e' rimasto nulla del vecchio Golem.
L'unica sarebbe chiedere direttamente a lui.

http://www.gianlucanicoletti.it/?page_id=778
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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