Penne vintage che flettono parecchio
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@pbon
Si, ma spesso ti devi scordare il finissimo. La gran parte son consumati e si parte da un M. Per questo motivo quelli poco usati costano così tanto. Lascia perdere la marca. Spesso, entro la stessa marca trovi flessibili e rigidi.
Inoltre non ti dimenticare che non vedi tutti quei pennini che durante il secolo passato si sono letteralmente aperti in due o hanno perso una o due punte. Ogni tanto capitano
Si, ma spesso ti devi scordare il finissimo. La gran parte son consumati e si parte da un M. Per questo motivo quelli poco usati costano così tanto. Lascia perdere la marca. Spesso, entro la stessa marca trovi flessibili e rigidi.
Inoltre non ti dimenticare che non vedi tutti quei pennini che durante il secolo passato si sono letteralmente aperti in due o hanno perso una o due punte. Ogni tanto capitano
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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Il problema di quel periodo è che tutto era fatto a mano in modo artigianale e non standardizzato. Omas ha prodotto pennini Extra, Extra Lucens e Lucens che sono meravigliosi, flessibili e finissimi, come anche molti più rigidi e dalla punta grossa. Da non escludere che i pennini fossero prodotti inizialmente su specifica del cliente, prima di passare a una produzione più consistente in cui si cominciò a definire le taglie EF-F-M-B che conosciamo.
Credo Wahl Eversharp (una delle Big Four insieme a Waterman, Parker e Sheaffer), per cui vale lo stesso discorso fatto per Omas. Da un certo punto in avanti loro cominciarono a usare una nomenclatura per indicare anche la flessibilità del pennino (ad esempio, ora mi viene solo il "Manifold" che era quello rigido per carta copiativa, quindi non ti piacerebbe). Loro hanno inventato il pennino a flessibilità variabile (con una parte scorrevole sopra la fenditura che, tirata più vero la punta, impediva ai rebbi di allargarsi), poi ripreso da Pilot sulle Justus.
Ti conviene dare un'occhiata al wiki
L'oro è uno dei metalli più inattaccabili esistenti. Non soffre invecchiamento, attacchi chimici casuali (serve una precisa miscela di acido cloridrico e nitrico ad alta temperatura per scioglierlo), o altri problemi. L'unico "difetto" che ha è la scarsa resistenza alla deformazione, per cui è necessario prestare attenzione a ciò che si trova in vendita: spesso penne vendute come perfette hanno il pennino con i rebbi spampanati.
Alessio Pariani
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Come ti è già stato detto, non sempre la marca è garanzia un pennino di flessibile, quindi non farti false illusioni. Attendi piuttosto qualche pen show.
Mirko
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Per questo stesso motivo, con molti pennini è spiacevole scriverci: il modo di impugnare la penna non è sempre lo stesso per tutti e l'anatomia della mano porta a inclinazioni o rotazioni differenti della penna. Il pennino consumato si appiattisce generando uno sweet spot ben preciso con tanto di effetto abrasivo sulla carta se non rispettato
Alessio Pariani
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Se uno vuole un pennino flessibile (ma senza arrivare ai prezzi astronomici di un wet noodle) e senza entrare in quel mare pieno di insidie che è il vintage mi rivolgerei o alla montblanc (cercando nuovo ma più facilmente usato il pennino calligraphy della 149 che è quanto di più vicino a un pennino flessibile ci sia) oppure alla azienda magna carta che ha sviluppato pennini flessibili sia in acciaio che in oro.
Se uno non ha problemi di soldi può sempre farsi fare un pennino flessibile su misura dalla montblanc con il loro programma bespoke.
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Penne vintage che flettono parecchio
Non ti consiglio un vintage perché l'acquisto è un terno al lotto e in giro ci sono tanti venditori seri ma anche qualche furbacchione. Te ne consiglio uno moderno che si avvicina molto alle caratteristiche cui ti riferisci. Si tratta di un produttore statunitense. Fountain Pen Revolution ha due pennini ultra-flex, il #5.5 e il #6, che non sono affatto da sottovalutare. Li chiama ultra-flex ma sono più correttamente dei Flex. Chiaro che, se paragonati a quelli della Noodler che sono meno flessibili, il suffisso ha un senso.pbon ha scritto: ↑domenica 14 aprile 2024, 22:20 Tutte le volte che cerco penne vintage su ebay, le trovo ma sono tipicamente costosissime, hanno prezzi allucinanti.
