Una sfida tra due regine nere
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- Snorkel
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- Iscritto il: martedì 13 aprile 2021, 9:05
- La mia penna preferita: Omas 360 vintage oversize TS
- Il mio inchiostro preferito: Noodler’s El Lawrence
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Gender:
Una sfida tra due regine nere
CAPITOLO TERZO: PENNINO
Ritengo che il pennino di una 149 (o 139) sia esteticamente insuperabile. Per me costituisce l'attrattiva principale di questa penna, anzi la voglia di svitare il cappuccio e svelare questo autentico pezzo di oreficeria è stata la motivazione principale per l'acquisto. Non solo è molto grande, ma la forma (con le ali molto larghe) e le decorazioni, esaltate dalla fascia centrale rodiata (trovo i vecchi "tritono" decisamente più accattivanti della versione anni '80-'90 in cui tutto il pennino ad eccezione della fascia esterna era rodiato) sono stupende.
Nel mio caso è marchiato 14C, quindi si tratta di oro 575/1000.
Il pennino OMAS è ben più ordinario, a partire dalle dimensioni. La maggior parte delle 360 monta il classico pennino a freccia bicolore, che è sicuramente un bel vedere e un grande classico. Questa edizione speciale "Tabellionis Stilus" opta invece per una finitura completamente liscia e monocolore, in oro giallo 18K, interrotta soltanto dal marchio e dalla caratura. Scelta minimalista ed elegante, che trovo si sposi bene con la livrea nera e la destinazione "professionale" della penna. Il pennino bicolore a freccia sarebbe sicuramente più attraente, anche se lo vedo meglio sulle versioni colorate o in celluloide.
In particolare, la mia 149 è dotata di un pennino che veniva dato per EF, ma trovo la classificazione decisamente fuorviante.
Già guardandolo di lato, risulta una evidente compressione laterale della punta. Scrivendo, i tratti verticali sono molto più che EF (a occhio non superano il decimo di millimetro) mentre quelli orizzontali decisamente abbondanti (manca poco al mm), rivelando una differenza evidentissima. In pratica potremmo definirlo un "medium architect", o qualcosa di simile. Quindi inutile illudersi di scriverci in piccolo; mentre è evidente la possibilità di ottenere un tratto personalizzato
L'enorme alimentatore "solid ebonite", oltre che bello nella sua generosa rotondità, è perfettamente adeguato. L'alimentazione non è abbondante come mi sarei aspettato, anzi è misurata e molto regolare: non so però se sia una caratteristica generale, legata alla misura del pennino, o del mio singolo esemplare. Non l'ho provata con moltissimi inchiostri, ma non ho avuto problemi con nessuno; direi che non gradisce gli inchiostri molto secchi (cosa strana per una penna di quell'età) con cui la scorrevolezza diminuisce sensibilmente.
Da un pennino degli anni '70, per di più a 14 carati, mi sarei aspettato un po' di morbidezza... invece si tratta di un pennino sostanzialmente rigido. Per far allargare i rebbi occorre premere un bel po', col risultato di incrementare il tratto verticale in misura modesta e il flusso in modo drammatico... insomma, conviene rinunciare e scrivere con mano leggera.
Il pennino è ben scorrevole, forse non così vellutato come mi sarei atteso data la fama del marchio. Non è fatto per la scrittura velocissima e se si tirano linee o si infilano 8 a grande velocità è facile sperimentare qualche salto. Immagino però che tutto ciò sia dovuto alla particolare tipologia/misura della punta, e che il comportamento di un M sarebbe ben diverso.
La Tabellionis Stilus era disponibile soltanto con pennino F o M: la mia è F. Non vorrei dire eresie, ma credo che fossero prodotti da Bock su particolari specifiche e rifiniti in-house.
Ha le qualità dei pennini OMAS degli anni 90: estremamente scorrevole su ogni tipo di carta, restituisce sempre una sensazione piacevolmente setosa. Inoltre è decisamente morbido, potremmo dire semiflex: con una pressione modesta si può ottenere un allargamento di tratto sensibile, anche con un ritorno apprezzabilmente veloce, senza le variazioni di un vero flessibile. Se si scrive con mano leggera il tratto è uniforme, ma apprezzo molto il feeling molleggiato e la possibilità di poter agevolmente personalizzare qualche asola senza dover premere molto.
L'alimentatore piatto in ebanite è generoso ma non eccessivo e molto costante; è una penna con cui, su carta compatta, si evidenziano bene le sfumature degli inchiostri dotati in fatto di shading.
