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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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Della consolazione che ci riservano le nostre penne
- Pierre
- Vacumatic
- Messaggi: 822
- Iscritto il: venerdì 7 agosto 2020, 18:10
- La mia penna preferita: Parker Duofold ebanite nera 22
- Il mio inchiostro preferito: Herbin Perle Noire
- Misura preferita del pennino: Medio
- Località: Cuneo
- Gender:
Della consolazione che ci riservano le nostre penne
Ciao a tutti.
Ebbene sì, è un periodaccio e, da agosto, le cose non fanno che peggiorare. Fortunatamente non si tratta di salute (almeno non di quella fisica e almeno per ora) né di affetti (fino a quando mi sopporteranno), ma di lavoro.
Quanto è importante l’ambiente di lavoro per una persona? Tanto? Poco? Si tratta comunque del luogo dove passiamo gran parte della giornata.
Ultimamente sono cambiate molte cose nella mia vita professionale: doveva trattarsi, si tratta, di buone notizie per me e tuttavia ora devo gestire una situazione umanamente molto complessa e fors’anche dolorosa, così tanto da farmi rimpiangere la condizione preesistente. Chi mi sostiene vuole che resista, i miei detrattori mostrano un astio sordo. Fioriscono invettive striscianti e a malapena sottaciute, i cambiamenti non sono accettati e il sottoscritto è vissuto come un usurpatore (ma tutti sanno che la mia unica “colpa” è un titolo di studio conseguito più di due lustri orsono). Purtroppo, si sono così infranti rapporti di stima annosi e che credevo solidi (ma lo erano solo per me, capisco ora).
Questa situazione calamitosa influenza malamente anche la mia vita personale, eppure trova consolazione in tre modi:
primo, la vita famigliare (meno male che esiste la domenica, sul sabato sorvolo).
Secondo, i miei genitori. Vanno per gli 85 e sono una voragine di tempo ed energie, ma ogni voragine è anche una miniera di tesori e loro sono proprio così, ossia mi ripagano dei miei sforzi. Tante volte sono caduti (non solo in senso metaforico) e tante volte ho pensato che fosse l’inizio della fine… e invece è bastato tendere loro la mano, aiutarli, accudirli e sono risorti in modo inaspettato. Mio padre e mia madre mi dimostrano tutti i giorni che non è mai troppo tardi per riaversi, che esiste sempre una seconda (e una terza e una quarta) possibilità se c’è qualcuno che ti sorregge e, da ultimo, sono la prova vivente che non bisogna mai darsi per spacciati, anche quando sembra che tutto remi contro.
Terzo, le mie penne stilografiche. Esse mi consolano materialmente perché collezionarle (acquistarle) è gratificante, usarle appagante. La sera - nel mio piccolo scrittoio - carico, scarico, lavo, osservo, ammiro, immagino, programmo, sogno e scrivo. Adoro la sensazione del pennino che scorre sulla carta alla luce soffusa e calda della lampada, adoro i feedback mutevoli, adoro le forme capricciose dei calamai e agli ancor più bizzosi inchiostri, ognuno con il suo carattere in irripetibile coniugio con un pennino di pari diffiziosità (questo è un fenoglismo che solo i piemontesi capiranno). Ma, permettetemi, le penne mi consolano anche sul piano ideale, perché mi ricordano i sacrifici e la gioia dello studio. Non solo: le penne sono per me le chiavi della scrittura, ossia l’attività di meditazione, di riflessione e di cura comunicativa che allontana equivoci e pretesti, che rischiara il buio delle allusioni e delle negazioni a posteriori, che pregia e legittima l’interlocutore quando non produce vere e proprie opere d’arte.
La scrittura è quindi, per me, un mezzo illuministico, ovvero “il sigillo di tutte le ammirande invenzioni umane” così come diceva Galileo Galilei, nonché la bianca e sommessa lingua della pagina.
E voi quali consolazioni traete dalle vostre stilografiche?
Ebbene sì, è un periodaccio e, da agosto, le cose non fanno che peggiorare. Fortunatamente non si tratta di salute (almeno non di quella fisica e almeno per ora) né di affetti (fino a quando mi sopporteranno), ma di lavoro.
