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WATERMAN’S No. 7 “JET BLACK” SET IN BOX — New York, 1933

Foto e recensioni di Giorgio Fasciolo
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WATERMAN’S No. 7 “JET BLACK” SET IN BOX — New York, 1933

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Christmas 1933
Auguri da Waterman’s!

1. Merry Christmas 1933 - 2024.jpg




Il set
2. WN7JS. THE SET.jpg
WATERMAN’S NUMBER SEVEN (No. 7) SET stilografica/matita meccanica in celluloide nera Jet [Black] tornita dal pieno, parti metalliche a vista laminate in oro; la stilografica con cappuccio a vite, corretto pennino Waterman’s <PURPLE> in oro 14 carati e disco colorato corrispondente sul fondello, caricamento a levetta; la matita meccanica con funzione “propel/repel” impiega mine da 1.1 mm. Produzione U.S.A., anno 1933.




Le misure
Stilografica
Penna chiusa: 14,0 cm
3. WN7JS. Capped 1.jpg
Cappuccio: 6,3cm
4. WN7JS. Open 1.jpg
Fusto: 13,0 cm (con pennino sporgente di 2,1 cm)
5. WN7JS. Open 3.jpg
Con cappuccio calzato: 17,7 cm (con pennino sporgente di 2,4 cm)
6. WN7JS. Posted.jpg
Ø cappuccio: 14,0 mm
Ø fusto (alla levetta): 11,5 mm
Diametro medio impugnatura: 10,0 mm
7. WN7JS. Open 2.jpg
Peso (carica): 20 g
Cappuccio: 7 g
Fusto: 13 gr

Matita meccanica
8. WN7JS. Set 2.jpg
Lunghezza: 13,9 cm
Ø della sezione cilindrica: 9,5 mm
Peso: 24 g
9. WN7JS. Pencil closed and opened.jpg

Christmas Box (1933-)1935
10. WN7JS. Christmas box 1.jpg
L: 16,3 cm / l: 4,8 cm / H: 2 cm
Peso (vuota): 30 g




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Marca e modello
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende di questo grandissimo tra i Produttori potrà fare riferimento al nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Waterman

Per una completa ricapitolazione della storia delle <No.7 & N.5>, si consulti il profilo ad esse dedicato da Richard Binder
http://www.richardspens.com/ref/profiles/no7.htm
che pure ancora contiene lacune significative (come, ad esempio, le date di lancio sul mercato dei modelli successivi al primo) e talune imprecisioni.

Per il modello in ebanite (1927) si consulti anche il nostro Wiki,
https://www.fountainpen.it/Waterman_Ripple
mentre per quello in celluloide (1933) la voce che era stata recentemente aggiornata verrà ulteriormente ampliata da Simone Piccardi :thumbup: dopo la presente recensione:
https://www.fountainpen.it/Waterman_No._7_%26_No._5
Per la mia recensione dello “stiloforo dedicato” (#501) al modello No.7 in celluloide si veda:
viewtopic.php?t=32438
Per la mia recensione della variante colorata/modello successivo in celluloide, la <No.7 “Emerald Ray”> del 1935, si veda:
viewtopic.php?t=31049

Avendo svolto la maggior parte delle ricerche sul modello in occasione della redazione delle recensioni sopracitate, ho ritenuto di dover richiamare in questa sede alcune delle nozioni già esposte, integrandole con aggiunte significative.

* * *

Per ciò che concerne il nome commerciale/brand name del modello, Waterman’s <No. 7> o, per esteso, <Number Seven>, è necessario precisare che tale denominazione servì a designare due modelli distinti e tra loro molto diversi.
A entrambi i modelli deve sempre essere accostata la relativa versione più piccola, ma non certo ancora propriamente “da signora” (coi suoi ca. 13 cm di lunghezza media), con clip, la <No. 5> (più Batman & Robin, dunque, che Batman & Catwoman).
Lanciate dalla Casa una subito dopo l’altra, rispettivamente nel 1927 (con la <No.5> abbinata nel 1928) e nel 1933 (con la <No.5> abbinata che ricalca esattamente le forme della #94 in celluloide, ma solo in colore nero), le due stilografiche denominate <No.7> ebbero in comune la loro forse unica (ma senz’altro primaria) ragion d’essere, ovvero la messa a disposizione del pubblico del rivoluzionario sistema di «Pennini con Codice dei Colori» (https://www.fountainpen.it/Waterman_Nib_Color_Code), in cui a ciascuna delle (prima 6 poi) 7 punte disponibili veniva associato un diverso colore (in un decennio di colori se ne poterono contare in totale fino a 9, forse 10). Entrambe le stilografiche furono studiate con la possibilità di riconoscere anche a penna chiusa tali pennini (connotati da un caratteristico foro “keyhole” a “buco della serratura”) grazie ad un richiamo del colore appropriato posizionato all’esterno (sul cappuccio prima, sul fondello poi).

• Il primo modello (uscito nel 1927) era di grandi dimensioni (pari a quelle di una #55), posizionato all’epoca del lancio al top della gamma della Casa, in un tradizionale stile flat top (https://www.fountainpen.it/Flat_top), realizzato nella esclusiva ebanite Ripple, con un anellino colorato sul cappuccio che identificava il tipo di pennino montato.
11. 1927-09-Waterman-Ripple.jpg
1927-09-Waterman-Ripple (dal Wiki)

• L’evoluzione di questo primo modello (o, meglio, la sua profonda mutazione), proposta circa sei anni dopo a partire dal 1933, fu una penna affatto diversa, tanto da venir definita dalla pubblicità come <Improved No.7> (<No.7 migliorata>): di dimensioni leggermente inferiori, in stile elegantemente streamlined, realizzata in celluloide (soltanto nera, per i primi due anni dal debutto), con il codice dei colori dei pennini espresso da un circoletto colorato inserito nel fondello, questa seconda versione montava il nuovissimo alimentatore “Tip-Fill”.
12. Waterman's Catalog 1933, p.8 (fonte PCA).jpg
Waterman's Catalog 1933, p.8 (fonte Pen Collectors of America)

La penna oggetto della mia recensione è proprio una <No.7> appartenente a questa seconda tipologia.


