Marca e modello
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende della
OMAS storica, potrà fare riferimento alla presentazione della Marca sul nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Omas/it
Per la “famiglia” di stilografiche <
361> cui appartiene la penna oggetto della breve recensione odierna, rinvio al capitolo dedicato
https://www.fountainpen.it/Omas_361
in calce al quale sono presenti le pubblicità raccolte e catalogate negli anni per il nostro Wiki, e dove sarà possibile ammirare anche gli splendidi esemplari in celluloide
arco documentati sul Forum dai collezionisti (Fabbale
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e Vetrugno in primis, e anche Fabrizio
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).
Osservazioni
Trattandosi di una penna molto conosciuta, amata e studiata, mi limiterò in questa sede ad alcune considerazioni che potrebbero interessare gli appassionati.
Inizio con l’inserimento di una “foto di famiglia” OMAS per valutare le dimensioni della 361 media oggi in presentazione (al centro) messa a confronto con i modelli di punta precedenti (a
stantuffo tuffante),
Lucens a sinistra ed
Extra Lucens a destra (entrambi nelle misure sia media che grande).
La differenza stilistica principale tra i due modelli dodecagonali è ovviamente nel disegno del fermaglio e degli anelli di decorazione. La bellezza abbagliante della “nuova” clip “a diamante”, in rapporto alla superficie faccettata del cappuccio e alla vera dodecagonale che ne cinge la base,
dovrebbe far riflettere alcuni Produttori di oggi sull’importanza assoluta della creazione di un fermaglio “originale” e degli anelli o fasce decorativi/di rinforzo abbinati, dal design curato e “riconoscibile”, come primissimo elemento per costruire uno strumento di scrittura di valore e, dunque, di successo nel tempo.
* * *
Poiché un’autorevolissima fonte (stampata, che quindi non può più essere emendata, e, a cascata, i siti di vendita o di commento che la citano) potrebbe indurre in errore chi si avvicinasse per la prima volta al modello e desiderasse documentarsi, gioverà ribadire anche in questa semplice presentazione che il cambio di scrittura deve avvenire esclusivamente ruotando la penna di 180° sul suo asse, e NON girando manualmente la carenatura che protegge il pennino.
Ciò è ben spiegato da Simone Piccardi nel nostro Wiki:
«
I pennini erano in oro a 14 carati, montati centralmente sul corpo della penna e coperti da una carenatura in ebanite. Si tenga presente che nonostante sia spesso riportato che questa deve essere ruotata per consentire la scrittura flessibile e quella rigida, in realtà non è così, il pennino è fatto per scrivere su entrambi i lati, e deve essere lasciato scoperto quello superiore in modo che possa flettere, per scrivere in maniera rigida basta girare la penna come indicato nelle istruzioni. Girare la carenatura non è previsto ed induce uno sforzo ed una usura della stessa che non erano previste nell'uso e che possono causarne la rottura.»
https://www.fountainpen.it/File:Omas-361-Nib.jpg
A questo proposito non è inutile notare come sull’esemplare oggi in presentazione l’assenza di segnali per il corretto allineamento durante la rotazione della penna renda l’operazione alla portata solo di chi abbia occhi buoni se non ottimi: e ciò perché, mentre risulta agevole rigirare tra le dita il fusto della penna e fermarsi sul lato aperto della carenatura, che mostra la maggior porzione di pennino d’oro e il foro di sfiato a casetta (posizione flessibile), per cercare, invece, il punto opposto sulla circonferenza (posizione rigida) si richiede una attenzione ben maggiore per cogliere il minuscolo spacco tra i rebbi del pennino carenato, che fa capolino per soli 3 mm!
Vero è che ci si può pur sempre aiutare a colpo d’occhio con la clip del cappuccio calzato (e così faccio io), ma bisognerà aver avuto l’accortezza di inserire quest’ultimo facendo combaciare le sfaccettature di fusto e cappuccio correttamente…
Quanto sin qui esposto non paia una "questione di lana caprina": usare la penna con il pennino non bene allineato ad una delle due posizioni (e solo a quelle) potrebbe causare inconvenienti ai rebbi con conseguenze anche serie quando si esercitasse la pressione necessaria ad ottenere le prestazioni del flessibile o del ricalco.
