Con la Osprey Milano e pennino Zebra G da me modificato per scrivere in cancelleresca ho fatto il rodaggio della penna per cercare di capirla. Ho riempito tre fogli A 4 per mettere a punto il tutto.
Ho scoperto che quando il convertitore è ad un pò meno di metà, quasi alla fine del secondo foglio, bisogna riempirlo nuovamente, altrimenti da problemi di flußo. L’ho messo a punto alla fine del terzo foglio.
Alcune volte sbrodola inchiostro altre si ferma il flusso. E’ una penna che va usata come faceva mio nonno negli anni ’50 del novecento, cioè con calma e pazienza.Se non erro aveva una Tibaldi. Se ogni tanto ci si macchia il medio e l’indice fa parte della poesia. Allego a questo meßaggio un Pdf dove tratto il modo di far calligrafia in senso lato.Vorrei aggiungere per i neofiti che prima di valutare una penna si deve scrivere almeno 4 / 5 fogli A 4 a distanza di tempo, cioè uno al giorno e alla fine del primo foglio si deve pensare alle sensazioni che ci ha dato la penna e capire come si può migliorare la nostra impostazione di scrittura. Nel caso di esperti si può capire anche se il pennino ha bisogno di eßere affinato oppure se si devono stringere i rebbi od allargarli per modificare il flusso . Si deve sperimentare.
Per aspera ad Astra.
Se lo desiderate,Vi auguro buona lettura.
Un caro saluto.
OSPREY MILANO E RIFLESSIONI SUL MODO DI FARE CALLIGRAFIA
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Interessanti le riflessioni e piacevole la cancelleresca, anche se aver reso un pennino famoso per la sua flessibilità, un pennino tronco, immagino complichi la scrittura rendendola comunque originale.
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OSPREY MILANO E RIFLESSIONI SUL MODO DI FARE CALLIGRAFIA
Quella che noi calligrafi del Terzo Millennio studiamo oggi è la cancelleresca corsiva, formalizzata da Ludovico Vicentino degli Arrighi nel suo apposito manuale del 1522 e, ancora prima, resa in carattere tipografico da Francesco Griffo. La storia della cancelleresca, come si può intuire visto il suo secolo di nascita, si mescola inevitabilmente con quella della tipografia. Guardando ancora in avanti, possiamo affermare che la scrittura cancelleresca rimase comune per parecchio tempo, fino a soccombere poco dopo le evoluzioni barocche proposte da Giovani Francesco Cresci. Intorno al 1420 il noto calligrafo italiano Niccolò Niccoli ideò una forma di scrittura corsiva, inclinata leggermente verso destra e angolata. Questa grafia diventò la base della scrittura italica. Una versione di questa grafia, considerata adatta ai documenti ufficiali, venne poi adottata dagli ambienti pontifici e chiamata Cancelleresca. Per me la cancelleresca del Niccoli è quella che chiamo “Cancelleresca Radice “ caratterizzata da angoli duri e forte contrasto con linee ascendenti di m/m 0,2 e discendenti di m/m 0,8. In più con un pennino fleßibile e da me modificato come lo Zebra G posso modulare anche l’ampiezza e creare le famose gocce del Cresci alla fine di certe lettere. (b d l h k ecc.) Prossimamente pubblicherò un articolo sull’attualizzazione della cancelleresca.
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Bene, immagino sarà molto interessante l'articoloGuidoBotti ha scritto: ↑mercoledì 24 luglio 2024, 15:53 Quella che noi calligrafi del Terzo Millennio studiamo oggi è la cancelleresca corsiva, formalizzata da Ludovico Vicentino degli Arrighi nel suo apposito manuale del 1522 e, ancora prima, resa in carattere tipografico da Francesco Griffo. La storia della cancelleresca, come si può intuire visto il suo secolo di nascita, si mescola inevitabilmente con quella della tipografia. Guardando ancora in avanti, possiamo affermare che la scrittura cancelleresca rimase comune per parecchio tempo, fino a soccombere poco dopo le evoluzioni barocche proposte da Giovani Francesco Cresci. Intorno al 1420 il noto calligrafo italiano Niccolò Niccoli ideò una forma di scrittura corsiva, inclinata leggermente verso destra e angolata. Questa grafia diventò la base della scrittura italica. Una versione di questa grafia, considerata adatta ai documenti ufficiali, venne poi adottata dagli ambienti pontifici e chiamata Cancelleresca. Per me la cancelleresca del Niccoli è quella che chiamo “Cancelleresca Radice “ caratterizzata da angoli duri e forte contrasto con linee ascendenti di m/m 0,2 e discendenti di m/m 0,8. In più con un pennino fleßibile e da me modificato come lo Zebra G posso modulare anche l’ampiezza e creare le famose gocce del Cresci alla fine di certe lettere. (b d l h k ecc.) Prossimamente pubblicherò un articolo sull’attualizzazione della cancelleresca.