Le <Number Seven> in celluloide
Il nome del modello, innanzi tutto, è The <Number Seven> ma sempre nelle pubblicità (fuori dal Catalogo generale del 1933) si trova espresso come <No. 7>.
Il segno di abbreviazione <No.> (come le varianti <No / No / no.>) che nella lingua inglese indica numerazione, composto da una <N> ed una <O.> deriva direttamente dal latino <numerus>, nella declinazione all’ablativo <numero> (= con il numero).

1) La <No. 7> in celluloide “Jet” (nera) - 1933
La prima pubblicità da me rinvenuta in assoluto è quella apparsa sulla rivista «Collier’s» del 3 giugno 1933: l’ho acquistata dagli USA e oggi volentieri la conferisco al nostro Wiki. :thumbup:
13. WATERMAN - 1933.06 – Improved No. 7 Pen with Tip-Fill Feed & Correspondence Inks - Collier's magazine - pag.3.jpg
WATERMAN - 1933.06 – Improved No. 7 Pen with Tip-Fill Feed & Correspondence Inks - Collier's magazine - pag.3

Questa pubblicità, di indubbia efficacia anche grazie alle notevoli dimensioni della pagina (35x26,5 cm),
14. WATERMAN - 1933.06 – Improved No. 7 Pen with Tip-Fill Feed & Correspondence Inks - Collier's magazine - pag.3 with Pen.jpg
anticipò di ben un mese le inserzioni sulla stampa quotidiana nordamericana (che posso consultare in abbonamento), presentando la nuova penna (<No.7> in celluloide nera Jet) e il nuovo alimentatore “Tip-Fill” (per un caricamento realmente "pulito" in quanto il pennino poteva essere immerso nell'inchiostro soltanto sino al foro di sfiato!) come indissolubilmente legati.
15. Chicago_Tribune_Wed__Jul_5__1933.jpg
Chicago_Tribune_Wed__Jul_5__1933

Da entrambe le pubblicità sopra allegate risulta che il brevetto del nuovo alimentatore montato sulla <Waterman’s [improved] No.7 Pen> era U.S. Patent No.1,882,644 (richiesto nell’agosto del 1930, concesso nell’ottobre del 1932 e subito assegnato alla Waterman)
16. U.S. Patent No. 1,882,644 (Tip-Fill feed) 1932.10.jpg
(https://patents.google.com/patent/US188 ... oq=1882644), che è già rubricato nell’archivio dei brevetti sul nostro Wiki, ma non è esplicitamente ricollegato al nome commerciale “Tip-Fill”. Da notare, in ogni caso, che i disegni del brevetto non paiono corrispondere esattamente alla versione definitiva in seguito commercializzata, che mostra due vistose e perciò inconfondibili rastremature laterali…
17. WN7JS. Tip-Fill feed 1.jpg
Dal Catalogo generale del 1933 si apprende come la <No.7> e la <No.5> in celluloide nera “Jet” fossero le sole penne della gamma equipaggiate con i pennini che esprimevano “esplicitamente” il codice dei colori.
A ciascun colore corrispondeva una punta adatta ad ottenere un certo tipo di tratto; i sette colori disponibili coprivano secondo la Casa il 95% delle esigenze di scrittura della popolazione scrivente (per gli altri, come i musicisti, c’erano i pennini “speciali”). Le punte si provavano in negozio scegliendo tra 7 penne <No.7> contenute in un vassoio: era il cosiddetto “Waterman’s 7-Point Test”.
18. Waterman's Catalog 1933, p.9 (fonte PCA).jpg
Waterman's Catalog 1933, p.9 (fonte PCA)

Scelto il colore/pennino che meglio si adattava alla propria scrittura, il cliente poteva ordinare la penna delle giuste dimensioni per la sua mano e che più gli piaceva come modello (ad esclusione delle economiche) specificando che tipo di pennino/punta avrebbe dovuto montare: così, ad esempio, una “Patrician” con pennino RED (medio semiflessibile), una “Lady Patricia” con pennino PINK (fine e flessibile), una “#94” con pennino GREEN... Ma i pennini non avrebbero recato la stampigliatura con il NOME espresso del colore né avuto il foro di sfiato a “buco della serratura” (keyhole).
Come abbiamo visto sulla pagina di catalogo 1933 allegata precedentemente, sulla <No.7> il colore del pennino a penna chiusa si poteva sempre apprendere grazie ad un dischetto colorato inserito nel fondello, caratterizzato dalla stampigliatura del numero <7> in nero a contrasto al centro.
19. WN7JS. Number 7 purple disc inscription on blind cap C.jpg




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Era stato anche sviluppato un calice apposito (molto raro oggi sul mercato), riconoscibile per la decorazione a banda larga, per alloggiare la penna senza un codale avvitabile ma con il cappuccio calzato, che ho diffusamente commentato in un articolo ad esso dedicato:
viewtopic.php?t=32438
20. WN7JS. Dedicated Desk set #501 - 1.jpg

21. WN7JS. Dedicated Desk set #501 - 2.jpg

* * *

Integro questo breve excursus storico con il mio secondo conferimento documentale odierno, risalente al primo Natale della nuova <No.7>, tratto da una delle riviste principali degli Stati Uniti dell’epoca, di grande formato, di cui purtroppo il venditore non ha saputo indicare la fonte: fortunatamente, però, la data è direttamente visibile. :thumbup:
22. WATERMAN - 1933.12 – Patrician, No. 7, Lady Patricia, #94, #92, #32 Sets & Desk set - Unknown magazine, pag.71.jpg
WATERMAN - 1933.12 – Patrician, No. 7, Lady Patricia, #94, #92, #32 Sets & Desk set - Unknown [monthly] magazine, pag.71

Come si può vedere, i 6 modelli presentati (tutti in set stilografica/matita) e rigorosamente in ordine decrescente di prestigio e costo, compaiono sopra uno sfondo di agrifoglio, puntualmente ripreso dalla decorazione della scatolina (che era sicuramente ancora in uso nel Natale del 1935).
23. WN7JS. Christmas box closed & opened.jpg
Nel paginone pubblicitario (34x25,5 cm) «le penne sono presentate un poco ridotte rispetto al vero».
24. WATERMAN - 1933.12 – Patrician, No. 7, Lady Patricia, #94, #92, #32 Sets & Desk set - Unknown magazine with Set & Box.jpg

Riassumendo, le principali caratteristiche della <No.7 "Jet"> in celluloide erano:
• nuovo alimentatore “Tip-Fill”;
• disponibilità di 7 punte/pennini con codice dei colori e corrispondente dischetto colorato sul fondello;
• stiloforo dedicato.


