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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
- Musicus
- Collaboratore
- Messaggi: 3016
- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Bolzano
- Gender:
WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
Vi fu un tempo, giusto un secolo fa, in cui la fascia più elitaria degli strumenti di scrittura proponeva autentici gioielli, ispirati alla ruggente modernità delle correnti artistiche e decorative: i loro creatori erano immersi nello spirito del presente, nel flusso di uno stile che essi stessi contribuivano a plasmare...
Demetre H. CHIPARUS (1886-1947) “Léotard Dancer” - ca. 1928
Si assistette contemporaneamente ad un recupero, l’ennesimo, di forme indiscutibilmente classiche, che passava attraverso la reinvenzione della plasticità, questa volta deformata dal movimento accelerato di una civiltà ormai pienamente industriale, a creare strutture futuristiche (in un approccio così tipico del Déco internazionale) eppure rivestite dell’eterno, prezioso contrasto tra gli ori e gli argenti…
Demetre H. CHIPARUS (1886-1947) “Amazone” - ca. 1928
Ma a saper osservare più da vicino, sotto traccia, penetrando nelle decorazioni più minute, nelle cellule da cui si genera il proliferare degli ipnotici decori ripetuti all’infinito sulle superfici degli strumenti, si vedrà come essi attingessero quasi segretamente a stilemi di una antichità ben più lontana, nebulosa e indistinta, regredendo alla oscura caverna di un primitivo “stato di natura”.
Questi ne furono gli esiti: quasi oggetti cultuali di una perduta civiltà tribale, armi votive, bastoni del comando, solcati come da profonde cicatrici rituali… L’aura totemica, diremmo magica, di tali oggetti è innegabile, e la loro misteriosa, vibrante bellezza, il culto del “segno”, sono ancor oggi a noi di guida nella più catartica delle attività sapienziali: la Scrittura.
* * *
La penna WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN codice X3218R, misura unica “short” (=“lady”) con anellino fisso e anellino mobile (ringtop), in argento massiccio laminato oro giallo 12K (gold-on-silver) con smalto “rosa”, cappuccio a vite, corretto pennino WAHL #2 in oro 14K, caricamento a levetta, produzione U.S.A. anno [1927] 1928 (1929).
Le misure
• Penna chiusa: 9,5 cm (compreso anellino fisso) • Fusto: 8,9 cm (con pennino sporgente di 2,2 cm)
• Cappuccio: 5,2 cm (compreso anellino fisso) • Penna con cappuccio calzato: 13,5 cm (con pennino sporgente di 2,2 cm) • Diametro cappuccio: 10 mm
• Diametro max fusto: 9 mm
• Diametro medio all'impugnatura: 8,5 mm
• Peso (scarica): 14 g
• Cappuccio: 6 g
• Fusto: 7 g
* * *
Continua…
Si assistette contemporaneamente ad un recupero, l’ennesimo, di forme indiscutibilmente classiche, che passava attraverso la reinvenzione della plasticità, questa volta deformata dal movimento accelerato di una civiltà ormai pienamente industriale, a creare strutture futuristiche (in un approccio così tipico del Déco internazionale) eppure rivestite dell’eterno, prezioso contrasto tra gli ori e gli argenti…
Demetre H. CHIPARUS (1886-1947) “Amazone” - ca. 1928
Ma a saper osservare più da vicino, sotto traccia, penetrando nelle decorazioni più minute, nelle cellule da cui si genera il proliferare degli ipnotici decori ripetuti all’infinito sulle superfici degli strumenti, si vedrà come essi attingessero quasi segretamente a stilemi di una antichità ben più lontana, nebulosa e indistinta, regredendo alla oscura caverna di un primitivo “stato di natura”.
Questi ne furono gli esiti: quasi oggetti cultuali di una perduta civiltà tribale, armi votive, bastoni del comando, solcati come da profonde cicatrici rituali… L’aura totemica, diremmo magica, di tali oggetti è innegabile, e la loro misteriosa, vibrante bellezza, il culto del “segno”, sono ancor oggi a noi di guida nella più catartica delle attività sapienziali: la Scrittura.
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La penna WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN codice X3218R, misura unica “short” (=“lady”) con anellino fisso e anellino mobile (ringtop), in argento massiccio laminato oro giallo 12K (gold-on-silver) con smalto “rosa”, cappuccio a vite, corretto pennino WAHL #2 in oro 14K, caricamento a levetta, produzione U.S.A. anno [1927] 1928 (1929).
Le misure
• Penna chiusa: 9,5 cm (compreso anellino fisso) • Fusto: 8,9 cm (con pennino sporgente di 2,2 cm)
• Cappuccio: 5,2 cm (compreso anellino fisso) • Penna con cappuccio calzato: 13,5 cm (con pennino sporgente di 2,2 cm) • Diametro cappuccio: 10 mm
• Diametro max fusto: 9 mm
• Diametro medio all'impugnatura: 8,5 mm
• Peso (scarica): 14 g
• Cappuccio: 6 g
• Fusto: 7 g
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Continua…
Ultima modifica di Musicus il lunedì 26 agosto 2024, 22:58, modificato 1 volta in totale.
- Musicus
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- Messaggi: 3016
- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
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WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
Quello che segue è solo per pignoli incalliti e fanatici: gli altri saltino pure alle prove di scrittura!!!
Marca, famiglia, classe e modello
Marca: <Wahl-Eversharp>
Famiglia: <All metal pen>
Classe: <Enameled>
Modello: <Tinted pen>
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende di questa gloriosa Marca statunitense potrà fare riferimento al nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Eversharp/it
Per la famiglia di stilografiche a cui appartiene la penna in presentazione, le cosiddette <Wahl (All) Metal Pens>, rinvio alla accuratissima catalogazione proposta da Simone Piccardi https://www.fountainpen.it/Wahl_Metal_Pen, in calce alla quale sarà anche possibile ammirare tutti gli esemplari già documentati dai Collezionisti (la presentazione loro singolarmente dedicata può essere utilmente recuperata in: Indice / Retrospettiva / Catalogo foto e modelli / Eversharp).
Per una carrellata fotografica quasi completa dei decori (ma senza il colore oggi in presentazione ) segnalo il sito di Jim Mamoulides: https://www.penhero.com/PenGallery/Ever ... tterns.htm
Oggi sarà mio compito principale provare a documentare uno dei pochissimi modelli ancora mancanti per completare l’affascinante affresco delle stilografiche in metallo della Eversharp (periodo di produzione 1921-1929) e di provare a correggere quelli che personalmente ritengo errori di classificazione in cui mi sono imbattuto durante le ricerche per la presente recensione.
In questa sede gioverà ricordare preliminarmente che quelle di cui si tratta non sono penne “in ebanite rivestite da una lamina” di metallo prezioso, denominate “laminate” o “rivestite” (che invece proponevano tutti i Marchi più blasonati della concorrenza, da Waterman a Parker, da Sheaffer a Conklin), bensì penne costruite direttamente in metallo (a parte il gruppo scrittura che per motivi tecnici rimane come da tradizione in ebanite), poi laminate in metallo prezioso (dall’oro massiccio in giù) e quindi decorate (anche con l’aggiunta di smalti).
All’interno della famiglia delle <Wahl all metal pens> si possono individuare due categorie di penne, in funzione della tecnica con cui veniva impresso il decoro sulla superficie esterna:
• la prima, decisamente preponderante quanto a modelli e numeri prodotti, contiene le stilografiche (e le matite meccaniche abbinate) decorate “a macchina”, cioè <engine turned> (=guilloché https://www.fountainpen.it/Guilloch%C3%A9);
• la seconda, contiene le penne “decorate a mano” <hand engraved>, che Simone, comprensibilmente, non assimila alle altre.
La superficie metallica da decorare con la macchina a guida manuale del guilloché poteva essere:
• l’oro massiccio (<yellow solid gold> e anche <green solid gold> 18K/14 K/10K),
• la lamina d’oro (<gold filled> 12 K, ma anche 14K ¼),
• l’argento massiccio (<sterling>),
• la lamina d’argento (<silver filled> ma si trova anche il <silver plated>)
• e da ultimo – e solo dal 1927 al 1928(-1929) – una lamina base d'argento ricoperta da una lamina d’oro (<gold-on-silver> ovvero <12K yellow gold filled over silver> =vermeil), che veniva successivamente in parte asportata per poter decorare a macchina solo l’argento sottostante.
Una categoria o classe di questi strumenti è rappresentata dalle penne <enameled> cioè “smaltate” (in senso lato).
Si tratta di penne metalliche decorate tradizionalmente a macchina ma impreziosite e rese più “colorate” (come richiedeva a grand voce il mercato, in tutti i campi, nella seconda metà degli anni Venti) dalla presenza di smalti (enamels): queste penne furono introdotte dalla Casa di Chicago come parte della inevitabile reazione alla massiccia immissione sul mercato americano delle coloratissime celluloidi della concorrenza (Sheaffer in primis, tra le “grandi”). Anche Wahl-Eversharp, ovviamente, si precipitò, era già però il 1927, a produrre strumenti di scrittura in celluloide (“pyroxalin”), ma non volle rinunciare senza combattere alla posizione dominante acquisita con le sue fortunate <all metal>, decidendo di immettere sul mercato del lusso anche una loro variante “colorata”… Così, tra le penne <gold filled>, <gold-on-silver> e <sterling> decorate a macchina (engine turned) comparve una nuova classe, quella delle penne <all metal “smaltate”> (<enameled>), dal 1928 secondo i commentatori, ma secondo me già dall’inizio del 1927.
Tra le penne “smaltate” (in senso lato) io proporrei di distinguere tre sottocategorie, che si trovarono presentate contemporaneamente in questa pubblicità di fine 1928: (dal Wiki)
①
le <tinted pen> propriamente dette (come la stilografica oggi in presentazione), con elaborato doppio rivestimento <gold-on-silver> (ma anche nella meno costosa versione in solo argento <sterling>), e poi smaltate (<tinted>) su tutta la superficie decorata, con effetto traslucido, proposte in 2 colori: blue-green come nella pubblicità qui allegata, e rose-pink oggi in presentazione;
②
le penne (ma solo le) <gold-filled> smaltate di nero, ma solo su alcune porzioni o segmenti della superficie, nei design <Ring Colonial> e <Colonnade>;
③
le penne (ma solo le) <gold-filled> smaltate di blu (da cui forse il nome evocativo “sulla sponda del lago”) <Lakeside>, con porzioni di decorazione lasciata in oro e altre smaltate, mediante una tecnica denominata <champlevé>.
Le <All metal> con smalti
Passiamo ad analizzare i 3 tipi di “smaltature” un poco più nel dettaglio.
<RING COLONIAL> e <COLONNADE> design [②]
Le bellissime stilografiche del tipo ② furono lanciate certamente nella prima parte del 1928, poiché compaiono entrambe già nel Catalogo generale di quell’anno (che non riporta ancora le grandi novità che verranno introdotte in autunno) e la loro produzione continuerà anche nel 1929 (con le modifiche alle iscrizioni della Marca). WAHL-EVERSHARP general catalog 1928 – Black enameled pens (fonte PCA)
Il design <RING COLONIAL> deriva dal precedente design <COLONIAL>, una lavorazione semplicissima a linee parallele (prodotta dall’inizio, 1921, al 1927) al quale vennero aggiunti (incisi) i gruppi di tre anellini riempiti di colore nero.
Secondo David Nishimura la smaltatura avveniva mediante l’applicazione di uno smalto/lacca/vernice nero lucido alla nitrocellulosa e, come si può osservare, solo su porzioni circoscritte della laminatura (anellini e stretti pannelli).
Sono le più diffuse tra le <enameled> (stando almeno agli esemplari documentati in rete) ma, purtroppo, si presentano quasi sempre con lo smalto/vernice nero completamente assente oppure, il che è anche peggio, dopo essere state oggetto di “restauri” raccapriccianti per imprecisione e imperizia... La definizione del Catalogo prevede per questi due decori l’aggettivo <enameled> (smaltato) e, solo per il secondo citato, anche <burnished> (lucido).