Il tratto di base è un F europeo, non troppo abbondante; a meno che non si utilizzi un inchiostro caratterizzato da flusso elevato (come il Diamine 150th Regency Blue con cui l'avevo provata la prima volta, ricavandone l'impressione che fosse più o meno un annaffiatoio). Direi che la penna offre il meglio di sé con inchiostri dal flusso medio. Il problema è che, a meno di non usarla regolarmente due volte al giorno, occorre anche che non tendano a seccare sul pennino, considerata la notevole ventilazione del cappuccio... quindi non è semplicissimo trovare il carburante ideale per questa fuoriserie. Io ho trovato un ragionevole equilibrio con:
- Pelikan 4001 blue-black leggermente diluito: poco saturo, resa vintage; puro ovviamente sarebbe più bello, ma se non si diluisce secca in mezza giornata
- Noodler's X-feather blue: aiuta a contenere il tratto e non secca, molto saturo/elettrico, per me un po' troppo chiaro e appariscente per questa penna
- quindi ho provato una mistura Noodler's X-feather blue + Bulletproof black + acqua: il colore mi piace, funziona bene e non secca, con qualche problemino in più nella pulizia
- adesso sto usando Taccia Ukiyo-e Hiroshige Ruri:il flusso è perfetto e non tende a seccare, bello anche se per me un po' chiaro, certo un po' costoso...
Ritengo che il pennino di una 149 (o 139) sia esteticamente insuperabile. Per me costituisce l'attrattiva principale di questa penna, anzi la voglia di svitare il cappuccio e svelare questo autentico pezzo di oreficeria è stata la motivazione principale per l'acquisto. Non solo è molto grande, ma la forma (con le ali molto larghe) e le decorazioni, esaltate dalla fascia centrale rodiata (trovo i vecchi "tritono" decisamente più accattivanti della versione anni '80-'90 in cui tutto il pennino ad eccezione della fascia esterna era rodiato) sono stupende.
Nel mio caso è marchiato 14C, quindi si tratta di oro 575/1000.
Il pennino OMAS è ben più ordinario, a partire dalle dimensioni. La maggior parte delle 360 monta il classico pennino a freccia bicolore, che è sicuramente un bel vedere e un grande classico. Questa edizione speciale "Tabellionis Stilus" opta invece per una finitura completamente liscia e monocolore, in oro giallo 18K, interrotta soltanto dal marchio e dalla caratura. Scelta minimalista ed elegante, che trovo si sposi bene con la livrea nera e la destinazione "professionale" della penna. Il pennino bicolore a freccia sarebbe sicuramente più attraente, anche se lo vedo meglio sulle versioni colorate o in celluloide.
In particolare, la mia 149 è dotata di un pennino che veniva dato per EF, ma trovo la classificazione decisamente fuorviante.
Già guardandolo di lato, risulta una evidente compressione laterale della punta. Scrivendo, i tratti verticali sono molto più che EF (a occhio non superano il decimo di millimetro) mentre quelli orizzontali decisamente abbondanti (manca poco al mm), rivelando una differenza evidentissima. In pratica potremmo definirlo un "medium architect", o qualcosa di simile. Quindi inutile illudersi di scriverci in piccolo; mentre è evidente la possibilità di ottenere un tratto personalizzato
L'enorme alimentatore "solid ebonite", oltre che bello nella sua generosa rotondità, è perfettamente adeguato. L'alimentazione non è abbondante come mi sarei aspettato, anzi è misurata e molto regolare: non so però se sia una caratteristica generale, legata alla misura del pennino, o del mio singolo esemplare. Non l'ho provata con moltissimi inchiostri, ma non ho avuto problemi con nessuno; direi che non gradisce gli inchiostri molto secchi (cosa strana per una penna di quell'età) con cui la scorrevolezza diminuisce sensibilmente.
Da un pennino degli anni '70, per di più a 14 carati, mi sarei aspettato un po' di morbidezza... invece si tratta di un pennino sostanzialmente rigido. Per far allargare i rebbi occorre premere un bel po', col risultato di incrementare il tratto verticale in misura modesta e il flusso in modo drammatico... insomma, conviene rinunciare e scrivere con mano leggera.
Il pennino è ben scorrevole, forse non così vellutato come mi sarei atteso data la fama del marchio. Non è fatto per la scrittura velocissima e se si tirano linee o si infilano 8 a grande velocità è facile sperimentare qualche salto. Immagino però che tutto ciò sia dovuto alla particolare tipologia/misura della punta, e che il comportamento di un M sarebbe ben diverso.
La Tabellionis Stilus era disponibile soltanto con pennino F o M: la mia è F. Non vorrei dire eresie, ma credo che fossero prodotti da Bock su particolari specifiche e rifiniti in-house.
Ha le qualità dei pennini OMAS degli anni 90: estremamente scorrevole su ogni tipo di carta, restituisce sempre una sensazione piacevolmente setosa. Inoltre è decisamente morbido, potremmo dire semiflex: con una pressione modesta si può ottenere un allargamento di tratto sensibile, anche con un ritorno apprezzabilmente veloce, senza le variazioni di un vero flessibile. Se si scrive con mano leggera il tratto è uniforme, ma apprezzo molto il feeling molleggiato e la possibilità di poter agevolmente personalizzare qualche asola senza dover premere molto.