2) La <No. 7> in celluloide “Emerald Ray” - 1935
La differenza sostanziale tra la No.7 “Jet” e la No.7 “Emerald Ray” (immessa sul mercato due anni e mezzo dopo) è che la seconda (pur equipaggiata sempre con gli scenografici pennini con “codice dei colori” dedicati ma ora estesi anche alle nuove Ink-Vue) non ha più alcun segno esterno di riconoscimento del “colore” del pennino montato: il dischetto colorato inserito nel fondello, infatti, è sparito e resta ora solo il numero <7> stampigliato al centro.
La penna, finalmente dotata di una lussuosa e innovativa livrea dedicata, smette di essere principalmente (per molti collezionisti!) una “penna nera per il servizio in negozio” e acquista una nuova autonomia estetica che, come subito vedremo, la fa sempre posizionare nelle pubblicità della Casa al fianco della “Patrician”, ancora gloriosa top di gamma.

Ma veniamo alla promozione sulla stampa quotidiana. Nella primissima Ad da me rinvenuta (5 dicembre 1935) si accenna alla bellezza («la più bella penna per l’uomo»), all’alimentatore “Tip-Fill” (per il caricamento “pulito”) e al nuovo colore “Emerald Ray” che ha consentito la costruzione di un fusto dalla “doppia robustezza” (rispetto a quale altro tipo/colore di celluloide però?!).
Leggendo una seconda pubblicità (apparsa nella stessa settimana), potrebbe sembrare addirittura che rispetto al colore precedente e ancora sempre disponibile (il nero “Jet”) la nuova “Emerald Ray” proponga anche delle modificazioni del “design”!
In effetti, dai disegni delle pubblicità e del “Pen Prophet” (che allegherò qui sotto) non si riesce bene a capire se, per esempio, rispetto alle precedenti <No.7 “Jet”> la fascia del cappuccio sia più larga sulle penne con il nuovo colore, o la filettatura del cappuccio più estesa, o la testina scalettata più alta: ma potrebbe anche essere che si intenda una semplice estensione del concetto di “nuovo colore” o, più verosimilmente, potrebbe trattarsi di una mera vanteria pubblicitaria…
Dal vivo, alcune differenze ci sono eccome: a parte le variazioni millimetriche rilevate nelle dimensioni generali
25. WN7. Jet 1933 & Emerald Ray 1935 - Capped.jpg
(che possono essere facilmente apprese consultando entrambe le misurazioni pur non certo infallibili da me effettuate ;) ),
26. WN7. Jet 1933 & Emerald Ray 1935 - Opened.jpg
vi sono anche percettibili reinterpretazioni di dettagli stilistici/decorativi, come la scalettatura delle testine (e non potrebbe essere diversamente, poiché nella livrea “ray” la testina è in celluloide nera applicata), il numero 7 sul fondello (con dischetto in celluloide inserito a pressione, oppure semplicemente inciso/stampigliato) o i caratteri e la disposizione delle parole nell’iscrizione principale, ma anche quasi impercettibili differenze come l’altezza della zigrinatura dei fascioni, la forma del labbro del cappuccio…
27. WN7. Jet 1933 & Emerald Ray 1935 - Caps.jpg
D’altro canto, i cappucci sono intercambiabili sulle filettature, le levette e le clip, pur molto elaborate, paiono identiche, così come le sezioni e gli alimentatori.
È sempre oltremodo difficile, sulle penne d’epoca, stabilire se la profondità a cui può essere calzato il cappuccio sia frutto di una precisa scelta stilistica oppure si tratti di una caratteristica legata al singolo esemplare (lavorazione all’origine del pezzo, ovvero restringimenti o dilatazioni): dopo numerose osservazioni, personalmente ritengo che le ammiraglie Waterman’s degli anni 1929/1931 (Patrician e poi Number Seven) tendessero a calzare il cappuccio piuttosto arretrato sul fusto (forse per guadagnare in lunghezza e quindi in slancio 8-) ).
28. WN7. Jet 1933 & Emerald Ray 1935 - Posted.jpg
La prima immagine a colori della nuova livrea apparve su «The Pen Prophet» (lo storico “house organ” della Waterman destinato esclusivamente ai suoi rivenditori) del Natale 1935, in cui la nuovissima <No.7 “Emerald Ray”> è significativamente accostata alla top di gamma “Patrician” in un tête-à-tête che ha il sapore di un passaggio di testimone. Anche alla nuova arrivata spetta l’onore di una rappresentazione in set penna-matita con scatolina.
29. The Pen Prophet – Vol.XXXII N.2 Christmas 1935 - p.5 (fonte Pen Collectors of America).jpg
The Pen Prophet – Vol.XXXII N.2 Christmas 1935 - p.5 (fonte Pen Collectors of America)

E tuttavia, è sempre ben rappresentata anche la versione nera (con matita) che viene ritenuta adatta al target dei «business men» grazie al suo classico accostamento di nero & oro.




