Una sfida tra due regine nere

Le recensioni: impressioni d'uso e valutazioni direttamente dagli utenti
rizzi83
Snorkel
Snorkel
Messaggi: 113
Iscritto il: martedì 13 aprile 2021, 9:05
La mia penna preferita: Omas 360 vintage oversize TS
Il mio inchiostro preferito: Noodler’s El Lawrence
Misura preferita del pennino: Flessibile
Gender:

Una sfida tra due regine nere

Messaggio da rizzi83 »

CAPITOLO TERZO: PENNINO
IMG_7218.jpeg

Ritengo che il pennino di una 149 (o 139) sia esteticamente insuperabile. Per me costituisce l'attrattiva principale di questa penna, anzi la voglia di svitare il cappuccio e svelare questo autentico pezzo di oreficeria è stata la motivazione principale per l'acquisto. Non solo è molto grande, ma la forma (con le ali molto larghe) e le decorazioni, esaltate dalla fascia centrale rodiata (trovo i vecchi "tritono" decisamente più accattivanti della versione anni '80-'90 in cui tutto il pennino ad eccezione della fascia esterna era rodiato) sono stupende.
Nel mio caso è marchiato 14C, quindi si tratta di oro 575/1000.
Il pennino OMAS è ben più ordinario, a partire dalle dimensioni. La maggior parte delle 360 monta il classico pennino a freccia bicolore, che è sicuramente un bel vedere e un grande classico. Questa edizione speciale "Tabellionis Stilus" opta invece per una finitura completamente liscia e monocolore, in oro giallo 18K, interrotta soltanto dal marchio e dalla caratura. Scelta minimalista ed elegante, che trovo si sposi bene con la livrea nera e la destinazione "professionale" della penna. Il pennino bicolore a freccia sarebbe sicuramente più attraente, anche se lo vedo meglio sulle versioni colorate o in celluloide.

In particolare, la mia 149 è dotata di un pennino che veniva dato per EF, ma trovo la classificazione decisamente fuorviante.
Già guardandolo di lato, risulta una evidente compressione laterale della punta. Scrivendo, i tratti verticali sono molto più che EF (a occhio non superano il decimo di millimetro) mentre quelli orizzontali decisamente abbondanti (manca poco al mm), rivelando una differenza evidentissima. In pratica potremmo definirlo un "medium architect", o qualcosa di simile. Quindi inutile illudersi di scriverci in piccolo; mentre è evidente la possibilità di ottenere un tratto personalizzato
L'enorme alimentatore "solid ebonite", oltre che bello nella sua generosa rotondità, è perfettamente adeguato. L'alimentazione non è abbondante come mi sarei aspettato, anzi è misurata e molto regolare: non so però se sia una caratteristica generale, legata alla misura del pennino, o del mio singolo esemplare. Non l'ho provata con moltissimi inchiostri, ma non ho avuto problemi con nessuno; direi che non gradisce gli inchiostri molto secchi (cosa strana per una penna di quell'età) con cui la scorrevolezza diminuisce sensibilmente.
Da un pennino degli anni '70, per di più a 14 carati, mi sarei aspettato un po' di morbidezza... invece si tratta di un pennino sostanzialmente rigido. Per far allargare i rebbi occorre premere un bel po', col risultato di incrementare il tratto verticale in misura modesta e il flusso in modo drammatico... insomma, conviene rinunciare e scrivere con mano leggera.
Il pennino è ben scorrevole, forse non così vellutato come mi sarei atteso data la fama del marchio. Non è fatto per la scrittura velocissima e se si tirano linee o si infilano 8 a grande velocità è facile sperimentare qualche salto. Immagino però che tutto ciò sia dovuto alla particolare tipologia/misura della punta, e che il comportamento di un M sarebbe ben diverso.

La Tabellionis Stilus era disponibile soltanto con pennino F o M: la mia è F. Non vorrei dire eresie, ma credo che fossero prodotti da Bock su particolari specifiche e rifiniti in-house.
Ha le qualità dei pennini OMAS degli anni 90: estremamente scorrevole su ogni tipo di carta, restituisce sempre una sensazione piacevolmente setosa. Inoltre è decisamente morbido, potremmo dire semiflex: con una pressione modesta si può ottenere un allargamento di tratto sensibile, anche con un ritorno apprezzabilmente veloce, senza le variazioni di un vero flessibile. Se si scrive con mano leggera il tratto è uniforme, ma apprezzo molto il feeling molleggiato e la possibilità di poter agevolmente personalizzare qualche asola senza dover premere molto.
L'alimentatore piatto in ebanite è generoso ma non eccessivo e molto costante; è una penna con cui, su carta compatta, si evidenziano bene le sfumature degli inchiostri dotati in fatto di shading.
Il tratto di base è un F europeo, non troppo abbondante; a meno che non si utilizzi un inchiostro caratterizzato da flusso elevato (come il Diamine 150th Regency Blue con cui l'avevo provata la prima volta, ricavandone l'impressione che fosse più o meno un annaffiatoio). Direi che la penna offre il meglio di sé con inchiostri dal flusso medio. Il problema è che, a meno di non usarla regolarmente due volte al giorno, occorre anche che non tendano a seccare sul pennino, considerata la notevole ventilazione del cappuccio... quindi non è semplicissimo trovare il carburante ideale per questa fuoriserie. Io ho trovato un ragionevole equilibrio con:
- Pelikan 4001 blue-black leggermente diluito: poco saturo, resa vintage; puro ovviamente sarebbe più bello, ma se non si diluisce secca in mezza giornata
- Noodler's X-feather blue: aiuta a contenere il tratto e non secca, molto saturo/elettrico, per me un po' troppo chiaro e appariscente per questa penna
- quindi ho provato una mistura Noodler's X-feather blue + Bulletproof black + acqua: il colore mi piace, funziona bene e non secca, con qualche problemino in più nella pulizia
- adesso sto usando Taccia Ukiyo-e Hiroshige Ruri:il flusso è perfetto e non tende a seccare, bello anche se per me un po' chiaro, certo un po' costoso...
rizzi83
Snorkel
Snorkel
Messaggi: 113
Iscritto il: martedì 13 aprile 2021, 9:05
La mia penna preferita: Omas 360 vintage oversize TS
Il mio inchiostro preferito: Noodler’s El Lawrence
Misura preferita del pennino: Flessibile
Gender:

