Bologna Pen Show - Mostra Scambio di Bologna
30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
Piccola comparativa romanzata: flat top statunitensi anni '20
- Pierre
- Vacumatic
- Messaggi: 822
- Iscritto il: venerdì 7 agosto 2020, 18:10
- La mia penna preferita: Parker Duofold ebanite nera 22
- Il mio inchiostro preferito: Herbin Perle Noire
- Misura preferita del pennino: Medio
- Località: Cuneo
- Gender:
Piccola comparativa romanzata: flat top statunitensi anni '20
Cari amici “pennofili”,
quello che vorrei tentare di proporvi con questa mia è la comparazione di quattro (più due) penne coeve e connazionali. Per mancanza di tempo ed energie, ma anche per non tediarvi troppo con dissertazioni di stampo accademico, tralascerò l’approfondimento storico che questi pezzi da novanta della storia stilografica meriterebbero e tuttavia non mancheranno riferimenti diacronici certi, grazie soprattutto al nostro wiki e, quindi, al lavoro che eminenti collezionisti hanno svolto prima di – e per – noi.
Sebbene non si tratti sicuramente di rarità, la ricerca e il finanziamento di queste penne ha richiesto oltre un anno ed è il frutto del mio primo programma di acquisizioni ragionato (quindi non casuale), anche se di piccolo cabotaggio: ringrazio gli appassionati che mi hanno aiutato nella piccola impresa, sperando che si ritrovino nella presente dichiarazione di riconoscenza: ho trovato in questo forum molto sapere e persone amiche, pur mai incontrate di persona, ma stimate per il loro modo di comunicare lineare, sincero e prevedibile (nell’accezione migliore di questo termine).
Tornando alle penne in trattazione: come già riferito esse condividono il tempo e lo spazio (mi si perdonerà un piccolo sconfinamento in Canadà), ovvero la loro produzione si situa lungo gli anni ’20 del secolo scorso nei ribollenti e ruggenti Stati Uniti d’America, laddove era in corso una delle più brucianti ascese della Storia sia a livello economico sia geopolitico. L’epoca e i luoghi sono sicuramente affascinanti, dunque, alle prese con lo scandalo Teapot Dome e con il successivo e necessario ascetismo di un Presidente come Calvin Coolidge, fino al definitivo e traumatico incartocciarsi di giovedì 24 ottobre 1929, data ferale dell’infanzia yankee.
Gli anni ’20 si configurano come un decennio importante per i nostri strumenti di scrittura: archiviata l’epoca dei contagocce grazie alla sperimentazione di molti, (ma soprattutto alla trovata Roy Conklin, il quale brevettò nel 1901 il Crescent Filler dando la stura ai sistemi di caricamento su fusto, e alla successiva riflessione di Walter Sheaffer, con il suo sistema a levetta semplice e stilisticamente pulito datato 1908), le stilografiche imboccarono un percorso di design che ebbe, tra gli esiti meglio cristallizzati e più pregnanti, la foggia detta Flat Top, ossia un cilindro piacente sul versante delle tecniche produttive e dei materiali di allora così come nei taschini di formali giacche in panno. Non solo, il terzo decennio del secolo scorso vede anche l’introduzione della celluloide a scapito dell’ebanite nella produzione delle top four (five?).
Insomma, le penne che qui vorrei collazionare avrebbero potuto essere tranquillamente in compresenza nella vetrina di una fornita bottega di cancelleria in Fifth Avenue. Rigorosamente Flat Top (ma il termine è seriore, nonché proprio del collezionismo americano) questi strumenti di scrittura sarebbero probabilmente stati proposti insieme, a scelta su un bel sottomano in pelle, in favore di un dubbioso compratore dell’epoca, il quale si sarebbe goduto questo stuzzicante spettacolo.
Nell’ordine, in senso orario a partire dalla banconota, troviamo una Waterman’s 52 in ebanite Rippled (1926), una Parker Duofold Black in ebanite (stranamente invenduta fino al quel momento, essendo forse del 1924), una Sheaffer’s Flat Top Lifetime in celluloide green jade (post 1924), una Whal Eversharp Signature Gold Seal (five spot, 1928) in celluloide nero e perla e, da ultimo, quella che per me è firmata dalla Fifth tra le grandi aziende produttrici di penne statunitensi, ossia la Conklin, che mette sul piatto una splendida Endura Senior in ebanite woodgrain (post 1925).