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A Natale, sulle riviste a maggiore tiratura compare una nuova “foto di famiglia” (da me conferita precedentemente) dei modelli più rappresentativi della Casa distribuiti per fasce di prezzo alla fine del 1935.
30. WATERMAN - 1935.12.14.  No. 7, No. 3, Ink-vue Silver ray, Patrician, Lady Patricia SET, Desk set. The Saturday Evening Post, p.99.jpg
WATERMAN - 1935.12.14. No. 7, No. 3, Ink-vue Silver ray, Patrician, Lady Patricia SET, Desk set. The Saturday Evening Post, p.99 (dal Wiki)

A Natale dell’anno seguente (1936) il «Pen Prophet» mostrava ancora in copertina l’inconfondibile silhouette di una <No.7>, ma lo scettro di “più bella del reame Waterman” era appena passato alla nuovissima penna trasparente di lusso, la splendida “De Luxe Ink-Vue”, che alla fine di quell’anno prenderà il posto della coppia di penne a levetta “tradizionali” (la “Patrician”, ormai alla fine del suo ciclo come top di gamma, e la <No.7>), derivando però dalla <No.7 “Emerald Ray”> oltre alla celluloide RAY anche la maggior parte delle caratteristiche stilistiche, ma offrendo in più l’ultimo grido in fatto di tecnologia: una penna trasparente con scenografico caricamento “double-action lever”…
31. 1936-12-Waterman-InkVue-EtAl.jpg
1936-12-Waterman-InkVue-EtAl (dal Wiki)

La <No.7 Jet> è però ancora sugli scudi a $7 (la più cara dopo la top di gamma a $8,50), ma l’eclissi delle penne “non trasparenti” a levetta di alta gamma divenne pressoché totale il Natale successivo (1937) in cui la pubblicità non fa più alcun accenno alle due <N.7>, mentre alle meno costose #94 spetta il compito di montare i pennini con codice dei colori insieme alla famiglia delle Ink-Vue:
https://www.fountainpen.it/images/4/44/ ... x-EtAl.jpg

Essendo stata presto rimpiazzata da una penna davvero molto simile agli occhi del pubblico ma tecnologicamente ben più all’avanguardia, la finestra temporale “pubblicitaria” (ma anche delle vendite reali) della <No.7 “Emerald Ray”> fu quindi particolarmente breve ⎯ dal dicembre 1935 al novembre 1936, ragionevolmente ⎯ e le penne come quella mostrata più sopra risultano oggi estremamente poco comuni e molto ricercate.

3) La <No. 7> in celluloide Jet con caricamento “Ink-vue” [???]
La <No.7>, ma solo nella livrea nera (“Jet”), continuò ad essere promossa sulla stampa quotidiana americana dai singoli negozi per esaurire le scorte sino al 1940 circa.
Tuttavia, secondo Richard Binder (all’indirizzo citato) dopo la <Jet> e dopo la <Emerald Ray> vi sarebbe stata una terza evoluzione della <No.7> in celluloide, che sarebbe stata, a suo dire, una penna con:
• il cappuccio della versione nera Jet,
• il caricamento tipo ink-vue a levetta snodata,
• la piccola finestrella di controllo visulated (e non con tutto il fusto trasparente come nel modello Deluxe),
• il pennino senza più il codice dei colori ma con la stampigliatura, per la prima volta, del solo #7 tra le altre iscrizioni.
Ma Binder non può affermare con certezza che la penna fosse denominata commercialmente <No.7>, né che su questo presunto modello alla soglia degli anni Quaranta si trovasse stampigliato ancora il #7 (perché i fondelli erano scalettati). Personalmente escluderei che si possa considerare una penna con caricamento Ink-Vue una successiva incarnazione del modello <No.7> a levetta tradizionale. Ho sempre avuto il sospetto che questa ultima incarnazione della No.7 in celluloide di cui Binder parla sia in realtà un “marriage” tra parti di penne diverse: la “vera” No.7 per il cappuccio “maritata” al fusto di una #511 o forse di una #513… Quel che è certo è che, allo stato attuale delle conoscenze condivise, non sembrano esservi cataloghi o pubblicità in cui si presenta una stilografica denominata <No.7> diversa dalla “Jet” del 1933 e dalla “Emerald Ray” del 1935.
Rimando comunque la soluzione di questo problema di classificazione a future ricerche.


* * *


Dopo questo inquadramento storico spero utile, possiamo dedicarci alla descrizione dei dettagli più significativi del Set in presentazione.



Le iscrizioni del Produttore
• Sul fusto della penna non vi è più la seconda stampigliatura, quella ortogonale vicina al fondello, introdotta nel 1923, che indicava il Paese di produzione (Made in U.S.A.), poiché tutte le informazioni a partire dal nome del Produttore sono ora concentrate nell’unica stampigliatura longitudinale (adesso quindi su 4 righe), posizionata tradizionalmente all’opposto della levetta.
32. WN7JS. Barrel inscription.jpg
WATERMAN’S
REG.U.S. (globo IDEAL) PAT.OFF.
MADE IN U.S.A.
FOUNTAIN PEN

Si noti che questa iscrizione differisce per alcuni dettagli da quella presente sul modello “Emerald Ray” (perché le iscrizioni vennero aggiornate regolarmente alla nascita di nuovi modelli significativi ;) ).

• Il numero del modello 7
33. WN7JS. Number 7 purple disc inscription on blind cap.jpg
è inciso e riempito di vernice nera al centro di un dischetto/cilindretto di celluloide colorata viola (purple) inserito a pressione al centro del fondello (blind cap). Il #7 è stato allineato alla levetta.

• Delle iscrizioni presenti sul pennino si darà conto nel paragrafo ad esso dedicato.

• Sul fusto della matita meccanica è presente invece una stampigliatura ortogonale su 3 righe posizionata (sul “cappuccio”) all’opposto del fermaglio.
34. WN7JS. Pencil inscription.jpg
WATERMAN’S
REG.U.S. PAT.OFF.
MADE IN U.S.A.