Posso aggiungere che esiste almeno un ulteriore, splendido design non catalogato (o non ancora “riconosciuto”), prodotto (d)alla fine del 1928 che possiamo ammirare qui: http://fountainpenboard.com/forum/index ... metal-pen/
* * *
<LAKESIDE> design [③]
Innanzitutto una precisazione: il nome del design è con ogni probabilità <Lakeside> e non <New Lakeside>, semplicemente perché non esisteva un precedente (vecchio) Lakeside da aggiornare (come nel caso, invece, del <Colonial> appena esaminato): “New” scritto in maiuscolo nella pubblicità allegata è, dunque, a mio avviso un semplice refuso di stampa.
Dovrò, ahimè, diffondermi un poco riguardo a queste penne difficili da riconoscere perché rare. Innanzi tutto, perché hanno subito l’identico destino che ha caratterizzato e afflitto tutti gli altri modelli smaltati della Wahl-Eversharp di quel periodo: la gloriosa Casa tra il 1927 e il 1929 produsse, ahimè, penne e matite straordinariamente belle ma decorate con smalti totalmente proni al disfacimento anche con un uso non intensivo… (in altre parole, la smaltatura si staccava solo a guardarla, probabilmente, e le penne venivano poi “ripulite” completamente dall’antiestetico effetto a chiazze). Questa parrebbe essere la ragione per cui non ci sono rimaste abbastanza penne in buono stato da utilizzare come "pietre di paragone". Secondo le mie ricerche, con lo smalto blu champlevé ancora sostanzialmente integro ad oggi si possono osservare soltanto:
• una matita in misura grande di Jonathan Veley (ora non più visibile sul sito da me più volte citato, ma solo nel libro cartaceo);
• un set di ring-top/short fotografato da David Isaacson; [LAKESIDE set, champlevé - short size] (fonte David Isaacson)
• una stilografica in misura più grande con clip, del compianto Cliff Harrington, fotografata da Simone Piccardi ad un Penshow e archiviata sul nostro Wiki. LAKESIDE, champlevé – medium ? size (Cliff Harrington, foto di Simone Piccardi - dal Wiki)
(per altri dettagli della penna: https://www.fountainpen.it/Wahl_Metal_Pen)
Il modello di decoro <Lakeside>, che come si può inferire dalle immagini allegate era dunque prodotto in almeno due taglie compresa quella media (?) con clip (a differenza della taglia unica “short” delle <tinted pen>), era l’ultima novità delle all-metal alla fine del 1928: lo smalto di colore blu/azzurro era frutto di una lavorazione “champlevé” e veniva presumibilmente steso sui pannelli con decoro a fitte lineette trasversali all’interno delle quali meglio avrebbe potuto aderire la pasta vitrea prima del passaggio in forno (il procedimento per ottenere questo particolare <smalto vitreo> è ben descritto in un curato video-articolo sul sito del THE MET -Metropolitan Museum of Art- di New York: https://www.metmuseum.org/it/perspectiv ... -enameling).
Orbene, di questa meraviglia ci ha mostrato (pur senza saperlo) un esemplare purtroppo completamente privo del colore blu il nostro amico Francoiacc (Francesco ) il quale, sicuramente fuorviato dalla completa decolorazione, a mio avviso non ha riconosciuto correttamente il pattern della decorazione a macchina, scambiandolo per quello di un <Wedgewood> design, ed così che l’ha presentato sul Forum: viewtopic.php?t=31564.
La decorazione Wedgewood, però, e questa è la differenza costruttiva, ha una doppia laminatura “oro-su-argento” <gold-on-silver>, come si dovrebbe sempre poter leggere sulla testina dorata (<gold filled on sil.>), con pannelli riquadrati longitudinalmente da listelli dorati, connessi alle estremità anch’esse dorate, e le “onde” sono più semplici e stilizzate che nel Lakeside (che mostra anche pannelli con lineette trasversali). Se confrontiamo i decori con attenzione, tra cataloghi e fotografie, la differenza tra i due pattern (Wedgewood e Lakeside) appare piuttosto evidente. Anche in quest’ultimo esemplare di <Lakeside> mostrato da Jim Mamoulides (PenHero, all’indirizzo che ho già indicato) lo smalto è sparito completamente, e lui correttamente lo fa notare (ma io vedo ancora del blu sotto la clip: hai provato a guardare anche tu, Francesco?). La differenza tra i due pattern è chiara anche nella tabella dedicata ai design delle <all metal> da Richard Binder (http://www.richardspens.com/ref/profiles/wahl_pen.htm).
@Simone: a causa di questo fraintendimento, attualmente nella tabella (con dettaglio della levetta e della decorazione) del Wiki i due design (il Wedgewood secondo Francesco, in realtà Lakeside, e il Lakeside ancora con lo smalto blu di Harrington), identici, si trovano uno sopra l’altro ma con nomi diversi. Se le mie osservazioni fossero corrette, sarebbe allora necessario modificare la classificazione.
* * *
<TINTED PEN> design [①]
E, finalmente, nel prossimo capitolo potremo dedicare la nostra attenzione all’oggetto principale di questa recensione, le <Tinted Pen>, in proporzione le più preziose tra le penne smaltate della Casa perché realizzate a partire dal doppio rivestimento <gold-on-silver> e solo in taglia piccola (“short”).
Le Wahl[-Eversharp] Tinted Pen
Come ho ricordato in precedenza, il 1928 fu un anno di transizione per la Casa di Chicago, che introdusse molte novità dopo l’uscita del suo Catalogo generale avvenuta nella prima metà dell’anno, novità che annunciò in anteprima ai rivenditori nella rivista aziendale «Eversales» nell’ottobre 1928, in cui oltre all’introduzione della garanzia a vita “Gold Seal” e al lancio della mitica “Deco Band” si trovano anche le “nuove iscrizioni” su tutti gli strumenti: si era trattato essenzialmente di aggiungere al primo nome WAHL anche il secondo nome EVERSHARP (sulle stilografiche ciò doveva avvenire sulla testina o sulla clip, oltre che sul pennino). Presumibilmente non tutti i manufatti che erano già in catalogo/produzione riportarono gli “aggiornamenti” da quel preciso momento, e ciò comprensibilmente, soprattutto per l’esigenza di esaurire le scorte di materiali più o meno preziosi già lavorati giacenti nei magazzini (dai pennini alle clip laminate in oro alle scatoline in seta…) ovvero per non aggiornare inutilmente modelli in fase di imminente dismissione.
Mentre già dall’inizio degli anni Venti la Casa di Chicago proponeva in vendita matite meccaniche <enameled> monocolori opache, rigorosamente di “fascia bassa” (senza compresenza di rivestimenti in metalli preziosi), le prime stilografiche Wahl con smalti (queste certamente di lusso) furono proprio le <Tinted Pen>, già all’inizio del 1927, come subito vedremo.
Ho proceduto con il metodo consueto: ricerche nei Cataloghi (fonte primaria), consultazione di Pubblicità su riviste del settore (questa volta del tutto inutili) e generaliste (decisive), ricerca di inserzioni sulla stampa quotidiana dell’epoca.
Ciò fatto, la mia personalissima tesi è che, nonostante le <tinted pen> siano documentate ufficialmente sul Catalogo generale del 1928, la loro prima apparizione sia avvenuta con un altro nome ben 12 mesi prima, sulla rivista generalista più importante per la pubblicità della Casa, «The Saturday Evening Post».
Nessuno dei commentatori più autorevoli, infatti, sembra aver notato né le penne (che non sono catalogate ma neppure citate nei Siti e nei Blog principali) né il nome/la definizione con cui erano state chiaramente presentate alla loro prima apparizione sul mercato…
Vorrei procedere nell’esposizione nello stesso modo che mi ha permesso di formulare la mia ipotesi, mostrando cioè prima il catalogo del 1928 e solo successivamente le pubblicità (anch’esse prestigiose e a colori) dell’anno precedente 1927.
• Catalogo generale Wahl-Eversharp 1927.
Purtroppo il Catalogo generale del 1927 (di cui Syd Saperstein possiede almeno una pagina, quella da lui pubblicata che contiene i design <Niagara> e il primo anno del design <Wedgewood> (che sarà “confermato” anche nel catalogo dell’anno seguente) non è mai ancora stato reso disponibile al pubblico dei collezionisti…
L’unica “fonte primaria” sulla materia liberamente consultabile è perciò il
• Catalogo generale Wahl-Eversharp del 1928
reso generosamente consultabile dai PCA (Pen Collectors of America) sul loro sito. WAHL-EVERSHARP General Catalog 1928 - tinted pens (fonte PCA)
Dal Catalogo apprendiamo che il design delle <GOLD-ON-SILVER TINTED PENS> venivano proposte in una sola taglia, denominata “short” anziché “lady”, equipaggiata con un pennino #2 e ring-top.
La penna oggi in presentazione era identificata dalla sigla X3218R, che aveva il seguente significato all’epoca del Catalogo:
• X (prefisso) indicava la lavorazione <gold-on-silver>;
• 3 ring-top size (Short = Ladies’ size);
• 2 taglia del pennino (#2);
• 18 codice decoro = «straight and ripple line panels» (pannelli di linee diritte e ondulate alternati);
• R (suffisso) indicava il colore dello smalto applicato: R(ose-Pink).
Questo il procedimento di decorazione: la penna era costruita in argento massiccio ricoperto da una (sottile) lamina d’oro (=[14 K] gold-[filled]-on-silver); su questa base liscia e lucida che ricopriva tutta la penna (ma, a lavorazione finita, resta visibile inalterata solo sulle “estremità”, dalla testina alla sezione al fondello al labbro del cappuccio) l’artigiano, asportando la laminatura d’oro, incideva la decorazione a "pannelli alternati di linee diritte ed ondulate" con la macchina del guilloché direttamente sull’argento sottostante.
Come già ricordato, la macchina del guilloché (https://www.fountainpen.it/Guilloch%C3%A9) era in parte a guida/controllo manuale: ecco un punto, sul fusto vicino ad una delle estremità del cartiglio, in cui la realizzazione (anche) manuale dell’incisione appare evidente. Approfitto dello stupore che potrebbe aver causato l’accenno a pratiche di intaglio e di rimozione di intere lamine di metalli preziosi per ricordare che nei laboratori che trattavano questi materiali (come ad esempio i reparti di lavorazione dei pennini in oro, quelli che decoravano dalle minuterie agli interi rivestimenti in oro e argento) era organizzato un efficientissimo servizio di recupero di tutti i materiali di scarto, dalle polveri alle limature ai tranci delle lamine, per la successiva ri-fusione e conseguente reimmissione nel circuito produttivo [fonte Waterman’s pamphlet].
Poi, sulla superficie d’argento veniva applicato [“colato”, “spalmato”] dello smalto [semitrasparente] che penetrava anche negli interstizi della lavorazione. Purtroppo non sono in grado di indicare il nome esatto della lavorazione né gli specifici materiali impiegati (che dovevano comunque essere delle polveri di vetro colorato trasparenti da fissare alla superficie d’argento col fuoco di un cannello o con il calore di un forno).
Continua…
Marca, famiglia, classe e modello
Marca: <Wahl-Eversharp>
Famiglia: <All metal pen>
Classe: <Enameled>
Modello: <Tinted pen>
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende di questa gloriosa Marca statunitense potrà fare riferimento al nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Eversharp/it
Per la famiglia di stilografiche a cui appartiene la penna in presentazione, le cosiddette <Wahl (All) Metal Pens>, rinvio alla accuratissima catalogazione proposta da Simone Piccardi https://www.fountainpen.it/Wahl_Metal_Pen, in calce alla quale sarà anche possibile ammirare tutti gli esemplari già documentati dai Collezionisti (la presentazione loro singolarmente dedicata può essere utilmente recuperata in: Indice / Retrospettiva / Catalogo foto e modelli / Eversharp).
