Ormai che sono definitivamente sprofondato nel tunnel delle flessibili vintage, un dubbio mi attanaglia…
La questione è nota: penne di 80 anni fa erano fatte per inchiostri meno fluidi di quelli attuali e la carta di allora era mediamente meno scarsa rispetto ad oggi. Non è una regola universale: ad esempio la mia 88 ha un flusso assolutamente misurato, e ci sono alcuni inchiostri (Pelikan 4001 e alcuni Noodler’s, per quel che ho provato io) non eccessivamente fluidi che aiutano a contenere il tratto e lo spiumaggio. In generale mi pare che i risultati migliori con le vecchiette si ottengano con i ferrogallici (prezioso suggerimento del Maestro): io amo i due R&K, però la scelta di colori è oggettivamente limitata.
Con alcune penne è veramente difficile. Ho un paio di Omas dotate di pennini meravigliosi che, appena li fletti un po’, riescono a far spiumare un 4001 dark green sul classico Pigna Mont Blanc che neanche l’acquerello sulla carta igienica; e una extra a levetta che si può a usare solo col ferrogallico, perché ogni altro inchiostro che ho provato produce un flusso tremendamente incostante, oscillando tra l’alluvione e la secca.
Ora, vorrei chiedere ai più navigati:
1) è un dilemma irrisolvibile, occorre rassegnarsi al Salix e alla Rhodia (roba da ridere: un blocco al prezzo di una boccetta), o avete trovato soluzioni meno drastiche?
2) ci sono inchiostri che mi consigliereste in modo particolare, da accoppiare alle vecchiette un po’ malandrine?
3) un notissimo esperto fiorentino reclamizza sul suo sito un “filtro regolatore” che, inserito nell’alimentatore d’antan, permetterebbe di adeguarne il flusso agli inchiostri moderni… esperienze?
Grazie mille in anticipo a chi avrà voglia di condividere le sue esperienze ed elargire consigli!
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22 febbraio 2025 - Hotel Hilton, via Galvani 12
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Regolare il flusso delle vecchiette
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Regolare il flusso delle vecchiette
Quello che ho notato con la mia poca esperienza è che per non fare pasticci sulla carta , nei limiti del possibile, se si vuole intervenire solo sull'inchiostro, le strade sono due:
1. Contenere il flusso
2. Contenere gli effetti sgradevoli del flusso eccessivo
1. Per controllare il flusso si possono scegliere inchiostri "densi" ovvero che fluiscono poco, di conseguenza riducono la quantità di liquido che la penna rilascia, inoltre aiutano a mantenere il tratto netto e preciso.
Esempio: Pelikan 4001 nero, Diamine Evergreen, Waterman Rosso Audace
2. Ignori il fatto che il flusso sia elevato, ma usi un inchiostro che non si infiltra troppo nella carta e cerca di non passare dall'altra parte, di solito contengono pochi additivi e sono molto secchi.
Esempio: i ferrogallici Pelikan 4001 BlueBlack (vintage), R&K Salix/Scabiosa, Diamine Registrar's , ma anche qualche "scolastico " tipo Pelikan 4001 Blu reale , Parker Quink blu lavabile (anzi direi "lavato" da tanto è smorto)
Nel mio caso specifico, con una Swell a levetta che pare una manichetta antincendio ho sposato fisso il 4001 blublack vintage.
Sulla Waterman 52 vanno meglio quelli "catramosi " come il 4001 nero o il Diamine Evergreen.
Coi ferrogallici hai un po' di scelta di colori se vai su Platinum Classic o KWZ ma non farti troppe illusioni, sono comunque "smorti" proprio per via delle loro caratteristiche.
Altrimenti puoi cercare gli inchiostri "densi", lì magari trovi anche colori più vividi, ma è più difficile e devi andare per tentativi.
Io eviterei di "paciugare" con gli inchiostri mettendo dentro dell'addensante.
1. Contenere il flusso
2. Contenere gli effetti sgradevoli del flusso eccessivo
1. Per controllare il flusso si possono scegliere inchiostri "densi" ovvero che fluiscono poco, di conseguenza riducono la quantità di liquido che la penna rilascia, inoltre aiutano a mantenere il tratto netto e preciso.
