Recuperata sempre dall'oblio, su una bancarella, questa Artus, credo modello 23, una descrizione dei modelli
si trova sempre sul wiki qui: https://www.fountainpen.it/Artus_Numbered_Models
il pennino in acciaio dorato porta le scritte su cinque righe: Artus (in corsivo) - Iridium - Point - 93S - B (che non è la misura del pennino, scrive come un F). Nessuna scritta al fondello con le indicazioni della misura pennino.
La cosa strana, che mi fa pensare ad una licenza di produzione o assemblaggio in Italia, è che al corpo non compare la scritta
Made in Germany ma un più nostrano "Lic. Artus". Qualcuno ha notizie al riguardo?
Qui le foto:
Saluti a tutti
Mostra Scambio - Pen Show - di Firenze
17 maggio 2025 - Hotel AC Marriot, via Luciano Bausi, 5
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Una ARTUS italiana?
- piccardi
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Una ARTUS italiana?
Ciao,
davvero un ritrovamento interessante. E' senz'altro possibile che fosse prodotta su licenza, ma di notizie o fonti documentali al riguardo non ho mai trovato nessuna traccia.
Simone
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Una ARTUS italiana?
Meeh... io ci posso anche provare, ma dubito di cavarne qualcosa... 
Le origini di Orthos-Artus-Lamy sul web sono avvolte da una caterva di informazioni contradditorie e spesso prive di fonti.
Anche la stessa azienda e il figlio di Josef Lamy pare non abbiano molta voglia di chiarire le vicende degli inizi, forse perché pare ci siano di mezzo le drammatiche leggi razziali.
Qualche documento l'ho trovato, ma non sono ancora riuscita a tirarne fuori una storia interessante.
L'ipotesi che Artus-Kaufmann rivendesse penne prodotte da terzi è in effetti ampiamente ventilata, ma se la produzione fosse solo Orthos-Lamy o ci fossero altri non è dato sapersi.
Tra l'altro la tua dovrebbe già appartenere alla fase Artus-Lamy (a partire almeno dal 1948) e non so se ci siano informazioni su produzioni terze per Lamy.
Quello che in molti riportano è che dopo la guerra Lamy ha avuto problemi con gli stampi, che risultavano usurati, quindi può essere che sia ricorsa ad altre produzioni, ma non credo che lo abbia fatto per tanto tempo.
Se trovo qualcosa, ovviamente, mi faccio sentire.
Le origini di Orthos-Artus-Lamy sul web sono avvolte da una caterva di informazioni contradditorie e spesso prive di fonti.
Anche la stessa azienda e il figlio di Josef Lamy pare non abbiano molta voglia di chiarire le vicende degli inizi, forse perché pare ci siano di mezzo le drammatiche leggi razziali.
Qualche documento l'ho trovato, ma non sono ancora riuscita a tirarne fuori una storia interessante.
L'ipotesi che Artus-Kaufmann rivendesse penne prodotte da terzi è in effetti ampiamente ventilata, ma se la produzione fosse solo Orthos-Lamy o ci fossero altri non è dato sapersi.
Tra l'altro la tua dovrebbe già appartenere alla fase Artus-Lamy (a partire almeno dal 1948) e non so se ci siano informazioni su produzioni terze per Lamy.
Quello che in molti riportano è che dopo la guerra Lamy ha avuto problemi con gli stampi, che risultavano usurati, quindi può essere che sia ricorsa ad altre produzioni, ma non credo che lo abbia fatto per tanto tempo.
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Ultima modifica di Esme il mercoledì 19 marzo 2025, 17:21, modificato 1 volta in totale.
"È tutta colpa di Esme" [Bons]
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Ci volevi solo tu per incominciare a vedere un po di luce in fondo a questo tunnel buio come la pece.Esme ha scritto: ↑mercoledì 19 marzo 2025, 14:04 Meeh... io ci posso anche provare, ma dubito di cavarne qualcosa...
Le origini di Orthos-Artus-Lamy sul web sono avvolte da una caterva di informazioni contradditorie e spesso prive di fonti.
Anche la stessa azienda e il figlio di Josef Lamy pare non abbiano molta voglia di chiarire le vicende degli inizi, forse perché pare ci siano di mezzo le drammatiche leggi raziali.
Qualche documento l'ho trovato, ma non sono ancora riuscita a tirarne fuori una storia interessante.
L'ipotesi che Artus-Kaufmann rivendesse penne prodotte da terzi è in effetti ampiamente ventilata, ma se la produzione fosse solo Orthos-Lamy o ci fossero altri non è dato sapersi.
Tra l'altro la tua dovrebbe già appartenere alla fase Artus-Lamy (a partire almeno dal 1948) e non so se ci siano informazioni su produzioni terze per Lamy.
Quello che in molti riportano è che dopo la guerra Lamy ha avuto problemi con gli stampi, che risultavano usurati, quindi può essere che sia ricorsa ad altre produzioni, ma non credo che lo abbia fatto per tanto tempo.
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In Italia, diciamo nei primi anni '50, chi era in grado di produrre plastiche a stampo di discreta qualità?
Magari con il supporto di qualche tecnico Lamy? Suppongo Aurora...e poi?
Comunque il fatto si fa intrigante

- piccardi
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Una ARTUS italiana?
Aurora nel dopoguerra con la 88 usava celluloide e ebanite, mi pare poco probabile. Columbus invece aveva diversi modell in plasticai, LUS e Montegrappa anche. Pelikan produceva pure a Milano, ma ... che sia di produzione italiana non lo darei per scontato.
Simone
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