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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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da Cancelleresca a Italico..
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Daniel, bisogna che tu ti decida a comprare una fotocopiatrice...
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Ha ha, Rampa, hai ragione! Dovrei fare un timbrino... almeno per le Città!!Rampa ha scritto:Daniel, bisogna che tu ti decida a comprare una fotocopiatrice...
"Il miglior calligrafo non è quello che non sbaglia mai, ma colui che anche alle macchie riesce a strappare un senso e una traccia di bellezza" (da "Il Calligrafo di Voltaire" di P. De Santis)
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da Cancelleresco a Italico..
Vedendo gli esempi sopra, mi torna in mente la difficoltà a seguire lo stile dei caratteri, per esempio scrivendo in italico, non vi capita di scrivere qualche carattere equivocando magari in stile copperplate? le f o le r per esempio, soprattutto quando ci sono 700 buste da fare, che regola bisogna seguire?..TheQuill ha scritto:...mi hai letto nel pensiero...Irishtales ha scritto:
Un assordante sibilo alle trombe di Eustachio... ed eccomi qua, a dimostrare con un esempio cosa accade dalla 700ma busta in poi..., quando uno comincia a sentirsi Bart Simpson, che scrive mille volte sulla lavagna per punizione... il nome della propria città. (*)
Indubbiamente, come riflettevo assieme a Courthand qualche sera fa, il rischio di imbastardire la propria mano applicandosi in esercizi di questo genere (diverse centinaia di indirizzi in pochi giorni - e notti), è certamente elevato. Questo non è esercitarsi; è "fare numeri", come si può ampiamente apprezzare dalle numerose approssimazioni dell'esempio. Dopo simili passeggiate, mi servono diverse sessioni di riabilitazione, per tornare a una grafia definibile decente. Eppure, proprio in questi giorni, mi è capitato di dover passare di colpo al secondo esempio (con scarsa gratitudine da parte del mio polso), prima di tornare alle buste.
Per tornare in argomento, concordo pienamente con Courthand, che ha definito con estrema precisione la distinzione tra i tipi di scrittura.
(*) Da quando ho iniziato la mia attività, nel 2000, credo di aver scritto "Firenze" circa 25000 volte. Da incubo!
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Per quanto mi riguarda, Grant99, è raro che mescoli involontariamente due stili. A volte la 'contaminazione' è intenzionale, per un improvviso attacco di fantasia.Grant99 ha scritto:Vedendo gli esempi sopra, mi torna in mente la difficoltà a seguire lo stile dei caratteri, per esempio scrivendo in italico, non vi capita di scrivere qualche carattere equivocando magari in stile copperplate? le f o le r per esempio, soprattutto quando ci sono 700 buste da fare, che regola bisogna seguire?..
Credimi, quando scrivi centinaia di indirizzi in uno stile, diventa meccanico restare nei binari. Discorso diverso se, come ho accennato, ti viene chiesta una scritta in uno stile diverso nel bel mezzo di un "lavoro a catena". Allora può capitare di distrarsi... ma basta un minimo di concentrazione. Ovviamente, aiuta se prima di fare il 'definitivo' fai qualche prova.
Buona scrittura,
Daniel
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Ieri studiavo le legature sul libro “Italic Calligraphy and Handwriting exercises and text” di L. J. Reynolds. Alla fine avevo una gran confusione in testa e così vi chiedo aiuto.
Ecco quello che credo di aver capito.
Reynolds specifica per gruppi di lettere il modo in cui queste possono essere unite (es. “n” sia a destra che a sinistra, “a” solo a destra, “w” mai, ecc.). Nei video su you tube (senza i quali sarei persa!) fa alcuni esempi del perché di queste regole.
Se ho ben capito nel collegamento vince la lettera più esigente. Ad esempio se alla “n” (che in teoria potrebbe legarsi sia a destra che a sinistra) segue la “a” non potrò collegarla dato che la “a” si collega solo alla sua destra. La cosa che mi ha confuso è vedere nel libro (nelle pagine precedenti a queste spiegazioni) la parola “Bellflower” con la “w” unita alla “o” precedente. Poi ho capito che quella non è una legatura. Le lettere semplicemente si appoggiano (scusate il verbo) le une alle altre. Ma quali sono le regole di questo “appoggiarsi”? Esistono? Sono libere?
