Io pure ci scrivo tutto: ho praticamente eliminato biro e roller, che non sopporto più. Si tratta fondamentalmente (e non credo solo per me) di una ribellione dandy donchisciottesca contro il logorìo della vita moderna
Scrivere di fretta e malavoglia con la biro mi dà sui nervi: quindi uso praticamente sempre le mie stilografiche e raramente matite automatiche 0,9; vintage o almeno stravaganti (perché una moderna giapponese o un portamine cinese sono antipaticamente precisi ed efficienti quanto un roller) e possibilmente con inchiostri adeguatamente particolari (ferrogallici, Noodler’s…). Solo sulla carta non mi formalizzo troppo, a meno di non dover scrivere un biglietto o spedire una lettera; però ho scelto anche quella della stampante laser perché regga decentemente una stilo.
Il tutto con la necessaria lentezza e le fisime conseguenti: ogni tanto un dito sporco di verde, o un foglio macchiato che tocca rifare e… il senso è proprio quello: non siamo macchine e la vita reclama una dose minima di bellezza e di poesia.
Quindi al lavoro ho due penne adeguatamente serie e sufficientemente intimorenti, appollaiate sulle mie scrivanie: una 360 e una 149 anni ‘70, caricate con un blu-nero personalizzato (x-feather blue, bulletproof black e acqua). Un amico del forum mi ha stampato in 3D un portapenne rigido che mi porto sempre appresso nella borsa e contiene le compagne di lavoro più robuste ed affidabili, che uso ogni giorno (tra cui la straordinaria 88 con un 4001 colorato a rotazione, una matita cross e una Pineider col Quill Nib). Le più belle e delicate (un paio di OMAS come si deve e una Santini) invece stanno a casa, ma anche loro sempre inchiostrate e pronte all’uso.
In tutto ciò, non mi capacito di come la Leonardo che ho regalato a mia moglie, bellissima e che scrive divinamente, rimanga invece perennemente dormiente nel cofanetto sul suo tavolo