L'alimentatore piatto in ebanite è generoso ma non eccessivo e molto costante; è una penna con cui, su carta compatta, si evidenziano bene le sfumature degli inchiostri dotati in fatto di shading.
Il tratto di base è un F europeo, non troppo abbondante; a meno che non si utilizzi un inchiostro caratterizzato da flusso elevato (come il Diamine 150th Regency Blue con cui l'avevo provata la prima volta, ricavandone l'impressione che fosse più o meno un annaffiatoio). Direi che la penna offre il meglio di sé con inchiostri dal flusso medio. Il problema è che, a meno di non usarla regolarmente due volte al giorno, occorre anche che non tendano a seccare sul pennino, considerata la notevole ventilazione del cappuccio... quindi non è semplicissimo trovare il carburante ideale per questa fuoriserie. Io ho trovato un ragionevole equilibrio con:
- Pelikan 4001 blue-black leggermente diluito: poco saturo, resa vintage; puro ovviamente sarebbe più bello, ma se non si diluisce secca in mezza giornata
- Noodler's X-feather blue: aiuta a contenere il tratto e non secca, molto saturo/elettrico, per me un po' troppo chiaro e appariscente per questa penna
- quindi ho provato una mistura Noodler's X-feather blue + Bulletproof black + acqua: il colore mi piace, funziona bene e non secca, con qualche problemino in più nella pulizia
- adesso sto usando Taccia Ukiyo-e Hiroshige Ruri:il flusso è perfetto e non tende a seccare, bello anche se per me un po' chiaro, certo un po' costoso...
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CAPITOLO QUARTO: ESPERIENZA DI SCRITTURA
Da stilografiche della levatura delle nostre regine nere, ci si attendono prestazioni di prim'ordine: vi dico subito che entrambe non deludono le attese, pur con sfumature molto diverse anche sotto questo profilo.
Maneggiando queste penne si ha indubbiamente la netta impressione di utilizzare un oggetto importante (a partire dalle dimensioni) e prestigioso, con conseguente soddisfazione.
La 149 restituisce qualcosa di più in termini di solidità e qualità dei materiali, quasi al punto di non far rimpiangere la celluloide o l'ebanite (e ve lo dice uno per nulla attratto dalle resine moderne); ma la 360 ribatte con la leggerezza e risulta notevolmente più comoda maneggevole, pur essendo più grande.
...ma come scrivono? Bene, naturalmente
Ecco una minuscola prova, su carta Buccelli Durevole (spessa, compatta, non molto liscia, avorio) utilizzando il medesimo inchiostro, Taccia Ukiyo-e Hiroshige Ruri.
La OMAS scrive... come tutte le penne prodotte dalla casa in quegli anni: in modo sfacciatamente fluido e piacevole, regolare e preciso.
Con una continuità da Guinnes dei Primati. Ci potreste tranquillamente riempire un foglio A3 di 8 tracciati alla massima velocità che il polso vi consente, senza il minimo salto di tratto! E' anche molto tollerante con l'inclinazione: scrive bene in verticale quanto a 45° o con un angolo ancora più chiuso, e pure sui lati o in reverse (operazioni che si possono fare solo per prova, considerate le acrobazie che impone la sezione triangolare).
Scorre bene anche sulla carta vetrata e l'ho usata con soddisfazione su superfici tutt'altro che lisce, come carta telata, cartoncini vergé o carta a mano. Su una carta vellutata per stilografiche può volare via alla velocità di un Concorde. Il feedback è sempre molto contenuto e piacevole. Naturalmente scrive senza nessuno sforzo, sotto il proprio (modesto) peso.
Le migliori soddisfazioni vengono dalle lunghe sessioni di scrittura, dove leggerezza ed ergonomia esaltano le doti di regolarità e piacevolezza di scrittura. Mi prenderete per matto, ma la utilizzo volentieri per prendere appunti durante le videoconferenze, visto che è accasata nel cassetto della scrivania dell'ufficio: si riesce in modo facile e confortevole anche a scrivere piccolo e fitto (almeno col mio pennino F e un inchiostro non troppo liquido) e il tappo a scatto dà una mano nello stop&go.
L'unico grattacapo rimane la ripartenza...
La Montblanc è dotata di un tratto molto più personale, che mi piace molto e si presta particolarmente allo stampatello, sia maiuscolo che minuscolo (anche se il mio fa pena, lo so!).
Nonostante il taglio Architect, è ben scorrevole, anche se non al pari della 360. Per dare il meglio richiede una carta ragionevolmente liscia; inoltre il pennino non tollera inclinazioni poco ortodosse. La continuità è ottima a patto di moderare la velocità: in realtà, la scrittura "alfabetica" risulta sempre perfettamente regolare, almeno fino alla massima rapidità che io riesco a sostenere; ma se si tira qualche linea o si infilano un po' di asole a tutta birra, è facile metterla in crisi.