Per una carrellata fotografica quasi completa dei decori (ma senza il colore oggi in presentazione ) segnalo il sito di Jim Mamoulides: https://www.penhero.com/PenGallery/Ever ... tterns.htm
Oggi sarà mio compito principale provare a documentare uno dei pochissimi modelli ancora mancanti per completare l’affascinante affresco delle stilografiche in metallo della Eversharp (periodo di produzione 1921-1929) e di provare a correggere quelli che personalmente ritengo errori di classificazione in cui mi sono imbattuto durante le ricerche per la presente recensione.
In questa sede gioverà ricordare preliminarmente che quelle di cui si tratta non sono penne “in ebanite rivestite da una lamina” di metallo prezioso, denominate “laminate” o “rivestite” (che invece proponevano tutti i Marchi più blasonati della concorrenza, da Waterman a Parker, da Sheaffer a Conklin), bensì penne costruite direttamente in metallo (a parte il gruppo scrittura che per motivi tecnici rimane come da tradizione in ebanite), poi laminate in metallo prezioso (dall’oro massiccio in giù) e quindi decorate (anche con l’aggiunta di smalti).
All’interno della famiglia delle <Wahl all metal pens> si possono individuare due categorie di penne, in funzione della tecnica con cui veniva impresso il decoro sulla superficie esterna:
• la prima, decisamente preponderante quanto a modelli e numeri prodotti, contiene le stilografiche (e le matite meccaniche abbinate) decorate “a macchina”, cioè <engine turned> (=guilloché https://www.fountainpen.it/Guilloch%C3%A9);
• la seconda, contiene le penne “decorate a mano” <hand engraved>, che Simone, comprensibilmente, non assimila alle altre.
La superficie metallica da decorare con la macchina a guida manuale del guilloché poteva essere:
• l’oro massiccio (<yellow solid gold> e anche <green solid gold> 18K/14 K/10K),
• la lamina d’oro (<gold filled> 12 K, ma anche 14K ¼),
• l’argento massiccio (<sterling>),
• la lamina d’argento (<silver filled> ma si trova anche il <silver plated>)
• e da ultimo – e solo dal 1927 al 1928(-1929) – una lamina base d'argento ricoperta da una lamina d’oro (<gold-on-silver> ovvero <12K yellow gold filled over silver> =vermeil), che veniva successivamente in parte asportata per poter decorare a macchina solo l’argento sottostante.
Una categoria o classe di questi strumenti è rappresentata dalle penne <enameled> cioè “smaltate” (in senso lato).
Si tratta di penne metalliche decorate tradizionalmente a macchina ma impreziosite e rese più “colorate” (come richiedeva a grand voce il mercato, in tutti i campi, nella seconda metà degli anni Venti) dalla presenza di smalti (enamels): queste penne furono introdotte dalla Casa di Chicago come parte della inevitabile reazione alla massiccia immissione sul mercato americano delle coloratissime celluloidi della concorrenza (Sheaffer in primis, tra le “grandi”). Anche Wahl-Eversharp, ovviamente, si precipitò, era già però il 1927, a produrre strumenti di scrittura in celluloide (“pyroxalin”), ma non volle rinunciare senza combattere alla posizione dominante acquisita con le sue fortunate <all metal>, decidendo di immettere sul mercato del lusso anche una loro variante “colorata”… Così, tra le penne <gold filled>, <gold-on-silver> e <sterling> decorate a macchina (engine turned) comparve una nuova classe, quella delle penne <all metal “smaltate”> (<enameled>), dal 1928 secondo i commentatori, ma secondo me già dall’inizio del 1927.
Tra le penne “smaltate” (in senso lato) io proporrei di distinguere tre sottocategorie, che si trovarono presentate contemporaneamente in questa pubblicità di fine 1928: (dal Wiki)
①
le <tinted pen> propriamente dette (come la stilografica oggi in presentazione), con elaborato doppio rivestimento <gold-on-silver> (ma anche nella meno costosa versione in solo argento <sterling>), e poi smaltate (<tinted>) su tutta la superficie decorata, con effetto traslucido, proposte in 2 colori: blue-green come nella pubblicità qui allegata, e rose-pink oggi in presentazione;
②
le penne (ma solo le) <gold-filled> smaltate di nero, ma solo su alcune porzioni o segmenti della superficie, nei design <Ring Colonial> e <Colonnade>;
③
le penne (ma solo le) <gold-filled> smaltate di blu (da cui forse il nome evocativo “sulla sponda del lago”) <Lakeside>, con porzioni di decorazione lasciata in oro e altre smaltate, mediante una tecnica denominata <champlevé>.
Le <All metal> con smalti
Passiamo ad analizzare i 3 tipi di “smaltature” un poco più nel dettaglio.
<RING COLONIAL> e <COLONNADE> design [②]
Le bellissime stilografiche del tipo ② furono lanciate certamente nella prima parte del 1928, poiché compaiono entrambe già nel Catalogo generale di quell’anno (che non riporta ancora le grandi novità che verranno introdotte in autunno) e la loro produzione continuerà anche nel 1929 (con le modifiche alle iscrizioni della Marca). WAHL-EVERSHARP general catalog 1928 – Black enameled pens (fonte PCA)
Il design <RING COLONIAL> deriva dal precedente design <COLONIAL>, una lavorazione semplicissima a linee parallele (prodotta dall’inizio, 1921, al 1927) al quale vennero aggiunti (incisi) i gruppi di tre anellini riempiti di colore nero.
Secondo David Nishimura la smaltatura avveniva mediante l’applicazione di uno smalto/lacca/vernice nero lucido alla nitrocellulosa e, come si può osservare, solo su porzioni circoscritte della laminatura (anellini e stretti pannelli).
Sono le più diffuse tra le <enameled> (stando almeno agli esemplari documentati in rete) ma, purtroppo, si presentano quasi sempre con lo smalto/vernice nero completamente assente oppure, il che è anche peggio, dopo essere state oggetto di “restauri” raccapriccianti per imprecisione e imperizia... La definizione del Catalogo prevede per questi due decori l’aggettivo <enameled> (smaltato) e, solo per il secondo citato, anche <burnished> (lucido).
Posso aggiungere che esiste almeno un ulteriore, splendido design non catalogato (o non ancora “riconosciuto”), prodotto (d)alla fine del 1928 che possiamo ammirare qui: http://fountainpenboard.com/forum/index ... metal-pen/
* * *
<LAKESIDE> design [③]
Innanzitutto una precisazione: il nome del design è con ogni probabilità <Lakeside> e non <New Lakeside>, semplicemente perché non esisteva un precedente (vecchio) Lakeside da aggiornare (come nel caso, invece, del <Colonial> appena esaminato): “New” scritto in maiuscolo nella pubblicità allegata è, dunque, a mio avviso un semplice refuso di stampa.
Dovrò, ahimè, diffondermi un poco riguardo a queste penne difficili da riconoscere perché rare. Innanzi tutto, perché hanno subito l’identico destino che ha caratterizzato e afflitto tutti gli altri modelli smaltati della Wahl-Eversharp di quel periodo: la gloriosa Casa tra il 1927 e il 1929 produsse, ahimè, penne e matite straordinariamente belle ma decorate con smalti totalmente proni al disfacimento anche con un uso non intensivo… (in altre parole, la smaltatura si staccava solo a guardarla, probabilmente, e le penne venivano poi “ripulite” completamente dall’antiestetico effetto a chiazze). Questa parrebbe essere la ragione per cui non ci sono rimaste abbastanza penne in buono stato da utilizzare come "pietre di paragone". Secondo le mie ricerche, con lo smalto blu champlevé ancora sostanzialmente integro ad oggi si possono osservare soltanto:
• una matita in misura grande di Jonathan Veley (ora non più visibile sul sito da me più volte citato, ma solo nel libro cartaceo);
• un set di ring-top/short fotografato da David Isaacson; [LAKESIDE set, champlevé - short size] (fonte David Isaacson)
• una stilografica in misura più grande con clip, del compianto Cliff Harrington, fotografata da Simone Piccardi ad un Penshow e archiviata sul nostro Wiki. LAKESIDE, champlevé – medium ? size (Cliff Harrington, foto di Simone Piccardi - dal Wiki)
(per altri dettagli della penna: https://www.fountainpen.it/Wahl_Metal_Pen)
Il modello di decoro <Lakeside>, che come si può inferire dalle immagini allegate era dunque prodotto in almeno due taglie compresa quella media (?) con clip (a differenza della taglia unica “short” delle <tinted pen>), era l’ultima novità delle all-metal alla fine del 1928: lo smalto di colore blu/azzurro era frutto di una lavorazione “champlevé” e veniva presumibilmente steso sui pannelli con decoro a fitte lineette trasversali all’interno delle quali meglio avrebbe potuto aderire la pasta vitrea prima del passaggio in forno (il procedimento per ottenere questo particolare <smalto vitreo> è ben descritto in un curato video-articolo sul sito del THE MET -Metropolitan Museum of Art- di New York: https://www.metmuseum.org/it/perspectiv ... -enameling).
Orbene, di questa meraviglia ci ha mostrato (pur senza saperlo) un esemplare purtroppo completamente privo del colore blu il nostro amico Francoiacc (Francesco ) il quale, sicuramente fuorviato dalla completa decolorazione, a mio avviso non ha riconosciuto correttamente il pattern della decorazione a macchina, scambiandolo per quello di un <Wedgewood> design, ed così che l’ha presentato sul Forum: viewtopic.php?t=31564.
La decorazione Wedgewood, però, e questa è la differenza costruttiva, ha una doppia laminatura “oro-su-argento” <gold-on-silver>, come si dovrebbe sempre poter leggere sulla testina dorata (<gold filled on sil.>), con pannelli riquadrati longitudinalmente da listelli dorati, connessi alle estremità anch’esse dorate, e le “onde” sono più semplici e stilizzate che nel Lakeside (che mostra anche pannelli con lineette trasversali). Se confrontiamo i decori con attenzione, tra cataloghi e fotografie, la differenza tra i due pattern (Wedgewood e Lakeside) appare piuttosto evidente. Anche in quest’ultimo esemplare di <Lakeside> mostrato da Jim Mamoulides (PenHero, all’indirizzo che ho già indicato) lo smalto è sparito completamente, e lui correttamente lo fa notare (ma io vedo ancora del blu sotto la clip: hai provato a guardare anche tu, Francesco?). La differenza tra i due pattern è chiara anche nella tabella dedicata ai design delle <all metal> da Richard Binder (http://www.richardspens.com/ref/profiles/wahl_pen.htm).
@Simone: a causa di questo fraintendimento, attualmente nella tabella (con dettaglio della levetta e della decorazione) del Wiki i due design (il Wedgewood secondo Francesco, in realtà Lakeside, e il Lakeside ancora con lo smalto blu di Harrington), identici, si trovano uno sopra l’altro ma con nomi diversi. Se le mie osservazioni fossero corrette, sarebbe allora necessario modificare la classificazione.
* * *
<TINTED PEN> design [①]
E, finalmente, nel prossimo capitolo potremo dedicare la nostra attenzione all’oggetto principale di questa recensione, le <Tinted Pen>, in proporzione le più preziose tra le penne smaltate della Casa perché realizzate a partire dal doppio rivestimento <gold-on-silver> e solo in taglia piccola (“short”).
