Il pennino usato è il Kakimori in acciaio a meno che diversamente specificato.
Dove non specificato, la lubrificazione dell'inchiostro (wetness/dryness) viene considerata nella media.
Dove non precisati comportamenti molto positivi o molto negativi dell'inchiostro, può essere considerato con un comportamento nella media.
RESISTENZA ALL'ACQUA: quando un inchiostro non è dichiarato resistente all'acqua o permanente, tendo a dare per scontato che non sia nessuna delle due cose, di conseguenza non mi viene l'idea di testarlo per quello. Se ci fosse interesse a vedere una prova di resistenza all'acqua, scrivetemelo in un commento e provvedo. Qualora la verifica fosse stata fatta, sarà inserita l'informazione nella recensione.
IL BRAND:
Faber-Castell è un'azienda tedesca nata nel 1761 con il nome di Faber nella città di Stein da Kaspar Faber. L'azienda si è espansa negli anni e nel 1849 ha aperto una succursale a New York, nel 1851 a Londra, nel 1855 a Parigi, nel 1872 a Vienna e nel 1874 a San Pietroburgo.
Nel 1875 la Faber-Castell è stata promotrice della legislazione sulla protezione della proprietà intellettuale in Germania, a causa delle numerose contraffazioni che, ormai, cominciavano a circolare.
Nel 1905 Faber diventa l'oggi nota Faber-Castell, grazie a un matrimonio di una delle pro-pro...nipoti di Kaspar Faber con un conte di Castell-Rüdenhausen. La linea di matite con il corpo di colore verde era un riferimento al colore rappresentativo del reggimento di Alexander Castell-Rüdenhausen. Il logo di Faber-Castell ha integrato un blasone ispirato a idee di Alexander per un dipinto che aveva commissionato.
Durante la seconda guerra mondiale, Faber-Castell è stata forzatamente sottratta al controllo della famiglia da parte del partito nazista. Già nel 1942 i Faber-Castell sono stati in grado di riguadagnarne il controllo.
Nel dopoguerra l'azienda ha proseguito la sua espansione sui mercati internazionali arrivando anche in Sud America e Australia.
Al giorno d'oggi, Faber-Castell ha 10 fabbriche e 22 punti di vendita in tutto il mondo, Asia inclusa.
Graf Von Faber-Castell è una sussidiaria di Faber-Castell nata nel 2003. Graf von Faber-Castell produce la linea di lusso di Faber-Castell, sia per progettazione che per materiali utilizzati.
L'INCHIOSTRO:
Violet Blue è un inchiostro viola medio con sottotono freddo e chromashading dal blu al rosa. E quanto è figo il flacone? Un po' opulento, un po' istituzionale, la bottiglia stessa vuole - chiaramente - farsi riconoscere sopra altre.
E' una bottiglia in vetro non colorato, spesso, con un fondo più spesso rispetto al resto del vetro. Un fondo di almeno 1cm di vetro che rende la bottiglia imponente, solida, molto stabile.
Il tappo è a vite, in plastica rifinita con rivestimento metallico lucido. La cima del tappo sembra, quasi, un'antica moneta. Lungo il perimetro è inciso il nome del marchio; al centro, un doblone nero riporta la versione stilizzata del blasone di Faber-Castell.
Naturalmente tutta questa apparenza di lusso si fa pagare ma la quantità di inchiostro è molto generosa. Sono onesta: preferisco bottiglie piccole. Questa fa una gran scena ma 75ml sono troppi, soprattutto quando lo scopo - ipotetico (ma non troppo) - di un'azienda è quello di venderti più volte lo stesso prodotto in colori diversi. Magari, con 75 ml di inchiostro, c'è chi ci fa una vita con quell'inchiostro e non avrà il tempo materiale di provarne altri. In fondo, non tutti sono come me, che vogliono provare tante cose diverse. Avrei apprezzato di più un sistema come quello adottato da Diamine, Jacques Herbin e Pilot con la possibilità di acquistare piccoli formati da provare prima di decidere se dedicarsi a una damigiana intera.
Poi, alla fine, io l'ho comprata, la damigiana, quindi, forse, hanno ragione loro
Torniamo all'inchiostro, che deve essere il vero protagonista.
A una visione d'insieme, appare come un violetto tendente al freddo. La cosa che mi piace di questo colore è che ha solo un vago accenno di desaturazione che lo fa risultare non squillante. E' un bel viola elegante, di shade media, che gli permette di far vedere bene il colore - non lo si può assolutamente scambiare per un nero - senza diventare troppo chiaro.
Ben leggibile, deciso ma non sfacciato. E' senza dubbio una delle tonalità che apprezzo di più tra i miei viola.
Poi, ci si avvicina, e si vede la magia.
Con pennini da fini in su, alla scrittura, l'inchiostro si separa in una componente centrale rosa/violetta e un alone viola/blu.
Questo era un po' il colore che mi aspettavo il giorno in cui ho ordinato Viola di Robert Oster [viewtopic.php?t=32859]. Quello, me lo aspettavo leggermente più caldo, più rosato, ma non lontano da questo Violet Blue.
Nelle spennellate, il chromashading si rende anche più evidente.
In una extra-fine giapponese, il chromashading non si vede tanto bene ma resta un blando shading. Qui sotto usato con un pennino Sailor EF 21 carati
Per quanto riguarda il confronto con altri inchiostri nella mia collezione, non ho molto che possa, davvero, andare alla pari con questo inchiostro.
Quello che più ci si avvicina è Payapa di Vinta ma Payapa è più freddo e manca del chromashading.
Violet Blue, probabilmente, non è unico nel suo genere ma lo è tra gli inchiostri che sono in mio possesso. Un viola davvero viola su qualunque carta - non troppo scuro, non troppo chiaro - con chromashading, performance buonissima, non è asciutto e anche su carta standard - almeno con pennini fini - non spiuma.
A chi lo consiglio: a chi cerca di uscire dalla spirale dei viola un po' "discotecari". Violet Blue è discreto nonostante non lo si possa confondere con nessun altro colore. A chi ama il chromashading. A chi ama i bottiglioni dall'aspetto imperiale e ci vuole avere dentro un viola
A chi non lo consiglio: onestamente, a parte se si ha avversione per il colore viola, lo consiglio a chiunque altro. E' un eccellente inchiostro che può far contento sia chi si sente più "pop" che chi si sente più "vittoriano". E anche a chi si sente più "cyberpunk", con questo chromashading, come si fa a non consigliarlo?