Osservazioni
La <No.7> in celluloide del 1933 non derivò i dettagli che la connotano stilisticamente direttamente dal precedente modello che portava il medesimo nome (la flat-top <No.7> in ebanite Ripple del 1927, erede di un impianto sostanziale e formale utilizzato già dal lontano 1915) bensì, con tutta evidenza, dalla “Patrician” e dalla “#94”, entrambe create dalla matita dell’ispirato designer Gabriel Larsen (1888-1943), che dalla fine degli anni Venti aveva iniziato a rivoluzionare le linee (ma anche la tecnologia) dell’intera gamma della Casa. A questo proposito gioverà ricordare che la Waterman solo l’anno precedente (posticipando curiosamente di un anno il debutto del marchio sul mercato rispetto a tutte le ricostruzioni precedenti, che lo fissavano più correttamente al 1883) aveva festeggiato il Cinquantenario della Casa (“Golden Anniversary” 1884-1934, “The World’s First Practical Fountain Pen”): sulla quarta di copertina del numero celebrativo della rivista aziendale “The Pen Prophet” compariva una parata di modelli tutti opera del grandissimo Larsen…
35. The Pen Prophet – 1934, cover (fonte Ebay).jpg
Patrician, No.7, #94, Lady Patricia e #3V (fonte Ebay)

Il “family feeling” della gamma è già tutto contenuto nell’immagine precedente.

Nelle penne con caricamento a leva laterale il designer non poteva progettare un fermaglio senza pensare alla necessità di abbinarlo convenientemente alla levetta di caricamento. Finalmente abbandonata la clip coi due rivetti e la sferetta terminale (il glorioso ma obsoleto fermaglio “Clip-Cap”) abbinata alla levetta con la paletta rotonda su cui era impresso il globo “Ideal”, al designer si apriva un nuovo mondo, che però richiedeva inventiva nel progettare ma rigore nel determinare gli abbinamenti conseguenti.
È evidente dall’immagine precedente come, una volta optato per una forma geometrica, il designer di talento dovesse necessariamente trarre delle conseguenze di volta in volta diverse.
Senza impiegare un curioso quanto significativo ibrido di fermaglio brevettato precedentemente (forse perché troppo poco definito geometricamente),
36. Patent-US-D081247-1.jpg
dopo aver progettato la “Patrician” e la “#94” (in celluloide, del 1931) Gabriel Larsen rifuse le istanze di entrambe le penne in una stilografica che apparisse lussuosa, ma un poco meno della “Patrician” (rinunciando al decoro sovrabbondante, per esempio sul fascione, che è comunque il suo bello, intendiamoci!), e dall’altro lato che sfruttasse i dettagli innovativi della più piccola “#94” (come la testina scalettata), rendendoli per converso più opulenti, così da raggiungere un nuovo livello di compromesso nell'aderire alla sempre sfuggente Modernità…
37. The Pen Prophet – 1934, cover. Waterman’s Patrician, No.7 e #94 clips and levers - Detail(fonte Ebay).jpg
37. The Pen Prophet – 1934, cover. Waterman’s Patrician, No.7 e #94 clips and levers - Detail(fonte Ebay).jpg (113.31 KiB) Visto 2977 volte
Waterman’s Patrician, No.7 e #94 clips and levers (fonte Ebay) - Detail

La clip ad incastro della <No.7>, invece, è un riuscito innesto tra l’impianto a doppio aquilone perfetto adottato per la “Patrician” e quello a doppia goccia perfetta che connota la “#94”: la nuova <No.7> allarga l’angolo al vertice dell’aquilone rispetto alla “Patrician” e poi ingrandisce e allunga il terminale a goccia della “#94”.
Lo stesso ordine di considerazioni è ovviamente valido anche per il disegno della paletta della levetta e per il suo alloggiamento esterno.


* * *


Valutati sommariamente i maggiori crediti di design, esaminiamo ora in dettaglio gli elementi che compongono la stilografica <No.7 “Emerald Ray”>, iniziando dalle parti in celluloide.

Il fusto è un cilindro perfetto soltanto nella sezione mediana; difatti, alle estremità
• dalla parte del fondello digrada in un tronco di cono negli ultimi 2 cm;
• dalla parte del gruppo scrittura si restringe progressivamente sino al pennino.
Il punto esatto in cui iniziano i restringimenti coincide da un lato con il punto di avvitamento del cappuccio e dall’altro con il punto di massima inserzione possibile del cappuccio stesso sulla coda, in ciò riproducendo esattamente le forme tipiche della gloriosa serie 5x ereditate anche dalla <No.7> (flat top) precedente.

Ma è nel cappuccio, insolitamente lungo (a penna chiusa è solo ca. 1 cm più corto della parte visibile del fusto!), che il Designer concentra tutte le sue innovazioni più caratterizzanti.
38. WN7JS. Cap.jpg
Il cappuccio è di forma perfettamente cilindrica dalla base (labbro) salendo sino all’attaccatura inferiore del fermaglio; per l’ultimo terzo della lunghezza verso l’alto si assiste a una gradualissima rastrematura, che porta quasi impercettibilmente ad una riduzione del diametro di oltre 1 mm.
Ulteriore slancio all’insieme è conferito dalla scalettatura della testina (cap top), che ottiene un effetto streamlined (=filante) non mediante l’inserimento di una cuspide o di un cono o attraverso una terminazione ogivale, bensì con l’impilamento di tre dischi concentrici di dimensioni decrescenti.
Qui sotto vediamo a confronto il cappuccio della stilografica con la parte superiore (il cappuccio!) della matita meccanica abbinata.
39. WN7JS. Fountain pen and pencil cap tops.jpg
Mentre però il disco sommitale della testina della penna ha un centro perfettamente piatto, il fondello con il numero colorato è dolcemente convesso (denotando una cura del dettaglio tipica solo di un grande marchio), abbastanza curvato da non poter sostenere la penna in verticale.
Il cappuccio si avvita in un giro esatto su una filettatura a ben quattro principi. Tre sono i fori di aerazione, ricavati a mezza altezza, ed equidistanti tra loro (distribuiti ogni 120° sulla circonferenza), due dei quali incorniciano elegantemente il fermaglio.