Le Wahl[-Eversharp] Tinted Pen
Come ho ricordato in precedenza, il 1928 fu un anno di transizione per la Casa di Chicago, che introdusse molte novità dopo l’uscita del suo Catalogo generale avvenuta nella prima metà dell’anno, novità che annunciò in anteprima ai rivenditori nella rivista aziendale «Eversales» nell’ottobre 1928, in cui oltre all’introduzione della garanzia a vita “Gold Seal” e al lancio della mitica “Deco Band” si trovano anche le “nuove iscrizioni” su tutti gli strumenti: si era trattato essenzialmente di aggiungere al primo nome WAHL anche il secondo nome EVERSHARP (sulle stilografiche ciò doveva avvenire sulla testina o sulla clip, oltre che sul pennino). Presumibilmente non tutti i manufatti che erano già in catalogo/produzione riportarono gli “aggiornamenti” da quel preciso momento, e ciò comprensibilmente, soprattutto per l’esigenza di esaurire le scorte di materiali più o meno preziosi già lavorati giacenti nei magazzini (dai pennini alle clip laminate in oro alle scatoline in seta…) ovvero per non aggiornare inutilmente modelli in fase di imminente dismissione.
Mentre già dall’inizio degli anni Venti la Casa di Chicago proponeva in vendita matite meccaniche <enameled> monocolori opache, rigorosamente di “fascia bassa” (senza compresenza di rivestimenti in metalli preziosi), le prime stilografiche Wahl con smalti (queste certamente di lusso) furono proprio le <Tinted Pen>, già all’inizio del 1927, come subito vedremo.
Ho proceduto con il metodo consueto: ricerche nei Cataloghi (fonte primaria), consultazione di Pubblicità su riviste del settore (questa volta del tutto inutili) e generaliste (decisive), ricerca di inserzioni sulla stampa quotidiana dell’epoca.
Ciò fatto, la mia personalissima tesi è che, nonostante le <tinted pen> siano documentate ufficialmente sul Catalogo generale del 1928, la loro prima apparizione sia avvenuta con un altro nome ben 12 mesi prima, sulla rivista generalista più importante per la pubblicità della Casa, «The Saturday Evening Post».
Nessuno dei commentatori più autorevoli, infatti, sembra aver notato né le penne (che non sono catalogate ma neppure citate nei Siti e nei Blog principali) né il nome/la definizione con cui erano state chiaramente presentate alla loro prima apparizione sul mercato…
Vorrei procedere nell’esposizione nello stesso modo che mi ha permesso di formulare la mia ipotesi, mostrando cioè prima il catalogo del 1928 e solo successivamente le pubblicità (anch’esse prestigiose e a colori) dell’anno precedente 1927.
• Catalogo generale Wahl-Eversharp 1927.
Purtroppo il Catalogo generale del 1927 (di cui Syd Saperstein possiede almeno una pagina, quella da lui pubblicata che contiene i design <Niagara> e il primo anno del design <Wedgewood> (che sarà “confermato” anche nel catalogo dell’anno seguente) non è mai ancora stato reso disponibile al pubblico dei collezionisti…
L’unica “fonte primaria” sulla materia liberamente consultabile è perciò il
• Catalogo generale Wahl-Eversharp del 1928
reso generosamente consultabile dai PCA (Pen Collectors of America) sul loro sito. WAHL-EVERSHARP General Catalog 1928 - tinted pens (fonte PCA)
Dal Catalogo apprendiamo che il design delle <GOLD-ON-SILVER TINTED PENS> venivano proposte in una sola taglia, denominata “short” anziché “lady”, equipaggiata con un pennino #2 e ring-top.
La penna oggi in presentazione era identificata dalla sigla X3218R, che aveva il seguente significato all’epoca del Catalogo:
• X (prefisso) indicava la lavorazione <gold-on-silver>;
• 3 ring-top size (Short = Ladies’ size);
• 2 taglia del pennino (#2);
• 18 codice decoro = «straight and ripple line panels» (pannelli di linee diritte e ondulate alternati);
• R (suffisso) indicava il colore dello smalto applicato: R(ose-Pink).
Questo il procedimento di decorazione: la penna era costruita in argento massiccio ricoperto da una (sottile) lamina d’oro (=[14 K] gold-[filled]-on-silver); su questa base liscia e lucida che ricopriva tutta la penna (ma, a lavorazione finita, resta visibile inalterata solo sulle “estremità”, dalla testina alla sezione al fondello al labbro del cappuccio) l’artigiano, asportando la laminatura d’oro, incideva la decorazione a "pannelli alternati di linee diritte ed ondulate" con la macchina del guilloché direttamente sull’argento sottostante.
Come già ricordato, la macchina del guilloché (https://www.fountainpen.it/Guilloch%C3%A9) era in parte a guida/controllo manuale: ecco un punto, sul fusto vicino ad una delle estremità del cartiglio, in cui la realizzazione (anche) manuale dell’incisione appare evidente. Approfitto dello stupore che potrebbe aver causato l’accenno a pratiche di intaglio e di rimozione di intere lamine di metalli preziosi per ricordare che nei laboratori che trattavano questi materiali (come ad esempio i reparti di lavorazione dei pennini in oro, quelli che decoravano dalle minuterie agli interi rivestimenti in oro e argento) era organizzato un efficientissimo servizio di recupero di tutti i materiali di scarto, dalle polveri alle limature ai tranci delle lamine, per la successiva ri-fusione e conseguente reimmissione nel circuito produttivo [fonte Waterman’s pamphlet].
Poi, sulla superficie d’argento veniva applicato [“colato”, “spalmato”] dello smalto [semitrasparente] che penetrava anche negli interstizi della lavorazione. Purtroppo non sono in grado di indicare il nome esatto della lavorazione né gli specifici materiali impiegati (che dovevano comunque essere delle polveri di vetro colorato trasparenti da fissare alla superficie d’argento col fuoco di un cannello o con il calore di un forno).
Continua…
Ultima modifica di Musicus il lunedì 26 agosto 2024, 22:58, modificato 1 volta in totale.
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WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
Nella foto seguente possiamo osservare come il colore sia svanito dalla superficie cesellata e quindi farci un’idea migliore di come lo smalto vi avesse aderito originariamente.
Penso vi sia stato un errore nel Catalogo generale del 1928, a questo punto, e che l’ulteriore indicazione riportata (asportazione di porzioni di smalto) sia da riferirsi solamente alle (poco meno costose) penne in argento massiccio smaltate, pubblicate nella stessa pagina sulla destra che mostrano, loro sì, una serie di linee ondulate “brillanti”, cioè riportate all’argento vivo mediante asportazione dello smalto solo dalle creste del materiale: la prova di ciò si può facilmente rinvenire nella pagina seguente che presenta le matite meccaniche abbinate ad entrambe le tipologie di <tinted pen>, dove la lavorazione di “lucidatura” scompare dalle matite <gold-on-silver> ed è correttamente citata solo per le matite in argento. Problemi di copia/incolla già nel 1928?!?
L’effetto dello smalto traslucido intatto era davvero spettacolare poiché le crestine delle onde smaltate, anche in presenza di bassa luminosità, restituiscono i bagliori tipici di un cristallo colorato, disegnando suggestivi sentieri di luce… Purtroppo, alla prova senza appello del tempo la lavorazione a smalto su argento si è rivelata un autentico disastro, almeno stando agli sparuti esemplari integri con la smaltatura originale che ci sono pervenuti e sono stati generosamente condivisi in Rete: personalmente ho rintracciato solo questo di Jim Mamoulides (https://www.penhero.com/PenGallery/Ever ... tterns.htm), che ha fotografato la versione <blue-green> (a sinistra), nonostante ci voglia un po’ di fantasia per apprezzarne il colore... Blue-green Tinted Pen and Colonnade design (fonte Pen Hero)
[L’ottimo Mamoulides, inoltre, non sembra essersi accorto del fatto che in questa foto la sezione di una <Colonnade> dovrebbe essere, come da Catalogo, anch’essa in vermeil, e non in ebanite nera…]. Credo, inoltre, che Richard Binder prenda un granchio quando identifica nella sua tabella (http://www.richardspens.com/ref/profiles/wahl_pen.htm) il design in presentazione (del tutto privo di colore) come <Hanlin> [1921-1924]; in ogni caso, ipotizza anche che possa presentarsi in due colori (?) e che parte del design sia realizzato a macchina e parte manualmente… Anche i migliori possono sbagliare.
Ma nessuno sembra essersi finora accorto che queste <Tinted Pen> erano già state lanciate sul mercato oltre un anno prima, cioè nel 1927, addirittura in aprile! Ma con un altro nome…
• Le pubblicità su rivista (1927, 1928)
Già alla fine di aprile 1927 si proponevano i regali “di Giugno” per i diplomati, gli sposi, i viaggiatori (come il nostro Archipat ). 1927-04-30 - The Saturday Evening Post (fonte EBAY)
Una stilografica come quella oggi recensita era pubblicizzata in set con la matita, come regalo di lusso (costando ben $7 la sola penna), e presentata come «in colorful brocade enameled finishes» («in coloratissime finiture smaltate effetto broccato») e sulla destra dell’immagine la variante lessicale «brocaded combination set», dove brocade e brocaded significano proprio «lavorazione a broccato» che (solitamente riferito ai tessuti) prevede una superficie “in rilievo con fili d’oro e d’argento intrecciati”. Questo, secondo l’ufficio marketing della Wahl, era l’effetto che più suggeriva la smaltatura su argento incorniciata d’oro. Non si fa alcun cenno ad altri colori oltre all’evidente “rosato”, ma il plurale di “finiture” potrebbe autorizzare a ritenere che ve ne fossero almeno due (forse il “blu-verde” che vedremo a catalogo e in una Ad solo l’anno seguente).
Nella splendida pubblicità del mese successivo (conferita da Simone e da lui archiviata nel Wiki anni or sono ) compare anche il riferimento esplicito al colore («Pink», solo “rosa”, semplicemente) nell’espressione «Pink brocaded set», 1927-05-Wahl-Signature-AllMetal (dal Wiki)
mentre nel testo di accompagnamento la definizione utilizzata nella Ad precedente viene già “ricombinata” nell’espressione «enameled in colorful brocade finishes» (smaltata in una colorata finitura a broccato).
[@Simone: credo che nel Wiki non sia perciò corretta la didascalia di questa Ad https://www.fountainpen.it/File:1927-05 ... lMetal.jpg quando individua il design “sotto lo smalto” rosa come <Ribbon>, perché il Ribbon dovrebbe essere stato utilizzato solo nel 1921 ma, soprattutto, perché questo pattern molto semplice non avrebbe onde/ripples che pure si intravedono nel disegno] Ribbon design (fonte PenHero)
L’anno seguente 1928, per le feste di Natale, la stessa penna (è sempre la mia ipotesi) ricompare tra gli strumenti di punta della Casa, come abbiamo visto in apertura di recensione: (dal WIKI)
è certamente la stessa penna (set) delle precedenti pubblicità, almeno a mio giudizio, solo in colorazione “verde”…
Continua…
Questa porzione della superficie mostra lo stato in cui si trovano (se e quando si trovano) oggi generalmente le penne di questo modello…Penso vi sia stato un errore nel Catalogo generale del 1928, a questo punto, e che l’ulteriore indicazione riportata (asportazione di porzioni di smalto) sia da riferirsi solamente alle (poco meno costose) penne in argento massiccio smaltate, pubblicate nella stessa pagina sulla destra che mostrano, loro sì, una serie di linee ondulate “brillanti”, cioè riportate all’argento vivo mediante asportazione dello smalto solo dalle creste del materiale: la prova di ciò si può facilmente rinvenire nella pagina seguente che presenta le matite meccaniche abbinate ad entrambe le tipologie di <tinted pen>, dove la lavorazione di “lucidatura” scompare dalle matite <gold-on-silver> ed è correttamente citata solo per le matite in argento. Problemi di copia/incolla già nel 1928?!?