Il Gold Seal della Wahl ci pone quindi in un giorno d’autunno del 1928. Il nostro acquirente è un tipo indeciso: ammette a se stesso che, a Wall Street, si fanno ancora soldi a palate, ma questo non autorizza a buttarli dalla finestra (non lo sa ancora, ma l’anno seguente dovrà cacciare nel cestino le azioni della sua banca). Egli gira e rigira le penne nelle sue mani, le prende e le posa più volte, ma noi siamo venditori pazienti e lo aiutiamo con qualche misura.
Prima la Waterman’s 52: ce ne sono tante in giro, è sicuramente una penna di grande successo e questo colore è relativamente nuovo, avendo solo due anni. Il nostro cliente la conosce bene.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 132 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 11 mm;
peso scarica: 19 gr.
E' poi la volta della Duofold in ebanite: se ne sta in disparte perché esteticamente non brilla vicino alle altre (non è certo la Big Red) eppure nasconde armi affilate, cosa che ci toglie la voglia di praticare sconti su questa penna che abbiamo in catalogo da tre-quattro anni (si tratta dell’ultimo esemplare di una lunga serie, perché vendutissima).
lunghezza chiusa: 140 mm;
lunghezza aperta: 137 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 19 gr.
Ma come tutti i compratori occasionali, anche il nostro – tapino – si fa menare per il naso dalle apparenze e questi nuovi materiali, così profondi e luccicanti, lo attraggono non poco. Prendiamo quindi la Eversharp e gliela porgiamo. I suoi occhi si illuminano e inizia a sorridere rimirando le sfumature pearl black della Pyroxalin, noi, suadenti, gli diremo che il materiale è nuovissimo (invero sappiamo bene che la Wahl, proprio come la Waterman’s, è in ritardo sul lancio della celluloide e ciò a causa di un investimento sbagliato, ossia l’acquisto di una fabbrica di ebanite nel 1922 quando altri marchi già proponevano la celluloide). Ma lo stile è stile e, tra clip a ruzzolina e riflessi sorprendenti, la diamo già quasi per venduta.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 126 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 20 gr.
Ed ecco che il nostro giovane dirigente, messosi ormai a suo agio (si è tolto il cappotto doppio petto e il cappello), ripone da parte la Wahl, come a volerla tenere da conto senza precludersi altre possibilità, e prende in mano la Flat Top di casa Sheaffer’s. L’ambiente è rilassato, è tardi e se la prende comoda: conosce bene il marchio (molto famoso e innovativo al pari di Parker), si sente rassicurato dalla garanzia a vita, come quella offerta dalla Eversharp, ma – rispetto a quest’ultima – il marchio di Fort Madison è in anticipo di quasi un lustro sulla lavorazione della celluloide e, parlando di innovazioni, se la vede all’arma bianca con quelli di Janesville. La penna è di sostanza, senza fronzoli e in pura Radite verde giada, molto tosta, tozza, ma con classe.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 122 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
E infine tocca alla Conklin. Da buoni venditori sappiamo che l’azienda è in affanno: dopo l’invenzione del crescent filler – il quale l’aveva resa praticamente il primo marchio in USA – non ha fatto che perdere quote di mercato. Ora, però, sono tre anni che ha messo sul mercato questa bellissima stilografica in ebanite, particolarmente apprezzata nella lavorazione proposta.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 129 mm;
lunghezza calzata: 169 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
Insomma, alla fine abbiamo peccato di solerzia, perché il compratore – giustamente – è più indeciso di prima. Parliamo un po’ di prezzi: la Duofold si attesta a 10 $, la Eversharp five spot si ferma a 8 $, la Waterman’s 8,5 $, la Sheaffer’s 8,75 $. Resta la Conklin, anch’essa a 8 $. Anche questa volta, ci diciamo, la Parker non la venderemo, d’altronde questi giovani comprano con l’occhio e non con la mano.