Voi cosa mi consigliereste? Mi piacerebbe provare il famigerato pennino vintage, che si dice online sia il migliore, il più flessibile. Sto cercando esattamente questo, un pennino che fletta almeno 2mm e faccia linee veramente sottili.
Da dove parto?
Ti consiglio la Muft pen, che monta il #5.5 con alimentatore in ebanite. Mai un railroading. Con una sola riserva: il copperplate non è uno stile da stilografica con pennino flessibile. Vedo che tanti rincorrono il flessibile sulla stilografica con l'idea di farci il copperplate. Forse con la 149. Per il resto la scrittura con stilografica armata di flessibile è tutt'altro imho.
Ti allego un esempio giusto per spiegarmi.
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Senza dubbio fare calligrafia con strumenti calligrafici è un'altra cosa rispetto a farla con strumenti da scrittura: i pennini son fatti proprio per quello, le penne no.
Per la mia modesta esperienza, si può arrivare a fare qualcosa di molto più che decente anche con le stilografiche, come dimostrano i post di Fufluns. La 149 Calligraphy (Flex, perché ora è in produzione solo la Architect o come l'abbiano soprannominata) non è uno strumento miracoloso e trovo che sia lievemente inferiore ai due FA di Pilot.
Il problema principale dei pennini stilografici è che son fatti per durare grazie alla punta in iridio - che, inevitabilmente, arrotonda gli angoli - e grazie anche a una lamina di metallo più spessa e resistente - che, invece, limita l'apertura dei rebbi nella maggior parte dei casi a quei 1,2-1,5-1,8mm che si raggiungono applicando una forza maggiore.
Da qui, dire che non ci si può fare copperplate, mi pare un'esagerazione.
Alessio Pariani
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Grazie, penso sia un buon consiglio. Non ho comperato FPR perchè non sono sicuro riguardo le spese doganali. Penso che se il pennino costa 20 euro almeno 10 saranno di spesa doganale.
Se compro la versione oro, che costa attorno ai 200, probabilmente le spese doganali saranno oltre i 100. Ma non ne sono sicuro, non ho neanche capito come calcolano questi dazi.
Questi pennini sarebbero convenienti se non avessi da pagare le spese doganali. Ma dato che shop online italiani tipo stiloestile e casa della stilografica hanno importato le mag600 (ora non disponibili), vorrei provare quella penna.
Date le info che ho raccolto online, mag 600 dovrebbe essere decente. Potrebbe avere difetti, molti utenti riportano che il pennino della mag600 è putrtoppo poco affidabile dal punto di vista del controllo qualità. Praticamente ho visto foto dove il pennino è tagliato con una forma a V e l'inchiostro non tocca nemmeno la pagina o ha altri prblemi simili. Io penso sia palese che quei pennini magna carta sono tagliati a mano e pertanto sono differenti l'uno dall'altro. Nonostante questi problemi mag600 mi ispira di più siccome è un pennino che flette solamente la punta e mi pare un bel prodotto.
Ti vorrei chiedere, hai pagato dazi doganali per il pennino FPR? Io sono locato in italia e tutte le volte che ordino prodotti USA mi arriva da pagare qualche tassa aggiuntiva.
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Puoi estendere il concetto di "tagliati con una forma a V " ?
Non ho capito a cosa ci si riferisce.
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C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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https://www.inkflexibilities.com/blog/m ... h-the-hype
Questo articolo riporta foto.
Su reddit trovi opinioni di coloro che hanno comperato mag600 attratti dalla flessibilità. Trovi altre foto online. Si tratta definitivamente di un problema.
Ma, nonostante questi problemi la penna mi ha convinto lo stesso e quindi la comprerò quando sarà disponibile di nuovo.
