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MZG shell mother of pearl authentic celluloid - #8 gold nib

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Messaggio da ASTROLUX »

Esme ha scritto: domenica 27 ottobre 2024, 12:23 Ma non c'è vera madreperla in questa penna, e nemmeno abalon.
È celluloide assemblata in strati di diverse sfumature, per ottenere un effetto madreperlaceo.
Ci tengono a precisarlo, così come ci tengono a precisare che si sente anche l'odore di canfora (a me questo preoccuperebbe un po', quando la celluloide è stabile l'odore di canfora non si sente).
Una penna in madreperla la vedi qui:
viewtopic.php?t=17458&hilit=Madreperla
Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce.
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Esme
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Messaggio da Esme »

ASTROLUX ha scritto: venerdì 1 novembre 2024, 10:56 Una penna in madreperla la vedi qui:
🙂
Varie tecniche di utilizzo, alcune che ripropongono la faccettatura con lamelle come nelle contagocce di inizio secolo. Però un po' troppo appesantite, per i miei gusti.
La presenza di vera madreperla è sempre ben esplicitata.
La celluloide imita molto bene l'effetto perlaceo, dato che è nata proprio per imitare materiali come l'avorio, l'ambra, la madreperla, ecc.
Adesso abbiamo le plastiche acriliche che imitano la celluloide. 🙂
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edis
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Messaggio da edis »

piccardi ha scritto: venerdì 1 novembre 2024, 0:47 Con tutta la stima per Leonardo, non credo sia riuscita a fare quello che neanche Aurora, Omas e le altre marche storiche italiana han mai fatto, neppure quando la celluloide era un materiale di uso comune. La celluloide si compra da chi la produce (in Italia oggi, per quanto ne so, nessuno) e la si lavora.
Intendi dire che trovi che il risultato ottenuto da Leonardo non sia granché, o che la celluloide che viene dichiarata in-house sia comprata?
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Messaggio da piccardi »

Premesso prima vorrei leggere cosa viene effettivamente dichiarato, intendo dire appunto che non credo che Leonarda abbia internamente una linea di produzione della celluloide.

Non mi risulta l'abbia mai avuta nessuna delle ditte storiche nel periodo in cui la celluloide era il materiale principale usato per tutte le penne, troverei molto sorprendente che un'azienda tutto sommato artigianale abbia ricreato dal nulla una linea di produzione per un materiale molto costoso e molto pericoloso, da produrre poi per le piccole quantità che possono servire per produrre qualche linea di penne.

Bada bene parlo di celluloide, l'acetato di cellulosa non è celluloide anche se spesso viene chiamato così.

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Messaggio da edis »

piccardi ha scritto: sabato 9 novembre 2024, 23:34 Premesso prima vorrei leggere cosa viene effettivamente dichiarato, intendo dire appunto che non credo che Leonarda abbia internamente una linea di produzione della celluloide.

Non mi risulta l'abbia mai avuta nessuna delle ditte storiche nel periodo in cui la celluloide era il materiale principale usato per tutte le penne, troverei molto sorprendente che un'azienda tutto sommato artigianale abbia ricreato dal nulla una linea di produzione per un materiale molto costoso e molto pericoloso, da produrre poi per le piccole quantità che possono servire per produrre qualche linea di penne.

Bada bene parlo di celluloide, l'acetato di cellulosa non è celluloide anche se spesso viene chiamato così.
Da sito di Leonardo:

"Pure celluloid assembled in-house in our workshop, a unique celluloid in the world, we are proud of this and of the special assembly process that we have managed to obtain with experimentation by engaging ourselves in this complicated process.

The result of our efforts is an authentic celluloid assembled in layers, the warmth of this material and the typical camphor smell of celluloid make it authentic and inimitable."