Naturalmente queste caratteristiche cambierebbero sensibilmente utilizzando un pennino di taglia superiore, o anche solo un EF privo del singolare profilo architect che caratterizza quelli prodotti negli anni '70.
Anche qui l'alimentazione è molto regolare, forse un tantino asciutta; il che però la rende ben utilizzabile anche su carte mediocri. Per contro non è una penna che evidenzia molto lo shading.
Per le lunghe sessioni di scrittura preferisco sicuramente la OMAS: il peso maggiore e la sezione eccessiva della 149 diventano affaticanti quando si supera qualche facciata; ma su testi di poche righe non sono penalizzanti. Quindi funziona bene nel suo ruolo di penna di rappresentanza, da tirar fuori per farla ammirare a un cliente mentre gli scrivi un appunto.
La ripartenza è sempre ottima.
Da stilografiche della levatura delle nostre regine nere, ci si attendono prestazioni di prim'ordine: vi dico subito che entrambe non deludono le attese, pur con sfumature molto diverse anche sotto questo profilo.
Maneggiando queste penne si ha indubbiamente la netta impressione di utilizzare un oggetto importante (a partire dalle dimensioni) e prestigioso, con conseguente soddisfazione.
La 149 restituisce qualcosa di più in termini di solidità e qualità dei materiali, quasi al punto di non far rimpiangere la celluloide o l'ebanite (e ve lo dice uno per nulla attratto dalle resine moderne); ma la 360 ribatte con la leggerezza e risulta notevolmente più comoda maneggevole, pur essendo più grande.
...ma come scrivono? Bene, naturalmente

Ecco una minuscola prova, su carta Buccelli Durevole (spessa, compatta, non molto liscia, avorio) utilizzando il medesimo inchiostro, Taccia Ukiyo-e Hiroshige Ruri.
La OMAS scrive... come tutte le penne prodotte dalla casa in quegli anni: in modo sfacciatamente fluido e piacevole, regolare e preciso.
Con una continuità da Guinnes dei Primati. Ci potreste tranquillamente riempire un foglio A3 di 8 tracciati alla massima velocità che il polso vi consente, senza il minimo salto di tratto! E' anche molto tollerante con l'inclinazione: scrive bene in verticale quanto a 45° o con un angolo ancora più chiuso, e pure sui lati o in reverse (operazioni che si possono fare solo per prova, considerate le acrobazie che impone la sezione triangolare).
Scorre bene anche sulla carta vetrata e l'ho usata con soddisfazione su superfici tutt'altro che lisce, come carta telata, cartoncini vergé o carta a mano. Su una carta vellutata per stilografiche può volare via alla velocità di un Concorde. Il feedback è sempre molto contenuto e piacevole. Naturalmente scrive senza nessuno sforzo, sotto il proprio (modesto) peso.
Le migliori soddisfazioni vengono dalle lunghe sessioni di scrittura, dove leggerezza ed ergonomia esaltano le doti di regolarità e piacevolezza di scrittura. Mi prenderete per matto, ma la utilizzo volentieri per prendere appunti durante le videoconferenze, visto che è accasata nel cassetto della scrivania dell'ufficio: si riesce in modo facile e confortevole anche a scrivere piccolo e fitto (almeno col mio pennino F e un inchiostro non troppo liquido) e il tappo a scatto dà una mano nello stop&go.
L'unico grattacapo rimane la ripartenza...
La Montblanc è dotata di un tratto molto più personale, che mi piace molto e si presta particolarmente allo stampatello, sia maiuscolo che minuscolo (anche se il mio fa pena, lo so!).
Nonostante il taglio Architect, è ben scorrevole, anche se non al pari della 360. Per dare il meglio richiede una carta ragionevolmente liscia; inoltre il pennino non tollera inclinazioni poco ortodosse. La continuità è ottima a patto di moderare la velocità: in realtà, la scrittura "alfabetica" risulta sempre perfettamente regolare, almeno fino alla massima rapidità che io riesco a sostenere; ma se si tira qualche linea o si infilano un po' di asole a tutta birra, è facile metterla in crisi.
Naturalmente queste caratteristiche cambierebbero sensibilmente utilizzando un pennino di taglia superiore, o anche solo un EF privo del singolare profilo architect che caratterizza quelli prodotti negli anni '70.
Anche qui l'alimentazione è molto regolare, forse un tantino asciutta; il che però la rende ben utilizzabile anche su carte mediocri. Per contro non è una penna che evidenzia molto lo shading.
