La Sailor è una delle più antiche e prestigiose aziende produttrici di penne stilografiche del Giappone, le sue origini risalgono infatti al 1911 quando il fondatore Kyugoro Sakata iniziò una produzione di penne stilografiche essendo rimasto colpito da questo oggetto, visto nelle mani di un marinaio inglese (da questo originerebbe il nome dell’azienda, anche se non esistono conferme documentali, e non si sa quanto si tratti di verità o leggenda) .
Pur non essendo la più antica azienda Giapponese (si ritiene che questo primato vada alla SSS, non più attiva) lo è se si considerano quelle attualmente presenti sul mercato, e precede la più famosa Pilot di ben 7 anni (tanto che pare che il nome di quest’ultima sia stato scelto, indicando il pilota di una nave, proprio in contrasto con quello della Sailor).
Da sempre la specialità della Sailor sono i pennini, ed in particolare per le raffinatissime lavorazioni del maestro Nobuyoshi Nagahara con i quali ha riscosso una fama internazionale. Ma al di là della produzione di elite, la qualità dei pennini dell’azienda è di assoluto rilievo anche per la produzione più economica, e le penne della Sailor stanno riscuotendo un meritato successo proprio in forza della straordinaria scorrevolezza con cui scrivono, cosa che sta causando una rinnovata attenzione ad una azienda fino a pochi anni fa praticamente sconosciuta in Italia.
Pur non amando la produzione moderna non ho perso l’occasione di fare alcune prove, ed essendo come sempre interessato a penne da usare tutti i giorni, mi sono orientato su una Sailor di fascia più bassa (il costo si aggira intorno ai 150 euro) che fosse comunque dotata di pennino in oro.
Si tratta della Sailor Sapporo (il cui nome completo dovrebbe essere Professional Gear Slim), una penna di dimensioni medie realizzata in resina plastica, disponibile in diversi colori, anche trasparente, dotata, come quasi tutta la produzione dell’azienda (soltanto la Realo è fornita anche con caricamento a stantuffo) di caricamento a cartuccia o converter.
La penna usata per le prove di scrittura qui riportate era dotata di un pennino fine, che come avviene per la gran parte della produzione giapponese equivale ad un extra-fine europeo. La è ben equilibrata sia con che senza cappuccio, e la scrittura, nonostante la punta estremamente sottile, è risultata di una scorrevolezza ineccepibile.
Il risultato illustrato potrebbe sembrare scarsamente significativo, ma quello che non si nota ad una osservazione superficiale dall’immagine è la dimensione del testo: la quadrettatura del foglio infatti è di 2mm, e non dei 5mm ordinari (si riporta di seguito un confronto con a fianco un normale foglio a quadretti).
La cosa strabiliante è stata la straordinaria scorrevolezza del pennino nella scrittura e la nitidezza del risultato, ottenuta nonostante avessi delle serie difficoltà a vedere quello che stavo scrivendo per le dimensioni ridottissime del testo. Probabilmente se avessi usato una lente mi sarei potuto spingere anche a dimensioni inferiori.
Cercherò di nuovo di non sottrarmi al solito rituale del giudizio espresso in voti, ricordando come sempre al lettore di prenderli con la dovuta cautela, essendo il risultato dalle opinabilissime preferenze personali dell’autore:
- aspetto: 7.0 (linea semplice, non particolarmente originale)
- scrittura: 9.9 (perfetta, manca solo che sia flessibile…)
- sistema di caricamento: 6.0 (una ordinaria cartuccia/converter)
- qualità/prezzo: 9.0 (costo più che adeguato per penna con pennino in oro)
Si ringraziano gli amici della Casa della Stilografica per aver messo a disposizione l’esemplare della penna con cui sono state eseguite le prove di scrittura e per aver fornito la fotografia usata nell’articolo.