Una sfida tra due regine nere

Messaggio da rizzi83 »

CAPITOLO QUARTO: ESPERIENZA DI SCRITTURA

Da stilografiche della levatura delle nostre regine nere, ci si attendono prestazioni di prim'ordine: vi dico subito che entrambe non deludono le attese, pur con sfumature molto diverse anche sotto questo profilo.

Maneggiando queste penne si ha indubbiamente la netta impressione di utilizzare un oggetto importante (a partire dalle dimensioni) e prestigioso, con conseguente soddisfazione.
La 149 restituisce qualcosa di più in termini di solidità e qualità dei materiali, quasi al punto di non far rimpiangere la celluloide o l'ebanite (e ve lo dice uno per nulla attratto dalle resine moderne); ma la 360 ribatte con la leggerezza e risulta notevolmente più comoda maneggevole, pur essendo più grande.

...ma come scrivono? Bene, naturalmente :D
Ecco una minuscola prova, su carta Buccelli Durevole (spessa, compatta, non molto liscia, avorio) utilizzando il medesimo inchiostro, Taccia Ukiyo-e Hiroshige Ruri.
IMG_7213.jpeg

La OMAS scrive... come tutte le penne prodotte dalla casa in quegli anni: in modo sfacciatamente fluido e piacevole, regolare e preciso.
Con una continuità da Guinnes dei Primati. Ci potreste tranquillamente riempire un foglio A3 di 8 tracciati alla massima velocità che il polso vi consente, senza il minimo salto di tratto! E' anche molto tollerante con l'inclinazione: scrive bene in verticale quanto a 45° o con un angolo ancora più chiuso, e pure sui lati o in reverse (operazioni che si possono fare solo per prova, considerate le acrobazie che impone la sezione triangolare).
Scorre bene anche sulla carta vetrata e l'ho usata con soddisfazione su superfici tutt'altro che lisce, come carta telata, cartoncini vergé o carta a mano. Su una carta vellutata per stilografiche può volare via alla velocità di un Concorde. Il feedback è sempre molto contenuto e piacevole. Naturalmente scrive senza nessuno sforzo, sotto il proprio (modesto) peso.
Le migliori soddisfazioni vengono dalle lunghe sessioni di scrittura, dove leggerezza ed ergonomia esaltano le doti di regolarità e piacevolezza di scrittura. Mi prenderete per matto, ma la utilizzo volentieri per prendere appunti durante le videoconferenze, visto che è accasata nel cassetto della scrivania dell'ufficio: si riesce in modo facile e confortevole anche a scrivere piccolo e fitto (almeno col mio pennino F e un inchiostro non troppo liquido) e il tappo a scatto dà una mano nello stop&go.
L'unico grattacapo rimane la ripartenza...

La Montblanc è dotata di un tratto molto più personale, che mi piace molto e si presta particolarmente allo stampatello, sia maiuscolo che minuscolo (anche se il mio fa pena, lo so!).
Nonostante il taglio Architect, è ben scorrevole, anche se non al pari della 360. Per dare il meglio richiede una carta ragionevolmente liscia; inoltre il pennino non tollera inclinazioni poco ortodosse. La continuità è ottima a patto di moderare la velocità: in realtà, la scrittura "alfabetica" risulta sempre perfettamente regolare, almeno fino alla massima rapidità che io riesco a sostenere; ma se si tira qualche linea o si infilano un po' di asole a tutta birra, è facile metterla in crisi.
Naturalmente queste caratteristiche cambierebbero sensibilmente utilizzando un pennino di taglia superiore, o anche solo un EF privo del singolare profilo architect che caratterizza quelli prodotti negli anni '70.
Anche qui l'alimentazione è molto regolare, forse un tantino asciutta; il che però la rende ben utilizzabile anche su carte mediocri. Per contro non è una penna che evidenzia molto lo shading.
Per le lunghe sessioni di scrittura preferisco sicuramente la OMAS: il peso maggiore e la sezione eccessiva della 149 diventano affaticanti quando si supera qualche facciata; ma su testi di poche righe non sono penalizzanti. Quindi funziona bene nel suo ruolo di penna di rappresentanza, da tirar fuori per farla ammirare a un cliente mentre gli scrivi un appunto.
La ripartenza è sempre ottima.
Rispondi

Torna a “Recensioni”