Per le lunghe sessioni di scrittura preferisco sicuramente la OMAS: il peso maggiore e la sezione eccessiva della 149 diventano affaticanti quando si supera qualche facciata; ma su testi di poche righe non sono penalizzanti. Quindi funziona bene nel suo ruolo di penna di rappresentanza, da tirar fuori per farla ammirare a un cliente mentre gli scrivi un appunto.
La ripartenza è sempre ottima.
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CONCLUSIONI
Sicuramente il giudizio su queste due penne, come su qualsiasi altra stilografica e a maggior ragione se di una certa levatura, non può che essere personale. E io un giudizio non riesco proprio ad esprimerlo, al di là delle valutazioni che ho dato finora, per quanto diverse e lontane sono queste due regine nere.
A prima vista, sono entrambe "ammiraglie" di alta qualità e di intento serioso, ideali come "penne di rappresentanza".
Hanno un aspetto austero e prestigioso, disegno e finiture molto curate, nulla di appariscente né stravagante; ma si fanno notare con la loro presenza sulla scrivania di un professionista o di un dirigente, un po' come le Mercedes Classe S parcheggiate dietro i cancelli delle ambasciate.
Ma hanno dietro due filosofie molto diverse.
La OMAS è una penna costruita attorno ad un concetto particolare, sicuramente interessante e innovativo, e rimasto pressoché un unicum - inspiegabilmente, secondo me. Non è solo una questione di design, ma anche e soprattutto di ergonomia: è una penna pensata per essere tenuta in mano a lungo e comodamente, di fatto è estremamente confortevole nell'utilizzo, aiutata dal peso piuma.
La forma della Montblanc, per contro, è il classico più immutabile nell'intero panorama delle stilografiche. E le sue misure tendono più a risultare appaganti che maneggevoli.
Ti aspetteresti che un diplomatico estragga una 149 dal taschino per firmare un trattato internazionale; ma se si trattasse di scriverlo, il trattato, la penna giusta da avere sul tavolo sarebbe la 360.
La Montblanc esibisce una qualità esemplare: nella scelta dei materiali, nella realizzazione del pistone, nella tenuta del cappuccio, nella maestria concentrata nel pennino... un livello che ha pochi rivali, e certo non può trovarne uno degno tra le OMAS delle ultime decadi.
La 149 che possiedo è una penna relativamente comune, in edizione ordinaria e in livrea universale (come la Ford T), relativamente facile da acquistare. Esistono varie edizioni speciali, alcune introvabili e molte abbastanza eccentriche e lontane dalle nostre regine nere...
La 360 invece è una penna rara, la mia pure in edizione speciale... a rovescio, cioè la più austera di tutte.
Il pennino EF imprime alla mia Montblanc un tratto particolare, che me la fa apprezzare particolarmente (non possiedo nessun architect e questo di fatto lo è e mi piace parecchio) anche se può sembrare contraddittorio rispetto alla penna che lo monta. Le fa perdere un po' di scorrevolezza (immagino: non ho mai provato una 149 in taglia F o M per fare un paragone) e soprattutto la può rendere inadatta come penna da firma, almeno per chi è solito firmare di getto: una firma veloce è una di quelle circostanze in cui si può saltare qualche mm, e il pennino risulta troppo rigido e affilato nei tratti verticali, per chi è abituato a metterci della foga.
Viceversa l'F OMAS potrebbe sembrare banale, ma oltre a garantire una fluidità di scrittura esemplare rende la 360 una signature pen ideale: nemmeno chi firma in 0,5" netti perderà il tratto, e chi è abituato a usare mano pesante sarà gratificato dalla variazione di tratto e dallo shading grazie al pennino molleggiato.
Il che, considerato che il punto di forza della 360 sarebbe la comodità nelle lunghe sessioni, mentre la 149 EF si troverebbe più a proprio agio con i biglietti, non è che l'ultimo paradosso delle due regine nere.
Sicuramente il giudizio su queste due penne, come su qualsiasi altra stilografica e a maggior ragione se di una certa levatura, non può che essere personale. E io un giudizio non riesco proprio ad esprimerlo, al di là delle valutazioni che ho dato finora, per quanto diverse e lontane sono queste due regine nere.
A prima vista, sono entrambe "ammiraglie" di alta qualità e di intento serioso, ideali come "penne di rappresentanza".
Hanno un aspetto austero e prestigioso, disegno e finiture molto curate, nulla di appariscente né stravagante; ma si fanno notare con la loro presenza sulla scrivania di un professionista o di un dirigente, un po' come le Mercedes Classe S parcheggiate dietro i cancelli delle ambasciate.
Ma hanno dietro due filosofie molto diverse.
La OMAS è una penna costruita attorno ad un concetto particolare, sicuramente interessante e innovativo, e rimasto pressoché un unicum - inspiegabilmente, secondo me. Non è solo una questione di design, ma anche e soprattutto di ergonomia: è una penna pensata per essere tenuta in mano a lungo e comodamente, di fatto è estremamente confortevole nell'utilizzo, aiutata dal peso piuma.
