Bologna Pen Show - Mostra Scambio di Bologna
30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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Wyvern; una inglese di cui si parla poco
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Wyvern; una inglese di cui si parla poco
Presento oggi una penna che appartiene ad una marca storica, forse il più antico produttore britannico: una marca che riscuote poco interesse, forse giustamente dato che la maggior parte della produzione risulta tradizionale, senza particolari innovazioni tecnologiche e riguardante una fascia economica di prodotti.
Ho scoperto però che non tutti gli esemplari riflettono queste caratteristiche quando ho messo le mani su questo esemplare, caratterizzato da un design simile ad altre penne della marca, ma con finiture e celluloide molto particolari. Si tratta, come dicevo, di una penna piuttosto semplice, con caricamento a levetta e pennino warranted, cosa piuttosto comune, dato che ho altre Wyvern con pennino simile. Però la celluloide è decisamente più ambiziosa della media, e io la trovo molto bella. Spicca la raffinata veretta traforata in stile art decò Alcune cifre, senza pretese di completezza
Lunghezza da chiusa cm. 13
Lunghezza senza cappuccio cm.12
Lunghezza cappuccio cm 0,57
Lunghezza con cappuccio calzato cm. 15
Spessore max fusto cm. 1
Lunghezza sezione cm. 1,4
Peso senza inchiostro g. 14,38
Peso cappuccio g. 5,37 Se la cosa interessa caricherò (dopo il Pen Show!) una prova di scrittura del pennino warranted, che ho solo provato frettolosamente su una busta ma mi è parso sufficientemente scorrevole e alquanto flessibile
Ho scoperto però che non tutti gli esemplari riflettono queste caratteristiche quando ho messo le mani su questo esemplare, caratterizzato da un design simile ad altre penne della marca, ma con finiture e celluloide molto particolari. Si tratta, come dicevo, di una penna piuttosto semplice, con caricamento a levetta e pennino warranted, cosa piuttosto comune, dato che ho altre Wyvern con pennino simile. Però la celluloide è decisamente più ambiziosa della media, e io la trovo molto bella. Spicca la raffinata veretta traforata in stile art decò Alcune cifre, senza pretese di completezza
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Nulla calamo agilior est Sarcina, nulla iucundior; […]calamus et in manus sumptus mulcet, et depositus delectat, ac prodest non domino suo tantum sed Aliis multis…
Padova, 28 aprile 1362
Francesco Petrarca a Giovanni Boccaccio, Seniles, XVII, 2
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E' una penna molto bella e poco o nulla importa il fatto di appartenere alla fascia economica delle produzioni (ma è poi davvero così ?) ; il disegno della celluloide è originale ed inusuale (a me sembra una via di mezzo tra un herringbone con un pizzico di lizard skin) , fermaglio e vera del cappuccio altrettanto originali nelle forme e gradevoli alla vista. Insomma, una bella penna che ha poco da invidiare ad altre di marche più rinomate.Tanto per dire, non mi dispiacerebbe averne una così.
Mirko
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Wyvern; una inglese di cui si parla poco
Bel nome , speravo magari che potesse almeno portare qualcosa anche nelle penne ( artigli? )
Per quanto riguarda il motivo , a me sinceramente ricordano quelle grate antiscivolo di metallo
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❄️ 🐻❄️ ❄️
Wyvern; una inglese di cui si parla poco
Grazie per la presentazione, sono penne che non conosco per niente bene e che è raro trovare da questo lato della Manica. Sembrano solide, e la celluloide è veramente molto bella !
E quella veretta è molto raffinata, bel lavoro.
Se aggiungi una prova di scrittura sarei interessata : ho visto solo i video di gradmia, lui ne ha presentate alcune, ma la sua grafia non è il massimo, il tratto sembra sempre e solo medio
E quella veretta è molto raffinata, bel lavoro.
Se aggiungi una prova di scrittura sarei interessata : ho visto solo i video di gradmia, lui ne ha presentate alcune, ma la sua grafia non è il massimo, il tratto sembra sempre e solo medio
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Come diavolo facevano a farla a zig-zag ?
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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Wyvern; una inglese di cui si parla poco
Decisamente molto bella e concordo con Mir, l'essere stata designata all'epoca come produzione economica non toglie nulla alla sua qualità e peculiarità.
Zoomando si nota però come la celluloide sia a fasci spiralati: ogni singolo elemento è composto da una listarella di celluloide chiara con barre trasversali scure inclinate.
Le listarelle adiacenti sono orientate in modo da avere le barre con inclinazioni opposte.
Immagino che in questo modo fossero realizzati dei fogli da cui poi tagliavano i nastri da arrotolare a spirale.
Quindi una celluloide con almeno quattro lavorazioni.
Assemblaggio di celluloide chiara con fasce sottili scure.
Taglio di listarelle inclinate rispetto alle fasce scure (forse ritagli da altre lavorazioni?).
Assemblaggio di listarelle alternate con l'ottenimento dello zigzag.
Taglio in nastro e arrotolamento a spirale (forse anche in questo caso sfrido di altre lavorazioni?).
Non esattamente una robetta...
È la prima domanda che mi sono fatta anch'io vedendola.
Zoomando si nota però come la celluloide sia a fasci spiralati: ogni singolo elemento è composto da una listarella di celluloide chiara con barre trasversali scure inclinate.
Le listarelle adiacenti sono orientate in modo da avere le barre con inclinazioni opposte.
Immagino che in questo modo fossero realizzati dei fogli da cui poi tagliavano i nastri da arrotolare a spirale.
Quindi una celluloide con almeno quattro lavorazioni.
Assemblaggio di celluloide chiara con fasce sottili scure.
