Un (in)discusso capolavoro giapponese della scrittura: Pilot Custom Heritage 912 – Pennino FA
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Un (in)discusso capolavoro giapponese della scrittura: Pilot Custom Heritage 912 – Pennino FA
Era da un po’ che non recensivo una delle mie belle giapponesi; ho deciso oggi di parlarvi di una modello molto conosciuto e tanto, forse troppo, discusso: la Pilot Custom Heritage 912 con pennino FA. Su questa penna e soprattutto sul suo pennino si è detto di tutto e di più, e credo sia arrivato il momento di aggiungere anche le mie umili considerazioni.
Cominciamo come sempre dalla descrizione esteriore. Si tratta di una penna dalle forme e dai colori molto molto classici: una semplice forma “flat top” (dalle estremità tronche) in semplice resina nera lucida e minuterie in metallo rodiato. Il cappuccio inizia con una testina piatta delimitata da un anello cui è attaccata la clip, molto semplice, piatta e “a cravatta”, poi sul fondo del cappuccio troviamo un anellino che sormonta la veretta principale, lucidata a specchio recante con le incisioni “CUSTOM HERITAGE 912” sulla parte frontale e “Pilot Japan” sulla parte posteriore, entrambe riempite di smalto nero. La penna continua con una leggera rastrematura fino a un altro anellino che delimita il falso fondello, sempre piatto come la testina del cappuccio. Svitando il cappuccio si rivela una sezione che inizia con un piccolo anellino rodiato e prosegue sostanzialmente cilindrica con una leggerissima entasi appena prima della fine, leggermente più larga. Le dimensioni sono, almeno per la mia mano, medie: 140 mm da chiusa, 125 mm da aperta, circa 155 mm con il cappuccio calzato. Purtroppo, non ho strumenti per misurare il diametro, ma posso dire che non è sicuramente una penna slim, ma neanche “cicciotta”, direi nella media, perfetta per le mie mani.
Il sistema di caricamento è quello tanto amato dai giapponesi, decisamente dominante nella loro produzione stilografica: cartuccia/converter. Io ci ho messo il CON-70, altro prodotto di Pilot molto “chiacchierato”, c’è chi lo odia, c’è chi lo ama. Io appartengo alla seconda scuola, trovo che sia un buon converter, robusto, facile da caricare (una volta che si impara la tecnica…), molto capiente (senza spararla troppo grossa, credo che la capacità sia forse di poco inferiore a quella di una Pelikan M200), e soprattutto che aggiunga quel poco di peso in più che dà sostanza alla penna; non che la faccia diventare pesante, ma aggiunge quei pochi grammi che la rendono a mio parere più piacevole. La sensazione di peso e robustezza è accentuata dalla generosa parte interna della sezione in metallo che, nota forse un po’ dolente, si avvita sulla filettatura del fusto ricavata direttamente dalla resina.
Passiamo ora al pennino, il cuore pulsante di questa penna, si tratta di un pennino di misura 10, che nella classificazione di Pilot è quella intermedia tra il più piccolo 5 e il più grande 15 (Esistono anche pennini di misura 3, montati su penne piccole, e pennini di misura 30 sui modelli molto gradi come la Custom Urushi. Esiste anche il pennino numero 50, montato su alcune enormi Namiki). Si presenta molto semplice, senza alcuna decorazione, con un piccolo foro di sfiato, sotto il quale troviamo le incisioni “PILOT/14k-585/FA” e, caratteristica peculiare di questo pennino, due intagli sulle spalle. Sotto al pennino troviamo il classico alimentatore in ABS della linea Custom.
Ora scriverò una cosa che sarà nota a molti, ma la inserisco giusto per completezza: il FA è uno dei pennini speciali della serie Custom, ha misura di punta unica, ed è progettato per essere “super soft” e dare la sensazione di scrivere con la punta di un pennello, come scrive la stessa Pilot sul suo sito ufficiale (per l'elenco completo dei pennini si veda https://www.pilot-custom.jp/en/feature/nib.html):
Tenete presente questa descrizione ufficiale data dal produttore per quello che dirò dopo.