La forma della Montblanc, per contro, è il classico più immutabile nell'intero panorama delle stilografiche. E le sue misure tendono più a risultare appaganti che maneggevoli.
Ti aspetteresti che un diplomatico estragga una 149 dal taschino per firmare un trattato internazionale; ma se si trattasse di scriverlo, il trattato, la penna giusta da avere sul tavolo sarebbe la 360.
La Montblanc esibisce una qualità esemplare: nella scelta dei materiali, nella realizzazione del pistone, nella tenuta del cappuccio, nella maestria concentrata nel pennino... un livello che ha pochi rivali, e certo non può trovarne uno degno tra le OMAS delle ultime decadi.
La 149 che possiedo è una penna relativamente comune, in edizione ordinaria e in livrea universale (come la Ford T), relativamente facile da acquistare. Esistono varie edizioni speciali, alcune introvabili e molte abbastanza eccentriche e lontane dalle nostre regine nere...
La 360 invece è una penna rara, la mia pure in edizione speciale... a rovescio, cioè la più austera di tutte.
Il pennino EF imprime alla mia Montblanc un tratto particolare, che me la fa apprezzare particolarmente (non possiedo nessun architect e questo di fatto lo è e mi piace parecchio) anche se può sembrare contraddittorio rispetto alla penna che lo monta. Le fa perdere un po' di scorrevolezza (immagino: non ho mai provato una 149 in taglia F o M per fare un paragone) e soprattutto la può rendere inadatta come penna da firma, almeno per chi è solito firmare di getto: una firma veloce è una di quelle circostanze in cui si può saltare qualche mm, e il pennino risulta troppo rigido e affilato nei tratti verticali, per chi è abituato a metterci della foga.
Viceversa l'F OMAS potrebbe sembrare banale, ma oltre a garantire una fluidità di scrittura esemplare rende la 360 una signature pen ideale: nemmeno chi firma in 0,5" netti perderà il tratto, e chi è abituato a usare mano pesante sarà gratificato dalla variazione di tratto e dallo shading grazie al pennino molleggiato.
Il che, considerato che il punto di forza della 360 sarebbe la comodità nelle lunghe sessioni, mentre la 149 EF si troverebbe più a proprio agio con i biglietti, non è che l'ultimo paradosso delle due regine nere.
- maxpop 55
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Grazie per l'ottima recensione di queste due regine diverse ma bellissime entrambe la migliore ... ogn'uno avrà la sua, però insieme fanno una bella squadra. 

Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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Grazie e… in definitiva bisogna riconoscere che l’acquisto di penne come queste non è molto razionale: però hanno un fascino notevole ed è innegabile che regalino un bel appagamento quando le si usa, o anche solo a vederle appollaiate sulla scrivania!
Beh, forse “regalano” non è esattamente la parola giusta

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- francoiacc
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Confronto molto interessante tra due penne che in comune hanno solo il colore però.
La 149 è un classico senza tempo, penna elegante, che non ha nulla di innovativo ma fatta con tutti i sacri crismi. Dalla sua nascita è rimasta praticamente immutata (quantomeno esteticamente a parte una dieta ingrassante quando è passata dalla celluloide alla resina). Il pennino è imponente, direi maestoso. Il suoi punti deboli sono:
- il pistone; se trascurata, si secca l’inchiostro nel serbatoio, va sotto sforzo il pistone e si spacca la vite in plastica. Ma non è una penna che si può trascurare, e se lo si fa questa è la giusta punizione
- la guarnizione sul gruppo scrittura; si deteriora nel tempo e perde inchiostro. Una piccola seccatura tutto sommato semplice da sistemarsi in casa se si hanno gli strumenti giusti e una discreta manualità.
Ben altra storia è la 360. Penna innovativa fatta con materiali innovativi ma che purtroppo, a fronte di un notevole interesse suscitato, ha deluso per un fondamentale problema: la resina vegetale. Una dannazione se si restringe, e su questo c’è poco da fare o dire. Ne possiedo una che fortunatamente non ha subito restringimenti, è una 360 magnum che sembrerebbe nera ma non lo è. Mettendola di fianco ad una dalla livrea nera e lucida come la 149, ci si rende conto che in realtà è di un blu notte molto profondo. Il pistone scorre bene e carica bene. Qui il punto debolissimo è il dentino su cui scorre, guai a non tenerlo lubrificato, basta un nulla e addio! Però è leggera, nonostante la sua presenza importante, ed è comoda, anzi, comodissima tra le dita, specialmente con le mie mani formato palette da fornaio.
Grazie mille per gli interessanti spunti.