* * *




Continua…
Ultima modifica di Musicus il mercoledì 25 dicembre 2024, 12:08, modificato 3 volte in totale.
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WATERMAN’S No. 7 “JET BLACK” SET IN BOX — New York, 1933

Messaggio da Musicus »

Andiamo ora a considerare le parti metalliche della stilografica: si tratta di parti mobili che necessitano di robustezza e flessibilità (clip e levetta) o che hanno lo scopo di rinforzare una struttura più delicata (veretta), il tutto però sempre anche in funzione decorativa. In quest’ultimo senso alle laminature d’oro spetta il compito di riflettere la luce e di comunicare l’opulenza dello strumento.
L’esemplare in presentazione non ha solo minime tracce di sdoratura (affioramento del metallo non nobile sottostante), confermando con ciò gli standard di qualità ancora elevatissimi dei manufatti della Casa americana prima della II Guerra Mondiale.

La struttura del fermaglio si sviluppa su tre piani.
• La faccia superiore appare perfettamente piatta ed è rifinite con una lucidatura a specchio: la forma è quella di un aquilone il cui vertice inferiore, però, come abbiamo visto si (ri)allarga per disegnare una goccia pronunciata.
• Si prosegue lateralmente con un piano inclinato, decorato con una fitta e profonda zigrinatura, che procede solo fino a circa un terzo del fermaglio.
• Un bordo verticale completa la struttura del fermaglio lungo tutto il suo perimetro.
La clip è molto aderente alla superficie del cappuccio e sviluppa soltanto un dolce inarcamento sufficiente ad ospitare il fermaglio vero e proprio in punta. Al di sotto del terminale a goccia stilizzata si sviluppa una semisfera con funzione di “aggancio” e “fissaggio” morbido al tessuto di un taschino.
La clip è importante – con una lunghezza di 3,6 cm e una larghezza massima di 0,5 cm – ed occupa buona parte della vista frontale del cappuccio, lasciando spazio oltre le sue estremità a non più di un centimetro di celluloide.
40. WN7JS. Capped 2.jpg
La levetta “inscatolata” è lunga un quarto di meno, con i suoi 2,6 cm per una larghezza massima di 3,5 mm ed è chiaramente derivata dalla clip. Non si tratta, tuttavia, di una riproduzione pedissequa di elementi, che lo sguardo facilmente basterebbe ad individuare, bensì dell’accostamento di stilemi legati da un più sottile senso di appartenenza ad una natura comune, che il cervello sì coglie, ma non esplicita se non dopo un’attenta osservazione.

L’importante veretta (una fascia alta ben mezzo centimetro, ampia abbastanza secondo la pubblicità da «contenere una personalizzazione») non risulta appesantire in alcun modo l’armonia tra i vari elementi decorativo-funzionali poiché si presenta solo minimamente rilevata sulla superficie (non appartenendo, perciò, alla categoria delle cosiddette “raised band”) e grazie alla doppia zigrinatura di bordura (con quel suo quid di “indeterminato”), che ha l’effetto di rendere la veretta stessa ancora più omogeneamente inserita nel contesto della celluloide sottostante, in virtù dell’assenza di un limite “lineare” espresso.
La grande veretta singola, in forte controtendenza stilistica rispetto agli anellini sottili applicati da tutta la concorrenza, è una vera e propria “dichiarazione di indipendenza” del designer: il colpo di genio sta, a mio avviso, nel non aver raggiunto il labbro del cappuccio, lasciando quel 1,5 mm di celluloide che dona all’insieme autentica levità.

Caratteristica distintiva e unificante di tutte le metallerie di questa penna è una zigrinatura (milling, simile a quella delle monete) che decora la parte superiore del fermaglio, i bordi del fascione e la paletta della levetta.
E tuttavia le zigrinature presenti sulla <No.7> (e ciò sta a dimostrare la cura straordinaria del dettaglio già a livello di progettazione) sono di due tipi:
• una semplice (tagli poco profondi, come lineette) sulle bordure del fascione,
• l’altra (presente sulla clip e sulla levetta) più profonda, scavata, in forma di punte lanceolate che ad un ingrandimento adeguato paiono addirittura realizzate a mano.


* * *


All’interno della rivista la <No.7> in celluloide (ancora solo nera nel 1934) era stata posizionata alla fine della ricapitolazione delle creazioni più memorabili nella storia della Waterman (che contiene qualche altro errorino per la gioia degli appassionati), quale esemplare ultimo della “scala evolutiva”, grazie anche al nuovo (ma successivamente discusso/contestato) alimentatore “Tip-Fill”.
41. The Pen Prophet – 1934, central pages (fonte Ebay).jpg
The Pen Prophet – 1934, central pages (fonte Ebay)

Quando fu lanciata a metà del 1933 la <No.7> era la stilografica più grande della gamma Waterman, affiancandosi così alla “Patrician”. Stilisticamente la penna si presenta come un riuscito ibrido che reinterpreta sostanzialmente la categoria delle flat-top / streamlined (oggi di una bellezza senza tempo, specie dopo settant'anni di siluri MontBlanc :mrgreen: ), ma che grazie alle corrette proporzioni tra le parti risulta di una leggerezza davvero senza pari in rapporto alle pur ragguardevoli dimensioni, raggiungendo l’autentica autorevolezza dello strumento di lusso senza avere ingigantito a dismisura la grandezza dell’insieme.


Il sistema di caricamento
Il caricamento è a levetta di tipo Waterman contenuto all’interno di una scatolina metallica (lever box), ormai ben rodato nel 1935 dopo un ventennio esatto di onorato servizio!
42. WN7JS. Lever box.jpg
Il sacchetto consigliato sui siti internazionali è il #19 “straight”, ma si può utilizzare anche un #18. Quando si monta un nuovo sacchetto per l’inchiostro, ricordo di assicurarsi che la slitta interna di questo meccanismo (che in assenza di sacchetto a levetta perfettamente chiusa può assumere liberamente due posizioni) sia scivolata fino a trovarsi nella parte inferiore del fusto (verso il fondello) per rendere più agevole l’azionamento della levetta successivamente: perciò consiglio di inserire dall’alto il gruppo scrittura con il sacchetto agganciato, reggendo con l’altra mano il fusto in verticale con il fondello appoggiato sul tavolo.
La paletta di cortesia per il sollevamento della levetta è assicurata contro azionamenti accidentali da uno scatto di sicurezza (click!) nella propria sede.