Credo sia dunque giunto il momento di parlare delle prestazioni di scrittura. Si tratta di un pennino flessibile, con i rebbi molto molto reattivi che si muovono al minimo contatto con la carta, tanto che per me è difficile scrivere mantenendo un tratto uniforme, devo veramente sforzarmi. Si tratta infatti di un pennino che definirei “vivo”, ha un forte dialogo con la carta, con la naturale pressione di scrittura il tratto si ispessisce nelle discendenti e nelle curve. Questo effetto è accentuato su carte più ruvide, ma lo vedo ben presente anche sulla liscissima Rhodia. Adesso veniamo alla questione che ha causato tante discussioni in rete: l’alimentatore regge la richiesta di flusso all’allargamento del tratto? La risposta breve è: sì, a patto che si rispettino i limiti strutturali di questo pennino. Il pennino FA dalla mia esperienza non è un pennino per principianti, richiede una mano educata a dare pressione in modo contenuto e graduale, un’oculata scelta di carta e inchiostro, non andare troppo in là con la flessione…ma, se rispettate queste condizioni, può dare veramente tante belle soddisfazioni. Lo ritengo molto adatto alla scrittura in giapponese (grazie al piffero, dirà qualcuno), ma anche lì è indicato per una scrittura posata. Ho visto che da molti viene adattato per la calligrafia nostrana, e qui mi preme specificare: questo pennino può essere ADATTATO per la calligrafia in alfabeto latino, ma non nasce per questo. Da qui credo che nascano tutte le critiche e le polemiche intorno al pennino, perché si richiede al FA di fare bene quello per cui non è stato progettato. Infatti, andando a cercare variazioni di tratto molto ampie, necessarie ad alcuni stili calligrafici, l’alimentatore non riesce a reggere. Molti, infatti, acquistano alimentatori sostitutivi in ebanite a due o addirittura tre canali. Personale esperienza: complice un GdA, ho preso uno di questi alimentatori, a due canali, l’ho montato sulla mia 912, ho visto che il tratto risultava troppo bagnato per i miei gusti, ho rimesso l’alimentatore originale. Per i miei scopi va benissimo così, non sono per niente appassionato dei pennini troppo bagnati, non faccio al momento esercizi di corsivo inglese. Vi lascio la trascrizione di una poesia giapponese con traduzione in italiano.
In conclusione, si può dire che questa penna, semplice ma ben curata, punti tutto sul suo gruppo scrittura: i pennini Pilot sono forse tra i migliori in circolazione nella produzione attuale, e questo qui non è certo da meno. Il pennino FA è come una principessa, va trattato bene, con cura, non è un pennino immediato. Io stesso quando ho acquistato questa penna, dopo innumerevoli video guardati e tante notizie lette in giro, inizialmente sono rimasto un po’ deluso, vuoi per la mano poco educata, vuoi per la scelta di carta e inchiostro ecc., dunque l’avevo messa da parte, ma dopo qualche tempo (e un bel po’ di stilografiche) sono riuscito ad apprezzare (non dico sfruttare appieno) il suo potenziale, perché è una penna che di potenziale ne ha parecchio.
Cominciamo come sempre dalla descrizione esteriore. Si tratta di una penna dalle forme e dai colori molto molto classici: una semplice forma “flat top” (dalle estremità tronche) in semplice resina nera lucida e minuterie in metallo rodiato. Il cappuccio inizia con una testina piatta delimitata da un anello cui è attaccata la clip, molto semplice, piatta e “a cravatta”, poi sul fondo del cappuccio troviamo un anellino che sormonta la veretta principale, lucidata a specchio recante con le incisioni “CUSTOM HERITAGE 912” sulla parte frontale e “Pilot Japan” sulla parte posteriore, entrambe riempite di smalto nero. La penna continua con una leggera rastrematura fino a un altro anellino che delimita il falso fondello, sempre piatto come la testina del cappuccio. Svitando il cappuccio si rivela una sezione che inizia con un piccolo anellino rodiato e prosegue sostanzialmente cilindrica con una leggerissima entasi appena prima della fine, leggermente più larga. Le dimensioni sono, almeno per la mia mano, medie: 140 mm da chiusa, 125 mm da aperta, circa 155 mm con il cappuccio calzato. Purtroppo, non ho strumenti per misurare il diametro, ma posso dire che non è sicuramente una penna slim, ma neanche “cicciotta”, direi nella media, perfetta per le mie mani.