Giusto il tempo di sfoggiare ancora una volta il nostro miglior sorriso ed ecco che il cliente ci sorprende chiedendo di vedere i pennini.
quello che vorrei tentare di proporvi con questa mia è la comparazione di quattro (più due) penne coeve e connazionali. Per mancanza di tempo ed energie, ma anche per non tediarvi troppo con dissertazioni di stampo accademico, tralascerò l’approfondimento storico che questi pezzi da novanta della storia stilografica meriterebbero e tuttavia non mancheranno riferimenti diacronici certi, grazie soprattutto al nostro wiki e, quindi, al lavoro che eminenti collezionisti hanno svolto prima di – e per – noi.
Sebbene non si tratti sicuramente di rarità, la ricerca e il finanziamento di queste penne ha richiesto oltre un anno ed è il frutto del mio primo programma di acquisizioni ragionato (quindi non casuale), anche se di piccolo cabotaggio: ringrazio gli appassionati che mi hanno aiutato nella piccola impresa, sperando che si ritrovino nella presente dichiarazione di riconoscenza: ho trovato in questo forum molto sapere e persone amiche, pur mai incontrate di persona, ma stimate per il loro modo di comunicare lineare, sincero e prevedibile (nell’accezione migliore di questo termine).
Tornando alle penne in trattazione: come già riferito esse condividono il tempo e lo spazio (mi si perdonerà un piccolo sconfinamento in Canadà), ovvero la loro produzione si situa lungo gli anni ’20 del secolo scorso nei ribollenti e ruggenti Stati Uniti d’America, laddove era in corso una delle più brucianti ascese della Storia sia a livello economico sia geopolitico. L’epoca e i luoghi sono sicuramente affascinanti, dunque, alle prese con lo scandalo Teapot Dome e con il successivo e necessario ascetismo di un Presidente come Calvin Coolidge, fino al definitivo e traumatico incartocciarsi di giovedì 24 ottobre 1929, data ferale dell’infanzia yankee.
Gli anni ’20 si configurano come un decennio importante per i nostri strumenti di scrittura: archiviata l’epoca dei contagocce grazie alla sperimentazione di molti, (ma soprattutto alla trovata Roy Conklin, il quale brevettò nel 1901 il Crescent Filler dando la stura ai sistemi di caricamento su fusto, e alla successiva riflessione di Walter Sheaffer, con il suo sistema a levetta semplice e stilisticamente pulito datato 1908), le stilografiche imboccarono un percorso di design che ebbe, tra gli esiti meglio cristallizzati e più pregnanti, la foggia detta Flat Top, ossia un cilindro piacente sul versante delle tecniche produttive e dei materiali di allora così come nei taschini di formali giacche in panno. Non solo, il terzo decennio del secolo scorso vede anche l’introduzione della celluloide a scapito dell’ebanite nella produzione delle top four (five?).
Insomma, le penne che qui vorrei collazionare avrebbero potuto essere tranquillamente in compresenza nella vetrina di una fornita bottega di cancelleria in Fifth Avenue. Rigorosamente Flat Top (ma il termine è seriore, nonché proprio del collezionismo americano) questi strumenti di scrittura sarebbero probabilmente stati proposti insieme, a scelta su un bel sottomano in pelle, in favore di un dubbioso compratore dell’epoca, il quale si sarebbe goduto questo stuzzicante spettacolo.
Nell’ordine, in senso orario a partire dalla banconota, troviamo una Waterman’s 52 in ebanite Rippled (1926), una Parker Duofold Black in ebanite (stranamente invenduta fino al quel momento, essendo forse del 1924), una Sheaffer’s Flat Top Lifetime in celluloide green jade (post 1924), una Whal Eversharp Signature Gold Seal (five spot, 1928) in celluloide nero e perla e, da ultimo, quella che per me è firmata dalla Fifth tra le grandi aziende produttrici di penne statunitensi, ossia la Conklin, che mette sul piatto una splendida Endura Senior in ebanite woodgrain (post 1925).
Il Gold Seal della Wahl ci pone quindi in un giorno d’autunno del 1928. Il nostro acquirente è un tipo indeciso: ammette a se stesso che, a Wall Street, si fanno ancora soldi a palate, ma questo non autorizza a buttarli dalla finestra (non lo sa ancora, ma l’anno seguente dovrà cacciare nel cestino le azioni della sua banca). Egli gira e rigira le penne nelle sue mani, le prende e le posa più volte, ma noi siamo venditori pazienti e lo aiutiamo con qualche misura.