Per cui, il mio consiglio a chi volesse acquistare la sua prima 361 (e non fosse acuto di vista) è quello di rivolgersi esclusivamente a quegli esemplari che presentano cerchietti (bianchi o metallici), cunei o frecce indicatori che, fortunatamente però, sembrano essere la stragrande maggioranza.
Ma perché sono la maggioranza? A questo proposito, mi sono fatto persuaso che si possa ravvisare una credibile cronologia di questi “segni indicatori” del corretto allineamento per le due posizioni di scrittura.
Dapprima ritenevo che la mancanza di segni sulla carenatura potesse significare che le (fragili se maneggiate incautamente) carenature che ne sono prive fossero semplicemente dei “pezzi di sostituzione” (di fabbrica, o persino artigianali). Ma in seguito ho formulato l’ipotesi che la primissima edizione della 361 immessa sul mercato nel 1948 potrebbe davvero non aver avuto alcun segno sulla carena (proprio come nell’esemplare oggi in presentazione). Parrebbero avvalorare tale ipotesi le due pubblicità seguenti:
1) la prima, del 1949, conferita da Simone Piccardi, è la più antica documentazione pubblicitaria in assoluto del modello: nonostante la cura geometrica del disegno di presentazione non si vede alcun cerchietto in prossimità della punta;
1949-11-Omas-361F-Nera (dal Wiki)
2) la seconda è stata da me reperita in rete al seguente indirizzo:
https://www.lenews.info/omas-celebra-i- ... scrittura/ (ma non vi sono ulteriori notizie, così, purtroppo, non ho potuto nemmeno provare ad acquistarla).
Si tratta con ogni probabilità di un manifestino da vetrina della fine degli anni Quaranta disegnato dall’artista
Nino Ferenzi (Nino Ferencich, Trieste 1908 - Milano 1968) e stampato dalla
ARAR.
Anche qui parrebbe proprio mancare il cerchietto sulla carenatura (il segno bianco oblungo che si intravede sembra piuttosto un difetto di stampa o un lieve danneggiamento). La penna è indubbiamente identica alla 361 faccettata mostrata nella pubblicità di Simone del 1949: si veda soprattutto la disposizione - che io definirei del primo tipo - della parte sottostante al fusto faccettato, dove la penna diviene cilindrica presentando:
• prima un cilindro liscio di 10 mm di lunghezza,
• poi, digradando leggermente, la filettatura da 5 mm,
• e quindi nuovamente un cilindro, anch’esso più piccolo e liscio, di 2mm,
• seguiti dalla carenatura ogivale vera e propria in ebanite.
Questa frastagliata quanto affascinante disposizione della parte terminale del fusto in prossimità del pennino, costruita a stadi successivi come un razzo vettore, verrà successivamente modificata nel corso della storia quasi ventennale del modello.
Ma torniamo ai segni di riconoscimento per l’allineamento della punta.
Probabilmente a causa dei problemi di cui ho dato conto precedentemente (per averli personalmente riscontrati), qualcuno in OMAS (Armando Simoni, quello vero!
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) deve aver deciso che era meglio agevolare gli scriventi con l’applicazione di due semplici segnali. Si intervenne, così, con una soluzione praticamente a costo zero: praticare delle piccole cavità circolari nell’ebanite della carena/corazza e riempirle di vernice bianca…
La storia seguente è più facilmente ricostruibile, con la vernice bianca che si scuriva a causa del contatto ripetuto con l’inchiostro in fase di caricamento, e finiva per staccarsi del tutto per lo sfregamento con i nettapennini: si dovette passare, perciò, all’applicazione di due circoletti in metallo dorato e, da ultimo, a due (grandi) cunei o frecce di “aperture” differenti.
In ogni caso, credo che solo l’amico Fabbale potrà confermare o meno questa ricostruzione.
* * *
Per quanto riguarda il mio contributo originale odierno al Wiki, allego questa pubblicità finora non presente nel nostro archivio.
OMAS - 361 C - post 1954
@Simone: il venditore ipotizza che sia stata ritagliata dalla rivista «Gente», e io posso solo aggiungere che deve essere successiva al 1954 quando venne presentata la chiusura a scatto sulle 361 di forma tonda (T).
Anche in questo caso, comunque, ho trovato un bel legame con la storia “marinara” del mio orologio…
Continua…