Il sistema di caricamento è quello tanto amato dai giapponesi, decisamente dominante nella loro produzione stilografica: cartuccia/converter. Io ci ho messo il CON-70, altro prodotto di Pilot molto “chiacchierato”, c’è chi lo odia, c’è chi lo ama. Io appartengo alla seconda scuola, trovo che sia un buon converter, robusto, facile da caricare (una volta che si impara la tecnica…), molto capiente (senza spararla troppo grossa, credo che la capacità sia forse di poco inferiore a quella di una Pelikan M200), e soprattutto che aggiunga quel poco di peso in più che dà sostanza alla penna; non che la faccia diventare pesante, ma aggiunge quei pochi grammi che la rendono a mio parere più piacevole. La sensazione di peso e robustezza è accentuata dalla generosa parte interna della sezione in metallo che, nota forse un po’ dolente, si avvita sulla filettatura del fusto ricavata direttamente dalla resina.
Passiamo ora al pennino, il cuore pulsante di questa penna, si tratta di un pennino di misura 10, che nella classificazione di Pilot è quella intermedia tra il più piccolo 5 e il più grande 15 (Esistono anche pennini di misura 3, montati su penne piccole, e pennini di misura 30 sui modelli molto gradi come la Custom Urushi. Esiste anche il pennino numero 50, montato su alcune enormi Namiki). Si presenta molto semplice, senza alcuna decorazione, con un piccolo foro di sfiato, sotto il quale troviamo le incisioni “PILOT/14k-585/FA” e, caratteristica peculiare di questo pennino, due intagli sulle spalle. Sotto al pennino troviamo il classico alimentatore in ABS della linea Custom.
Ora scriverò una cosa che sarà nota a molti, ma la inserisco giusto per completezza: il FA è uno dei pennini speciali della serie Custom, ha misura di punta unica, ed è progettato per essere “super soft” e dare la sensazione di scrivere con la punta di un pennello, come scrive la stessa Pilot sul suo sito ufficiale (per l'elenco completo dei pennini si veda https://www.pilot-custom.jp/en/feature/nib.html):
Tenete presente questa descrizione ufficiale data dal produttore per quello che dirò dopo.
Credo sia dunque giunto il momento di parlare delle prestazioni di scrittura. Si tratta di un pennino flessibile, con i rebbi molto molto reattivi che si muovono al minimo contatto con la carta, tanto che per me è difficile scrivere mantenendo un tratto uniforme, devo veramente sforzarmi. Si tratta infatti di un pennino che definirei “vivo”, ha un forte dialogo con la carta, con la naturale pressione di scrittura il tratto si ispessisce nelle discendenti e nelle curve. Questo effetto è accentuato su carte più ruvide, ma lo vedo ben presente anche sulla liscissima Rhodia. Adesso veniamo alla questione che ha causato tante discussioni in rete: l’alimentatore regge la richiesta di flusso all’allargamento del tratto? La risposta breve è: sì, a patto che si rispettino i limiti strutturali di questo pennino. Il pennino FA dalla mia esperienza non è un pennino per principianti, richiede una mano educata a dare pressione in modo contenuto e graduale, un’oculata scelta di carta e inchiostro, non andare troppo in là con la flessione…ma, se rispettate queste condizioni, può dare veramente tante belle soddisfazioni. Lo ritengo molto adatto alla scrittura in giapponese (grazie al piffero, dirà qualcuno), ma anche lì è indicato per una scrittura posata. Ho visto che da molti viene adattato per la calligrafia nostrana, e qui mi preme specificare: questo pennino può essere ADATTATO per la calligrafia in alfabeto latino, ma non nasce per questo. Da qui credo che nascano tutte le critiche e le polemiche intorno al pennino, perché si richiede al FA di fare bene quello per cui non è stato progettato. Infatti, andando a cercare variazioni di tratto molto ampie, necessarie ad alcuni stili calligrafici, l’alimentatore non riesce a reggere. Molti, infatti, acquistano alimentatori sostitutivi in ebanite a due o addirittura tre canali. Personale esperienza: complice un GdA, ho preso uno di questi alimentatori, a due canali, l’ho montato sulla mia 912, ho visto che il tratto risultava troppo bagnato per i miei gusti, ho rimesso l’alimentatore originale. Per i miei scopi va benissimo così, non sono per niente appassionato dei pennini troppo bagnati, non faccio al momento esercizi di corsivo inglese. Vi lascio la trascrizione di una poesia giapponese con traduzione in italiano.