L’effetto dello smalto traslucido intatto era davvero spettacolare poiché le crestine delle onde smaltate, anche in presenza di bassa luminosità, restituiscono i bagliori tipici di un cristallo colorato, disegnando suggestivi sentieri di luce… Purtroppo, alla prova senza appello del tempo la lavorazione a smalto su argento si è rivelata un autentico disastro, almeno stando agli sparuti esemplari integri con la smaltatura originale che ci sono pervenuti e sono stati generosamente condivisi in Rete: personalmente ho rintracciato solo questo di Jim Mamoulides (https://www.penhero.com/PenGallery/Ever ... tterns.htm), che ha fotografato la versione <blue-green> (a sinistra), nonostante ci voglia un po’ di fantasia per apprezzarne il colore... Blue-green Tinted Pen and Colonnade design (fonte Pen Hero)
[L’ottimo Mamoulides, inoltre, non sembra essersi accorto del fatto che in questa foto la sezione di una <Colonnade> dovrebbe essere, come da Catalogo, anch’essa in vermeil, e non in ebanite nera…]. Credo, inoltre, che Richard Binder prenda un granchio quando identifica nella sua tabella (http://www.richardspens.com/ref/profiles/wahl_pen.htm) il design in presentazione (del tutto privo di colore) come <Hanlin> [1921-1924]; in ogni caso, ipotizza anche che possa presentarsi in due colori (?) e che parte del design sia realizzato a macchina e parte manualmente… Anche i migliori possono sbagliare.
Ma nessuno sembra essersi finora accorto che queste <Tinted Pen> erano già state lanciate sul mercato oltre un anno prima, cioè nel 1927, addirittura in aprile! Ma con un altro nome…
• Le pubblicità su rivista (1927, 1928)
Già alla fine di aprile 1927 si proponevano i regali “di Giugno” per i diplomati, gli sposi, i viaggiatori (come il nostro Archipat ). 1927-04-30 - The Saturday Evening Post (fonte EBAY)
Una stilografica come quella oggi recensita era pubblicizzata in set con la matita, come regalo di lusso (costando ben $7 la sola penna), e presentata come «in colorful brocade enameled finishes» («in coloratissime finiture smaltate effetto broccato») e sulla destra dell’immagine la variante lessicale «brocaded combination set», dove brocade e brocaded significano proprio «lavorazione a broccato» che (solitamente riferito ai tessuti) prevede una superficie “in rilievo con fili d’oro e d’argento intrecciati”. Questo, secondo l’ufficio marketing della Wahl, era l’effetto che più suggeriva la smaltatura su argento incorniciata d’oro. Non si fa alcun cenno ad altri colori oltre all’evidente “rosato”, ma il plurale di “finiture” potrebbe autorizzare a ritenere che ve ne fossero almeno due (forse il “blu-verde” che vedremo a catalogo e in una Ad solo l’anno seguente).
Nella splendida pubblicità del mese successivo (conferita da Simone e da lui archiviata nel Wiki anni or sono ) compare anche il riferimento esplicito al colore («Pink», solo “rosa”, semplicemente) nell’espressione «Pink brocaded set», 1927-05-Wahl-Signature-AllMetal (dal Wiki)
mentre nel testo di accompagnamento la definizione utilizzata nella Ad precedente viene già “ricombinata” nell’espressione «enameled in colorful brocade finishes» (smaltata in una colorata finitura a broccato).
[@Simone: credo che nel Wiki non sia perciò corretta la didascalia di questa Ad https://www.fountainpen.it/File:1927-05 ... lMetal.jpg quando individua il design “sotto lo smalto” rosa come <Ribbon>, perché il Ribbon dovrebbe essere stato utilizzato solo nel 1921 ma, soprattutto, perché questo pattern molto semplice non avrebbe onde/ripples che pure si intravedono nel disegno] Ribbon design (fonte PenHero)
L’anno seguente 1928, per le feste di Natale, la stessa penna (è sempre la mia ipotesi) ricompare tra gli strumenti di punta della Casa, come abbiamo visto in apertura di recensione: (dal WIKI)
è certamente la stessa penna (set) delle precedenti pubblicità, almeno a mio giudizio, solo in colorazione “verde”…
Continua…
Ultima modifica di Musicus il lunedì 26 agosto 2024, 23:41, modificato 3 volte in totale.
- Musicus
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- Messaggi: 3016
- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Bolzano
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WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
• La stampa quotidiana (1927, 1928)
Per una volta questa mia preziosa risorsa aggiunge veramente pochissimo all’approfondimento della materia…
A quanto ho potuto reperire, negli U.S.A. le penne “in smalto” (<enameled>) comparvero sulla stampa quotidiana solo nell'autunno del 1927. Baraboo_News_Republic_1927_12_23
Inaspettatamente, è un giornale australiano a dare l'annuncio riferendosi alle (sole) matite "smaltate" come <brocaded>. The_Courier_Mail_1927_12_23
Nel 1928 in autunno mancano ancora le penne in celluloide, Portage_Daily_Register_1928_09_24
e in inverno si ricicla la pubblicità dell’anno precedente per le festività natalizie… Livingston_Enterprise_1928_12_11
• Catalogo generale Wahl-Eversharp del 1929.
Ma dopo poco meno di due anni per le <Tinted Pen> e molto meno di uno per le <Lakeside> i modelli con smalti colorati non troveranno più posto nel nuovo Catalogo generale del 1929, facendomi sospettare che l’esperienza con gli smalti sugli strumenti <all metal> sia stata abbandonata oltre che per i costi elevati del processo artigianale anche per le prime, inevitabili lamentele sulla tenuta della smaltatura!
* * *
Curiosamente, a differenza di tutti gli altri decori <all metal>, per le <tinted pen> non sembra essere esistito un “nome dedicato” che individuasse suggestivamente la decorazione sottostante, il pattern del design, cioè la specifica disposizione delle linee realizzate mediante il guilloché sulla superficie: la Casa si limitò a descrivere per esteso quello che era già sotto gli occhi di tutti :
«straight and ripple line panels» = pannelli di linee diritte ed ondulate [alternati].
Secondo me è proprio la mancanza di un nome preciso [perché <a effetto broccato> (brocaded) o <delicatamente colorata> (tinted) non sono il massimo del marketing, almeno non al livello di un suggestivo <Lakeside> ma nemmeno dell’ubiquo sempreverde <Grecian border>] unito alla pessima tenuta dello smalto nel tempo che ha creato un cono d’ombra sul modello: poco acquistato per l’alto costo, poco sopravvissuto decentemente per gravi problemi tecnologici, poco studiato…
Se la mia ipotesi sia corretta e suffragata da prove sufficienti, lascio al lettore giudicarlo, in attesa di ulteriori ritrovamenti documentali (magari quello del Catalogo generale del 1927).
* * *
En passant faccio notare che la pubblicità archiviata sul Wiki da Simone è solo la pagina sinistra di un dittico, attualmente mostrato su una nota (benemerita per la ricerca!) piattaforma di e-commerce. 1928-12-Wahl-Deco Band-All Metal – LEFT & RIGHT PAGES (fonte Ebay)
Dalla pagina destra apprendiamo che le nuovissime top di gamma in celluloide, le cosiddette <Deco Band>, erano vendute alla già considerevole cifra di $7 (tranne quella nel colore black&pearl che costava $8), mentre la penna oggi in presentazione ne costava già $6 (ma proprio $7 solo l’anno prima, quello del debutto come “brocaded”!).
* * *
Altro modello di <tinted pen>
Non ho trovato in rete altri esemplari (ma potrebbero essermi sfuggiti) di <Tinted Pen> o <Brocaded> (seguendo la prima denominazione) che dir si voglia, men che meno nella colorazione originale <rose-pink> o <pink> come l’esemplare in presentazione: la mia appare, attualmente, l’unica ancora con lo smalto originale documentata...
Mi sono imbattuto, tuttavia, in un ulteriore design, anch’esso su base <gold-on-silver>, databile tra il 1927 e la metà del 1928 (perché anteriore al cambio di iscrizione dell’autunno 1928) di cui sono documentati in rete una manciata di esemplari, con un design quasi naturalistico (in ciò ricordando anche la <Niagara> del 1927, seppure non così “virtuosistico). Wahl gold-on-silver pink enameled uncataloged pen (fonte Peyton Street Pens)
Il decoro sull'argento è realizzato con uno schema “a placche" irregolari (la definizione di “snakeskin” proposta dal venditore mi sembra impropria). Anche questo modello venne realizzato sia in “rosa” che in “verde” (senza alcuna sfumatura di blu, stando almeno alle foto che ho potuto consultare in rete di un set che mi è sfuggito ad un'asta per un pelo ).
L’esemplare in presentazione
I marchi del Produttore
Nel collage seguente si potranno leggere il “marchio di fabbrica” e l’equivalente dei punzoni tradizionali (scritti per esteso), il tutto impresso sulla parte superiore del cappuccio (testina).
L’iscrizione, insolitamente lunga, impegna più dei 3/4 della circonferenza!
Corretto (come subito verificheremo) il pennino di misura #2 marchiato semplicemente
Infatti, le due stilografiche mostrate sul Catalogo generale 1928 (uscito presumibilmente entro la prima metà dell’anno e, perciò, ancora privo delle nuovissime penne con il sigillo “GOLD SEAL”, come le “Deco Band”, che vennero pubblicizzate soltanto a partire dall’autunno 1928) e l’unico esemplare (blu-verde) fotografato da Jim Mamoulides recano tutte sulla testina il “vecchio” marchio riservato alle stilografiche <WAHL PEN> (che ritroveremo all’interno della scatolina). La penna in presentazione, perciò, deve essere stata tra le ultimissime prodotte, nell’ultimo quarto del 1928, quando le penne della Casa presentavano ormai sia sulle pubblicità che sulle stilografiche (testina clip pennino) l’aggiornamento della Marca al binomio <WAHL-EVERSHARP>.
Ma l’iscrizione sul pennino dell’esemplare oggi in presentazione è ancora quella "vecchia", che aveva accompagnato il lancio del modello (<WAHL>), avvenuto l’anno precedente. Ciò è storicamente spesso avvenuto nei periodi di transizione, specie quando cambiavano le scritte sulla penna e sul pennino su un modello che restava però perfettamente identico… In ogni caso, come risulta dal Catalogo generale successivo, quello del 1929, oltre ai nuovissimi pennini con la scritta aggiornata <WAHL EVERSHARP (in diagonale)> (cerchiati in rosso) WAHL-EVERSHARP general catalog 1929 - p.70 (fonte PCA)
erano sicuramente in vendita ancora in l’anno seguente i pennini marchiati soltanto <WAHL> (come nella penna in presentazione) e anche, in alternativa già dal 1924, quelli rigidi (firm point) marchiati <WAHL SIGNATURE (in diagonale)> (riquadrati in arancione, nell’immagine precedente oggetto di maldestra correzione del disegno!).
Continua…
Per una volta questa mia preziosa risorsa aggiunge veramente pochissimo all’approfondimento della materia…
A quanto ho potuto reperire, negli U.S.A. le penne “in smalto” (<enameled>) comparvero sulla stampa quotidiana solo nell'autunno del 1927. Baraboo_News_Republic_1927_12_23
Inaspettatamente, è un giornale australiano a dare l'annuncio riferendosi alle (sole) matite "smaltate" come <brocaded>. The_Courier_Mail_1927_12_23
Nel 1928 in autunno mancano ancora le penne in celluloide, Portage_Daily_Register_1928_09_24
e in inverno si ricicla la pubblicità dell’anno precedente per le festività natalizie… Livingston_Enterprise_1928_12_11
• Catalogo generale Wahl-Eversharp del 1929.
Ma dopo poco meno di due anni per le <Tinted Pen> e molto meno di uno per le <Lakeside> i modelli con smalti colorati non troveranno più posto nel nuovo Catalogo generale del 1929, facendomi sospettare che l’esperienza con gli smalti sugli strumenti <all metal> sia stata abbandonata oltre che per i costi elevati del processo artigianale anche per le prime, inevitabili lamentele sulla tenuta della smaltatura!
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Curiosamente, a differenza di tutti gli altri decori <all metal>, per le <tinted pen> non sembra essere esistito un “nome dedicato” che individuasse suggestivamente la decorazione sottostante, il pattern del design, cioè la specifica disposizione delle linee realizzate mediante il guilloché sulla superficie: la Casa si limitò a descrivere per esteso quello che era già sotto gli occhi di tutti :
«straight and ripple line panels» = pannelli di linee diritte ed ondulate [alternati].
