So che mi ripeto, ma tant’è… La fotografia è fotografia, con qualsiasi mezzo che usi la luce per produrre un’immagine
che uno ha nella testa.
Se ciò che ne viene fuori assomiglia all’immagine che era “dentro di noi”, tutto va bene per farlo, e allora digitale e analogico non sono più nessuna alternativa, ma solamente mezzi diversi per avvicinarsi all’idea.
Vi voglio fare, qui sotto, un esempio. Non prendetelo troppo sul serio, é quel che è, ma mi permette di raccontarvi la storia di analogico/digitale così come la vedo io.
Ogni tanto, con una delle mie fotocamere con pellicola (davvero il termine “analogico” non capisco che cosa significhi e lo uso il meno possibile), riprendo alcuni dettagli della casa, oggetti, scorci, luci e ombre che hanno per me un particolare valore affettivo. Ne faccio una serie, completamente personale, che con il tempo ha preso il titolo di “Casa onirica”.
Qui sotto vi faccio vedere una delle ormai più di settanta fotografie di questa serie. É un reggilibri, fotografato su pellicola. Ho rivelato la pellicola in casa e poi la ho fotografata in controluce contro uno schermo finemente smerigliato. La pellicola in bianco e nero, in realtà, ha un colore. Ogni pellicola ha un colore diverso, e quando nella ‘camera chiara” del computer la si
inverte, ne viene fuori il suo colore complementare. L’uccellino reggilibri è diventato così, di un colore tra il castagno e il ruggine.
Fotografia su pellicola Delta 100 in formato 120, il negativo fotografato su un sensore da 50MP (ma i bordi “buttati via”) e invertito in Photoshop.
Qualche tempo dopo ho acquistato una piccola cornice di legno e ho stampato la fotografia (alla bell’e meglio) con la stampante a getto d’inchiostro di casa. Quando ho collocato la foto su uno scaffale della libreria, mi è parsa irresistibile l’idea di fotografarla nuovamente insieme al reggilibri che ne era stato l’ispirazione iniziale. Un uccellino al quadrato…
Ripresi la fotografia direttamente sul sensore. Siccome l’immagine nativa è a colori, al
convertirla in bianco e nero posso decidere che tonalità di grigio voglio che abbia ognuno dei colori primari. Così il mappamondo, per esempio, che è di un colore giallastro rosato, l’ho fatto diventare un tono più scuro di quanto si percepisca “nella realtà”.
Fotografia a colori eseguita su sensore da 50MP, convertita in “bianco e nero” con Photoshop.
Siccome le mie fotocamere mi consentono di alternare il sensore digitale e la pellicola, ho usato anche quest’ultima per riprendere lo stesso soggetto Ho sviluppato il negativo e lo ho digitalizzato con il sensore della fotocamera, convertendolo in positivo con Photoshop.
Fotografia su pellicola Fomapan 100 in formato 120, il negativo fotografato su un sensore da 50MP e invertito in Photoshop.
Siccome l’immagine nativa in questo caso è in bianco e nero, non posso usare i filtri di Photoshop per decidere le tonalità di grigio dei vari colori della scena, ma questi vengono catturati, per così dire, in forma neutra dalla pellicola. Potete notare, per esempio, come il mappamondo appaia molto più chiaro senza essere filtrato.
Io trovo che ognuna delle fotografie, per la mia sensibilità fotografica, parli un proprio linguaggio, simile ma non uguale. Su quale supporto siano state realizzate è, a mio modo di vedere, piuttosto indifferente,