Abulafia ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 19:03
No, ma che scherzi?
Associando una penna ai soprammobili obsoleti delle nonne volevo chiaramente giudicare un popolo, una nazione, un continente, l'arte, gli artigiani e tutte le culture diverse dalla mia. È
chiaramente la spiegazione più probabile!
Non c'è modo migliore che denigrare un popolo che criticando la decorazione delle sue stilografiche.
Esme ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 20:22
Visto che pian piano ci siamo addentrati in meandri culturali (ma del resto la riflessione proposta da Maylota era culturale), e in particolare sul Giappone, vi lascio un link su una riflessione che mi aveva colpito:
https://makikohastings.blogspot.com/201 ... n.html?m=1
Molto interessante. Mi era già capitato di sentire persone parlare di appropriazione culturale, anche se mi è capitato di più da parte di persone di ascendenza africana. I pensieri sono gli stessi
E' assolutamente un discorso molto complesso e sfaccettato, con cui posso essere empatica ma a cui non riesco - al momento - a relazionarmi completamente.
C'è un mare di roba che viene imitata dell'Italia o degli italiani (le macchiette da cliché dei personaggi nei film sono così tante che è difficile contarle). A volte sbuffo, perché è chiaro che derivano da roba datatissima (il tipico immigrato italiano di inizio '900) o dal fatto che in altre culture è entrato il cliché a causa di fiction. Ma, alla fine, non mi interessa davvero tanto. Pizza, mandolino, Super Mario Bros. Mi viene da guardare tutto con un po' di condiscendenza. Probabilmente perché non toccano davvero profondi aspetti culturali, sono cose superficiali. Non trovo aspetti culturali così profondi che potrebbero farmi sentire punta od offesa (non mi vengono in mente, sicuramente ci sono ma non li conosco adesso).
Quindi mi è davvero difficile comprendere fino in fondo la posizione di chi si sente così colpito. Lo accetto, cerco io stessa di non farlo (al contrario, mi piace imparare sulle altre culture senza appropriarmene), cerco di portare rispetto e di non peccare di ignoranza. Non sempre mi riesce. Il che credo che sia normale.
Non mi offende l' "italian sounding". Noi abbiamo tanto "english sounding", mi pare uno scambio alla pari. Se sento "italia = mafia", non è che c'è molto da negare: mi arrabbio di più con quello che non si fa qui, rispetto al banalismo straniero. Non possono nemmeno offendermi in materie più mistiche, sono atea.
Quello, però, su cui concordo completamente è sul non prendere spunto o ispirazione da altri senza aver compreso. Quella è copia, plagio, non ispirazione. Comprendere è il primo passo, proprio perché aiuta a mettere rispetto in quello che si fa. Dopo si può anche cedere all'ispirazione, possibilmente coinvolgendo in modo diretto chi fa parte della tale cultura o background.
Mi hai fatto venire in mente il film su Gucci. Vedere quel film in lingua originale - per un italiano - è tutto un roteare gli occhi al cielo. Tutti che parlano come Mario e Luigi da capo a fine. Tuttavia non è un prodotto fatto per gli italiani, è fatto per gli americani. Noioso, banalotto, culturalmente incastonato lì, non qui. La cosa che ho pensato, quando l'ho visto, è che però non fanno mai - che ne so - un film sull'antica Grecia avendo gli attori che parlano con accento greco. Perché - tecnicamente - lo si dovrebbe vedere dal punto di vista di chi è dentro il film, quindi come se si fosse greci a quel tempo. Con un film americano ambientato in Italia hanno per forza voluto scadere nell'accento caricaturizzato. Ma non dovrebbe essere guardato come se fossi un italiano in Italia?

Dovrebbero parlare tutti normale, mica sono immigrati, quelli. Le ridicolezze di Hollywood, insomma.
Va be', sono scelte. Lo trovo noioso e un po' idiota, personalmente, non offensivo
Quindi, è molto interessante sentire (o leggere) in che modo altri percepiscono certi "furti" o ingerenze nella loro cultura, aiuta a sviluppare rispetto e sensibilità. Ben venga
Al contempo ammetto che non mi piace vedere la cultura imbottigliata. E' una cosa fluida, cambia continuamente, è un bene che ci sia un continuo scambio di influenze, pur cercando questo scambio nel rispetto e comprensione. Quindi, al contempo, sentirsi offesi a volte ritengo che possa essere un poco sintomo di rigidità. Insomma, una buona via di mezzo tra l'evitare indelicatezze e gesti ignoranti, e il dover quasi cambiare cittadinanza per non risultare offensivi penso che si possa trovare. Il punto, alla fine, è soprattutto nei modi, più che nell'uso (dei riferimenti culturali altrui)
sansenri ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 21:02
che commissionasse penne era praticamente certo, la 120 ce l'avevamo quasi tutti!
Ah, allora magari era davvero di quei colori per richiesta della scuola
maylota ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 21:19
Adesso il discorso con le penne si complica, ma FORSE nazioni abituate all'uniforme negli anni formativi della scrittura, sviluppano un gusto più attento al dettaglio sottile che fa la differenza.
[...]
Generalizzando, le penne di alcuni paesi (oppure vendute per la maggiore in quei paesi) sembrano tutte molto simili e quelle di altri molto più fantasiose, ma magari la realtà è leggermente diversa....
Stai facendo riferimento (involontariamente, magari) a quella caratteristica umana per cui una persona è molto più abituata a trovare le differenze nel proprio ambiente (differenze tra le persone, per essere precisi) rispetto a quando si trova in un ambiente nuovo.
La questione per cui per noi gli asiatici si somigliano tutti molto, per loro i caucasici si somigliano tutti molto.
Ci sta come parallelo?