Prima la Waterman’s 52: ce ne sono tante in giro, è sicuramente una penna di grande successo e questo colore è relativamente nuovo, avendo solo due anni. Il nostro cliente la conosce bene.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 132 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 11 mm;
peso scarica: 19 gr.
E' poi la volta della Duofold in ebanite: se ne sta in disparte perché esteticamente non brilla vicino alle altre (non è certo la Big Red) eppure nasconde armi affilate, cosa che ci toglie la voglia di praticare sconti su questa penna che abbiamo in catalogo da tre-quattro anni (si tratta dell’ultimo esemplare di una lunga serie, perché vendutissima).
lunghezza chiusa: 140 mm;
lunghezza aperta: 137 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 19 gr.
Ma come tutti i compratori occasionali, anche il nostro – tapino – si fa menare per il naso dalle apparenze e questi nuovi materiali, così profondi e luccicanti, lo attraggono non poco. Prendiamo quindi la Eversharp e gliela porgiamo. I suoi occhi si illuminano e inizia a sorridere rimirando le sfumature pearl black della Pyroxalin, noi, suadenti, gli diremo che il materiale è nuovissimo (invero sappiamo bene che la Wahl, proprio come la Waterman’s, è in ritardo sul lancio della celluloide e ciò a causa di un investimento sbagliato, ossia l’acquisto di una fabbrica di ebanite nel 1922 quando altri marchi già proponevano la celluloide). Ma lo stile è stile e, tra clip a ruzzolina e riflessi sorprendenti, la diamo già quasi per venduta.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 126 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 20 gr.
Ed ecco che il nostro giovane dirigente, messosi ormai a suo agio (si è tolto il cappotto doppio petto e il cappello), ripone da parte la Wahl, come a volerla tenere da conto senza precludersi altre possibilità, e prende in mano la Flat Top di casa Sheaffer’s. L’ambiente è rilassato, è tardi e se la prende comoda: conosce bene il marchio (molto famoso e innovativo al pari di Parker), si sente rassicurato dalla garanzia a vita, come quella offerta dalla Eversharp, ma – rispetto a quest’ultima – il marchio di Fort Madison è in anticipo di quasi un lustro sulla lavorazione della celluloide e, parlando di innovazioni, se la vede all’arma bianca con quelli di Janesville. La penna è di sostanza, senza fronzoli e in pura Radite verde giada, molto tosta, tozza, ma con classe.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 122 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
E infine tocca alla Conklin. Da buoni venditori sappiamo che l’azienda è in affanno: dopo l’invenzione del crescent filler – il quale l’aveva resa praticamente il primo marchio in USA – non ha fatto che perdere quote di mercato. Ora, però, sono tre anni che ha messo sul mercato questa bellissima stilografica in ebanite, particolarmente apprezzata nella lavorazione proposta.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 129 mm;
lunghezza calzata: 169 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
Insomma, alla fine abbiamo peccato di solerzia, perché il compratore – giustamente – è più indeciso di prima. Parliamo un po’ di prezzi: la Duofold si attesta a 10 $, la Eversharp five spot si ferma a 8 $, la Waterman’s 8,5 $, la Sheaffer’s 8,75 $. Resta la Conklin, anch’essa a 8 $. Anche questa volta, ci diciamo, la Parker non la venderemo, d’altronde questi giovani comprano con l’occhio e non con la mano.
Giusto il tempo di sfoggiare ancora una volta il nostro miglior sorriso ed ecco che il cliente ci sorprende chiedendo di vedere i pennini.
Ultima modifica di Pierre il domenica 3 marzo 2024, 18:21, modificato 9 volte in totale.
- Pierre
- Vacumatic
- Messaggi: 822
- Iscritto il: venerdì 7 agosto 2020, 18:10
- La mia penna preferita: Parker Duofold ebanite nera 22
- Il mio inchiostro preferito: Herbin Perle Noire
- Misura preferita del pennino: Medio
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Piccola comparativa romanzata: flat top statunitensi anni '20
Qui, cari i miei lettori e caro (ma speriamo sia anche ricco) il nostro cliente, si apre un mondo meraviglioso di capacità scrittoria.