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Punte divaricate. Ho capito. Grazie
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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In effetti ho volutamente esagerato nel giudizio.anche per soddisfare, del tutto in controtendenza, l'esigenza di perimetrare la specificità della stilografica. A parte il fatto che Fufluns potrebbe fare calligrafia pure con un randello, secondo me orientarsi sulla stilografica per il copperplate potrebbe portare un neofita a sostenere costi eccessivi rimanendo poi deluso. Per ottenere i tratti fini (hairline) del copperplate occorrono pennini extrafini che si inchiodano sulla carta, grattano; non puoi scriverci velocemente come è in uso nel corsivo. Le "stilografiche" calligrafiche a punta fine come la Bluedew o Jinhao con Zebra G non hanno sferetta in punta e ti costringono ad una grafia meticolosa, millesimata distante anni luce dal corsivo. Ho messo tra virgolette la parola stilografica perché ad avviso non solo mio il pennino da stilografica dovrebbe essere dotato necessariamente di sferetta per rendere scorrevole l'uso della penna. Non è che voglio fare necessariamente il pignolo di turno ma negli ultimi due casi io non parlerei di penne stilografiche ma di dip pen con serbatoio.Koten90 ha scritto: ↑martedì 16 aprile 2024, 20:48
Senza dubbio fare calligrafia con strumenti calligrafici è un'altra cosa rispetto a farla con strumenti da scrittura: i pennini son fatti proprio per quello, le penne no.
Per la mia modesta esperienza, si può arrivare a fare qualcosa di molto più che decente anche con le stilografiche, come dimostrano i post di Fufluns. La 149 Calligraphy (Flex, perché ora è in produzione solo la Architect o come l'abbiano soprannominata) non è uno strumento miracoloso e trovo che sia lievemente inferiore ai due FA di Pilot.
Il problema principale dei pennini stilografici è che son fatti per durare grazie alla punta in iridio...
Nell'esempio che allego cerco di scimmiottare lo stile copperplate scrivendo la parola 'Calligrafia' con la Muft FPR (30 euro). Per farlo devo scrivere lentamente come un bimbo alle elementari. Nulla a che vedere con il corsivo ordinario di una stilografica. Ma il flessibile trova una sua valorizzazione anche nel corsivo ordinario che segue. Sempre che piaccia questa varietà di tratti pieni e magri. A me non dispiace.
Con il pennino FPR #5.5 i tratti grassi sono ottenuti senza dover dissodare il foglio, cioè con una pressione del tutto naturale. Un ottimo risultato nella progettazione del pennino. Tiene bene anche il fine. Inoltre scorre benissimo.
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Certamente! La stilografica come strumento per calligrafia è semplicemente un compromesso, non ti permette di avere lo strumento ideale a livello di qualità, ma ti risparmia tante scocciature (pucciare il pennino ogni 2 tratti, tanto per dirne una).MrkLch ha scritto: ↑martedì 16 aprile 2024, 23:17 Per ottenere i tratti fini (hairline) del copperplate occorrono pennini extrafini che si inchiodano sulla carta, grattano; non puoi scriverci velocemente come è in uso nel corsivo. Le "stilografiche" calligrafiche a punta fine come la Bluedew o Jinhao con Zebra G non hanno sferetta in punta e ti costringono ad una grafia meticolosa, millesimata distante anni luce dal corsivo. […] Non è che voglio fare necessariamente il pignolo di turno ma negli ultimi due casi io non parlerei di penne stilografiche ma di dip pen con serbatoio.
Nell'esempio che allego cerco di scimmiottare lo stile copperplate scrivendo la parola 'Calligrafia' con la Muft FPR (30 euro). Per farlo devo scrivere lentamente come un bimbo alle elementari. Nulla a che vedere con il corsivo ordinario di una stilografica. Ma il flessibile trova una sua valorizzazione anche nel corsivo ordinario che segue. Sempre che piaccia questa varietà di tratti pieni e magri. A me non dispiace.
