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Sailor HighAce (vintage)

Le recensioni: impressioni d'uso e valutazioni direttamente dagli utenti
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Mir70
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Sailor HighAce (vintage)

Messaggio da Mir70 »

Un decennio strano quello del settanta, che personalmente non sono mai riuscito a comprendere appieno, forse preparatorio per quelli successivi, con l’inizio del passaggio dall’era analogica a quella digitale.
Cinema e sopratutto musica regalano delle vere perle nei rispettivi settori: nel ’73 esce The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd e un paio di anni più tardi la stessa Luna va alla deriva abbandonando la Terra in Spazio 1999, altri due anni dopo e la guerra imperversa nell’intera galassia in Guerre Stellari; intanto la scienza e la tecnologia sembrano potere portarci chissà dove: nel ’72 l’ultimo viaggio degli Apollo sulla Luna e nel ’77 i primi test di volo dello Space Shuttle, i primi videogiochi da bar (Pong nel ’72, Breakout ’75) ma anche da casa (Odyssey nel ’74 e il VCS nel ’77), i primi orologi con display a cristalli liquidi LCD di Seiko.

E’ in questo decennio e in questo contesto di eventi, che sono di moda stilografiche sottili con corpo in metallo, preferibilmente acciaio e con la superficie satinata.
Per il senso generale di modernità che queste penne esprimono, unito a un costo contenuto o comunque non troppo eccessivo, esse sono rivolte perlopiù ad un pubblico giovane e giovanissimo, trovando nell’ambiente scolastico l’utilizzo ideale, dalla scuola secondaria fino all’università, a seconda del modello e del costo della stilografica.
L’ottima fattura, il non essere penne dalle forme stravaganti e le più che buone doti di scrittura, ne consentono il tranquillo utilizzo anche in ambito lavorativo di ufficio.

L’Aurora con la sua Auretta è forse una tra le prime a proporre questo design (quasi certamente traendo ispirazione dalle linee della Hastil), insieme alla Parker con la sua 25, Waterman Graduate, e sul finire del ’70 le Pelikan Signum di fascia bassa (P505 a esempio) per citarne alcune.

Sembra quindi che un po’ tutti i maggiori produttori di penne si cimentarono nel decennio del settanta (anche nel successivo e, se vogliamo dirla tutta, anche sul finire del precedente) in queste realizzazioni. Pilot e Sailor comprese.

Se per la stilografica di Pilot ho trovato pochissime fotografie e nessun riferimento al nome o a qualche codice prodotto, per la Sailor è invece i riferimenti sono maggiori.

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pil702.jpg (9.12 KiB) Visto 662 volte
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Stilografica Pilot (prese dal web a scopo informativo)


Sono almeno due le penne proposte da Sailor: la Hoscal e la HighAce.
La Hoscal, prodotta probabilmente per prima, è una stilografica di fascia medio-alta con pennino in oro 14 carati e, oltre all’acciaio satinato, è disponibile anche in metallo (forse ottone) con laccatura rosso scuro e in diverse colorazioni a tinta unita (rosso, verde, nero, bianco crema). Le scritte Sailor e Japan sono riportate sopra il labbro del cappuccio e il fermaglio è in tinta con il resto della penna e con due sporgenze ai bordi, in metallo.

slho.jpg
Stilografica Sailor Hoscal (prese dal web a scopo informativo)


La HighAce (talvolta traslitterato HiAce) è una chiara derivazione della Hoscal (se è corretta la cronologia), stessa lunghezza da chiusa, da aperta, e stesso diametro del fusto. A vederlo esternamente, è identico anche il sistema di fissaggio del fermaglio, bloccato in cima da una piccola testina in metallo non più alta di due millimetri.
E’ invece differente il disegno del fermaglio: una semplice lamina piatta con un inserto rettangolare in plastica nero sulla parte terminale, che passa da parte a parte la clip e che, smussato nella parte interna, dovrebbe agevolare lo scorrimento tra i fogli o tra la stoffa del bordo di un taschino.

Della HighAce esistono sostanzialmente tre “versioni” che è possibile identificare unicamente dal tipo pennino impiegato, poiché il design dell’intera penna rimane uguale.
Vi è da precisare che questi pennini sono tutti in acciaio con una leggerissima placcatura in oro (salvo in una versione “lusso” nella quale, stranamente, non è placcato); presentano tutti il logo di Sailor e l’incisione F-4, un codice che identifica la tipologia di pennino.
E’ completamente omessa l’indicazione del tratto, che risulta essere un fine.

La prima versione è caratterizzata dall’avere il foro di sfiato a forma di cuore ed è stampigliato il luogo di produzione in MADE IN TAIWAN. Non è chiaro se Taiwan sia riferito solo alla fabbricazione del pennino o, presumibilmente, dell’intera penna. Questa è anche in ordine temporale la prima apparizione della HighAce, ricordando che 1973 è stato l’anno di apertura dello stabilimento in quel di Taiwan di Sailor.

La seconda versione è caratterizzata invece dall’assenza dell’indicazione del luogo di produzione, e stranamente Sailor lo omette, rendendo così impossibile capire se la produzione fu spostata (anche o solo) in Giappone.
A tale proposito è da sottolineare il fatto che, ad esclusione del pennino, su tutte le stilografiche HighAce non è mai presente alcuna indicazione facente riferimento a Sailor e al luogo di provenienza.

La terza versione ha le stesse caratteristiche della seconda, fatta eccezione per la comparsa del foro di sfiato tondo al posto della forma a cuore.