L’alimentatore “Tip-Fill”
L’alimentatore, come abbiamo visto precedentemente, è il nuovo “Tip-Fill” (https://www.fountainpen.it/Tip-Fill) in ebanite nera, che dal 1933 andò ad equipaggiare le penne di alta gamma della Waterman.
43. WN7JS. Tip-Fill feed 2.jpg
Introdotto nel 1933 proprio con la <Improved No. 7> in celluloide (proposta per i primi due anni solo in nero “Jet”), l’alimentatore aveva la caratteristica di richiedere la sommersione del gruppo scrittura della penna nel calamaio solo fino al foro di sfiato del pennino (e non fino a ricomprendere anche parte della sezione come era/sarebbe prassi con un alimentatore tradizionale). Richard Binder (http://www.richardspens.com/ref/gloss/T.htm#tip_fill) ne dice un gran male: personalmente, pur avendo una vera e propria venerazione per lo storico “spoon-feed” ideato dal Fondatore, che ha equipaggiato le penne dei primi cinquant’anni della Casa (1883-1933!!!), non posso negare che il “Tip-Fill” mantenga assolutamente quello che promette nella pubblicità: il caricamento si può effettuare solo immergendo la punta del pennino sino al foro di sfiato (e ciò lo rende davvero molto “pulito” oltre che decisamente più comodo), e l’erogazione dell’inchiostro è sempre all’altezza dei consumi, non solo di quelli tutto sommato parchi di questo pennino fine e rigido (PURPLE) in presentazione, ma anche di quelli dell’esigentissimo pennino stub flex montato sulla mia <No.7 Emerald Ray>.
Per me, dunque, è promosso a pieni voti! :thumbup:


Il pennino PURPLE
L’iscrizione mette in primo piano e in gran rilievo il nome del colore: PURPLE.
44. WN7JS. Nib inscription.jpg
PURPLE
WATERMAN’S (su un arco)
IDEAL
REG. U.S.
PAT. OFF. (su un arco)
MADE IN
U.S.A.

Il pennino PURPLE è l’erede diretto del pennino “speciale” (o specializzato) ACCOUNT di cui ho dato conto in questa mia recensione: viewtopic.php?p=372373#p372373
Non bisogna, tuttavia, commettere l’errore di ritenere che dal 1927 alla fine degli anni Trenta (quando il sistema con codice dei colori fu abbandonato) a un determinato colore corrispondesse sempre la stessa punta (sennò i Collezionisti si annoierebbero!)… In altre parole, si deve prestare attenzione al fatto che al variare del numero e della tipologia dei pennini (con ingressi e sostituzioni nel numero dei colori), nell’arco di circa un decennio alcuni colori non abbiano mantenuto sempre le stesse caratteristiche.

Per ciò che concerne il PURPLE, però, la definizione è stata pressoché stabile nel tempo:
• al momento del lancio del codice dei colori, nel settembre 1927, il pennino di colore e denominazione PURPLE era definito:
«STIFF; FINE — Writes without pressure. Makes a thin, clear line and small figures with unerring accuracy. Popular with accountants.»
(Molto gradito ai contabili per la sua grande precisione di tratto);
https://www.fountainpen.it/images/0/01/ ... Ripple.jpg

• nel 1933, anno dell’introduzione della <(Improved) No.7 Pen> in celluloide nera (“Jet”) con l’esclusivo nuovo alimentatore “Tip-Fill”, nel Catalogo allegato il PURPLE aggiungeva un destinatario d’uso:
«PURPLE / Stiff-fine / Makes thin, clear lines and small figures. Ideal for accountants and Gregg shorthand»
dove il “Gregg shorthand” era un metodo di stenografia che richiedeva l’uso di pennini fini e non flessibili (https://en.wikipedia.org/wiki/Gregg_shorthand).
45. WN7JS. Nib point.jpg


Prova di scrittura
46. WN7JS. Set 1.jpg

Ecco dunque una prova di scrittura (anche in reverse) su carta millimetrata Canson 90g/m2 con penna caricata con inchiostro Waterman Bleu Sérénité (e mine color violetto ;) ).
47. Writing sample 1.jpg
La penna lascia un segno distinto anche se non impugnata ma solo trascinata (la formula recita “scrive con il suo solo peso”) e se la cava soddisfacentemente (per vergare le dediche) anche su carta decorosa ma non eccelsa per la stilografica come quella del mio ultimo libro, il terzo, pubblicato quest’anno con diversi brani già presentati in concerto...
48. Writing sample 2.jpg
Penna perennemente carica, dunque, insieme alla sorella in livrea Ray con pennino stub-flex: con entrambe copro molte delle mie attuali esigenze di scrittura, e delle mie aspirazioni a funzionalità, storia e bellezza.


Conclusione
Per una analisi delle linee di lettura dell’oggetto rimando volentieri alla chiusa della mia recensione della “Emerald Ray”: viewtopic.php?p=384948#p384948
La <No.7> è una penna grande, ma non certo “grossa”, e leggerissima; l’impianto è severo, la livrea classica che più non si potrebbe, ma il ritmo con cui si alternano l’oro e il nero suona semplicemente perfetto; i suoi dettagli originali, ricercati e preziosi, la distinguono tra mille.
E poi, quella macchia di colore, squillante, che ti fa l’occhiolino quando meno te lo aspetti, mi mette sempre di buonumore. ;)

Tanti Auguri di Buon Natale e Buon Anno Nuovo 2025 a tutti!!
49. Writing sample 3.jpg


Grazie per l’attenzione! :thumbup:

Giorgio
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WATERMAN’S No. 7 “JET BLACK” SET IN BOX — New York, 1933

Messaggio da Mightyspank »