Taglio di listarelle inclinate rispetto alle fasce scure (forse ritagli da altre lavorazioni?).
Assemblaggio di listarelle alternate con l'ottenimento dello zigzag.
Taglio in nastro e arrotolamento a spirale (forse anche in questo caso sfrido di altre lavorazioni?).
Non esattamente una robetta...
"È tutta colpa di Esme" [Bons]
Gli stolti hanno il privilegio di riuscire a ridere anche di fronte al dramma.
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Che era a spirale era manifesto. Lo zig-zag è la parte misteriosa e degna di attenzione
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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Forse questo rende meglio l'idea.
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Si si. Quell'ordinamento l'avevo acchiappato. È che non mi figuro bene tutti i passaggi di deposizione e angoli di taglio del blocco e poi reincollaggio dei singoli fogli
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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Ecco lo schema di un possibile assemblaggio. Probabilmente ci possono essere altre varianti.
Il primo passaggio è la costruzione di una celluloide laminata a strati, come ad esempio per le anellate, ma valido anche per disegni che saltano fuori con la lavorazione al tornio, come per le arco.
In questo caso occorre alternare strati chiari spessi a strati scuri sottili.
Tagliando poi fette inclinate (che potrebbero benissimo essere sfridi di altre lavorazioni) si ottengono porzioni che hanno le facce A e B con fasce scure inclinate e reciprocamente perpendicolari.
Unendo queste fette alternando le facce A alle facce B, si ottiene il disegno a zigzag.
Da qui si possono ottenere i fogli con questa trama.
Non mi era facile renderlo nello schema, ma le "fette" di varia lunghezza possono essere combinate tra loro in modo da avere lunghezze totali uniformi e ridurre al minimo lo sfrido.
Se nell'unione delle varie fette non faccio coincidere tra loro le fasce nere, ottengo un effetto sfalsato come si nota in alcune parti della penna.
Credo che il riassemblaggio non potesse essere preciso al micron, quindi in alcune zone c'è uno zigzag continuo, e in altre con sfalsamento.
Inoltre il reincollaggio credo prevedesse una forte pressione, motivo per cui facilmente ci può essere una deformazione che altera la perpendicolaritá delle fasce, con uno zigzag finale ad angoli più acuti.
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Applausi. M'ero fatto il film mentale fino al taglio obliquo, ma poi mi sono arenato
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ingegnoso... un brava per averlo ricostruito ci sta tutto!
penna molto carina e davvero poco vistamikils ha scritto: ↑sabato 18 maggio 2024, 0:08 Presento oggi una penna che appartiene ad una marca storica, forse il più antico produttore britannico: una marca che riscuote poco interesse, forse giustamente dato che la maggior parte della produzione risulta tradizionale, senza particolari innovazioni tecnologiche e riguardante una fascia economica di prodotti.
Ho scoperto però che non tutti gli esemplari riflettono queste caratteristiche quando ho messo le mani su questo esemplare, caratterizzato da un design simile ad altre penne della marca, ma con finiture e celluloide molto particolari.
IMG_20240517_230545.jpg
Si tratta, come dicevo, di una penna piuttosto semplice, con caricamento a levetta e pennino warranted, cosa piuttosto comune, dato che ho altre Wyvern con pennino simile.
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IMG_20240517_130401.jpg
Spicca la raffinata veretta traforata in stile art decò
IMG_20240517_230804.jpg
Alcune cifre, senza pretese di completezza
Lunghezza da chiusa cm. 13
Lunghezza senza cappuccio cm.12
Lunghezza cappuccio cm 0,57
Lunghezza con cappuccio calzato cm. 15
Spessore max fusto cm. 1
Lunghezza sezione cm. 1,4
Peso senza inchiostro g. 14,38
Peso cappuccio g. 5,37
IMG_20240517_230720.jpg
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Eccomi di nuovo. innanzitutto per ringraziare per i commenti e per la interessantissima disamina tecnica.
Poiché a qualcuno potrebbe interessare accludo una (orribile ) prova di scrittura, in cui metto a confronto il pennino warranted della penna in oggetto (Wyvern 60C, ho scoperto il modello ma non mi dice molto), qui rifotografato, inchiostrato col mio adorato R & K Solferino,
col pennino marchiato wywern di un altro esemplare in mio possesso, una penna molto più modesta per materiali e prestazioni ma munita di ben due loghi con il Verme-Serpente che dà il nome alla ditta. Quest’ultima, munita di un pennino rigido e più fine, è inchiostrata con Diamine Sargasso Sea, ed è quella in alto. Almeno questa pubblicazione a mia perpetua vergogna mi inviterà a ripraticare un po’la calligrafia.
Per gli appassionati di draghi, ecco due tentativi di close-up dei marchi della seconda penna Grazie ancora per l’attenzione!
Michele
Poiché a qualcuno potrebbe interessare accludo una (orribile ) prova di scrittura, in cui metto a confronto il pennino warranted della penna in oggetto (Wyvern 60C, ho scoperto il modello ma non mi dice molto), qui rifotografato, inchiostrato col mio adorato R & K Solferino,
col pennino marchiato wywern di un altro esemplare in mio possesso, una penna molto più modesta per materiali e prestazioni ma munita di ben due loghi con il Verme-Serpente che dà il nome alla ditta. Quest’ultima, munita di un pennino rigido e più fine, è inchiostrata con Diamine Sargasso Sea, ed è quella in alto. Almeno questa pubblicazione a mia perpetua vergogna mi inviterà a ripraticare un po’la calligrafia.
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Padova, 28 aprile 1362
Francesco Petrarca a Giovanni Boccaccio, Seniles, XVII, 2
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