Daniele ha scritto:Al di là del fascino del tempo, come dice Daniela, vi è proprio un appiattimento delle esperienze di scrittura con le penne moderne.
Non ho mai nascosto il mio apprezzamento per i pennini Sailor ma se comincio a confrontarli con i pennini ante anni 50 sembra di paragonare il suono dei CD con amplificatori digitali, freddo e artatamente preciso, con quello dei vinili e amplificatori a valvole, caldi e sensorialmente coinvolgenti.
A parte pochissime case, quasi tutte si fanno produrre i pennini dai soliti noti.
La globalizzazione ha reso tutto più piatto non solo in questo settore.
Se quindi essere nostalgici vuol dire riscoprire o apprezzare le peculiarità di ogni singolo produttore del passato, ebbene, sono un nostalgico patologico.
Sono assolutamente d'accordo con te! La globalizzazione e la standardizzazione tecnologico/produttiva hanno reso i prodotti moderni decisamente piatti e, il problema principale, è che tale fenomeno abbraccia oramai quasi tutti i campi della tecnica moderna (tu stesso hai citato il vinile e i sistemi di amplificazione valvolare, come esempio ulteriore). Dalle mie passioni posso dirti che è esattamente lo stesso con il mondo dei sintetizzatori e delle macchine fotografiche (sì, faccio ancora le foto con il rullino). Il fatto è che certi prodotti, oltre ad avere una loro "personalità", portano in sè un contenuto esperienziale che la tecnica moderna e l'avanzamento tecnologico, con la loro tendenza alla semplificazione, standardizzazione e appiattimaneto, portano inesorabilmente a deperire. Si sacrifica il contenuto per il raggiungimento immediato del risultato finale. Tutto deve essere ingurgitato e consumato il più velocemente possibile, l'obiettivo, deve essere portato a termine in maniera asettica e immediata. In questo modo, però, si perde il significato per il quale le azioni sono fatte che, il più delle volte, non è banalmente e esclusivamente per il risultato, ma per vivere un'esperienza del "fare", incontrare persone, riempire di senso la nostra esistenza con il percorso che si compie e perfezionare progressivamente la propria tecnica senza lasciare che una macchina lo faccia per te. Scrivere con una stilografica non è "solo" banalmente scrivere, ma scegliere gli inchiostri, scegliere la qualità (ancora più se la stilografica è "fatta" secondo la qualità del passato, nel quale l'esperienza è , secondo me, superiore rispetto alle moderne), curare la grafia, ricercare la perfezione in un gesto, esprimersi esteticamente e mentalmente, mantenere in funzione e curare il proprio oggetto, avere amore per quello che si fa e, in ultima analisi condividere con altre persone (come voi) la passione dalla quale, poi, possono nascere altri tipi di rapporti che rimangono sempre "Umani". Le stilografiche moderne, pur rimanendo "superiori" per approccio rispetto agli altri modi di scrivere, proprio per le ragioni sopraccitate, risentono comunque anche loro di tale "impoverimento" tecnico e "umano" e questo, credo, sia, in parte irreversibile.
Stessa cosa con la fotografia analogica; scattare una foto lo si fa per rappresentare un momento, ma, ad esempio, il fatto di farlo con un rullino porta ad una serie di conseguenze che sono assolutamte assenti nell fotografia digitale. L'attesa, il non sapere cosa "salterà fuori" dal rullino, frequentare negozi di sviluppo incontrando persone che condividono la tua passione, sperimentare le tecniche di sviluppo, i diversi tipi di pellicole e le varie macchine (che hanno una vera personalità), aspettare il momento giusto per scattare sapendo di avere solo una possibilità per farlo, creare prima nella tua mente l'immagine che si vuole ottenere impostando i vari parametri della macchina (e non come ora, dove si fanno 200 foto a ripetizione senza pensare poi si sceglie la più bella e la si modifica a computer), avere il pieno controllo su ciò che fai e sul tuo oggetto, ecc.
Tutto questo si perde inesorabilmente, qualcosa si perde, che è, principalmente, l'esperienza, ma anche il valore tecnico dell'oggetto in sè che non è più "quello di una volta".....
E' un mondo profondo, pieno di significato, esperienza e "pienezza" che si scontra con uno proteso verso la superficialità, "l'asettico" e l'assenza di anima.
Scusate, nel mio discorso ho in parte fuso il discordo sul piano tecnico dell'oggetto in sè e quello "esperienziale" del "fare" con la cosa, ma questo perchè ritengo siano intimamente connessi e siano due facce della stessa medaglia e dello stesso fenomeno.
Scusate la lungaggine, ma a questo tema tengo molto!
Saluti mega!
Nell'involucro del simbolo la nostra intuizione è inscritta.
Andrea