La 149 è un classico senza tempo, penna elegante, che non ha nulla di innovativo ma fatta con tutti i sacri crismi. Dalla sua nascita è rimasta praticamente immutata (quantomeno esteticamente a parte una dieta ingrassante quando è passata dalla celluloide alla resina). Il pennino è imponente, direi maestoso. Il suoi punti deboli sono:
- il pistone; se trascurata, si secca l’inchiostro nel serbatoio, va sotto sforzo il pistone e si spacca la vite in plastica. Ma non è una penna che si può trascurare, e se lo si fa questa è la giusta punizione
- la guarnizione sul gruppo scrittura; si deteriora nel tempo e perde inchiostro. Una piccola seccatura tutto sommato semplice da sistemarsi in casa se si hanno gli strumenti giusti e una discreta manualità.
Ben altra storia è la 360. Penna innovativa fatta con materiali innovativi ma che purtroppo, a fronte di un notevole interesse suscitato, ha deluso per un fondamentale problema: la resina vegetale. Una dannazione se si restringe, e su questo c’è poco da fare o dire. Ne possiedo una che fortunatamente non ha subito restringimenti, è una 360 magnum che sembrerebbe nera ma non lo è. Mettendola di fianco ad una dalla livrea nera e lucida come la 149, ci si rende conto che in realtà è di un blu notte molto profondo. Il pistone scorre bene e carica bene. Qui il punto debolissimo è il dentino su cui scorre, guai a non tenerlo lubrificato, basta un nulla e addio! Però è leggera, nonostante la sua presenza importante, ed è comoda, anzi, comodissima tra le dita, specialmente con le mie mani formato palette da fornaio.
Grazie mille per gli interessanti spunti.

- platax
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Una sfida tra due regine nere
Spunti molto interessanti, grazie del bel lavoro che hai condiviso.
In effetti la 149 anche per i miei gusti è un pezzo davvero incantevole, fosse anche solo per l'estetica!
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Grazie per questo accurato confronto. Possiedo sia una 149 che una 360. Il confronto è effettivamente un po' azzardato dato che si tratta di due penne che in comune hanno quasi nulla.
Detto velocemente il mio parere comunque:
La 149 è un classico immarcescibile, per eleganza e aplomb, e se la misura delle vostre mani lo consente, averne una è obbligatorio (la dimensione è l'unico motivo per cui sareste scusati di non averne una, prima o poi).
La 360 è meno ovvia, molto insolita, molto comoda. Peccato per qualche problemuccio di affidabilità (su questo la 149 vince a man basse), la mia grazie al cielo per ora problemi non ne ha.
Il pennino della 149 (la mia non è una vintage) è bello, ma ordinario, fine alla tedesca e relativamente rigido, preciso, discretamente generoso.
Il pennino della 360 è meravigliosamente morbido, un Omas come te lo aspetti, seppure la 360 fosse già tra le ultime produzioni (non è però scontato che tutte le 360 lo abbiano così).
Non avere una 360 è un peccato, ma non potrei onestamente biasimare chi non ce l'abbia.
Detto velocemente il mio parere comunque:
La 149 è un classico immarcescibile, per eleganza e aplomb, e se la misura delle vostre mani lo consente, averne una è obbligatorio (la dimensione è l'unico motivo per cui sareste scusati di non averne una, prima o poi).
La 360 è meno ovvia, molto insolita, molto comoda. Peccato per qualche problemuccio di affidabilità (su questo la 149 vince a man basse), la mia grazie al cielo per ora problemi non ne ha.
Il pennino della 149 (la mia non è una vintage) è bello, ma ordinario, fine alla tedesca e relativamente rigido, preciso, discretamente generoso.
Il pennino della 360 è meravigliosamente morbido, un Omas come te lo aspetti, seppure la 360 fosse già tra le ultime produzioni (non è però scontato che tutte le 360 lo abbiano così).
Non avere una 360 è un peccato, ma non potrei onestamente biasimare chi non ce l'abbia.
- LucaC
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La 360 l' ho bramata parecchio ma ha raggiunto prezzi veramente alti, la 149 è una delle mie penne preferite, ne possiedo parecchie di varie annate e tutte regalano soddisfazioni e sono eterne. Possederle entrambe mi farebbe molto felice! 

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Grazie a tutti per i commenti!
L’idea del confronto nasce poco perché sono due stilografiche diverse e lontane, nonostante a prima vista possano sembrare lo stesso tipo di penna.
… però in realtà credo che il prezzo sia sufficientemente dissuasivo per entrambe
Non sapevo della delicatezza del pistone, ma per seccare l’inchiostro, considerate la capacità del serbatoio e la tenuta del cappuccio, bisogna mettersi d’impegno!
Dal gruppo di scrittura per ora non perde affatto e speriamo continui così! Nel caso chiederò aiuto!