È pur vero che Waterman’s si “ostinava” (e qui cito il nostro wiki) a produrre in ebanite, ma i suoi pennini non avevano eguali e vengono apprezzati ancora oggi - dopo un secolo - perché scorrevoli, morbidi… flessibili? Sì flessibili senza rinunciare ad un certo feedback (miracoli? Miracoli).
L’esemplare che posseggo mi era giunto (onestamente, e il venditore di ritroverà qui in un doppio ringraziamento) con un pennino improprio, di 20 anni più tardo. Ci ha pensato il Gran Maestro a riattualizzare la penna rendendola degna di questo vassoio. Ora il pennino – in oro ovviamente – può stare sotto gli occhi del nostro cliente americano del 1928 senza fare grinze sul tessuto della Storia: mostra sfiato a cuoricino e scritta Waterman’s IDEAL – NewYork – 2.
Aperta la Parker Duofold, il nostro yankee si sofferma sul meraviglioso pennino: è giunonico, non ci sono altri aggettivi, ma pare ordinario, eppure nasconde le armi affilate poc’anzi dette.
Per ingolosirlo con un raffronto, tiro fuori una penna gemella, ma canadese, in celluloide: in questo modo si possono toccare con mano le differenze tra i due materiali. Ricordo ai miei colleghi commessi che la Parker inaugurò il sito produttivo canadese, a Toronto, nel 1923 e che entrambi gli esemplari si pregiano del noto alimentatore Lucky Curve.
Qualche differenza è presente nel cappuccio: il modello in ebanite, made in Janesville, presenta un anello di rinforzo interno che, tuttavia, non è valso la salvezza del labbro da una “capillimetrica” venatura (prontamente fermata dalla vera pochi millimetri soprastante). Queste stilografiche gemelle testimoniano così il passaggio di Parker dall’ebanite alla cosiddetta Permanite (lanciata sul mercato con crash test che prevedevano la caduta della penna dal tetto di un palazzo, da un aereo o dal Grand Canyon) e, in effetti, l’esemplare in celluloide ha ancora le incisioni sul fusto ben evidenti mentre quelle sull’ebanite sono quasi scomparse.
ma, considerando i pennini, il modello in ebanite vince di slancio (ci troviamo a riporre immediatamente la versione in celluloide nel cassetto, alla faccia del materiale innovativo).
Viene il momento della Wahl, già posta da parte prima, con il riguardo di chi la sente già propria. Wahl Eversharp Gold Seal Signature recita l’etichetta e, almeno a priva vista, il pennino mantiene le promesse. Di nuovo sorridente il cliente ripone la penna accantonandola lontano dalle altre.
Tocca alla Flat top di casa Sheaffer’s e… però, che sorpresa! Il pennino è imponente, generoso, forse l’unico a tenere testa alla Duofold. La scritta Sheaffer’s – Life Time troneggia come indirizzata ai posteri, un secolo dopo, a futura memoria di chi le penne sapeva farle meglio di tutti. Che sfrontata presunzione! Viene voglia di scrivere con questo pennino, indubitabilmente.
E poi, per stare sempre su livelli elevatissimi, l’Endura Senior sfodera il suo radioso ed elegante pennino con sfiato a mezzaluna ed alimentatore sancrato. Quanta cura pensiamo noi nel vederlo e il nostro buyer ne è sedotto. Egli s’immagina domani, in ufficio, mentre firma documenti e cambiali (intanto l’anno prossimo ne rifirmerà altrettante e nessuno si sognerà mai di chiederne conto ad uno che guadagna brillantemente come lui…) al cospetto della sua ammirata e curatissima segretaria (un po’ sedotta anche lei, non si sa se dalla penna o da chi la impugna).
È sera, ormai: il negozio lo chiuderemo tardi. E chi la sentirà mia moglie, che voleva la portassi a passeggiare a Central Park?
Questo dirigente commerciale si rivela un cliente ben più coriaceo di quanto potessimo prevedere: è giovane, vive solo, non ha pargoli né consorti a cui rendere conto, lavora parecchio e nemmeno si è accorto che ormai è dannatamente buio, in questa nebbiosa serata di novembre, anno 1928, a New York e altro che scegliere con gli occhi: ora vuole una pagina di ottima carta su cui fare una prova di
scrittura!