Esempio: Pelikan 4001 nero, Diamine Evergreen, Waterman Rosso Audace
2. Ignori il fatto che il flusso sia elevato, ma usi un inchiostro che non si infiltra troppo nella carta e cerca di non passare dall'altra parte, di solito contengono pochi additivi e sono molto secchi.
Esempio: i ferrogallici Pelikan 4001 BlueBlack (vintage), R&K Salix/Scabiosa, Diamine Registrar's , ma anche qualche "scolastico " tipo Pelikan 4001 Blu reale , Parker Quink blu lavabile (anzi direi "lavato" da tanto è smorto)
Nel mio caso specifico, con una Swell a levetta che pare una manichetta antincendio ho sposato fisso il 4001 blublack vintage.
Sulla Waterman 52 vanno meglio quelli "catramosi " come il 4001 nero o il Diamine Evergreen.
Coi ferrogallici hai un po' di scelta di colori se vai su Platinum Classic o KWZ ma non farti troppe illusioni, sono comunque "smorti" proprio per via delle loro caratteristiche.
Altrimenti puoi cercare gli inchiostri "densi", lì magari trovi anche colori più vividi, ma è più difficile e devi andare per tentativi.
Io eviterei di "paciugare" con gli inchiostri mettendo dentro dell'addensante.
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Regolare il flusso delle vecchiette
Ma ridurre il flusso con un pennino di quelli belli flessibili non ti permette di usarlo, nel senso che poi ti fa i binari.
C'è chi fa i gruppi di acquisto per avere alimentatori con il flusso maggiorato...
Secondo me per non subire troppe frustrazioni occorre adeguare l'uso al carattere della penna.
Una penna con pennino bello flex e flusso adeguatamente bagnato secondo me è da usare con carte con collatura che supporta questa caratterisca, così te la puoi godere sfruttando bene la sua espressività.
Diverso è se invece rilevi problemi, come la penna che dici abbia un flusso così variabile. Cioè, se è variabile cambiando inchiostro, ci sta: scegli l'inchiostro che ti funziona meglio.
Ma se è scostante con il medesimo inchiostro, c'è qualcosa che non funziona a dovere.
Un riduttore di flusso può essere il classico filo di nylon inserito nel canale di alimentazione, soprattutto nei vecchi alimentatori con solchi fatti a canale di Suez+Panama. Non è che sia miracoloso, ma un po' funziona.
C'è chi fa i gruppi di acquisto per avere alimentatori con il flusso maggiorato...
Secondo me per non subire troppe frustrazioni occorre adeguare l'uso al carattere della penna.
Una penna con pennino bello flex e flusso adeguatamente bagnato secondo me è da usare con carte con collatura che supporta questa caratterisca, così te la puoi godere sfruttando bene la sua espressività.
Diverso è se invece rilevi problemi, come la penna che dici abbia un flusso così variabile. Cioè, se è variabile cambiando inchiostro, ci sta: scegli l'inchiostro che ti funziona meglio.
Ma se è scostante con il medesimo inchiostro, c'è qualcosa che non funziona a dovere.
Un riduttore di flusso può essere il classico filo di nylon inserito nel canale di alimentazione, soprattutto nei vecchi alimentatori con solchi fatti a canale di Suez+Panama. Non è che sia miracoloso, ma un po' funziona.
"È tutta colpa di Esme" [Bons]
"Nove decimi del cervello non vengono usati, e come la maggior parte dei fatti noti, è falso."
[sir Terry Pratchett]
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Sicuramente avete ragione: occorrono un inchiostro e una carta adatta, e in genere dopo un po' di prove l'equilibrio si trova.
D'altra parte le stilografiche vintage ci piacciono proprio perché uniche e artigianali, quindi è logico che occorra arrabattarsi un po'...
Ovviamente l'idea non è quella di snaturare queste penne, ma solo di temperare qualche eccesso, che forse deriva dall'età o proprio da un matrimonio difficoltoso con gli inchiostri di oggi. Alcune volte non si pena troppo: ad esempio ho una 88 che è davvero poco schizzinosa, tanto che me la porto dietro nella borsa e la utilizzo tutti i giorni, con carte e inchiostri disparati e con meno patemi di una penna moderna!