Volendo utilizzare l'Italico di Reynolds solo per un uso formale (bigliettini, ecc.) ha senso secondo voi imparare le legature? Il lavoro è grande e alcune lettere (i, s, u, in parte anche la o) cambiano il modo in cui vengono scritte. Questo studio potrebbe realmente aiutarmi a imparare a spaziare le lettere tra loro anche in ambito formale?
Scusate la confusione e grazie per l'aiuto!
Buona giornata a tutti!
Laura
Ecco quello che credo di aver capito.
Reynolds specifica per gruppi di lettere il modo in cui queste possono essere unite (es. “n” sia a destra che a sinistra, “a” solo a destra, “w” mai, ecc.). Nei video su you tube (senza i quali sarei persa!) fa alcuni esempi del perché di queste regole.
Se ho ben capito nel collegamento vince la lettera più esigente. Ad esempio se alla “n” (che in teoria potrebbe legarsi sia a destra che a sinistra) segue la “a” non potrò collegarla dato che la “a” si collega solo alla sua destra. La cosa che mi ha confuso è vedere nel libro (nelle pagine precedenti a queste spiegazioni) la parola “Bellflower” con la “w” unita alla “o” precedente. Poi ho capito che quella non è una legatura. Le lettere semplicemente si appoggiano (scusate il verbo) le une alle altre. Ma quali sono le regole di questo “appoggiarsi”? Esistono? Sono libere?
Volendo utilizzare l'Italico di Reynolds solo per un uso formale (bigliettini, ecc.) ha senso secondo voi imparare le legature? Il lavoro è grande e alcune lettere (i, s, u, in parte anche la o) cambiano il modo in cui vengono scritte. Questo studio potrebbe realmente aiutarmi a imparare a spaziare le lettere tra loro anche in ambito formale?
Scusate la confusione e grazie per l'aiuto!
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A mio avviso, no.Silemar ha scritto:Volendo utilizzare l'Italico di Reynolds solo per un uso formale (bigliettini, ecc.) ha senso secondo voi imparare le legature?
La Formata ha regole più rigide che sono la base anche per la Corsiva, che ha le legature ma anche un'applicazione più elastica. Quale delle due forme usare dipende dalle circostanze, dall'effetto grafico che preferisci.
Del resto, come scriveva il buon Arrighi - ottima lettura, sempre - "...nel ligare et non ligare, ti lascio in arbitrio tuo, purché la littera sia eguale"
Fanne un discorso che supera la legatura, la lettera, la singola parola. E' una questione di equilibrio formale.
Credo di no; le distanze fra le lettere - nella Formata - sono indicate sommariamente da Reynolds nel manuale (Reynolds, Plate 5).Silemar ha scritto:Questo studio potrebbe realmente aiutarmi a imparare a spaziare le lettere tra loro anche in ambito formale?
Come scrive Reynolds: "make a habit on watching counters, interpsaces between letters, and spaces between lines. Think of your page as being a continuum of letters and untouched paper. Watch both." ossia - dopo avere imparato a scrivere bene le singole lettere - concentrarsi sull'equilibrio vuoti\pieni dello scritto, imparare a tenere sotto controllo distanze e spaziature, pensare alla pagina come un continuo di vuoti e pieni, osservando (l'equilibrio fra) entrambi.
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
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Grazie Irishtales, mi hai aiutato davvero tanto a chiarire questo discorso.
Come sempre, nella calligrafia come in altri ambiti, le forme più belle esprimono quell'equilibrio di cui tu parli e che è così difficile da raggiungere.
Grazie ancora
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Figurati, è un piacere per me.
Il tuo approccio alla calligrafia mi piace molto, è serio, attento, metodico
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Che bell'incentivo per me! Grazie!Irishtales ha scritto:Figurati, è un piacere per me.
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