Quanto è importante l’ambiente di lavoro per una persona? Tanto? Poco? Si tratta comunque del luogo dove passiamo gran parte della giornata.
Ultimamente sono cambiate molte cose nella mia vita professionale: doveva trattarsi, si tratta, di buone notizie per me e tuttavia ora devo gestire una situazione umanamente molto complessa e fors’anche dolorosa, così tanto da farmi rimpiangere la condizione preesistente. Chi mi sostiene vuole che resista, i miei detrattori mostrano un astio sordo. Fioriscono invettive striscianti e a malapena sottaciute, i cambiamenti non sono accettati e il sottoscritto è vissuto come un usurpatore (ma tutti sanno che la mia unica “colpa” è un titolo di studio conseguito più di due lustri orsono). Purtroppo, si sono così infranti rapporti di stima annosi e che credevo solidi (ma lo erano solo per me, capisco ora).
Questa situazione calamitosa influenza malamente anche la mia vita personale, eppure trova consolazione in tre modi:
primo, la vita famigliare (meno male che esiste la domenica, sul sabato sorvolo).
Secondo, i miei genitori. Vanno per gli 85 e sono una voragine di tempo ed energie, ma ogni voragine è anche una miniera di tesori e loro sono proprio così, ossia mi ripagano dei miei sforzi. Tante volte sono caduti (non solo in senso metaforico) e tante volte ho pensato che fosse l’inizio della fine… e invece è bastato tendere loro la mano, aiutarli, accudirli e sono risorti in modo inaspettato. Mio padre e mia madre mi dimostrano tutti i giorni che non è mai troppo tardi per riaversi, che esiste sempre una seconda (e una terza e una quarta) possibilità se c’è qualcuno che ti sorregge e, da ultimo, sono la prova vivente che non bisogna mai darsi per spacciati, anche quando sembra che tutto remi contro.
Terzo, le mie penne stilografiche. Esse mi consolano materialmente perché collezionarle (acquistarle) è gratificante, usarle appagante. La sera - nel mio piccolo scrittoio - carico, scarico, lavo, osservo, ammiro, immagino, programmo, sogno e scrivo. Adoro la sensazione del pennino che scorre sulla carta alla luce soffusa e calda della lampada, adoro i feedback mutevoli, adoro le forme capricciose dei calamai e agli ancor più bizzosi inchiostri, ognuno con il suo carattere in irripetibile coniugio con un pennino di pari diffiziosità (questo è un fenoglismo che solo i piemontesi capiranno). Ma, permettetemi, le penne mi consolano anche sul piano ideale, perché mi ricordano i sacrifici e la gioia dello studio. Non solo: le penne sono per me le chiavi della scrittura, ossia l’attività di meditazione, di riflessione e di cura comunicativa che allontana equivoci e pretesti, che rischiara il buio delle allusioni e delle negazioni a posteriori, che pregia e legittima l’interlocutore quando non produce vere e proprie opere d’arte.
La scrittura è quindi, per me, un mezzo illuministico, ovvero “il sigillo di tutte le ammirande invenzioni umane” così come diceva Galileo Galilei, nonché la bianca e sommessa lingua della pagina.
E voi quali consolazioni traete dalle vostre stilografiche?
- Koten90
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Ti sono vicino: l’anno scorso mio padre ha abdicato e il suo di responsabile di reparto è passato a me. Lui resta uno dei soci dell’azienda, ma rispetta la maggior parte delle procedure di sicurezza, come si faceva 30 anni fa; il suo motto da tutta la vita è “cambiare le vecchie abitudini è la cosa più difficile del mondo” ed è anche la sua scusa per non provarci nemmeno.Pierre ha scritto: ↑domenica 28 gennaio 2024, 19:51 Ultimamente sono cambiate molte cose nella mia vita professionale: doveva trattarsi, si tratta, di buone notizie per me e tuttavia ora devo gestire una situazione umanamente molto complessa e fors’anche dolorosa, così tanto da farmi rimpiangere la condizione preesistente. Chi mi sostiene vuole che resista, i miei detrattori mostrano un astio sordo. Fioriscono invettive striscianti e a malapena sottaciute, i cambiamenti non sono accettati e il sottoscritto è vissuto come un usurpatore (ma tutti sanno che la mia unica “colpa” è un titolo di studio conseguito più di due lustri orsono).