Eccolo servito… con inchiostro Waterman Mysterious Blue
È pur vero che Waterman’s si “ostinava” (e qui cito il nostro wiki) a produrre in ebanite, ma i suoi pennini non avevano eguali e vengono apprezzati ancora oggi - dopo un secolo - perché scorrevoli, morbidi… flessibili? Sì flessibili senza rinunciare ad un certo feedback (miracoli? Miracoli).
L’esemplare che posseggo mi era giunto (onestamente, e il venditore di ritroverà qui in un doppio ringraziamento) con un pennino improprio, di 20 anni più tardo. Ci ha pensato il Gran Maestro a riattualizzare la penna rendendola degna di questo vassoio. Ora il pennino – in oro ovviamente – può stare sotto gli occhi del nostro cliente americano del 1928 senza fare grinze sul tessuto della Storia: mostra sfiato a cuoricino e scritta Waterman’s IDEAL – NewYork – 2.
Aperta la Parker Duofold, il nostro yankee si sofferma sul meraviglioso pennino: è giunonico, non ci sono altri aggettivi, ma pare ordinario, eppure nasconde le armi affilate poc’anzi dette.
Per ingolosirlo con un raffronto, tiro fuori una penna gemella, ma canadese, in celluloide: in questo modo si possono toccare con mano le differenze tra i due materiali. Ricordo ai miei colleghi commessi che la Parker inaugurò il sito produttivo canadese, a Toronto, nel 1923 e che entrambi gli esemplari si pregiano del noto alimentatore Lucky Curve.
Qualche differenza è presente nel cappuccio: il modello in ebanite, made in Janesville, presenta un anello di rinforzo interno che, tuttavia, non è valso la salvezza del labbro da una “capillimetrica” venatura (prontamente fermata dalla vera pochi millimetri soprastante). Queste stilografiche gemelle testimoniano così il passaggio di Parker dall’ebanite alla cosiddetta Permanite (lanciata sul mercato con crash test che prevedevano la caduta della penna dal tetto di un palazzo, da un aereo o dal Grand Canyon) e, in effetti, l’esemplare in celluloide ha ancora le incisioni sul fusto ben evidenti mentre quelle sull’ebanite sono quasi scomparse.
ma, considerando i pennini, il modello in ebanite vince di slancio (ci troviamo a riporre immediatamente la versione in celluloide nel cassetto, alla faccia del materiale innovativo).
Viene il momento della Wahl, già posta da parte prima, con il riguardo di chi la sente già propria. Wahl Eversharp Gold Seal Signature recita l’etichetta e, almeno a priva vista, il pennino mantiene le promesse. Di nuovo sorridente il cliente ripone la penna accantonandola lontano dalle altre.
Tocca alla Flat top di casa Sheaffer’s e… però, che sorpresa! Il pennino è imponente, generoso, forse l’unico a tenere testa alla Duofold. La scritta Sheaffer’s – Life Time troneggia come indirizzata ai posteri, un secolo dopo, a futura memoria di chi le penne sapeva farle meglio di tutti. Che sfrontata presunzione! Viene voglia di scrivere con questo pennino, indubitabilmente.
E poi, per stare sempre su livelli elevatissimi, l’Endura Senior sfodera il suo radioso ed elegante pennino con sfiato a mezzaluna ed alimentatore sancrato. Quanta cura pensiamo noi nel vederlo e il nostro buyer ne è sedotto. Egli s’immagina domani, in ufficio, mentre firma documenti e cambiali (intanto l’anno prossimo ne rifirmerà altrettante e nessuno si sognerà mai di chiederne conto ad uno che guadagna brillantemente come lui…) al cospetto della sua ammirata e curatissima segretaria (un po’ sedotta anche lei, non si sa se dalla penna o da chi la impugna).
È sera, ormai: il negozio lo chiuderemo tardi. E chi la sentirà mia moglie, che voleva la portassi a passeggiare a Central Park?
Questo dirigente commerciale si rivela un cliente ben più coriaceo di quanto potessimo prevedere: è giovane, vive solo, non ha pargoli né consorti a cui rendere conto, lavora parecchio e nemmeno si è accorto che ormai è dannatamente buio, in questa nebbiosa serata di novembre, anno 1928, a New York e altro che scegliere con gli occhi: ora vuole una pagina di ottima carta su cui fare una prova di
scrittura!