Secondo me è proprio la mancanza di un nome preciso [perché <a effetto broccato> (brocaded) o <delicatamente colorata> (tinted) non sono il massimo del marketing, almeno non al livello di un suggestivo <Lakeside> ma nemmeno dell’ubiquo sempreverde <Grecian border>] unito alla pessima tenuta dello smalto nel tempo che ha creato un cono d’ombra sul modello: poco acquistato per l’alto costo, poco sopravvissuto decentemente per gravi problemi tecnologici, poco studiato…
Se la mia ipotesi sia corretta e suffragata da prove sufficienti, lascio al lettore giudicarlo, in attesa di ulteriori ritrovamenti documentali (magari quello del Catalogo generale del 1927).
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En passant faccio notare che la pubblicità archiviata sul Wiki da Simone è solo la pagina sinistra di un dittico, attualmente mostrato su una nota (benemerita per la ricerca!) piattaforma di e-commerce. 1928-12-Wahl-Deco Band-All Metal – LEFT & RIGHT PAGES (fonte Ebay)
Dalla pagina destra apprendiamo che le nuovissime top di gamma in celluloide, le cosiddette <Deco Band>, erano vendute alla già considerevole cifra di $7 (tranne quella nel colore black&pearl che costava $8), mentre la penna oggi in presentazione ne costava già $6 (ma proprio $7 solo l’anno prima, quello del debutto come “brocaded”!).
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Altro modello di <tinted pen>
Non ho trovato in rete altri esemplari (ma potrebbero essermi sfuggiti) di <Tinted Pen> o <Brocaded> (seguendo la prima denominazione) che dir si voglia, men che meno nella colorazione originale <rose-pink> o <pink> come l’esemplare in presentazione: la mia appare, attualmente, l’unica ancora con lo smalto originale documentata...
Mi sono imbattuto, tuttavia, in un ulteriore design, anch’esso su base <gold-on-silver>, databile tra il 1927 e la metà del 1928 (perché anteriore al cambio di iscrizione dell’autunno 1928) di cui sono documentati in rete una manciata di esemplari, con un design quasi naturalistico (in ciò ricordando anche la <Niagara> del 1927, seppure non così “virtuosistico). Wahl gold-on-silver pink enameled uncataloged pen (fonte Peyton Street Pens)
Il decoro sull'argento è realizzato con uno schema “a placche" irregolari (la definizione di “snakeskin” proposta dal venditore mi sembra impropria). Anche questo modello venne realizzato sia in “rosa” che in “verde” (senza alcuna sfumatura di blu, stando almeno alle foto che ho potuto consultare in rete di un set che mi è sfuggito ad un'asta per un pelo ).
L’esemplare in presentazione
I marchi del Produttore
Nel collage seguente si potranno leggere il “marchio di fabbrica” e l’equivalente dei punzoni tradizionali (scritti per esteso), il tutto impresso sulla parte superiore del cappuccio (testina).
L’iscrizione, insolitamente lunga, impegna più dei 3/4 della circonferenza!
WAHL-EVERSHARP
GOLD FILLED ON SILVER MADE IN CHICAGO, U.S.A.
GOLD FILLED ON SILVER MADE IN CHICAGO, U.S.A.
Corretto (come subito verificheremo) il pennino di misura #2 marchiato semplicemente
WAHL
2
14K.
2
14K.
Infatti, le due stilografiche mostrate sul Catalogo generale 1928 (uscito presumibilmente entro la prima metà dell’anno e, perciò, ancora privo delle nuovissime penne con il sigillo “GOLD SEAL”, come le “Deco Band”, che vennero pubblicizzate soltanto a partire dall’autunno 1928) e l’unico esemplare (blu-verde) fotografato da Jim Mamoulides recano tutte sulla testina il “vecchio” marchio riservato alle stilografiche <WAHL PEN> (che ritroveremo all’interno della scatolina). La penna in presentazione, perciò, deve essere stata tra le ultimissime prodotte, nell’ultimo quarto del 1928, quando le penne della Casa presentavano ormai sia sulle pubblicità che sulle stilografiche (testina clip pennino) l’aggiornamento della Marca al binomio <WAHL-EVERSHARP>.
Ma l’iscrizione sul pennino dell’esemplare oggi in presentazione è ancora quella "vecchia", che aveva accompagnato il lancio del modello (<WAHL>), avvenuto l’anno precedente. Ciò è storicamente spesso avvenuto nei periodi di transizione, specie quando cambiavano le scritte sulla penna e sul pennino su un modello che restava però perfettamente identico… In ogni caso, come risulta dal Catalogo generale successivo, quello del 1929, oltre ai nuovissimi pennini con la scritta aggiornata <WAHL EVERSHARP (in diagonale)> (cerchiati in rosso) WAHL-EVERSHARP general catalog 1929 - p.70 (fonte PCA)
erano sicuramente in vendita ancora in l’anno seguente i pennini marchiati soltanto <WAHL> (come nella penna in presentazione) e anche, in alternativa già dal 1924, quelli rigidi (firm point) marchiati <WAHL SIGNATURE (in diagonale)> (riquadrati in arancione, nell’immagine precedente oggetto di maldestra correzione del disegno!).
Continua…
Ultima modifica di Musicus il lunedì 26 agosto 2024, 22:57, modificato 1 volta in totale.
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- Misura preferita del pennino: Flessibile
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WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
WAHL-EVERSHARP general catalog 1929 - p.88 (fonte PCA)
Secondo quanto dichiarato dalla Casa, infatti, entrambi i “vecchi pennini”
• potevano trovarsi già montati in fabbrica sulle penne di minori dimensioni (sino alla diffusissima taglia “lady” o “short”, con sezione tradizionale e pennino #2, sulle quali non era possibile installare il nuovo sistema a vite “Personal Point”)
• oppure potevano essere richiesti sempre su questa tipologia di penne in virtù della ben nota maggiore flessibilità della conformazione (dei <WAHL>, ovviamente), dovuta alla maggior "lunghezza" (in proporzione)…
Come in ogni periodo di transizione, la Casa avrà anche cercato di spingere la vendita delle sue scorte di pennini accumulate negli ultimi anni sui modelli più diffusi...
(@Simone & @ Marco/rrfreak63: a proposito di questa discussione
viewtopic.php?p=412207#p412207 credo che con queste ultime osservazioni dei documenti disponibili si possa dire che il suggerimento di Simone per il pennino da ricercare in sostituzione era corretto e, fra le tre possibili alternative, era anzi il più ragionevole quanto a reperibilità/costo e piacevolezza di scrittura/flessibilità).
* * *
Nel Catalogo generale del 1928 è chiaramente indicata la tipologia di presentation box (scatolina regalo), monoposto, che avrebbe dovuto custodire o la stilografica oppure la matita meccanica appartenenti alla fascia di prezzo medio-alta (dai $5 in su). Wahl-Eversharp General Catalog, 1928 (fonte PCA)
Sul coperchio, all’esterno in alto a sinistra, compare sempre l’orgoglioso omaggio alla Città di produzione:
Mentre all’interno, come abbiamo visto qui sopra, dovrebbe trovarsi l’iscrizione ormai classica (dal 1922 in poi) delle scatoline monoposto che potevano contenere o una penna Wahl oppure una matita Eversharp.
Ma in questa mia scatolina (distinguibile per la trama “a rametti intrecciati” del rivestimento esterno) all’interno del coperchio sull’imbottitura di raso di seta leggiamo soltanto
Ciò rende questo esemplare decisamente meno comune della moltitudine di altre scatoline con doppia denominazione utilizzate dalla Casa per quasi un decennio, fino a questo periodo di transizione, alla fine degli anni Venti.
Il colore
Il nome della rosa...
Ufficialmente: solo <Pink> nel 1927, <Rose-Pink> nel 1928.
Coppia di nomi/aggettivi di derivazione una latina (rosa) l’altra incerta: Pink in inglese indicava, poco prima del 1600, il fiore di Dianthus (garofanino) e solo dal XVIII secolo prese il significato di “colore rosa”.
Il vezzo diffuso tra gli uffici marketing di indicare il colore attraverso la combinazione di almeno due “sfumature” cromatiche aveva colpito per l’ennesima volta in modo però inutilmente ridondante… Dobbiamo considerare che questo modello di penna-gioiello era proposto almeno nel 1928 in due colori di smalto, per cui nel Catalogo si battezzò l’altra tinta <blue-green>, per fare pendant…
Un ulteriore problema è che, mentre nelle due splendide Ad del 1927 gli strumenti appaiono indubitabilmente rosa, nella scansione del catalogo generale del 1928 il colore appare decisamente rosso (scuro). Direi che debba far fede la parola che descrive il colore piuttosto che quest’ultima immagine.
Il modello <blu e verde>, per contro, nella pubblicità di Simone appare semplicemente verde, mentre nella foto di J.Mamoulides appare bluastro-verdastro...
Dal vivo, definirei senza dubbio lo smalto del mio esemplare <rosa salmone>.
L’accostamento a un bel trancio, tuttavia, pur calzante "scientificamente" mi è parso un pelino fuori luogo, perciò ho ricercato consonanze cromatiche nei riflessi di questa delicata orchidea…
* * *
PUBBLICITÀ
ATTENZIONE: in questa parte della recensione sono presenti inserimenti di prodotti a fini commerciali!
La recensione, come avrete potuto constatare fin qui, è andata insopportabilmente per le lunghe, sfuggendomi ampiamente di mano, per documentare tutte le osservazioni che mi sentivo in dovere di fare: la sua pubblicazione sul Forum era prevista per Ferragosto ma, siccome non si butta via niente (come i pennini marchiati <WAHL> insegnano), ecco comunque la foto benaugurante che avevo preparato per tutti noi…
Poiché vivo tra i vigneti, non posso non pensare che il termine migliore per tradurre rose-pink sia…Rosè: eccone perciò uno davvero buono, che si fa a pochi passi da casa mia…
Alla salute! (foto “pericolosa” come sempre dedicata all’amico Franco!)
* * *
Il decoro
Per quanto riguarda il decoro, si tratta di un «rivestimento in oro giallo 12K su argento massiccio [=vermeil]. Parte della lamina d’oro veniva poi tagliata via e la superficie d’argento liberata veniva quindi lavorata [“Engine turned”] a macchina [quella apposita per il guilloché, per ottenere il decoro prescelto]».
Parrebbe invero un’operazione particolarmente complessa, e dunque costosa, visto che la rifinitura «per forza di levare» veniva effettuata sì a macchina, ma pur sempre guidata manualiter da un decoratore esperto.
Il pattern è descritto nel Catalogo come formato da «pannelli di linee diritte e di linee ondulate»; i pannelli sono 8 di un tipo e 8 dell’altro: quello caratterizzato da linee diritte ne ha ben 11, sottilissime, mentre il secondo contiene 3 linee ondulate. Entrambi i pannelli sono larghi ca. 1,5 mm e sono separati tra loro da due linee diritte più spesse.
La decorazione ad onde, caratterizzata da sinusoidi regolari, prosegue dal cappuccio al fusto senza apparente soluzione di continuità sia a penna chiusa che, al contrario, con il cappuccio calzato (grazie anche alla minima differenza di diametro tra le due componenti).
