lolnarcan ha scritto:
Le vintage per assurdo danno quel senso di novità alle stilografiche: pennini flessibili, materiali oggi ricercati e portano con sé anche il sudore di persone che facevano della propria passione artigianale un modello di vita; oggi invece è tutto business, digitale, si corre sempre e le macchine prendono il posto delle persone.
Devo dire che questa mi sembra una visione un po' romantica ed edulcorata del passato. Le stilografiche più antiche hanno al massimo sui 120 anni, la rivoluzione industriale c'era già stata. Francamente se uno studia le condizioni di lavoro di una fabbrica dei primi del '900 i dubbi che ci fosse tutta questa passione sono alquanto legittimi. E tieni conto che i discorsi sulla sostituzione delle macchine alle persone me li ricordo dagli studi di storia del liceo sugli inizi della rivoluzione industriale con le rivolte quando iniziarono ad introdurre i telai meccanici.
Certo c'era molto più lavoro manuale da fare ma non sono affatto convinto che farlo ad un tornio su centinaia di pezzi al giorno, con la ripetizione di operazioni sempre identiche, rientri nella caratterizzazione della passione di un modello di vita artigianale. La vita di un operaio degli inizi del 1900 non era facile, mi ricordo piuttosto bene "Tempi Moderni" di Chaplin e la scena in cui continua a stringere viti finito il turno...
Le stilografiche venivano prodotte, allora come oggi, da aziende il cui scopo era fare profitto. E appena si riuscì a diminuire il lavoro manuale necessario (vedi l'arrivo della plastica a stampo) tutti i produttori (quelli che riuscirono a sopravvivere) furono rapidissimi a disfarsi di vecchie tecnologie e materiali (e ridurre i costi di manodopera). Quando guardo una Parker 51, che pure può avere più di 70 anni, vedo un prodotto prettamente industriale. La differenza maggiore casomai è che un tempo le stilografiche venivano prodotte come strumenti di scrittura. Oggi che ci sono innumerevoli sostituti ci sono anche un sacco di casi in cui sono prodotte solo per far scena.
lolnarcan ha scritto:
Detto questo, il mio punto di vista è che sono le nostre esigenze che regolano tutto: io sono uno studente universitario, la giornata tipo è composta di circa 6-8 ore a prendere appunti all'impazzata, e qui le vintage non servono a niente: scrivono con carattere,sono belle, ma sono fragili (e la sensazione di fragilità è psicologica, data dalla rarità dei pezzi di ricambio che eventualmente servirebbero, e non dall'effettiva qualità costruttiva), nonché un pennino flessibile è scomodo e scarsamente gestibile in scritture molto rapide: benvengano i chiodi super scorrevoli che evitano il crampo dello scrittore. Se invece la mia esigenza di scrittura è in calma e tranquillità, o il massimo di scrittura prevede la sola firma, allora solo le moderne BB stub a mio avviso hanno qualcosa da ridire sulle vintage, che vincono in questo ambito su tutto ció che è richiesto: espressività, un pò di introspezione e sensazioni diverse dal solito tram tram.
Questa caratterizzazione mi pare un po' troppo generica. Mi pare che ti sei fatto una tua immagine delle stilografiche antiche senza prendere in considerazione che potrebbe uno stereotipo.
Certo se prendo come immagine della penna antica una Waterman 12 degli inizi del 1900 to do quasi totalmente ragione. Quasi perché non concordo affatto sulla conclusione generica che i flessibili siano inadatti alla scrittura veloce che è vero solo per chi ha una mano pesante ed è abituato a premere molto. Per chi ha una mano leggera i flessibili (nuovi o moderni che siano) si comportano esattamente come gli altri pennini.
Se invece prendo come immagine della penna antica una 51 (che è antica pure lei) ti do quasi totalmente torto (il quasi è per le sensazioni psicologiche, che pur non avendo nel caso alcun fondamento, sono perfettamente comprensibili). Si tratta di una delle penne più robuste mai costruite, i cui pennini, pur essendo scorrevolissimi, sono assai più rigidi della stragrande maggioranza delle penne attuali (doveva esser capace di scrivere a ricalco con tanti fogli di carta carbone). Con una 51 puoi premere come un dannato e dove con la gran parte delle penne attuali ti ritroveresti con un pennino piegato, li ottieni un foglio stracciato. I pezzi di ricambio poi si trovano senza problemi (in argentina ancora c'è chi li produce, ma data la spaventosa diffusione avuta della penna, ed il fatto che è praticamente indistruttibile, ce ne sono in giro in quantità industriale). Se ricordo bene ad uno degli ultimi pen show un espositore le vendeva intere e funzionanti a 30 euro.
Per cui anche su questo aspetto il discorso dipende da quale penna si prende come riferimento. Certo, quando si cerca un pennino n°10 Waterman le cose non sono tanto facili, ma i n° 2 li ho visti in vendita ai pen show a cifre inferiori a quelle richieste per un pennino di una M400. I pezzi di ricambio delle Aurora 88 degli anni '50 ad esempio si trovano abbastanza facilmente, e non costano poi molto di più di quelli di una Aurora 88 di produzione attuale (anzi da quello che mi dicono, meno).
Ci sono penne antiche di tutti i tipi, rare o diffusissime, fragili o robuste, preziose o ordinarie. Questa cosa che penna antica = pennino flessibile non capisco da dove salti fuori, ci sono un sacco di chiodi anche su penne centenarie, e se trovi una Sheaffer antica con un pennino flessibile hai quasi vinto un terno al lotto visto che la marca ne ha prodotti pochissimi.
Il punto è che la realtà delle antiche è ampia, complessa e incredibilmente variegata, copre una serie enorme di possibilità (quelle che non ci stanno in un riassuntino). L'equazione penna antica = pezzo da museo (o da collezionista, eventualmente esibizionista) è uno stereotipo e pretendere di semplificare tutto in questo modo è sbagliato, visto che ci sono antiche che non solo non son pezzi da museo ma che si possono usare tranquillamente tutti i giorni per scrivere (anche veloce e con pennino rigido).
lolnarcan ha scritto:
Troppo lungo;non leggo: le vintage e le moderne di uguale hanno solo il fatto che sono penne caricate con inchiostro, ma si applicano su due campi totalmente diversi a seconda delle necessità individuali; discorsi della serie "il mio pen.nino è più lungo del tuo" tra vintage e moderne non dovrebbero esistere, in quanto i campi di applicabilità sono abissalmente diversi.
Su questo che non sono affatto d'accordo. I campi di applicabilità delle stilografiche non sono due ma moltissimi, come appunto le necessità individuali, compreso quello di fare a chi ha il pennino più lungo (se no non mi spiegherei il successo delle edizioni limitate). E in detti campi ci possono entrare tranquillamente sia penne antiche che moderne.
Per trovo assolutamente sensato e legittimo confrontarsi e discutere se per un certo uso (che sia la scrittura di appunti, l'ostentazione o gli esercizi di calligrafia) sia meglio una antica o una moderna. Poi la psicologia o gusti potranno portare a preferire l'una o l'altra, ma non vedo che problema ci sia.
Simone