Più scorrevolezza significa necessariamente punta più rotonda che fa gli spigoli meno definiti e il tratto in luce meno fine. Per quanto riguarda il corsivo normale, è quello a cui arrivi potendo far correre la penna, un’evoluzione di quello “da bambino”. I fine-grosso che si vedono nel tuo esempio sono quasi inevitabili con la 912 FA senza fare pressione: la variazione di tratto viene naturalmente solo con il trascinamento della penna e scrivendo mediamente leggero
Secondo me, quello che delude di più l’utente medio che approccia la calligrafia è di non poter scrivere veloce come si vede nei video accelerati che girano, in cui bastano pochi secondi per scrivere di getto un biglietto di auguri. Capita di vedere qualche video che confronta la reale velocità di scrittura con quella dei video pubblicati, ma non viene mai mostrata la parte più complicata, lunga e pesante: lo studio della composizione.
Pensare alla frase, trovare le parole giuste, con quale parola andare a capo, come centrare al meglio il testo nel foglio, quanto margine lasciare da ogni lato, come scrivere le lettere (quale variante, fioriture varie), compressione dell’interlinea ed eventuali accavallamenti di occhielli, fioriture esterne e loro bilanciamento nel quadro d’insieme, maiuscole e loro varianti, prove varie…
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Innanzitutto una premessa doverosa. I due pennini di cui ti ho parlato sono progettati e realizzati sorprendentemente bene. Sembra che il produttore sia indiano e cioè la Kanwrite, che pare produca anche per Noodler.
Attenzione però i pennini Kanwrite, Noodler e FPR sono diversi! Anche la Kanwrite produce per le sue penne un ultra-flex simile a quello FPR. Si tratta però di un pennino con spalle meno 'erose'. E infatti flette meno a parità di pressione. Ribadisco la bontà degli FPR. Di entrambe le misure ne esistono tre tipologie: acciaio cromato, acciaio bicolore, d'oro 14k. Nei primi 2 il risultato è identico. Quello d'oro dicono sia il più tenero a flettere ma non l'ho provato.
Quindi chapeau a Kevin Thiemann per l'ottima progettazione e per la filosofia che ispira la sua produzione. Attenzione enorme a pennino e alimentatore e pochi fronzoli per il resto. Quindi penne tutto sommato economiche ma dalle prestazioni inaspettatamente eccellenti.
Per la Muft i costi sono stati questi: 30 euro la penna con pennino ultra-flex, 20 di spedizione circa, 7 di tasse doganali pagate al postino. In definitiva 57 euro per una eyedropper sono molti, ma il pennino vale. Diciamo che anche a questo prezzo non ha attualmente concorrenza. Se però decidessi di fare un acquisto non basarti solo su quanto riporto io, informai anche su altri siti.
Ti giro un paio di foto al gruppo pennino/alimentatore.
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Condivido in pieno. Sul pennino Pilot FA ho letto e visto meraviglie.Koten90 ha scritto: ↑martedì 16 aprile 2024, 23:37 Più scorrevolezza significa necessariamente punta più rotonda che fa gli spigoli meno definiti e il tratto in luce meno fine. Per quanto riguarda il corsivo normale, è quello a cui arrivi potendo far correre la penna, un’evoluzione di quello “da bambino”. I fine-grosso che si vedono nel tuo esempio sono quasi inevitabili con la 912 FA senza fare pressione: la variazione di tratto viene naturalmente solo con il trascinamento della penna e scrivendo mediamente leggero
Secondo me, quello che delude di più l’utente medio che approccia la calligrafia è di non poter scrivere veloce come si vede nei video accelerati che girano, in cui bastano pochi secondi per scrivere di getto un biglietto di auguri. Capita di vedere qualche video che confronta la reale velocità di scrittura con quella dei video pubblicati, ma non viene mai mostrata la parte più complicata, lunga e pesante: lo studio della composizione.
Pensare alla frase, trovare le parole giuste, con quale parola andare a capo, come centrare al meglio il testo nel foglio, quanto margine lasciare da ogni lato, come scrivere le lettere (quale variante, fioriture varie), compressione dell’interlinea ed eventuali accavallamenti di occhielli, fioriture esterne e loro bilanciamento nel quadro d’insieme, maiuscole e loro varianti, prove varie…