In conclusione, si può dire che questa penna, semplice ma ben curata, punti tutto sul suo gruppo scrittura: i pennini Pilot sono forse tra i migliori in circolazione nella produzione attuale, e questo qui non è certo da meno. Il pennino FA è come una principessa, va trattato bene, con cura, non è un pennino immediato. Io stesso quando ho acquistato questa penna, dopo innumerevoli video guardati e tante notizie lette in giro, inizialmente sono rimasto un po’ deluso, vuoi per la mano poco educata, vuoi per la scelta di carta e inchiostro ecc., dunque l’avevo messa da parte, ma dopo qualche tempo (e un bel po’ di stilografiche) sono riuscito ad apprezzare (non dico sfruttare appieno) il suo potenziale, perché è una penna che di potenziale ne ha parecchio.
Enrico
"刃を持った者をそのふところに抱き込まねば、愛の世は来ません。刃を手から離させようとするから、やっぱり争いとなるのです。「平和のために戦う」というようなちぐはぐな心がけでは、いつまでたっても戦いはやみますまい"。永井隆、『如己堂随筆』
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Grazie per la lunga e dettagliata descrizione. L’ho provata. Persino per me che premo pochissimo è risultato “troppo” morbido questo pennino. Vero è che ci ho scritto proprio due parole, ma mi sono resa conto che richiede davvero molta posa e attenzione
Silvia
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Come tutte le penne giapponesi entro una ragionevole fascia di prezzo, possiamo dire che cosa fa la differenza è il gruppo. Non che sia da sottovalutare, ma dipende quanto peso si vuol dare anche ad estetica e materiali. In questo campo trovo che anche questa CH 912 sia fin troppo understated.
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L’unica flessibile degna di questo nome in circolazione sulle moderne e, parere personale, meglio anche di tante blasonate vintage
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Mi associo alla coerente ereticaAutomedonte ha scritto: ↑lunedì 17 marzo 2025, 22:33 L’unica flessibile degna di questo nome in circolazione sulle moderne e, parere personale, meglio anche di tante blasonate vintage![]()
Sono eretico lo ammetto![]()

Ho l'afa sulla 743 e lo trovo un pennino magnifico. Quello della 743 è meno morbido di questo della 912 ma ha uno snap back migliore a noi avviso. Un pennino decisamente da avere

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Provata giusto un minuto al pen show dí Milano.
Si è infilata di prepotenza tra i desideri per Natale 2025.
Per ora (e siamo solo a Marzo) se la giocano in tre:
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Illuminami, te ne prego!Enbi ha scritto: ↑lunedì 17 marzo 2025, 19:00 Il sistema di caricamento è quello tanto amato dai giapponesi, decisamente dominante nella loro produzione stilografica: cartuccia/converter. Io ci ho messo il CON-70, altro prodotto di Pilot molto “chiacchierato”, c’è chi lo odia, c’è chi lo ama. Io appartengo alla seconda scuola, trovo che sia un buon converter, robusto, facile da caricare (una volta che si impara la tecnica…)

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Terzo eretico a rapporto.edis ha scritto: ↑lunedì 17 marzo 2025, 22:44Mi associo alla coerente ereticaAutomedonte ha scritto: ↑lunedì 17 marzo 2025, 22:33 L’unica flessibile degna di questo nome in circolazione sulle moderne e, parere personale, meglio anche di tante blasonate vintage![]()
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Ho l'afa sulla 743 e lo trovo un pennino magnifico. Quello della 743 è meno morbido di questo della 912 ma ha uno snap back migliore a noi avviso. Un pennino decisamente da avere![]()
Sia per l’Fa numero 10, sia per quello numero 15.
Più di 25 anni di esperienza nell’accontentare scimmie. Per consulenze e preventivi contattatemi.
Caricatore di scimmie presso: Salumeria Stilografica Emiliana
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Ecco, effettivamente la mia filosofia stilografica dall'inizio è stata più o meno: "il pennino prima di tutto". Le volte che mi sono lasciato affascinare da penne molto belle, con un corpo molto ricercato, ma con pennini che non mi appagavano, molto presto ho smesso di usarle.francoiacc ha scritto: ↑lunedì 17 marzo 2025, 22:12 Come tutte le penne giapponesi entro una ragionevole fascia di prezzo, possiamo dire che cosa fa la differenza è il gruppo. Non che sia da sottovalutare, ma dipende quanto peso si vuol dare anche ad estetica e materiali. In questo campo trovo che anche questa CH 912 sia fin troppo understated.