Se un produttore dichiara sulla propria pagina di lavorare in casa una qualsiasi cosa - che sia il pennino o che sia la celluloide - trovo difficile pensare stia dichiarando il falso: perché andare a rovinarsi la reputazione dicendo di farsi in casa una certa celluloide che poi magari ritroveresti identica da un altro produttore? Sarebbe un danno reputazionale non da poco, che avrebbe ripercussioni sulle vendite. Questo discorso non vale solo per Leonardo, ma per ogni produttore. A me il mercato delle stilografiche sembra decisamente trasparente da questo punto di vista.
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Ottorino
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Messaggio da Ottorino »

Assembled, non prodotta. Ci sta.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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maylota
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Messaggio da maylota »

Ottorino ha scritto: domenica 10 novembre 2024, 11:29 Assembled, non prodotta. Ci sta.
Il processo più critico (partendo da fogli singoli) per la produzione di una barra per stilografiche utilizzabile e graziosa ma fortunatamente molto meno esplosivo che cucinarla da zero.
Venceremos.
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Messaggio da piccardi »

maylota ha scritto: domenica 10 novembre 2024, 11:51 Il processo più critico (partendo da fogli singoli) per la produzione di una barra per stilografiche utilizzabile e graziosa ma fortunatamente molto meno esplosivo che cucinarla da zero.
Si la parte veramente difficile è farla (e stabilizzarla). Dante del Vecchio ci raccontò, quando era ancora in Visconti, e se la erano fatta rifare, che Mazzucchelli aveva un deposito in cima ad una collina isolata per la stagionatura. Parecchio isolata, perché in caso di incendio era come far saltare una polveriera. E che dall'ordine alla consegna ci voleva un anno e passa (mi pare ma son passati troppi anni e la memoria è confusa).

Ma come mi pareva estremamente probabile, Leonardo non dice che l'ha prodotta, ma che l'ha assemblata. Il che mi pare sia corretto che ragionevole. Anche Omas quella delle 352 la assemblava, alternando celluloide trasparente e marmorizzata.

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Messaggio da Maruska »

Automedonte ha scritto: venerdì 25 ottobre 2024, 22:40
Silvia1974 ha scritto: venerdì 25 ottobre 2024, 20:57 Per fortuna mia è bella ma non mi fa battere il cuore :) Un po’ discotecara, ovviamente a gusto (o non gusto) mio
La preferivi più chiara …..
IMG_8059.jpeg
questa è magnifica, l'altra un po' meno
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Messaggio da Esme »

L'assemblaggio di fogli di celluloide, magari da scarti, era sicuramente un processo che una volta eseguivano anche i laboratori artigianali.
Solventi e presse.
Il risultato è lì da vedere in alcune penne vintage di fascia media, ma con celluloidi notevoli. Ma anche altri oggetti di uso comune.

L'incognita sulla stabilità rimane, tutte le volte che la celluloide viene "rimaneggiata". Come dicevo più sopra, un odore di canfora troppo evidente, cioè non solo da sfregamento, non mi farebbe stare tranquilla... 😅
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Messaggio da Esme »

piccardi ha scritto: domenica 10 novembre 2024, 13:36 Mazzucchelli aveva un deposito in cima ad una collina isolata per la stagionatura. Parecchio isolata, perché in caso di incendio era come far saltare una polveriera. E che dall'ordine alla consegna ci voleva un anno e passa
Per quanto riguarda il periodo di stagionatura confermo, anche se mia zia mi ha spiegato che avevano autoclavi speciali per accelerare il processo.
Si trattava soprattutto, da quanto mi ha detto, di far espellere dalla celluloide alcune componenti volatili che erano servite per la plastificazione.

Per il deposito chiederò. Mazzucchelli si trova in un'ansa stretta del fiume Olona, che la separa dal resto. La collina a ridosso è quella di Castiglione e dove c'è la Collegiata, quindi direi che lì no...
L'altra collina nei pressi ha un altro piccolo centro abitato. Eppoi il resto lì intorno è boscaglia.
Vediamo se la zia si ricorda dove fosse il deposito. 🙂
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Esme ha scritto: lunedì 11 novembre 2024, 12:41 Come dicevo più sopra, un odore di canfora troppo evidente, cioè non solo da sfregamento, non mi farebbe stare tranquilla... 😅
Forse il solo odore è tropo poco per parlare di stabilità. Io ho due Omas che hanno 60 anni e puzzano da morire, ce le ho da anni e stanno sempre lì ferme.
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Messaggio da Esme »

Ovviamente non è il solo e significativo parametro.
Ma la canfora è il plasticizzante, e sentirne l'odore significa che qualcosa sta prendendo il largo... 🙂
Tanto, poco? E chi lo sa!
Se si tratta di una penna ferma da un bel po', sentire l'odore di canfora quando si svita il cappuccio o si apre il fusto ci può stare (ma non con tutte succede), perché c'è stato l'accumulo.

