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inchiostro ferrogallico - ricetta di Palatino 1545

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Messaggio da Rampa »

Grazie Daniela, detto da te è un grande incoraggiamento.
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Messaggio da Irishtales »

Una delle caratteristiche salienti dell'inchiostro ferrogallico - e degli inchiostri metallo-gallici in generale - è la capacità di diventare indelebile una volta asciutto, importante caratteristica da noi stessi riscontrata nella scrittura e nel disegno. Una peculiarità che determinava le fasi di lavorazione (i cosiddetti "layers" o livelli) nelle miniature dei codici e rotoli in pergamena o papiro durante tutto il medioevo: dopo un primo schema, tracciato sul supporto con lo stil di piombo, si ripassavano le linee e i contorni con l'inchiostro metallo-gallico e successivamente si applicavano una o più velature di colore.
(Chi volesse approfondire l'argomento sulle procedure e i colori utilizzati nei codici miniati, può scaricare gratuitamente o consultare online questo interessante e sintetico documento:
http://ebookbrowse.com/mp-stbc-4f-bis-m ... d121470214 )
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
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Messaggio da Irishtales »

Vista la notevole quantità di inchiostro che richiede un costante utilizzo dei pennini da intinzione flessibili per lo studio del Copperplate, e visto che la mia riserva di inchiostro ferrogallico comincia ad avvicinarsi alla soglia di riserva, oggi ho deciso di provare anche io la ricetta del Palatino, ma con dosi ridotte, non essendo affatto certa che mi riesca... :?
Barattolo messo al sole e lasciato all'aperto per tutto il dì, così anche domani. Il barattolo è coperto con una leggerissima garza di carta (ho separato i vari fogli di un tovagliolino di carta e ne ho usato un velo soltanto) in modo da lasciare evaporare il liquido senza il rischio che insetti o foglie possano cadervi accidentalmente.
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Messaggio da Rampa »

Se rispetti le dosi e le modalità è ben difficile che la ricetta non riesca. Avrei solo sminuzzato maggiormente le noci di galla per favorire il rilascio di tannino, se all'indomani l'acqua distillata che hai usato non si fosse colorata in modo abbastanza accentuato di un marrone chiaro torbido, forse è il caso di prolungare la permanenza. Mi sembra di ricordare che a tal proposito ci sono due scuole di pensiero, quella degli sminuzzatori che hanno fretta di fare l'inchiostro, e quelli che invece lasciano le noci quasi intere ma prolungando l'infusione per circa due settimane. L'avere le noci tritate in modo grossolano facilita la successiva filtratura. Il barattolo puoi chiuderlo anche con il suo tappo ermetico, non c'è pericolo di scoppio a queste temperature, inoltre il barattolo ben tappato al sole raggiunge una temperatura più alta (ampiamente aldisotto dell'ebollizione), e quindi una maggiore quantità di tannino.

Anch'io in questi giorni mi sto esercitando con il copperplate usando lo stesso inchiostro dello scorso febbraio, vi ho solo aggiunto un cucchiaino di aceto con funzione antibatterica, per il resto continua a funzionare benissimo.
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Messaggio da Irishtales »