In verità ci sarebbe almeno un’altra versione (almeno a me conosciuta e che prima accennavo) che definirei “lusso” per il solo fatto di presentare una colorazione con effetto simil-lacca. In queste il pennino è identico alla terza versione ma spicca l’assenza della doratura.

sha.png

Detto questo, di seguito alcune mie considerazioni e impressioni a riguardo di una HighAce prima versione.

Realizzata in acciaio satinato (o spazzolato), all’interno del fusto è presente un cilindro in ottone, probabilmente per bilanciare il peso della penna e/o per aumentarne la robustezza; questo cilindro è posto subito dopo un inserto in plastica sul quale è realizzata la filettatura alla quale si avvita la sezione, così da ottenere l’accoppiamento tra plastica (della sezione) e plastica (nel fusto).
Da metà fusto la penna presenta una lieve rastrematura che arriva fino alla fine del corpo e oltre a permette un fissaggio sicuro del cappuccio sul codale, conferisce alla penna un design particolare che trovo molto ben riuscito.
Il cappuccio è a scatto.

SHAv - 1.jpeg
Lunghezza 136 mm per 20g circa

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Lunghezza 124 mm

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Lunghezza 150 mm


In fase di scrittura la stilografica risulta ben bilanciata, con il baricentro che cade al centro della penna, a cartuccia piena. E’ invece una penna leggermente sbilanciata all’indietro calzando il cappuccio (che tuttavia non è necessario anche per una mano medio/medio grande). L’impugnatura è comoda e salda anche grazie a una leggera svasatura.

SHAv - 5.jpeg

Il gruppo scrittura è composto da un alimentare in plastica e un pennino in acciaio dal tratto fine. Il flusso dell’inchiostro è costante e mai abbondante, come è uso su questo tipo di penne di questo produttore, eppure le punte riescono a lasciare un tratto sicuro e ben definito.
Il pennino è rigido e scorrevole e con minor feedback rispetto alle odierne produzioni di Sailor.
La mia personale sensazione è che pur essendo un pennino rigido, offre la piacevole sensazione di scrivere su un foglio steso sopra un morbido sottomano. La cosa è strana e non vorrei essere frainteso: non è un pennino morbido o molleggiato, eppure in sottofondo, la sensazione leggerissima che rimanda è quella.

Sarebbe interessante a questo punto sapere se vi sono differenze qualitative e di scrittura tra questo pennino fabbricato a Taiwan e gli altri due differenti pennini.

Che altro dire, è una penna che a me piace molto sia come design che come caratteristiche di scrittura. Onestamente non spingerei nessuno all’acquisto in senso assoluto, però dovesse capitare di trovarne una al giusto prezzo (intorno alla ventina di euro, forse qualcosina in più se tenuta benissimo), ci si potrebbe fare un pensierino.

Sinceramente non conosco il periodo esatto, ma penso possa partire dalla fine degli anni settanta a tutti gli ottanta, Sailor produsse per conto di Sheaffer con marchio Sheaffer la Sentinel S, una stilografica pressoché identica nelle forme generali alla HighAce ma molto più rifinita in alcuni dettagli.
Le differenze sono nel pennino a marchiato Sheaffer che però mantiene l’incisione del codice F-4 e il foro a cuore, compaiono le scritte SHEAFFER e JAPAN sul bordo del cappuccio, la foggia del fermaglio è diversa come diverso è il suo innesto nel corpo del cappuccio, l’impugnatura è abbellita da un anello in metallo in prossimità del pennino.

Intorno al 2016 Sailor ha riproposto la HighAce sotto il nome di HighAce Neo e attualmente presente sul mercato.

SHAv - 6.jpeg
Sailor HighAce e Aurora Auretta a confronto
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Messaggio da sansenri »

grazie della dettagliata recensione. Le penne degli anni '70 sono abbastanza poco conosciute e anche un pochino snobbate (salvo qualche Aurora che da noi è frequente ritrovare). Alcune però sono meritevoli perché ben performanti.
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Messaggio da Gargaros »

Che differenza con la porcheria che fanno oggi...
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Messaggio da AlexO »

Gargaros ha scritto: mercoledì 9 aprile 2025, 12:21 Che differenza con la porcheria che fanno oggi...
Infatti...
E vedere la qualità, il design e l'eleganza di penne come queste contrubuisce a rafforzare (se ce ne fosse bisogno) la mia istintiva ripulsa verso le tante (troppe) "cineserie"...
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Messaggio da novainvicta »

Sempre esaustivo. Grazie.
La Sailor vintage mi hanno sempre attratto .
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Giuseppe
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Messaggio da toner »

Grazie di questa, per me, interessantissima recensione. :clap:
Io sono di parte: intanto mi piacciono le magre :) e poi queste sono le penne di quando ero giovane...
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Messaggio da Linos »

Recensione molto interessante. Grazie. :thumbup:
AlexO
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Messaggio da AlexO »

Grazie. Tutto bello: penne e recensione!
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Mir70
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Messaggio da Mir70 »

Vi ringrazio per aver commentato e anche solo per la lettura.

A me non dispiacciono le penne con questo materiale e questo stile, e le trovo anche molto comode nell’utilizzo.
Mirko
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Messaggio da mastrogigino »

Molto carina, ricorda parecchio la Waterman Graduate, ma credo che questo valga un po' per tutte le penne in metallo di fascia "studenti delle superiori/universitá" degli anni 70.
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