Un po' di storia
Non c'è bisogno di scrivere ancora una volta quanto la storia della penna stilografica sia legata a doppio filo con la storia della Waterman, almeno fino agli anni '80.
In questa storia l'inchiostro ha interpretato una parte fondamentale. Ancorché infatti la leggenda della macchia d'inchiostro debba appunto essere considerata tale, si deve a Waterman lo sviluppo e la commercializzazione delle prime penne a cartuccia (in vetro prima, in plastica poi), facendo affermare questo sistema di caricamento come il più diffuso - e di fatto l'unico utilizzato da Waterman da diversi anni a questa parte.
Parallelamente alla produzione di penne Waterman conserva ancora la commercializzazione di una sua propria linea di inchiostri, in cartuccia e boccetta. E proprio uno di questi - il Waterman Violette - è il protagonista di questa recensione.
La boccetta
Per riconoscere un inchiostro non serve leggere l'etichetta, è sufficiente guardarne la boccetta. Quella del 4001 da 30 ml ha la caratteristica forma a trapezio arrotondato rovesciato, quella dello Skrip è conica ma intagliata, quella del Quink ha l'impronta ovale, quella Aurora è un alto parallelepipedo. Quella dell' encre Waterman è, da decenni ormai, "a diamante".
Come sempre riportato sulla scatoletta in cartone, quella forma tanto particolare è una delle tante soluzioni inventate per permettere l'uso di tutto l'inchiostro contenuto nei calamai. Non sempre sono completamente efficaci, ma di certo - in questo caso di sicuro - offrono una grande riconoscibilità. Accentuata dal colore dell'etichetta, sempre gialla per tutti i colori, fino agli ultimi anni '90.
L'attrezzatura di prova
In ossequio a questo colore caratteristico, non potevo non scegliere un quaderno con la copertina gialla. Si tratta di un blocco Fabriano EcoQua collato, realizzato con carta puntinata da 90 g/mq. La penna è invece una Lamy Safari Matte Black, con pennino M. Per compilare le parti in nero della scrittoprova ho invece utilizzato la penna celebrativa del forum (la mia ha pennino M), e inchiostro Montblanc Mistery Black.
La prova
L'inchiostro recensito non è affatto recente. Proviene infatti dal secolo scorso, e più precisamente dai primi anni '90. Leggo di inchiostri che già dopo un anno dall'acquisto diventano inutilizzabili; io stesso ho da poco smaltito una mezza boccetta di Pelikan blu-nero talmente sbiadito da diventare un grigio semitrasparente. Bene, come i migliori distillati questo inchiostro regge benissimo il tempo che passa, confermando ogni volta le proprie caratteristiche.
- Saturazione. L'inchiostro scende dal pennino di un colore viola intenso, brillante grazie alla sua fluidità. Asciugando sulla carta (e in particolare su questa), perde molta della componente rossa e diventa un violetto saturo.
- Asciugatura. Relativamente veloce (sui 7 secondi, per avere un'asciugatura completa delle parti "ripassate"). Si può dire che si asciughi nel tempo di voltare pagina; naturalmente dipende molto anche dalla carta.
- Spiumaggio. Assente, su tutti i tipi di carta sui quale l'ho usato.
- Sanguinamento. Assente, anche grazie alla tonalità relativamente chiara. Pure i tratti "ripassati" non si notano al di là del foglio.
- Flusso / Scorrevolezza. Questa è la parte più bella: è l'inchiostro migliore che ho, relativamente a queste due caratteristiche. È un inchiostro che bagna molto, e che rende la scrittura molto confortevole. Tanto per fare un esempio, chi ce l'ha sa che le Lamy Safari/Al-Star con pennino brunito offrono un feed-back particolare durante la scrittura, come se il pennino fosse un po' ruvido. Bene, con questo inchiostro questa sensazione è praticamente assente: mi viene da dire che sia lubrificante. Ha poi un certo shading, più evidente sui tratti più larghi.
- Resistenza all'acqua. Nulla, è praticamente lavabile.
- Altre particolarità. Ha un odore è molto intenso, vagamente chimico.
Mi piacciono gli inchiostri saturi, e li voglio brillanti. Per la vita di tutti i giorni ho scelto il blu, e non a caso quelli che mi piacciono di più hanno delle evidenti sfumature violette. E se potessi scegliere, userei sempre l'inchiostro che ho appena descritto. Più lo uso, più vorrei usarlo: ma ho paura che finisca, e che quello prodotto oggi non abbia le stesse prestazioni. Pertanto non mi sento di scrivere "da avere" (a meno che non vi prendiate il mio
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