Giorno due. Sto seguendo alla lettera la ricetta tramandataci da Palatino, che doveva essere rinomata all'epoca, tant'è che il trattatista scrive:
" Onde anchor che sia cosa notissima, non mi par fuor di proposito, ponere il modo di farlo. Pigliasi adunque tre oncie di galla, qual sia minuta, greve, e crespa, e soppestaretela grossamente. Di poi la metterete à molle in un mezzo boccale di vino, ò vero di acqua piovana, che è assai meglio, e lassaretela così in infusione al sole per uno, ò doi giorni. Dipoi habbiate due oncie di cuperossa ò di vetriolo Romano ben colorito e pesto sottilmente, e rimenando molto bene con un bastone di fico la detta galla, mettetevelo dentro, e lasciatevelo così al sole per uno, o doi altri giorni. Dipoi rimenando di nuovo ogni cosa, ponetevi una oncia di gomma Arabica che sia chiara, e lustra, e ben pista, e lasciatelo così tutto il dì. Et per farlo lustro, e bello, aggiongetevi alquanti pezzi di scorze di mele granate, e dateli un bollo a fuoco lentissimo. Dipoi colatelo, e servatelo in un vaso di vetro, ò di piombo ben coperto, che sarà perfetto"
Ricetta che compare tal quale un secolo più tardi, nel 1662, nel volume Les secrets du seigneur Alexis Piemontois (*) di Robert de Rouves:
"Prendi una libbra e mezzo di acqua piovana, insieme a 3 once di galla, rompile a piccoli pezzi e mettile in uso nell’acqua suddetta, lasciale due giorni al sole, poi aggiungi due once di vetriolo romano, pestalo bene e mescola il tutto insieme molto bene e lascia ancora al sole altri due giorni. Finalmente aggiungi un’oncia di gomma arabica messa in polvere e un’oncia di scorza di melograno, poi fai un po’ bollire a fuoco lento, poi conservali in vasellame di piombo di vetro"

Attenendomi come dicevo alla ricetta di Palatino, ho triturato le galle in modo grossolano. Inoltre ho utilizzato le galle d'Aleppo e non quelle di quercia che presumo fossero quelle previste dai trattatisti, che contengono però una minore quantità di tannino. Insomma, speriamo che vada tutto bene, la ricetta non sarà difficile in assoluto da farsi, ma il timore di sbagliare qualcosa di ovvio appartiene ad ogni novellino :P
Naturalmente appena saranno reperibili le galle di quercia...proverò anche con quelle! Peccato non avere le bucce di melagrana, alla prossima occasione mi ricorderò di conservarle.

(*) Pseudonimo di Girolamo Ruscelli (1500-1566)
L'opera è interamente consultabile qui:
http://search.ugent.be/meercat/x/bkt01?q=900000158371


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Messaggio da Rampa »

Le noci di galla di Aleppo, provengono dalle querce che crescono appunto ad Aleppo (e comunque nei paesi di area medio orientale) e sono ritenute da sempre quelle più pregiate (ricche di tannino). Ma anche le galle provenienti dalle querce italiane vanno benissimo.

ps
Non capisco la ragione di far prendere "aria" al barattolo coprendolo con la carta, anzichè chiuderlo con il suo tappo.
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Messaggio da Irishtales »

Due ragioni. La prima è che in nessuna ricetta, inclusa quella di Palatino, ho mai trovato indicazioni in merito alla chiusura del recipiente, così ho pensato di lasciarlo con la sola carta velina sopra. Inoltre perché l'ossigeno favorisce l'idrolisi dell'acido tannico, la qual cosa comunque la si ottiene anche con la successiva bollitura, perciò dopo averlo lasciato fino a stamani con la velina, ho provveduto a chiuderlo con un tappo a vite (magari poco filologico ma efficace).
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Messaggio da Rampa »

Quando si mette a riscaldare un barattolo di vetro al sole è pratica scontata chiuderlo ermeticamente, dico "scontata" (salvo indicazioni diverse), perchè anche nelle ricette per la realizzazione di vernici, chiarificazione di olii, dissoluzione di resine e quant'altro si usa nelle belle arti, si sfrutta al massimo il calore del sole appunto chiudendo il recipiente. In questo modo la temperatura raggiunge valori più alti, pur rimanendo ampiamente sotto quella di ebollizione dell'acqua. Un pò come in cucina quando si cuoce una pietanza a pentola scoperta o coperta, per questo chiedevo se c'era un motivo perchè tu avessi scelto di tenere la tua "pentola" scoperta. Comunque sia il colore della soluzione così come appare nell'ultima foto sembra quello giusto.
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Messaggio da Irishtales »