Ma ho anche una Omas con un pennino burrosissimo e "fisicamente" davvero molto appuntito. Mi aspetterei un tratto extrafine, ma il flusso è tale da non poter scendere sotto un F abbondante e sempre molto bagnato. Se la si lascia qualche ora sul tavolo, si trova il pennino completamente coperto d'inchiostro manco fosse una rientrante. E ovviamente quando si flette si rischia di fare un lago. Insomma, con inchiostri asciutti e carta buona si può usare, ma con un flusso un po' più controllato (certo neanche scarso) credo ci guadagnerebbe...
Un'altra a levetta degli anni 30, invece, ha un'alimentazione davvero scostante. Coi ferrogallici funziona, anche mette giù veramente un fiume d'inchiostro (complice anche un tratto largo e un pennino bello morbido). Coi 4001, se si scrive leggero il flusso è variabile: una riga abbondante, una stitca, due da idrante, una normale... se si fanno un po' di f flettendo seriamente, alcune vengono perfette, altre con binari vergognosi. Con altri inchiostri (Noodler's e Diamine che non mi danno problemi su altre penne) è inusabile: a tratti smette proprio di scrivere, come se l'alimentatore si fosse otturato, poi ricomincia; oppure lascia andare una goccia d'inchiostro fuori da un bel niente.
Ecco, immaginavo che l'invenzione fiorentina potesse essere utile in situazioni di questo tipo, per "regolarizzare" o "mitigare" un po..?
Col filo di nylon non so se mi fido: non sono un gran appassionato del fai-da-te e ho paura di combinare guai
D'altra parte le stilografiche vintage ci piacciono proprio perché uniche e artigianali, quindi è logico che occorra arrabattarsi un po'...
Ovviamente l'idea non è quella di snaturare queste penne, ma solo di temperare qualche eccesso, che forse deriva dall'età o proprio da un matrimonio difficoltoso con gli inchiostri di oggi. Alcune volte non si pena troppo: ad esempio ho una 88 che è davvero poco schizzinosa, tanto che me la porto dietro nella borsa e la utilizzo tutti i giorni, con carte e inchiostri disparati e con meno patemi di una penna moderna!
Ma ho anche una Omas con un pennino burrosissimo e "fisicamente" davvero molto appuntito. Mi aspetterei un tratto extrafine, ma il flusso è tale da non poter scendere sotto un F abbondante e sempre molto bagnato. Se la si lascia qualche ora sul tavolo, si trova il pennino completamente coperto d'inchiostro manco fosse una rientrante. E ovviamente quando si flette si rischia di fare un lago. Insomma, con inchiostri asciutti e carta buona si può usare, ma con un flusso un po' più controllato (certo neanche scarso) credo ci guadagnerebbe...
Un'altra a levetta degli anni 30, invece, ha un'alimentazione davvero scostante. Coi ferrogallici funziona, anche mette giù veramente un fiume d'inchiostro (complice anche un tratto largo e un pennino bello morbido). Coi 4001, se si scrive leggero il flusso è variabile: una riga abbondante, una stitca, due da idrante, una normale... se si fanno un po' di f flettendo seriamente, alcune vengono perfette, altre con binari vergognosi. Con altri inchiostri (Noodler's e Diamine che non mi danno problemi su altre penne) è inusabile: a tratti smette proprio di scrivere, come se l'alimentatore si fosse otturato, poi ricomincia; oppure lascia andare una goccia d'inchiostro fuori da un bel niente.
Ecco, immaginavo che l'invenzione fiorentina potesse essere utile in situazioni di questo tipo, per "regolarizzare" o "mitigare" un po..?
Col filo di nylon non so se mi fido: non sono un gran appassionato del fai-da-te e ho paura di combinare guai

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Quanto agli inchiostri, anche nella mia esperienza i ferrogallici danno i risultati migliori sulle penne vintage.
