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fotografia analogica nel 2024

Consigli e dritte su come rendere al meglio con la fotografia.
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maylota
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Messaggio da maylota »

fufluns ha scritto: venerdì 19 luglio 2024, 20:17 Se fossi capace di conservare bene il supporto fisico delle mie pellicole, chissà quali meravigliose tecnologie potranno digitalizzare quelle immagini tra dieci o vent'anni...
Per analogia è lo stesso concetto e filosofia dell'Hi Fi: Se non parti con la massima qualità possibile immaginabile all'inizio della catena, per quanto di dai da fare nei seguenti passaggi avrai sempre perso qualcosa. Per quanto logico spesso ce ne dimentichiamo!

Tuttavia non vorrei essere stato frainteso, io non ho assolutamente nulla contro l'uso degli scanner o di un mix digitale/analogico nella catena che parte dallo scatto ed arriva alla fruizione finale - a patto di partire con la massima qualità fin dall'inizio.

Io mi domando quale sia il metodo di fruizione finale "analogico" migliore a vostro parere. Per "analogico" intendo qualcosa che non devo attaccare il computer a una spina elettrica per vederlo :angel:

Forse è domanda oziosa o forse non c'è risposta univoca, ma le poche volte che scatto una foto che trovo bellissima e me la guardo sul mio computer, mi domando sempre: e adesso?
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Messaggio da rrfreak63 »

quelle poche foto che scatto con strumenti digitali, SLR o iPhone, le metto su una SD e la porto ad un centro stampa, o collegho l'iPhone al PC del centro stampa (orrore per la sicurezza dell'iPhone) e poi ci pensano loro.
Ma parti già con jpeg compressi o altri proprietari. Oppure mandi i file via email, ma anche qui devono essere compressi perché un RAW diffcilmente lo accettano, penso.
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Monet63
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Messaggio da Monet63 »

maylota ha scritto: sabato 20 luglio 2024, 10:59 Io mi domando quale sia il metodo di fruizione finale "analogico" migliore a vostro parere. Per "analogico" intendo qualcosa che non devo attaccare il computer a una spina elettrica per vederlo :angel:
Fino a quando ho sviluppato e stampato (parlo del solo bianco e nero), il processo migliore che mi ha dato più soddisfazioni è stato:
1.- Scatto con ottiche di qualità (solitamente Nikon e Contax/Zeiss, ma ho usato e posseggo ancora qualche ottica di pregio Pentax K), scegliendo accuratamente la pellicola in base al risultato che volevo ottenere, in modo da accoppiargli lo sviluppo più indicato;
2.- Trattamento in tank accuratissimo, scegliendo il bagno di sviluppo e la sua eventuale diluizione in base alle scelte fatte al punto 1;
3.- Stampa su carta baritata possibilmente multigrade, con la migliore ottica da ingrandimento che potessi permettermi. Usavo normalmente un Rodenstock Rodagon 80/4 (per il medio formato), e uno Schneider Componon 50/4 (per il 35mm), ma avevo anche un 40mm Leica Focotar (con cui non ho mai legato particolarmente) e uno splendido Durst Neonon di produzione Pentax, probabilmente il migliore di tutti).

Per le carte ho avuto una lunga storia di amore con le Agfa, in particolare con le amatissime Brovira e Record Rapid; le conoscevo a fondo, erano la mia prima scelta a prescindere, ma negli anni ho usato (poco) anche altro: Ilford Gallery (ottime, ma non ai livelli che comunemente si pensava) e Kodak Elite (discrete, in ogni caso inferiori alle analoghe di altre marche).

Io credo che la stampa su carta di qualità sia sempre stata la scelta migliore, ma la mia conoscenza si ferma a una quindicina di anni fa (un'era geologica nel campo del digitale). Con l'avvento delle nuove tecnologie anche io mi organizzai per digitalizzare al meglio le mie immagini (ci misi tre anni), dotandomi di uno scanner Nikon 5000ed e di un 9000ed (per il medio formato), entrambi in grado di fornire files di qualità eccellente (ma un pelino sotto ai coevi scanner a tamburo da laboratorio, com'era logico). Lo feci per un doppio motivo: avere un database semplice da consultare che, all'occorrenza, potesse permettermi una stampa di qualità senza dover andare in c.o. E la stampa digitale la provai davvero, da un amico ben attrezzato con un plotter Epson modificato per usare inchiostri ai pigmenti di carbone (che all'epoca iniziavano a uscire), e rimasi a bocca aperta. La stampa chimica era ancora superiore (solo se condotta ad arte con materiali ben scelti), ma capii che la strada era tracciata. Stampai con quel metodo anche dei files nativi (Canon 40D ed ef135/2), e mi resi conto delle enormi potenzialità: se io, non avvezzo al digitale, potevo ottenere così facilmente un risultato, figuriamoci cosa avrei potuto fare approfondendo la relativa tecnica.
Alla fine ho sempre creduto che il risultato è tutto. Ho un'immagine in mente, decido di realizzarla; qualsiasi mezzo mi permetta di farlo è il benvenuto. Con la fotografia tradizionale c'è sempre stato un legame particolare, dovuto in gran parte alla nostalgia di un'età vissuta che non ho più, che viene evocata da attrezzature e quant'altro. E' anche il mezzo che conosco meglio in assoluto (che quindi mi permette di arrivare meglio al risultato), ma sono convinto che un collega dei nostri giorni, con conoscenze ben approfondite nel suo campo, possa avere risultati analoghi o superiori.
L’opera d’arte è sempre una confessione.
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Messaggio da vexred »

rrfreak63 ha scritto: sabato 20 luglio 2024, 11:14 quelle poche foto che scatto con strumenti digitali, SLR o iPhone, le metto su una SD e la porto ad un centro stampa, o collegho l'iPhone al PC del centro stampa (orrore per la sicurezza dell'iPhone) e poi ci pensano loro.
Ma parti già con jpeg compressi o altri proprietari. Oppure mandi i file via email, ma anche qui devono essere compressi perché un RAW diffcilmente lo accettano, penso.
Il punto qui non è tanto la durata della stampa, quanto l'ampiezza dello spazio colore utilizzato.
Mentre c'è stata una evoluzione dal punto di vista della acquisizione (=sensori con sempre maggior gamma dinamica, tipo i quasi 14 stop a 64 ISO dei sensori Nikon dalla 850 alla Z9), sRGB (che è lo spazio colore utilizzato dai minilab e dalle stampe fotografiche standard) è notevolmente meno ampio come gamut. Adobe RGB o altri spazi colore (es. ProPhoto) sono sì più ampi, ma il rischio è che non siano supportati dai device in mano all'utente finale (ossia schermi per la visualizzazione, o stampanti per la copia fisica su carta).
Ergo, il problema al momento è che gli strumenti "finali" più comuni (monitor, magari via browser, e stampe) sono più limitati delle possibilità degli strumenti di ultima generazione, e comunque i problemi di corrispondenza delle LUT colore nei vari step intermedi rischiano di sballare tutto. Tanti han deciso di provare le inkjet professionali, per usare profili colore più raffinati, e non affidarsi ai laboratori standard.
Tornando all'analogia del wifi, è come partire con un'ottima sorgente (es. audio HD a 96KHz) e poi ascoltarlo su una catena mediocre, tipo ampli integrato e casse che gracchiano...
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