Ho preferito non dar nulla per scontato e seguire il procedimento alla lettera, trovando bizzarro che mai in alcuna ricetta che avessi letto, fosse fatto riferimento alcuno alla chiusura del recipiente, mentre in genere si indica sempre un'altra apparentemente abbastanza scontata pratica, quella di chiudere ermeticamente l'inchiostro una volta pronto. Lasciando il vaso aperto a queste temperature, si ottiene comunque una leggerissima evaporazione (considerato che nella ricetta si dice di tenere un giorno o due il vaso al sole) che in seguito può essere recuperata aggiungendo qualche cucchiaio di aceto alla fine del procedimento, sia per rendere l'inchiostro della giusta consistenza, sia per farlo mantenere più a lungo. Il calore necessario per lo sviluppo dell'acido tannico comunque lo dovrò ottenere prioritariamente con la "cottura" finale. Il colore che ha assunto il composto indica peraltro che l'idrolisi dell'acido tannico ha tratto giovamento dall'ossigeno ambientale. In ogni caso, come dicevo, ora ho chiuso il recipiente.
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Messaggio da Irishtales »

Giorno tre.
Dopo due giorni ecco nella prima foto come appare il composto di galle in infusione.
E' scuro, di un bel tono seppia-ambrato, nitido ma non molto trasparente.
Nei due giorni di infusione ho mescolato le galle sbriciolate circa 4-5 volte al giorno.
Pesato il vetriolo, non appena l'ho versato nel composto, questo si è scurito all'istante, diventando d'un bel nero profondo, tanto che nemmeno le galle si intravedono più sul fondo del recipiente. Ho mescolato bene affinché il vetriolo si sciogliesse (seconda foto) poi ho chiuso il recipiente e l'ho posto di nuovo sotto il sole.
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ferrogallico---5---25-giugno-2013.jpg
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Messaggio da Rampa »

Benissimo, l'inchiostro è in buona sostanza bello che pronto, domani aggiungerai la gomma arabica e dopodomani filtrerai e gli darai una scaldatina sul gas (o viceversa).
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Messaggio da Irishtales »

Pensavo di aspettare due giorni, quindi di aggiungere la gomma arabica dopo domani (il Palatino consiglia uno o due giorni e ho finora optato per il tempo massimo previsto).
Il dubbio maggiore però sorgerà al momento della "cottura", termine improprio a dire il vero. In alcune ricette ove questo passaggio è trattato più dettagliatamente, si dice di portare il liquido al punto di ebollizione a calore moderato, quindi lasciarlo sobbollire il tempo di...tre Pater Noster (circa un minuto e mezzo) ma il dubbio se il procedimento sia corretto, rimane...
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Messaggio da Rampa »

Come avrai intuito di procedimenti ce ne sono diversi e tutti ugualmente validi, io propendo per la bollitura breve e tre paternoster, è il procedimento più rapido. Cmq già da ora se provi ad intingere il pennino l'inchiostro scrive.
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Messaggio da Irishtales »

Altroché! L'asticella di legno naturale con cui ho rimestato il composto (non è di legno di fico ma di castagno, un legno altrettanto tannico) è diventata nerissima, e una macchiolina finita sul palmo della mia mano, nonostante l'aver a lungo usato acqua e detersivo sia prima che dopo pranzo, non è servita a cancellarla. Dire che è resistente all'acqua, è riduttivo...
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Messaggio da Irishtales »

Aggiunta la gomma arabica, stemperandola poco a poco con qualche cucchiaio del composto, perché forma facilmente grumi consistenti, poi difficili da sciogliere. Messo di nuovo il vaso al sole, coperto. Ho provato a scrivere con la mistura, prima di unire la gomma arabica. Il risultato è sorprendente perché, benché sia nero, ha un colore cangiante dipendentemente dallo strato di inchiostro lasciato sul foglio, che assume da asciutto, ora un viraggio blu, ora verde, ora marrone, pur essendo "nero" in ogni caso. Purtroppo da foto e scansioni non si riuscirebbe ad apprezzare questa caratteristica, ma è ben visibile ad occhio nudo e inaspettata. Chiaramente non fa testo come notizia riguardo alla colorazione finale dell'inchiostro perché è una prova eseguita a metà procedimento. Domani filtraggio e leggera bollitura.
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