In particolare gli R&K non spiumano, trapassano poco, sono belli da vedere e pure economici! Peccato siano solo due, uno decisamente classico e l'altro non proprio adatto per ogni occasione (lo Scabiosa è... parecchio rosa!). I KWZ non mi attirano molto, invece credo che proverò i Platinum Classic: costano di più, ma alcuni colori sembrano interessanti.
Mi sono messo a cercare il 4001 blu-nero vintage, ma non sembra un'operazione facile né economica: ne vale la pena? Cioè, farebbe tanta differenza rispetto al Salix che costa niente e si trova ovunque?
A (s)proposito, la ricerca dell'old Pelikan mi ha fatto venire in mente una cosa. In rete si trovano boccette piene a metà e ancora sigillate: ho sempre pensato che saranno state tenute al caldo o al sole o la chiusura non è perfetta... e quindi che un inchiostro così sia inevitabilmente rovinato e buono solo per collezione. Però, se è evaporato sarà ovviamente più denso: potrebbe essere un'idea?
Si potrebbe anche provare a lasciar evaporare (all'ombra, col tappo aperto e una garza fissata con un elastico) un ferrogallico moderno. Ma non è che l'inchiostro denso poi crei problemi nella penna?
In particolare gli R&K non spiumano, trapassano poco, sono belli da vedere e pure economici! Peccato siano solo due, uno decisamente classico e l'altro non proprio adatto per ogni occasione (lo Scabiosa è... parecchio rosa!). I KWZ non mi attirano molto, invece credo che proverò i Platinum Classic: costano di più, ma alcuni colori sembrano interessanti.
Mi sono messo a cercare il 4001 blu-nero vintage, ma non sembra un'operazione facile né economica: ne vale la pena? Cioè, farebbe tanta differenza rispetto al Salix che costa niente e si trova ovunque?
A (s)proposito, la ricerca dell'old Pelikan mi ha fatto venire in mente una cosa. In rete si trovano boccette piene a metà e ancora sigillate: ho sempre pensato che saranno state tenute al caldo o al sole o la chiusura non è perfetta... e quindi che un inchiostro così sia inevitabilmente rovinato e buono solo per collezione. Però, se è evaporato sarà ovviamente più denso: potrebbe essere un'idea?
Si potrebbe anche provare a lasciar evaporare (all'ombra, col tappo aperto e una garza fissata con un elastico) un ferrogallico moderno. Ma non è che l'inchiostro denso poi crei problemi nella penna?
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Regolare il flusso delle vecchiette
Eh, chissà, dovresti chiedere lumi all'inventore.
Il filo di nylon di danni non ne fa perché si toglie facilmente. Ma in effetti dipende da quanto è "smontabile" la penna. Fosse a cartuccia basterebbe lasciarlo sporgere un filo.
Sulle differenze sostanziali tra i ferrogallici lascio la parola a chi li usa con costanza.
Io al massimo posso fornire la ricetta vintage del blu-nero Waterman, che era un ferrogallico...
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prova invece a guardare i ferrogallici di KWZ, non sono secchi come il Salix o Scabiosa, però (provati) su carta porosa riducono molto gli effetti di feathering.
L'offerta di colori sui ferrogallici KWZ è abbastanza ampia, provane qualcuno.
Inoltre, non sperare che una Omas scriva come una Pilot, il flusso abbondante fa parte delle sue caratteristiche.
Quando si sceglie una penna, bisogna essere pronti ad accettare e apprezzare le sue caratteristiche. Se non fanno per te, cambia penna.
L'offerta di colori sui ferrogallici KWZ è abbastanza ampia, provane qualcuno.
Inoltre, non sperare che una Omas scriva come una Pilot, il flusso abbondante fa parte delle sue caratteristiche.
Quando si sceglie una penna, bisogna essere pronti ad accettare e apprezzare le sue caratteristiche. Se non fanno per te, cambia penna.
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Grazie a entrambi dei riscontri...