Poi è vero che si dice "celluloide", ma bisognerebbe parlare di celluloidi, al plurale, perché le differenze (di produzione, di tipologia, di composizione degli additivi) possono essere veramente molte.
E le differenze di conservazione fanno il resto.
Una volta chi si occupava delle pellicole cinematografiche, per cercare di preservarle metteva nei contenitori le palline di canfora, o le ungeva con la vaselina canforata... 😅
L'idea era che la saturazione di vapori di canfora avrebbe evitato la perdita della stessa dal materiale, o addirittura che l'avrebbe assorbita aumentando la plasticità. La verità è un po' differente, e la celluloide procura molti grattacapi ai conservatori museali.

Detto questo: nessuno (non io, comunque) mette in dubbio la serietà dell'azienda.
Ma, visto anche certi esempi passati, bisogna secondo me mettersi il cuore in pace e sapere che la celluloide può (ma non è che debba per forza) avere problemi di invecchiamento, e tenerne conto.
Una cosa sono barre stagionate da decenni, semplicemente tornite, un'altra è una celluloide (moderna? vintage?) con cui sono stati fatti montaggi particolari e, pare, innovativi.

La penna ha un materiale molto bello come effetto, per quanto mi riguarda.
Ma ha anche un bel prezzino. 🙂
L'importante, sempre secondo me chiaramente, è tenere conto di cosa si sta acquistando.
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Esme ha scritto: lunedì 11 novembre 2024, 19:47 Una volta chi si occupava delle pellicole cinematografiche, per cercare di preservarle metteva nei contenitori le palline di canfora, o le ungeva con la vaselina canforata... 😅
L'idea era che la saturazione di vapori di canfora avrebbe evitato la perdita della stessa dal materiale, o addirittura che l'avrebbe assorbita aumentando la plasticità. La verità è un po' differente, e la celluloide procura molti grattacapi ai conservatori museali.
Non ne so abbastanza per aggiungere alcunché, ma da come l'hai raccontata mi sa che queste palline di canfora e della vasellina canforata fossero una soluzione un po' leggendaria, tipo malocchio, altrimenti nei musei avrebbero risolto il problema :D
Esme ha scritto: lunedì 11 novembre 2024, 19:47 Ma, visto anche certi esempi passati, bisogna secondo me mettersi il cuore in pace e sapere che la celluloide può (ma non è che debba per forza) avere problemi di invecchiamento, e tenerne conto.
Certo, anche perché qui stai parlando con la regina della "vera plastica" :mrgreen: Le tre Omas che ho preso avevano prezzi accettabili e poi erano d'annata, quindi andava bene quello che c'era. È comunque un materiale che richiede una certa cura nel riporlo e solitamente ha un prezzo fuori scala. Il massimo del materiale diverso dalla plastica cui mi sono spinta è l' ebanite e capisco perché sia stata sostituita dalla plastica. Se chiara tende a macchiarsi con alcuni inchiostri. Come materiale è bellissimo ma invecchia di più. Certo, è irresistibile da annusare, mentre la celluloide no!

Esme ha scritto: lunedì 11 novembre 2024, 19:47 La penna ha un materiale molto bello come effetto, per quanto mi riguarda.
Ma ha anche un bel prezzino. 🙂
Il prezzo è decisamente importante, un investimento. Però devo dire che mi piace proprio tanto, a differenza delle celluloidi Arco che proprio non mi dicono nulla. Molte celluloidi leggendarie mi dicono poco a dire il vero, mentre trovo stupenda questa, la celluloide che Leonardo ha usato per fare la Abyss (Montegrappa non ricordo come l' avesse chiamata), e la celluloide gialla con delle linee irregolari nere. Se dovessi spendere una cifra così alta sicuramente prenderei questa Mother of Pearl. Visconti fa pagare una cifra analoga alcune edizioni di HS in resina. Per adesso, una penna così resta un sogno, ma temo che dopo questo post in cui mi sono mostrata abbastanza distaccata dalla celluloide, arriverà la scimmia divina a colpirmi, come mi è già successo in passato!
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