Quale miglior regalo di Natale della tua splendida storia di una penna magnifica che merita di essere apprezzata così, in tutta la sua gloria.
Mi gusterò con calma il tuo bellissimo racconto (non voglio chiamarla "recensione" per sminuire il tuo la oro).
Grazie Giorgio e Buon Natale!
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WATERMAN’S No. 7 “JET BLACK” SET IN BOX — New York, 1933

Messaggio da Esme »

Decisamente tutto molto interessante, grazie. 🙂
"È tutta colpa di Esme" [Bons]

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Messaggio da Musicus »

Esme ha scritto: mercoledì 25 dicembre 2024, 19:10 Decisamente tutto molto interessante, grazie. 🙂
Ciao, Esme; grazie per il tuo gentile riscontro! :thumbup:
Mightyspank ha scritto: mercoledì 25 dicembre 2024, 11:44 Quale miglior regalo di Natale della tua splendida storia di una penna magnifica che merita di essere apprezzata così, in tutta la sua gloria.
Mi gusterò con calma il tuo bellissimo racconto (non voglio chiamarla "recensione" per sminuire il tuo la oro).
Grazie Giorgio e Buon Natale!
Caro Renzo, grazie per il tuo commento che, come ben sai, mi fa sempre tanto piacere!
Auguri sinceri anche a te! :wave:

Giorgio
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Messaggio da maicol69 »

Letto tutto d’un fiato, questo saggio mi ha proprio arricchito.
Come di consueto, belle foto e documentatissimo, incredibile analiticità di disamina.
Penne meravigliose, stiloforo di rara eleganza.
Ma ancora una volta, soprattutto, tanta tanta tanta passione !
Grazie per questo graditissimo regalo natalizio!
:clap: :wave:
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Messaggio da Musicus »

maicol69 ha scritto: giovedì 26 dicembre 2024, 11:27 Letto tutto d’un fiato, questo saggio mi ha proprio arricchito.
Come di consueto, belle foto e documentatissimo, incredibile analiticità di disamina.
Penne meravigliose, stiloforo di rara eleganza.
Ma ancora una volta, soprattutto, tanta tanta tanta passione !
Grazie per questo graditissimo regalo natalizio!
:clap: :wave:
Caro Maicol, sei sempre gentilissimo :P : grazie a te!! :thumbup:

:wave:

Giorgio
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Messaggio da Musicus »

Prima che l’amico Muristenes mi bacchetti per non aver dedicato la giusta attenzione alla matita meccanica del set :mrgreen: , provvedo a fornire qualche informazione sul funzionamento di questo insostituibile strumento…
50. WN7JS. Pencil 1.jpg
La matita meccanica della <No.7> impiega mine da 1,1 mm di diametro e da 31 mm di lunghezza: di questa misura esatta potranno essere caricate nel puntale e stivate nel serbatoio.

Se la matita è già carica, la mina può essere estratta (funzione PROPEL) ruotando in senso antiorario la sezione in ebanite che si trova a ridosso del nose-cone (puntale a cono) in metallo laminato oro.
51. WN7JS. Pencil 2.jpg
Per farla rientrare si ruoti la sezione in senso orario (funzione REPEL).

Per sostituire la mina divenuta troppo corta, ruotare in senso orario sino a farla cadere: per essere sicuri che non siano rimasti frammenti più piccoli, continuare a ruotare sinché non farà capolino dal foro lo "spingitore" dorato. Per inserire una nuova mina, far rientrare lo spingitore operando una decina di rotazioni, inserendo la mina nuova e premendo leggermente per assicurarsi che venga “agganciata” dal meccanismo (se non si agganciasse subito, cosa molto probabile, avvitare un altro poco e premere nuovamente), quindi proseguire con le rotazioni sino al rientro completo.

Per accedere alla gomma per cancellare, svitare in senso orario “il cappuccio” della matita (un giro e mezzo circa), avendo cura di osservare prima dove si trova la giunzione della celluloide,
52. WN7JS. Pencil 3.jpg
onde afferrare la matita in modo corretto.
53. WN7JS. Pencil open 1.jpg
Ora un suggerimento di cui i lettori più attenti mi saranno grati. Per accedere al serbatoio delle mine di scorta occorre “stappare” (quindi non svitare) il tubo dorato porta gomma: ma questa operazione va fatta reggendo la matita con la punta verso l’alto, in modo che dal serbatoio appena stappato non fuoriescano tutte le mine ivi contenute.
54. WN7JS. Pencil open 2.jpg
La qualità dei materiali (anche la metalleria “nascosta” è dorata!)
55. WN7JS. Pencil open 3.jpg
e degli accoppiamenti è di livello superiore: d’altronde la matita da sola costava la bellezza di $3 quando la penna ne costava 7...


Grazie per l’ulteriore attenzione! :D

Giorgio
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Messaggio da piccardi »

Ciao Giorgio,

con grande ritardo ti ringrazio per il bellissimo regalo di Natale di questa nuova recensione. Speravo di farlo come sempre dopo aver integrato il più possibile sul wiki, ma viste le vicessitudini avute temo che questa volta si andrà per le lunghe, e non voglio far passare l'anno prima di darti i dovuti ringraziamenti.

Come sempre più che una recensione un articolo di grande interesse nel ricostruire la storia di un modello meno conosciuto della produzione della Waterman, ma non per questo meno interessante (anzi, il contrario).

Grazie ancora.
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e per aiutare chi non trova un termine:
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Messaggio da netosaf »

Non ci sono parole per ringraziarti, Giorgio, per questa presentazione che rappresenta anche l'ennesimo vero e proprio saggio con particolari introvabili.
Complimenti davvero

stefano
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Messaggio da Tisbacker »

In punta di piedi mi accodo ai complimenti e ai ringraziamenti per questo regalo alla comunità stilografica di questo forum.
Grazie!
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Messaggio da AlexO »

Visto il Suo elaborato e sentita l'approfondita discussione, Le conferiamo il titolo di dottore in Watermanologia, con valutazione di 110/110 e lode.

Scherzi a parte, un lavoro davvero notevole. Sinceri complimenti. :thumbup:

Ps E un buon 2025!
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