Mio fratello lavora da noi solo per avere una busta paga da mostrare alle banche, ma ha entrate alternative sufficienti per mantenere anche me senza problemi, quindi se ne frega del lavoro e polemizza in modo sterile per ogni quisquilia.
L’unica altra persona in reparto è quello che è diventato il mio migliore amico negli ultimi 10 anni e che divide con me l’annoso compito di mettere una pezza ovunque serva, cosa che non gli piace e chiede che io mi imponga di più.
Venerdì mi è stato dato il questionario di valutazione dipendenti e si suppone che io dia dei voti, rischiando che qualcuno si offenda.
Quando sono a casa le mie penne e i miei fogli sono sacri e di lavoro non si scrive. Questa unica regola che mi sono dato mi aiuta a staccare la testa completamente dai problemi del lavoro.
Se i rapporti di stima nei tuoi confronti si sono rotti per così poco significa solo che si tratta di gente mediocre o di parassiti che speravano di approfittarsene di più
Alessio Pariani
L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
FORZA RAGAZZI! [cit. maicol69]
C7H14S [cit. Chimicazza]
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- Pierre
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Grazie Alessio.
Direi che hai colto molto bene il problema e che abbiamo trovato rimedi molto simili!
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- netosaf
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Caro Pierre, intuisco abbastanza bene la tua situazione lavorativa e come possa magari a volte essere pesante andare al lavoro in un certo clima.
Probabilmente tu, per quel pochissimo che ho potuto intuire scambiando solo qualche messaggio, sei uno per il quale i rapporti umani contano e soffri quando le circostanze li mettono a dura prova indipendentemente dalla tua volontà.
Purtroppo in momenti come quelli che stai vivendo c'è solo da lavorare e andare avanti con la consapevolezza che il giusto viene sempre fuori.
In momenti complicati le penne sono sempre state una grande consolazione e meno male che abbiamo questo piccolo gioco che, almeno per me ma da quel che dici anche per te, è un buon rifugio mentale ed ha sempre significato molto specialmente nelle difficoltà.
Coraggio Pierre, passerà.
Un caro saluto
Stefano
Probabilmente tu, per quel pochissimo che ho potuto intuire scambiando solo qualche messaggio, sei uno per il quale i rapporti umani contano e soffri quando le circostanze li mettono a dura prova indipendentemente dalla tua volontà.
Purtroppo in momenti come quelli che stai vivendo c'è solo da lavorare e andare avanti con la consapevolezza che il giusto viene sempre fuori.
In momenti complicati le penne sono sempre state una grande consolazione e meno male che abbiamo questo piccolo gioco che, almeno per me ma da quel che dici anche per te, è un buon rifugio mentale ed ha sempre significato molto specialmente nelle difficoltà.
Coraggio Pierre, passerà.
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Si chiama penna. È come una stampante, collegata direttamente al mio cervello.
(Dale Dauten)
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Nessuna. Ci scrivo. È una penna.
"Non esprimerti mai più categoricamente di quanto tu sia in grado di pensare"
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De consolatio calami.
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Sorvolo sul tema "lavoro" dicendoti che finchè c'è la salute va bene tutto credimi, te lo dice una che con la salute ci combatte ogni giorno alla quale piacerebbe avere solo problemi di lavoroPierre ha scritto: ↑domenica 28 gennaio 2024, 19:51
Terzo, le mie penne stilografiche. Esse mi consolano materialmente perché collezionarle (acquistarle) è gratificante, usarle appagante. La sera - nel mio piccolo scrittoio - carico, scarico, lavo, osservo, ammiro, immagino, programmo, sogno e scrivo. Adoro la sensazione del pennino che scorre sulla carta alla luce soffusa e calda della lampada, adoro i feedback mutevoli, adoro le forme capricciose dei calamai e agli ancor più bizzosi inchiostri, ognuno con il suo carattere in irripetibile coniugio con un pennino di pari diffiziosità (questo è un fenoglismo che solo i piemontesi capiranno). Ma, permettetemi, le penne mi consolano anche sul piano ideale, perché mi ricordano i sacrifici e la gioia dello studio. Non solo: le penne sono per me le chiavi della scrittura, ossia l’attività di meditazione, di riflessione e di cura comunicativa che allontana equivoci e pretesti, che rischiara il buio delle allusioni e delle negazioni a posteriori, che pregia e legittima l’interlocutore quando non produce vere e proprie opere d’arte.