Pure la mia in resina vegetale (che non mi sembra bluish ma ha un aspetto… glossy rispetto al nero molto solido della 149) non ha subito restringimenti visibili. Però ha una deformazione del serbatoio: non so se l’origine del problema sia lo stesso, ma mi hanno detto che non è raro, purtroppo…
SE il materiale esterno e interno del fusto è sempre lo stesso, si potrebbe ipotizzare che le (stupende) 360 in resina siano più affidabili?
Invece non sapevo nulla del dentino: mi spiegheresti cosa e come e quando lubrificare, per favore?

L’idea del confronto nasce poco perché sono due stilografiche diverse e lontane, nonostante a prima vista possano sembrare lo stesso tipo di penna.
Non sapevo che le Silver Rings fossero più magre… se la sezione avesse diciamo 1mm in meno, diventerebbe una penna molto interessante! Anche se forse conviene puntare direttamente alla 139 con la sua sezione svasata…francoiacc ha scritto: ↑venerdì 21 marzo 2025, 6:23 Dalla sua nascita è rimasta praticamente immutata (quantomeno esteticamente a parte una dieta ingrassante quando è passata dalla celluloide alla resina). Il pennino è imponente, direi maestoso. Il suoi punti deboli sono:
- il pistone; se trascurata, si secca l’inchiostro nel serbatoio, va sotto sforzo il pistone e si spacca la vite in plastica. Ma non è una penna che si può trascurare, e se lo si fa questa è la giusta punizione
- la guarnizione sul gruppo scrittura; si deteriora nel tempo e perde inchiostro. Una piccola seccatura tutto sommato semplice da sistemarsi in casa se si hanno gli strumenti giusti e una discreta manualità.

… però in realtà credo che il prezzo sia sufficientemente dissuasivo per entrambe

Non sapevo della delicatezza del pistone, ma per seccare l’inchiostro, considerate la capacità del serbatoio e la tenuta del cappuccio, bisogna mettersi d’impegno!
Dal gruppo di scrittura per ora non perde affatto e speriamo continui così! Nel caso chiederò aiuto!
Tutto ciò mi interessa assai…Ben altra storia è la 360. Penna innovativa fatta con materiali innovativi ma che purtroppo, a fronte di un notevole interesse suscitato, ha deluso per un fondamentale problema: la resina vegetale. Una dannazione se si restringe, e su questo c’è poco da fare o dire. Ne possiedo una che fortunatamente non ha subito restringimenti, è una 360 magnum che sembrerebbe nera ma non lo è. Mettendola di fianco ad una dalla livrea nera e lucida come la 149, ci si rende conto che in realtà è di un blu notte molto profondo. Il pistone scorre bene e carica bene. Qui il punto debolissimo è il dentino su cui scorre, guai a non tenerlo lubrificato, basta un nulla e addio!
Pure la mia in resina vegetale (che non mi sembra bluish ma ha un aspetto… glossy rispetto al nero molto solido della 149) non ha subito restringimenti visibili. Però ha una deformazione del serbatoio: non so se l’origine del problema sia lo stesso, ma mi hanno detto che non è raro, purtroppo…

SE il materiale esterno e interno del fusto è sempre lo stesso, si potrebbe ipotizzare che le (stupende) 360 in resina siano più affidabili?

Invece non sapevo nulla del dentino: mi spiegheresti cosa e come e quando lubrificare, per favore?
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Dentino Omas 360 ....aiuto ...come si lubrifica ? Non vorrei romperla ....
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Io ho sfilato alimentatore e pennino e messo in filo di grasso sulle pareti del serbatoio. Non mi sono avventurato nello smontaggio.
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Più corta (143mm vs 147mm)
Più smilza(14.3 vs 14.8)
Il famoso dentino che affligge tutte le OMAS con pistone in resina vegetale. Vedi il mio precedente messaggio
La differenza di colore è davvero subdola, la si nota solo mettendola vicino ad una penna nera.
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QUINDI, se capisco bene, i famosi problemi/fragilità allo stantuffo della 360 sono limitate ai modelli in resina?
In questo caso, la una sorellina in celluloide diventa una di quelle penne per cui potrei fare una pazzia
Invece sulla silver rings resto dubbioso: a me piacerebbe con 1mm in meno della 149 sulla sezione e almeno mezzo cm in più di lunghezza del corpo… mi sa che è meglio riempire il porcellino per una 139
In questo caso, la una sorellina in celluloide diventa una di quelle penne per cui potrei fare una pazzia

Invece sulla silver rings resto dubbioso: a me piacerebbe con 1mm in meno della 149 sulla sezione e almeno mezzo cm in più di lunghezza del corpo… mi sa che è meglio riempire il porcellino per una 139

Ultima modifica di rizzi83 il sabato 22 marzo 2025, 15:55, modificato 1 volta in totale.
- francoiacc
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Non ti seguo scusami.
Se intendi la seconda generazione di 360, non saprei dirti in quanto non le conosco