In realtà non ho mai provato una Pilot e al 90% utilizzo penne decisamente stagionate, le OMAS sono quelle che preferisco, ne ho diverse e ovviamente sono consapevole che il flusso abbondante è un marchio di fabbrica. Certo non ci si scrive sulla carta igienica, ma con la maggior parte è sufficiente utilizzare un inchiostro non molto fluido per avere buoni risultati e pochi effetti collaterali.
Tra l'altro ho due flessibili vintage (una OMAS e una Aurora) che hanno un flusso controllatissimo, anzi funzionano meglio con inchiostri abbastanza fluidi. Alla fine credo che ogni penna faccia storia a sé: anche se non sono prodotti artigianali, non hanno la serialità delle produzioni moderne, il che è un pregio.
Anche gli inchiostri fanno ognuno storia a sé: ad esempio, proprio con queste penne mi sono accorto che il 4001 turchese (a parità di penna e di carta e sempre che non abbia beccato una boccetta fallata), pur avendo un flusso simile al verde e al blu-nero, con penne generose tende a spiumare assai più dei fratelli...
I colori KWZ non mi attirano molto, mi sembrano un po' troppo gommosi/psichedelici; inoltre preferirei un inchiostro che aiutasse a controllare il flusso. Credo che proverò i Platinum: Cassis Black, Citrus Black e Khaki Black mi stuzzicano e mi par di capire che la via del ferrogallico sia comunque la più ragionevole con questo genere di penne.
Anche il Sepia Black mi attira. Avevo acquistato un R&K Sepia: il colore mi piace moltissimo, ma a me risulta un inchiostro abbastanza problematico: su diverse penne ho sperimentato interruzioni di flusso e a volte proprio qualche intasamento (facilmente risolvibile con acqua, ma insomma da non lasciarci una penna carica a cuor leggero) e poi, pur essendo parecchio secco, se lo si usa con una penna dal flusso abbondante è l'inchiostro più spiumoso che abbia mai visto! Magari il Platinum potrebbe essere una buona alternativa...
Poi la prima volta che passerò per Firenze, magari proverò a bussare per vedere se è il caso di fare esperimenti!
In realtà non ho mai provato una Pilot e al 90% utilizzo penne decisamente stagionate, le OMAS sono quelle che preferisco, ne ho diverse e ovviamente sono consapevole che il flusso abbondante è un marchio di fabbrica. Certo non ci si scrive sulla carta igienica, ma con la maggior parte è sufficiente utilizzare un inchiostro non molto fluido per avere buoni risultati e pochi effetti collaterali.
Tra l'altro ho due flessibili vintage (una OMAS e una Aurora) che hanno un flusso controllatissimo, anzi funzionano meglio con inchiostri abbastanza fluidi. Alla fine credo che ogni penna faccia storia a sé: anche se non sono prodotti artigianali, non hanno la serialità delle produzioni moderne, il che è un pregio.
Anche gli inchiostri fanno ognuno storia a sé: ad esempio, proprio con queste penne mi sono accorto che il 4001 turchese (a parità di penna e di carta e sempre che non abbia beccato una boccetta fallata), pur avendo un flusso simile al verde e al blu-nero, con penne generose tende a spiumare assai più dei fratelli...
I colori KWZ non mi attirano molto, mi sembrano un po' troppo gommosi/psichedelici; inoltre preferirei un inchiostro che aiutasse a controllare il flusso. Credo che proverò i Platinum: Cassis Black, Citrus Black e Khaki Black mi stuzzicano e mi par di capire che la via del ferrogallico sia comunque la più ragionevole con questo genere di penne.
Anche il Sepia Black mi attira. Avevo acquistato un R&K Sepia: il colore mi piace moltissimo, ma a me risulta un inchiostro abbastanza problematico: su diverse penne ho sperimentato interruzioni di flusso e a volte proprio qualche intasamento (facilmente risolvibile con acqua, ma insomma da non lasciarci una penna carica a cuor leggero) e poi, pur essendo parecchio secco, se lo si usa con una penna dal flusso abbondante è l'inchiostro più spiumoso che abbia mai visto! Magari il Platinum potrebbe essere una buona alternativa...
Poi la prima volta che passerò per Firenze, magari proverò a bussare per vedere se è il caso di fare esperimenti!