La scrittura è quindi, per me, un mezzo illuministico, ovvero “il sigillo di tutte le ammirande invenzioni umane” così come diceva Galileo Galilei, nonché la bianca e sommessa lingua della pagina.
E voi quali consolazioni traete dalle vostre stilografiche?
Mi soffermo invece su questo tuo scritto che secondo me Simone dovrebbe mettere come cappello fisso a questo forum. Hai centrato il vero nucleo di chi ha la passione per le stilografiche non potevi descriverlo meglio. Mi piacerebbe che lo leggessero quelli che parlano di acquisti compulsivi oppure che una penna vale l'altra se scrive bene, ecc,ra e per questo permettimi un plauso
- ASTROLUX
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Della consolazione che ci riservano le nostre penne
Il capo improvvisato è la cosa peggiore che possa capitare in un gruppo di lavoro. Bisogna imparare che all'autorità va sostituita l'autorevolezza, non comandare ma coinvolgere. E' un'arte difficile, consiglio vivamente di partecipare ad un corso sulla leadership per imparare a gestire i collaboratori (che non sono i sottoposti fantozziani).
Uno dei più gravi erroi che si commettono è quello di essere intolleranti a qualsiasi forma di dissenso che possa minare la propria autorità. Tipicamente si tende a circondarsi di adulatori che ci osannano, proclamando la nostra infallibilità ... e la cosa peggiore è che con il tempo finiamo pure per crederci. L'incenso è la più subdola delle droghe.
Se le persone che dipendono da noi, non ci rispettano o ci osteggiano è tutta colpa loro? Forse no, cerchiamo le risposte difficili in noi stessi e non quelle facili negli altri.
Per quello che riguarda il "cambiamento", è parola spesso usata per coprire le nefandezze più terribili. Non abusiamo del termine.
Questi sono i miei due centesimi di esperienza ormai ultratrentennale nel mondo del lavoro.
Ah... dimenticavo le stilografiche... come tutti i miei hobbies, sono il mio mezzo di evasione dalla prigione della quotidianetà.
Uno dei più gravi erroi che si commettono è quello di essere intolleranti a qualsiasi forma di dissenso che possa minare la propria autorità. Tipicamente si tende a circondarsi di adulatori che ci osannano, proclamando la nostra infallibilità ... e la cosa peggiore è che con il tempo finiamo pure per crederci. L'incenso è la più subdola delle droghe.
Se le persone che dipendono da noi, non ci rispettano o ci osteggiano è tutta colpa loro? Forse no, cerchiamo le risposte difficili in noi stessi e non quelle facili negli altri.
Per quello che riguarda il "cambiamento", è parola spesso usata per coprire le nefandezze più terribili. Non abusiamo del termine.
Questi sono i miei due centesimi di esperienza ormai ultratrentennale nel mondo del lavoro.
Ah... dimenticavo le stilografiche... come tutti i miei hobbies, sono il mio mezzo di evasione dalla prigione della quotidianetà.
Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce.
Lao Tsu
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Niente di più autenticamente vero!Pierre ha scritto: ↑domenica 28 gennaio 2024, 19:51 Mio padre e mia madre mi dimostrano tutti i giorni che non è mai troppo tardi per riaversi, che esiste sempre una seconda (e una terza e una quarta) possibilità se c’è qualcuno che ti sorregge e, da ultimo, sono la prova vivente che non bisogna mai darsi per spacciati, anche quando sembra che tutto remi contro.
Al di là delle piccole soddisfazioni, che anche chi è sprofondato nella disgrazia più nera riesce a ritagliarsi per sopravvivere, la vita riserva inimmaginabili possibilità di riscatto.