Eccolo servito… con inchiostro Waterman Mysterious Blue
Ultima modifica di Pierre il domenica 3 marzo 2024, 18:21, modificato 2 volte in totale.
- Pierre
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- Località: Cuneo
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Piccola comparativa romanzata: flat top statunitensi anni '20
E qui, con un bel sigaro acceso e un’altra cambiale firmata, si conclude la storia della nostra serata. Meno male che ho l'abitudine di andarle immediatamente a riscuotere, queste maledette cambiali: ancora qualche meso e la stilografica se ne sarebbe di certo uscita impagata!
Alla fine, dopo tante riflessioni e tante domande, un’ora dopo l’orario di chiusura, il buyer sceglie il suo strumento di scrittura. È stata una battaglia serrata tra le five four: sul podio l’immancabile Sheaffer’s, la Conklin e la Parker Duofold Ebonite, a un’incollatura si piazzano la Waterman’s (per le prestazioni di scrittura) e la Wahl (per lo stile e la qualità costruttiva).
A decidere sono stati i pennini e la Parker in ebanite ha sbaragliato la pur agguerrita concorrenza: il suo pennino era scorrevole come quello di Sheaffer’s, ma più flessibile e solo l’Endura poteva a malapena tenerle testa, ma il pennino di quest’ultima era meno propenso alla variazione di tratto. Che meraviglia.
Tra volute di fumo, battute argute e sorrisi il cliente leva l’incomodo uscendo soddisfatto e noi, parimenti felici, chiudiamo il negozio: l’ultima Parker in ebanite del nostro magazzino ci lascia con lui, senza nemmeno un pence di sconto! È stato un piacere per tutti attardarsi.
Allorché, un anno dopo, indovinerò in una foto di giornale il viso stravolto di questo signore, tra quelli assiepatisi in Wall Street nel puerile tentativo di rientrare in contanti dei propri averi, resterò senza parole. Tutto tornò fumo, perché fumo era, così come fa la cenere obbedendo a regole mai stanche. Seguiranno anni duri, ma il nostro amico non sarà tra quelli che ci porteranno indietro la penna per pagarsi la cena, né venderà il pennino, mirabile, come oro vecchio. Egli si affiderà alla tenacia e coglierà le opportunità del New Deal, dello sforzo bellico e del piano Marshall. Ma questa è un’altra storia.
E voi? Quale penna avreste scelto?
Alla fine, dopo tante riflessioni e tante domande, un’ora dopo l’orario di chiusura, il buyer sceglie il suo strumento di scrittura. È stata una battaglia serrata tra le five four: sul podio l’immancabile Sheaffer’s, la Conklin e la Parker Duofold Ebonite, a un’incollatura si piazzano la Waterman’s (per le prestazioni di scrittura) e la Wahl (per lo stile e la qualità costruttiva).
A decidere sono stati i pennini e la Parker in ebanite ha sbaragliato la pur agguerrita concorrenza: il suo pennino era scorrevole come quello di Sheaffer’s, ma più flessibile e solo l’Endura poteva a malapena tenerle testa, ma il pennino di quest’ultima era meno propenso alla variazione di tratto. Che meraviglia.
Tra volute di fumo, battute argute e sorrisi il cliente leva l’incomodo uscendo soddisfatto e noi, parimenti felici, chiudiamo il negozio: l’ultima Parker in ebanite del nostro magazzino ci lascia con lui, senza nemmeno un pence di sconto! È stato un piacere per tutti attardarsi.
Allorché, un anno dopo, indovinerò in una foto di giornale il viso stravolto di questo signore, tra quelli assiepatisi in Wall Street nel puerile tentativo di rientrare in contanti dei propri averi, resterò senza parole. Tutto tornò fumo, perché fumo era, così come fa la cenere obbedendo a regole mai stanche. Seguiranno anni duri, ma il nostro amico non sarà tra quelli che ci porteranno indietro la penna per pagarsi la cena, né venderà il pennino, mirabile, come oro vecchio. Egli si affiderà alla tenacia e coglierà le opportunità del New Deal, dello sforzo bellico e del piano Marshall. Ma questa è un’altra storia.