In questo caso credo poi che il corpo penna sia sì molto semplice, "anonimo" si potrebbe addirittura dire, ma almeno è solido e fatto bene, a differenza della 74/91 che mi pare decisamente leggerina.
Enrico
"刃を持った者をそのふところに抱き込まねば、愛の世は来ません。刃を手から離させようとするから、やっぱり争いとなるのです。「平和のために戦う」というようなちぐはぐな心がけでは、いつまでたっても戦いはやみますまい"。永井隆、『如己堂随筆』
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Eh sì, è una principessa del flessibile come ho detto, va trattata bene ma si vede che ha il sangue blu

Com'è noto Pilot all'aumentare della dimensione del pennino per i modelli soft e il FA riduce la flessibilità, credo per una questione di robustezza o chessoio...
Ho provato anche il FA numero 15, e devo dire che è più gestibile, anche se il mio cuore batte proprio per quello numero 10, sembra veramente di scrivere con la punta di un pennello, ma con i vantaggi di una stilografica.
Enrico
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Non so se sia l'unica tecnica, ma ti dico quello che faccio io: tenere saldamente converter e gruppo scrittura con l'indice già pronto sul pulsante, immergere pennino e un pezzetto di sezione nell'inchiostro perfettamente in verticale (non inclinato), dare un paio di decise pressioni del pulsante non frenetiche ma neanche troppo distanziate l'una dall'altra. In 3/4 pressioni riesco a riempire tutto il converter, e sottolineo tutto: questo credo sia uno dei pochissimi converter in grado di riempirsi completamente con facilità.
Enrico
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Grazie! Per la Pilot Custom 74 ho quello a vite ed è meno performante e l'ultima volta che l'ho caricato senza gruppo di scrittura attaccato, poi quando l'ho infilato nella penna ho combinato un disastro.Enbi ha scritto: ↑martedì 18 marzo 2025, 8:20Non so se sia l'unica tecnica, ma ti dico quello che faccio io: tenere saldamente converter e gruppo scrittura con l'indice già pronto sul pulsante, immergere pennino e un pezzetto di sezione nell'inchiostro perfettamente in verticale (non inclinato), dare un paio di decise pressioni del pulsante non frenetiche ma neanche troppo distanziate l'una dall'altra. In 3/4 pressioni riesco a riempire tutto il converter, e sottolineo tutto: questo credo sia uno dei pochissimi converter in grado di riempirsi completamente con facilità.

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Il CON-40 chiamarlo "poco performante" è un complimento

Sulla 74 consiglio caldamente di montare il CON-70, dà quel poco di peso che migliora molto il bilanciamento generale, altrimenti è un po' troppo leggerina per i miei gusti.
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Io devo ammettere che mi trovo piuttosto d'accordo con Francesco. Queste penne della Pilot, se non si sale un po' più su nel listino e a quel punto i prezzi schizzano a razzo, peccano un pochino di aspetto dimesso. E' un peccato, perché è vero che per chi cerchi questa tipologia di pennini speciali, ma anche quelli di serie, Pilot ci sa fare, proponendo anche il pennino in oro, e difficilmente il gruppo pennino delude.
Il resto però è minimo sindacale, fatto con criterio molto razionale, si percepisce, ma poco altro.
Mi rendo conto che sia una mission aziendale specifica. Quando cerco una penna di cui innamorarmi in effetti guardo altrove (per me la penna non è solo il pennino).
Poi per il resto sono penne con alcuni pennini davvero belli, per cui di certo non le disdegno e ne ho anche qualcuna (la 743 FA è ancora a wish list, che spero di concretizzare quest'anno).
Il resto però è minimo sindacale, fatto con criterio molto razionale, si percepisce, ma poco altro.
Mi rendo conto che sia una mission aziendale specifica. Quando cerco una penna di cui innamorarmi in effetti guardo altrove (per me la penna non è solo il pennino).
Poi per il resto sono penne con alcuni pennini davvero belli, per cui di certo non le disdegno e ne ho anche qualcuna (la 743 FA è ancora a wish list, che spero di concretizzare quest'anno).