Mi rendo conto che testimonianze di questa natura non costituiscano reale motivo di ottimismo in chi si confronta con difficoltà oggettive dalle quali non si vede via d'uscita, tuttavia quando meno te lo aspetti, grazie a circostanze imprevedibili, tutto magicamente si riallinea ridonando serenità.
Abbi fiducia!
Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo.
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- Pierre
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Ciao, Stefano.netosaf ha scritto: ↑lunedì 29 gennaio 2024, 6:36 In momenti complicati le penne sono sempre state una grande consolazione e meno male che abbiamo questo piccolo gioco che, almeno per me ma da quel che dici anche per te, è un buon rifugio mentale ed ha sempre significato molto specialmente nelle difficoltà.
Coraggio Pierre, passerà.
Un caro saluto
Stefano
Grazie infinite per l'incoraggiamento.
I rapporti umani sono fatto primario e tu, da interlocutore attento e sensibile, me hai tratto contezza.
Grazie mille Kelly71 mi fa felice che tu abbia apprezzato.Kelly71 ha scritto: ↑lunedì 29 gennaio 2024, 9:54 Mi soffermo invece su questo tuo scritto che secondo me Simone dovrebbe mettere come cappello fisso a questo forum. Hai centrato il vero nucleo di chi ha la passione per le stilografiche non potevi descriverlo meglio. Mi piacerebbe che lo leggessero quelli che parlano di acquisti compulsivi oppure che una penna vale l'altra se scrive bene, ecc,ra e per questo permettimi un plauso
Grazie Astrolux.ASTROLUX ha scritto: ↑lunedì 29 gennaio 2024, 11:03 Il capo improvvisato è la cosa peggiore che possa capitare in un gruppo di lavoro. Bisogna imparare che all'autorità va sostituita l'autorevolezza, non comandare ma coinvolgere...
Per quello che riguarda il "cambiamento", è parola spesso usata per coprire le nefandezze più terribili. Non abusiamo del termine.
Questi sono i miei due centesimi di esperienza ormai ultratrentennale nel mondo del lavoro.
Ah... dimenticavo le stilografiche... come tutti i miei hobbies, sono il mio mezzo di evasione dalla prigione della quotidianetà.
Fortunatamente non sono diventato capo... non ho mai avuto grosse aspirazioni carrieristiche... già così è abbastanza dura se fossi salito a tale rango mi sarebbe probabilmente costato cose che non voglio immaginare...
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Della consolazione che ci riservano le nostre penne
Per me non sono solo strumenti di scrittura, per quello basterebbe una bic o un rapido.
Sono viaggi nel tempo, nella tecnologia, nella curiosità.
Le riparo e me ne prendo cura, con il mio modo "è tutta colpa di Esme".
E questa attività riparatrice e creatrice mi dá energia, soddisfazione, felicità (qualche volta frustrazione... ).
Mi spiace per le difficoltà che stai attraversando.
Le capisco, so di cosa stai parlando, ma questo è poco rilevante.
Hai chi ti è vicino, chi ti rimanda energia pur assorbendotene molta.
Prenditi cura di te grazie a loro, e non avere rimorsi a prenderti del tempo anche per te stesso.
"È tutta colpa di Esme" [Bons]
Gli stolti hanno il privilegio di riuscire a ridere anche di fronte al dramma.
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Grazie infinite. Come dico sempre è una ruota che gira e, statisticamente, non può sempre girare con difficoltà. Ci penseranno il tempo e strategie adeguate.effebi56 ha scritto: ↑lunedì 29 gennaio 2024, 11:12 Niente di più autenticamente vero!
Al di là delle piccole soddisfazioni, che anche chi è sprofondato nella disgrazia più nera riesce a ritagliarsi per sopravvivere, la vita riserva inimmaginabili possibilità di riscatto.
Mi rendo conto che testimonianze di questa natura non costituiscano reale motivo di ottimismo in chi si confronta con difficoltà oggettive dalle quali non si vede via d'uscita, tuttavia quando meno te lo aspetti, grazie a circostanze imprevedibili, tutto magicamente si riallinea ridonando serenità.