La levetta e il cartiglio (ricavati in punti opposti sulla circonferenza fusto cilindrico) occupano lo spazio della fascia a onde più la coppia di linee di separazione al suo esterno. All’inizio del 1928 (e a maggior ragione ancora nel 1927 quando uscì questo modello) le penne erano ancora tutte cilindriche (flat-top): cilindrico era il cappuccio e cilindrico il fusto, e circolari quindi risultano le loro estremità, testina e fondello, in laminato oro, lucidato a specchio (così potrebbe essere, ma io su questa autentica “reliquia” non strofinerò mai nulla, vista la rarità, per paura che mi scappi la manona causando danni irreparabili allo smalto miracolosamente rimasto…). Il cappuccio si avvita al fusto saldamente, metallo su metallo, compiendo un giro esatto sulla filettatura a 3 principi. La penna con cappuccio calzato raggiunge i 13,2 cm, con ciò superando la lunghezza del solo fusto di una Deco-Band usata senza calzare il cappuccio (la differenza sta nel diametro, ovviamente ). In realtà l’accoppiamento cappuccio/fusto è talmente ben realizzato (si sente il “pop!” quando si sfila il cappuccio calzato!, e ciò anche grazie alla “elasticità” dell’argento) che la penna pare un tutto unico, senza soluzione di continuità tra i due elementi, con buona pace di quelli che credono che il design delle “penne sottili” (“magre”/slim) ed essenziali in metallo lo abbiano inventato a Torino negli anni Settanta…
Continua…
Secondo quanto dichiarato dalla Casa, infatti, entrambi i “vecchi pennini”
• potevano trovarsi già montati in fabbrica sulle penne di minori dimensioni (sino alla diffusissima taglia “lady” o “short”, con sezione tradizionale e pennino #2, sulle quali non era possibile installare il nuovo sistema a vite “Personal Point”)
• oppure potevano essere richiesti sempre su questa tipologia di penne in virtù della ben nota maggiore flessibilità della conformazione (dei <WAHL>, ovviamente), dovuta alla maggior "lunghezza" (in proporzione)…
Come in ogni periodo di transizione, la Casa avrà anche cercato di spingere la vendita delle sue scorte di pennini accumulate negli ultimi anni sui modelli più diffusi...
(@Simone & @ Marco/rrfreak63: a proposito di questa discussione
viewtopic.php?p=412207#p412207 credo che con queste ultime osservazioni dei documenti disponibili si possa dire che il suggerimento di Simone per il pennino da ricercare in sostituzione era corretto e, fra le tre possibili alternative, era anzi il più ragionevole quanto a reperibilità/costo e piacevolezza di scrittura/flessibilità).
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Nel Catalogo generale del 1928 è chiaramente indicata la tipologia di presentation box (scatolina regalo), monoposto, che avrebbe dovuto custodire o la stilografica oppure la matita meccanica appartenenti alla fascia di prezzo medio-alta (dai $5 in su). Wahl-Eversharp General Catalog, 1928 (fonte PCA)
Sul coperchio, all’esterno in alto a sinistra, compare sempre l’orgoglioso omaggio alla Città di produzione:
WAHL
CHICAGO
U.S.A.
CHICAGO
U.S.A.
Mentre all’interno, come abbiamo visto qui sopra, dovrebbe trovarsi l’iscrizione ormai classica (dal 1922 in poi) delle scatoline monoposto che potevano contenere o una penna Wahl oppure una matita Eversharp.
Ma in questa mia scatolina (distinguibile per la trama “a rametti intrecciati” del rivestimento esterno) all’interno del coperchio sull’imbottitura di raso di seta leggiamo soltanto
WAHL PEN
Ciò rende questo esemplare decisamente meno comune della moltitudine di altre scatoline con doppia denominazione utilizzate dalla Casa per quasi un decennio, fino a questo periodo di transizione, alla fine degli anni Venti.
Il colore
Il nome della rosa...
Ufficialmente: solo <Pink> nel 1927, <Rose-Pink> nel 1928.
Coppia di nomi/aggettivi di derivazione una latina (rosa) l’altra incerta: Pink in inglese indicava, poco prima del 1600, il fiore di Dianthus (garofanino) e solo dal XVIII secolo prese il significato di “colore rosa”.
Il vezzo diffuso tra gli uffici marketing di indicare il colore attraverso la combinazione di almeno due “sfumature” cromatiche aveva colpito per l’ennesima volta in modo però inutilmente ridondante… Dobbiamo considerare che questo modello di penna-gioiello era proposto almeno nel 1928 in due colori di smalto, per cui nel Catalogo si battezzò l’altra tinta <blue-green>, per fare pendant…
Un ulteriore problema è che, mentre nelle due splendide Ad del 1927 gli strumenti appaiono indubitabilmente rosa, nella scansione del catalogo generale del 1928 il colore appare decisamente rosso (scuro). Direi che debba far fede la parola che descrive il colore piuttosto che quest’ultima immagine.
Il modello <blu e verde>, per contro, nella pubblicità di Simone appare semplicemente verde, mentre nella foto di J.Mamoulides appare bluastro-verdastro...
Dal vivo, definirei senza dubbio lo smalto del mio esemplare <rosa salmone>.
L’accostamento a un bel trancio, tuttavia, pur calzante "scientificamente" mi è parso un pelino fuori luogo, perciò ho ricercato consonanze cromatiche nei riflessi di questa delicata orchidea…
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La recensione, come avrete potuto constatare fin qui, è andata insopportabilmente per le lunghe, sfuggendomi ampiamente di mano, per documentare tutte le osservazioni che mi sentivo in dovere di fare: la sua pubblicazione sul Forum era prevista per Ferragosto ma, siccome non si butta via niente (come i pennini marchiati <WAHL> insegnano), ecco comunque la foto benaugurante che avevo preparato per tutti noi…
Poiché vivo tra i vigneti, non posso non pensare che il termine migliore per tradurre rose-pink sia…Rosè: eccone perciò uno davvero buono, che si fa a pochi passi da casa mia…
Alla salute! (foto “pericolosa” come sempre dedicata all’amico Franco!)
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Il decoro
Per quanto riguarda il decoro, si tratta di un «rivestimento in oro giallo 12K su argento massiccio [=vermeil]. Parte della lamina d’oro veniva poi tagliata via e la superficie d’argento liberata veniva quindi lavorata [“Engine turned”] a macchina [quella apposita per il guilloché, per ottenere il decoro prescelto]».
Parrebbe invero un’operazione particolarmente complessa, e dunque costosa, visto che la rifinitura «per forza di levare» veniva effettuata sì a macchina, ma pur sempre guidata manualiter da un decoratore esperto.
Il pattern è descritto nel Catalogo come formato da «pannelli di linee diritte e di linee ondulate»; i pannelli sono 8 di un tipo e 8 dell’altro: quello caratterizzato da linee diritte ne ha ben 11, sottilissime, mentre il secondo contiene 3 linee ondulate. Entrambi i pannelli sono larghi ca. 1,5 mm e sono separati tra loro da due linee diritte più spesse.
La decorazione ad onde, caratterizzata da sinusoidi regolari, prosegue dal cappuccio al fusto senza apparente soluzione di continuità sia a penna chiusa che, al contrario, con il cappuccio calzato (grazie anche alla minima differenza di diametro tra le due componenti).
La levetta e il cartiglio (ricavati in punti opposti sulla circonferenza fusto cilindrico) occupano lo spazio della fascia a onde più la coppia di linee di separazione al suo esterno. All’inizio del 1928 (e a maggior ragione ancora nel 1927 quando uscì questo modello) le penne erano ancora tutte cilindriche (flat-top): cilindrico era il cappuccio e cilindrico il fusto, e circolari quindi risultano le loro estremità, testina e fondello, in laminato oro, lucidato a specchio (così potrebbe essere, ma io su questa autentica “reliquia” non strofinerò mai nulla, vista la rarità, per paura che mi scappi la manona causando danni irreparabili allo smalto miracolosamente rimasto…). Il cappuccio si avvita al fusto saldamente, metallo su metallo, compiendo un giro esatto sulla filettatura a 3 principi. La penna con cappuccio calzato raggiunge i 13,2 cm, con ciò superando la lunghezza del solo fusto di una Deco-Band usata senza calzare il cappuccio (la differenza sta nel diametro, ovviamente ). In realtà l’accoppiamento cappuccio/fusto è talmente ben realizzato (si sente il “pop!” quando si sfila il cappuccio calzato!, e ciò anche grazie alla “elasticità” dell’argento) che la penna pare un tutto unico, senza soluzione di continuità tra i due elementi, con buona pace di quelli che credono che il design delle “penne sottili” (“magre”/slim) ed essenziali in metallo lo abbiano inventato a Torino negli anni Settanta…
Continua…
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- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Bolzano
- Gender:
WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
Prova di scrittura n.1
Il caricamento è il classico <lever filler> della Casa di Chicago, caratterizzato da una levetta di dimensioni eccezionalmente piccole (1,5 cm di lunghezza), che appare perfettamente integrata nella decorazione, dalla quale non rileva minimamente, grazie alla posizione di riposo ottenuta da uno scatto leggero ma preciso. (@Simone: questa potrebbe essere la foto più adatta al catalogo dei decori )
In questo progetto, così particolare, l’effetto uniformante del colore dell’oro (dal pennino alla filettatura scintillante, al cartiglio non utilizzato, su su alla levetta, passando per la “falsa” veretta sul labbro del cappuccio per raggiungere la testina coi due anellini – fisso e mobile – del ring-top) non avrebbe potuto essere abbandonato dalla sola sezione, per ovvie ragioni stilistiche, con buona pace di quelli che ritengono le sezioni in oro “scivolose” (consiglio solo una prova, per cambiare idea): ma anche in questa “all metal” il “blocco pennino” sotto la laminatura è pur sempre in ebanite, come da tradizione tecnica. Il pennino è un classico Wahl degli anni Venti e perciò in assoluto tra i migliori della Storia della stilografica…
La punta è un autentico Fine, preciso, adeguatamente supportato dall’alimentatore in ebanite “a pettine” (“comb” feed) che consente di dare libero sfogo alla leggendaria flessibilità di queste punte… Waterman Bleu Sérénité - Canson 90g/m2
* * *
Prova di scrittura n.2
BONUS TRACK
Approfitto dell’occasione per segnalare una interessante alternativa ai “soliti” notebook:
NUUNA “Break the Grid” L
Notebook - MADE IN GERMANY
Continua…
Il caricamento è il classico <lever filler> della Casa di Chicago, caratterizzato da una levetta di dimensioni eccezionalmente piccole (1,5 cm di lunghezza), che appare perfettamente integrata nella decorazione, dalla quale non rileva minimamente, grazie alla posizione di riposo ottenuta da uno scatto leggero ma preciso. (@Simone: questa potrebbe essere la foto più adatta al catalogo dei decori )
In questo progetto, così particolare, l’effetto uniformante del colore dell’oro (dal pennino alla filettatura scintillante, al cartiglio non utilizzato, su su alla levetta, passando per la “falsa” veretta sul labbro del cappuccio per raggiungere la testina coi due anellini – fisso e mobile – del ring-top) non avrebbe potuto essere abbandonato dalla sola sezione, per ovvie ragioni stilistiche, con buona pace di quelli che ritengono le sezioni in oro “scivolose” (consiglio solo una prova, per cambiare idea): ma anche in questa “all metal” il “blocco pennino” sotto la laminatura è pur sempre in ebanite, come da tradizione tecnica. Il pennino è un classico Wahl degli anni Venti e perciò in assoluto tra i migliori della Storia della stilografica…
La punta è un autentico Fine, preciso, adeguatamente supportato dall’alimentatore in ebanite “a pettine” (“comb” feed) che consente di dare libero sfogo alla leggendaria flessibilità di queste punte… Waterman Bleu Sérénité - Canson 90g/m2
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Prova di scrittura n.2
BONUS TRACK
Approfitto dell’occasione per segnalare una interessante alternativa ai “soliti” notebook:
NUUNA “Break the Grid” L
Notebook - MADE IN GERMANY
Continua…
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WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
Di seguito riporto le specifiche indicate dal produttore, con un paio di integrazioni copiate qua e là sul sito del rivenditore e una mia aggiunta finale:
• Dimensioni: 16,5 × 22 cm
• Copertina flessibile in pelle riciclata liscia
• 160 pagine Carta premium da 120 g (La carta premium Munken opaca da 120 g proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, certificata Cradle-to-Cradle. La carta non patinata è ideale per un'ampia varietà di penne e colori e garantisce un'esperienza di scrittura piacevole e fluida. La speciale e delicata tonalità di bianco delle pagine consente risultati cromatici brillanti.)