E voi? Quale penna avreste scelto?
Ultima modifica di Pierre il domenica 3 marzo 2024, 18:22, modificato 5 volte in totale.
- Mir70
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- La mia penna preferita: Auretta
- Il mio inchiostro preferito: Sailor Black Kiwaguro
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- Gender:
Picccola comparativa romanzata: flat top statunitensi anni '20
Appalusi a scena aperta caro Pier
La Conklin è davvero molto bella in questa livrea e la Wahl Eversharp Signature in Black&Pearl la considero una delle celluloidi (e dei materiali) più belle da tenere in mano: una sorta di "setosità" tutta particolare .
La Conklin è davvero molto bella in questa livrea e la Wahl Eversharp Signature in Black&Pearl la considero una delle celluloidi (e dei materiali) più belle da tenere in mano: una sorta di "setosità" tutta particolare .
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- La mia penna preferita: Aurora 98
- Il mio inchiostro preferito: Herbin Poussièr de Lune
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Picccola comparativa romanzata: flat top statunitensi anni '20
Ah! Ma che bella presentazione. E me la sono goduta in diretta.
La prova scrittura qui fa veramente la differenza, però io avrei comunque scelto la Wahl, al massimo la Conklin.
E perché non entrambe?
La prova scrittura qui fa veramente la differenza, però io avrei comunque scelto la Wahl, al massimo la Conklin.
E perché non entrambe?
"È tutta colpa di Esme" [Bons]
Gli stolti hanno il privilegio di riuscire a ridere anche di fronte al dramma.
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La Signature di W.E. , a seguire la Conkin .
So di avere un problema con Parker: mi piacciono pochissime penne di questa casa...
Mirko
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Conklin e Wahl hanno il loro gran bel perchè
Massimo
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Mamma mia che spettacolo quella Parker
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Grazie a tutti.
Il vostro gradimento mi fa molto piacere.
Considerando il connubio prestazioni di scrittura/estetica la Conklin è forse la penna più convincente, ma alla mano la Parker è davvero una spanna sopra le altre: non si tratta solo di variazione (in questo anche la Endura è notevole) si tratta di solidità, una solidità che invita alla pressione a cui risponde con sincero supporto. La variazione diventa così un continuum ampio e tutto da esplorare, ad averne le capacità ovviamente.
De facto, un pennino così si una Duofold dovrebbe essere una rarità.
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Considerando il connubio prestazioni di scrittura/estetica la Conklin è forse la penna più convincente, ma alla mano la Parker è davvero una spanna sopra le altre: non si tratta solo di variazione (in questo anche la Endura è notevole) si tratta di solidità, una solidità che invita alla pressione a cui risponde con sincero supporto. La variazione diventa così un continuum ampio e tutto da esplorare, ad averne le capacità ovviamente.
De facto, un pennino così si una Duofold dovrebbe essere una rarità.
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Dalla prova di scrittura per me esce vincente la Parker Duofold in celluloide grazie al suo tratto più sottile, e pazienza se devo tradire gli amati USA per il vicino Canada.
Alfredo (per l’occasione Fred)
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Condivido in pieno le tue osservazioni Mirko e ti ringrazio davvero per tutto!Mir70 ha scritto: ↑domenica 3 marzo 2024, 14:16 Appalusi a scena aperta caro Pier
La Conklin è davvero molto bella in questa livrea e la Wahl Eversharp Signature in Black&Pearl la considero una delle celluloidi (e dei materiali) più belle da tenere in mano: una sorta di "setosità" tutta particolare .
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Hi Fred!
Se sei un amante dei tratti fini saresti sicuramente uscito con quella.
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Cara Esme dipende da quante stramalettissime cambiali ti saresti sentita di firmare!
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ma che meraviglia di comparativa!
e che meraviglia di penne!
(e come fai a scegliere?
ogni volta che pensi
quella per la bellezza
senti le altre lamentarsi
e se provi
quella per la scrittura
le altre subito si incupiscono...)
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Appassionante e bellissima comparativa!! Grazie Pierre!!
Io avrei scelto la Eversharp, per me la più bella... (ardua scelta!)
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Renato.
"Docendo discitur"
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