Abbi fiducia!
Quanto ai miei vecchi speriamo possano darmi ancora tante soddisfazioni.
.Esme ha scritto: ↑lunedì 29 gennaio 2024, 13:31 Per me non sono solo strumenti di scrittura, per quello basterebbe una bic o un rapido.
Sono viaggi nel tempo, nella tecnologia, nella curiosità.
Le riparo e me ne prendo cura, con il mio modo "è tutta colpa di Esme".
E questa attività riparatrice e creatrice mi dá energia, soddisfazione, felicità (qualche volta frustrazione... ).
Esatto Esme! Molto bello grazie!
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@Pierre
La prima cosa significativa che ho scoperto, quando ho compiuto cinquanta anni, è che non puoi essere simpatico a tutti.
Distinguerei tra una posizione di "comando" in parte stabile anche se osteggiata e una sostituzione temporanea.
Nel primo caso devi far presa non con l'autorità ma con l'autorevolezza, l'autorità ti consente di battere i pugni sul tavolo, ma dopo un po' ti si sbucciano le nocche e si rompono i tavoli. Diventa un confronto tra forze contrastanti.
La seconda, che è la preferibile, ti obbliga a risolvere i problemi non solo tuoi e dell'ufficio ma anche quelli personali degli altri.
Sarà anche preferibile ed efficace ma è faticosissima: devi dimostrare di saper far meglio il lavoro degli altri, suggerendo e non imponendo soluzioni ("Guarda hai ragione ma se invece facciamo così evitiamo che ..."), devi farti vedere sempre disponibile al dialogo e al confronto.
La prima cosa significativa che ho scoperto, quando ho compiuto cinquanta anni, è che non puoi essere simpatico a tutti.
Distinguerei tra una posizione di "comando" in parte stabile anche se osteggiata e una sostituzione temporanea.
Nel primo caso devi far presa non con l'autorità ma con l'autorevolezza, l'autorità ti consente di battere i pugni sul tavolo, ma dopo un po' ti si sbucciano le nocche e si rompono i tavoli. Diventa un confronto tra forze contrastanti.
La seconda, che è la preferibile, ti obbliga a risolvere i problemi non solo tuoi e dell'ufficio ma anche quelli personali degli altri.
Sarà anche preferibile ed efficace ma è faticosissima: devi dimostrare di saper far meglio il lavoro degli altri, suggerendo e non imponendo soluzioni ("Guarda hai ragione ma se invece facciamo così evitiamo che ..."), devi farti vedere sempre disponibile al dialogo e al confronto.
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Avevo interpretato male, in ogni caso goditi i genitori, avere cura di loro è dura ma gratificante e il loro affetto non ha prezzo. Mia mamma novantunenne in carrozzina è la mia gioia. Ma si sa, da tipico terrone sono pure mammone.
Polemarco ha scritto: ↑lunedì 29 gennaio 2024, 13:58 @Pierre
La prima cosa significativa che ho scoperto, quando ho compiuto cinquanta anni, è che non puoi essere simpatico a tutti.
Distinguerei tra una posizione di "comando" in parte stabile anche se osteggiata e una sostituzione temporanea.
Nel primo caso devi far presa non con l'autorità ma con l'autorevolezza, l'autorità ti consente di battere i pugni sul tavolo, ma dopo un po' ti si sbucciano le nocche e si rompono i tavoli. Diventa un confronto tra forze contrastanti.
La seconda, che è la preferibile, ti obbliga a risolvere i problemi non solo tuoi e dell'ufficio ma anche quelli personali degli altri.
Sarà anche preferibile ed efficace ma è faticosissima: devi dimostrare di saper far meglio il lavoro degli altri, suggerendo e non imponendo soluzioni ("Guarda hai ragione ma se invece facciamo così evitiamo che ..."), devi farti vedere sempre disponibile al dialogo e al confronto.
Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce.
Lao Tsu
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Non del tutto. Diciamo che sono passato da essere un normale impiegato ad essere il sottocapo di me stesso. Giusto per dare qualche ordine di grandezza.