• 82 griglie/rigature diverse
• Rilegatura flatlay (che permette di tenere il notebook sempre perfettamente aperto / che permette un'apertura perfetta così da poter scrivere e disegnare anche al centro.)
• Il design della copertina è serigrafato tutt'intorno, anche sui bordi della pagina
• Made in Germany
• [Peso: 430 g]
Nessuno spiumaggio (feathering) evidente, nessun trapassamento / sanguinamento (bleeding). Minima visibilità in trasparenza (ghosting, see-through), come evidenziato nell’immagine seguente in cui ho cerchiato in blu il punto di massima deposizione di inchiostro. Ovviamente, non invito a cuor leggero all’acquisto dell’estremistico design “spezza la griglia” con le sue 82 “rigature” diverse qui per voi recensito, che pure trovo estremamente stimolante (e decisamente the end of boring notebooks, il terminator dei quaderni noiosi, come recita il motto del Marchio), ma sul sito ci sono più di 70 stili di copertine diversi, tutti con all’interno pagine con la ben più rassicurante “puntinatura” tradizionale…
Il prezzo, ahinoi, è decisamente alto, per cui invito ad usufruire del 20% di sconto che il rivenditore piemontese (l’indirizzo l’avevo fornito nella recensione sulle matite Blackwing) ogni qualche tempo applica, bontà sua…
Conclusioni
Come avevo già avuto modo di osservare nella recensione dedicata alla stilografica con decoro <Niagara> (viewtopic.php?t=27360) mostrata insieme a questa “Tinted Rose-Pink” nelle foto in apertura, il design originale e la ricercatezza della lavorazione dei materiali preziosi sono sì votati alla ricerca del bello e del raro ma affondano le radici in una salda tradizione di strumenti scrittori di autentica sostanza: queste penne corte e compatte da chiuse (short) divengono insuperabili per praticità di utilizzo quando si trovino agganciate ad una catenella per essere estratte da una tasca del gilet per un impiego fulmineo: il senso di robustezza, gli accoppiamenti impeccabili, il bilanciamento perfetto, il flusso calibrato sia nella scrittura “col solo peso” che nello sfruttamento intensivo delle doti di flessibilità del pennino, ne fanno delle compagne affidabili quanto affascinanti.
Ma è abbandonata indolentemente ad un nastro di seta nera
pendente dal collo eburneo di un’elegante signora,
ovvero custodita in una pochette da gran sera,
che la "rose-pink tinted pen" svelerà la sua vera natura di
“fiore tra i fiori”…
Grazie per l’attenzione, oggi ancora più del consueto!
Giorgio
• Dimensioni: 16,5 × 22 cm
• Copertina flessibile in pelle riciclata liscia
• 160 pagine Carta premium da 120 g (La carta premium Munken opaca da 120 g proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, certificata Cradle-to-Cradle. La carta non patinata è ideale per un'ampia varietà di penne e colori e garantisce un'esperienza di scrittura piacevole e fluida. La speciale e delicata tonalità di bianco delle pagine consente risultati cromatici brillanti.)
• 82 griglie/rigature diverse
• Rilegatura flatlay (che permette di tenere il notebook sempre perfettamente aperto / che permette un'apertura perfetta così da poter scrivere e disegnare anche al centro.)
• Il design della copertina è serigrafato tutt'intorno, anche sui bordi della pagina
• Made in Germany
• [Peso: 430 g]
Nessuno spiumaggio (feathering) evidente, nessun trapassamento / sanguinamento (bleeding). Minima visibilità in trasparenza (ghosting, see-through), come evidenziato nell’immagine seguente in cui ho cerchiato in blu il punto di massima deposizione di inchiostro. Ovviamente, non invito a cuor leggero all’acquisto dell’estremistico design “spezza la griglia” con le sue 82 “rigature” diverse qui per voi recensito, che pure trovo estremamente stimolante (e decisamente the end of boring notebooks, il terminator dei quaderni noiosi, come recita il motto del Marchio), ma sul sito ci sono più di 70 stili di copertine diversi, tutti con all’interno pagine con la ben più rassicurante “puntinatura” tradizionale…
Il prezzo, ahinoi, è decisamente alto, per cui invito ad usufruire del 20% di sconto che il rivenditore piemontese (l’indirizzo l’avevo fornito nella recensione sulle matite Blackwing) ogni qualche tempo applica, bontà sua…
Conclusioni
Come avevo già avuto modo di osservare nella recensione dedicata alla stilografica con decoro <Niagara> (viewtopic.php?t=27360) mostrata insieme a questa “Tinted Rose-Pink” nelle foto in apertura, il design originale e la ricercatezza della lavorazione dei materiali preziosi sono sì votati alla ricerca del bello e del raro ma affondano le radici in una salda tradizione di strumenti scrittori di autentica sostanza: queste penne corte e compatte da chiuse (short) divengono insuperabili per praticità di utilizzo quando si trovino agganciate ad una catenella per essere estratte da una tasca del gilet per un impiego fulmineo: il senso di robustezza, gli accoppiamenti impeccabili, il bilanciamento perfetto, il flusso calibrato sia nella scrittura “col solo peso” che nello sfruttamento intensivo delle doti di flessibilità del pennino, ne fanno delle compagne affidabili quanto affascinanti.
Ma è abbandonata indolentemente ad un nastro di seta nera
pendente dal collo eburneo di un’elegante signora,
ovvero custodita in una pochette da gran sera,
che la "rose-pink tinted pen" svelerà la sua vera natura di
“fiore tra i fiori”…
Grazie per l’attenzione, oggi ancora più del consueto!
Giorgio
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Grazie Giorgio, bellissima presentazione per una splendida stilografica. E forse i segni del tempo la rendono ancora più apprezzabile, le immagini riportate sui cataloghi non le rendono giustizia neanche lontanamente rispetto alle fotografie , e chissà dal vivo...
Sarò di parte, ma Wahl Eversharp è la casa che ha sfornato le più belle penne di tutti i tempi ed è difficile trovare una sua produzione mal riuscita, specialmente nel periodo da fine anni venti a tutti gli anni trenta.
Complimenti ancora Giorgio !
Sarò di parte, ma Wahl Eversharp è la casa che ha sfornato le più belle penne di tutti i tempi ed è difficile trovare una sua produzione mal riuscita, specialmente nel periodo da fine anni venti a tutti gli anni trenta.
Complimenti ancora Giorgio !
Mirko
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Meravigliosa la penna, interessantissima la recensione. Io sospetto che un lavoro di lucidatura e asportazione dell'eccesso sia sempre necessario nelle smaltature, anche senza arrivare a ritrovare il metallo sottostante.
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Ho letto con grandissimo interesse questa bellissima recensione da cui si sente trasparire grande passione !!!
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WAHL-EVERSHARP GOLD-ON-SILVER ROSE-PINK ENAMEL TINTED PEN — Chicago, 1928
Quando vedo penne di questo genere non posso che rimanere estasiata dalla perizia artigianale che richiedevano.
Per la tecnica di smaltatura usata aggiungo, se può essere utile, ciò che mi era stato spiegato da un orafo specializzato.
Quella di questa penna dovrebbe essere la tecnica denominata "guillochè", molto usata da Fabergè.
La superficie metallica è lavorata a guillochè, per l'appunto, eppoi interamente smaltata con smalti trasparenti o opalescenti.
In questo modo la trama è visibile e conferisce profondità mantenendo la superficie liscia e uniforme.
Prima dell'invenzione delle macchine per guillochè le incisioni, anche estremamente complesse, venivano realizzate con altre tecniche, ad esempio l'acquaforte. In questo caso la tecnica viene chiamata "basse-taille".
Dalle immagini pubblicitarie si nota come la smaltatura era originariamente estesa a tutta la superficie.
L'uso l'ha poi consumata, scoprendo le creste e facendola quindi sembrare una "champlevé". In questa tecnica la superficie metallica è ugualmente incisa, ma lo smalto è depositato solo nelle parti basse.
È una tecnica usata con campiture sufficientemente ampie, non credo si riesca a realizzare su incisioni così sottili. A meno di procedere per asportazione successiva dello smalto sulle creste, come è successo qui per azione del tempo e dell'uso.
La seconda tipologia riportata nell'immagine pubblicitaria, invece, credo sia ancora differente.
Cioè prima veniva realizzata una smaltatura completa (non riesco però a capire se sotto la superficie metallica è lavorata) eppoi sempre con una macchina guillochè venivano realizzate le incisioni che portavano al vivo l'argento, ma in scanalatura e non in cresta.
Mi era stato spiegato che la criticità maggiore di queste smaltature è la temperatura di cottura.
Se è troppo alta si ha la deformazione del metallo, se è troppo bassa non è resistente e si stacca con facilità.
Per la tecnica di smaltatura usata aggiungo, se può essere utile, ciò che mi era stato spiegato da un orafo specializzato.
Quella di questa penna dovrebbe essere la tecnica denominata "guillochè", molto usata da Fabergè.
La superficie metallica è lavorata a guillochè, per l'appunto, eppoi interamente smaltata con smalti trasparenti o opalescenti.
In questo modo la trama è visibile e conferisce profondità mantenendo la superficie liscia e uniforme.
Prima dell'invenzione delle macchine per guillochè le incisioni, anche estremamente complesse, venivano realizzate con altre tecniche, ad esempio l'acquaforte. In questo caso la tecnica viene chiamata "basse-taille".
Dalle immagini pubblicitarie si nota come la smaltatura era originariamente estesa a tutta la superficie.
L'uso l'ha poi consumata, scoprendo le creste e facendola quindi sembrare una "champlevé". In questa tecnica la superficie metallica è ugualmente incisa, ma lo smalto è depositato solo nelle parti basse.
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La tecnica della lavorazione a guillochè viene anche usata nell'alta orologeria sui quadranti, come ad esempio su molti Breguet ma non solo.Esme ha scritto: ↑martedì 27 agosto 2024, 11:18 Quando vedo penne di questo genere non posso che rimanere estasiata dalla perizia artigianale che richiedevano.
Per la tecnica di smaltatura usata aggiungo, se può essere utile, ciò che mi era stato spiegato da un orafo specializzato.
Quella di questa penna dovrebbe essere la tecnica denominata "guillochè", molto usata da Fabergè.
La superficie metallica è lavorata a guillochè, per l'appunto, eppoi interamente smaltata con smalti trasparenti o opalescenti.
In questo modo la trama è visibile e conferisce profondità mantenendo la superficie liscia e uniforme.
Prima dell'invenzione delle macchine per guillochè le incisioni, anche estremamente complesse, venivano realizzate con altre tecniche, ad esempio l'acquaforte. In questo caso la tecnica viene chiamata "basse-taille".
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In questo caso, però, il quadrante mi sembra non smaltato.
In effetti forse sarebbe più chiaro dire che la tecnica di smaltatura è una basse-taille con lavorazione guillochè, però a me era stato spiegato che viene chiamata smaltatura guillochè e basta, volendola distinguere in modo netto da quella più antica.
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Si hai ragione nelle lavorazioni di specifici quadranti non c'è smalto e la lavorazione prende comunque il nome di guillochè ma è cosa diversa.Esme ha scritto: ↑martedì 27 agosto 2024, 11:31In questo caso, però, il quadrante mi sembra non smaltato.
In effetti forse sarebbe più chiaro dire che la tecnica di smaltatura è una basse-taille con lavorazione guillochè, però a me era stato spiegato che viene chiamata smaltatura guillochè e basta, volendola distinguere in modo netto da quella più antica.
Ho trovato invece, girando in rete per confronti, questo orologio da carrozza che usa, presumo, la stessa tecnica su smalto ma magari rientra nel secondo caso di lavorazione più antica.
Dovrebbe sempre essere guillochè come lavorazione.
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Tra l'altro mi piaceva assai l'idea di un ''Orologio da Carrozza''