Roland ha scritto: ↑giovedì 4 gennaio 2024, 7:46
fufluns ha scritto: ↑giovedì 4 gennaio 2024, 3:40
Se c'é una cosa che fa parte della "maturità stilografica" é proprio la scoperta che ogni pennino ha un suo carattere e che serve "per qualcosa" di speciale.
All'inizio tutti siamo stati "tipi da EF" o "tipi da M" o "B" o quant'altro,
incastrati nel nostro schema, sino a scoprire che - come nella vita - la varietà é la bellezza della scrittura.
Benvenuta sia la varietà, ovunque la producano!
Sono d'accordo in parte. Io facevo notare una cosa diversa e cioe come oggi sia molto evidente il "disprezzo" verso i pennini fini ed extrafini di produzione europea /americana quasi fossero pennini difettosi a confronto di quelli giapponesi /cinesi/coreani. Quest'ultimi essendo presi come standard universale di paragone di ciò che è considerato fine o no e quindi utile per prendere appunti scientifici etc...
Ora le stilografiche giapponesi si vendevano anche ai tempi in cui andavo a scuola e all'università (qualche decennio fa) e non vedevo nei miei colleghi che usavano la stilografica per scrivere appunti di fisica /chimica /matematica la mania per gli EF/F giapponesi. Un fine europeo andava bene.
Quindi secondo me c'è un altro fattore in gioco in questi ultimi anni (e su questo si può essere d'accordo o meno) la presenza delle piattaforme social e gli influencer o trendsetters con la conseguenza di indurre un fenomeno di emulazione molto forte che in epoca pre-social non esisteva con questa forza dirompente.
Credo che lei abbia ragione, indicando come una certa propaganda avversa ai pennini fini ed extrafini di produzione europea /americana, paragonati a quelli giapponesi, tenda a influenzare il piccolo mercato degli appassionati di scrittura, che però sono pochi. Per la stragrande maggioranza dei clienti
normali di penne stilografiche (pochini anch'essi, temo), un pennino qualsivoglia va bene, e per questa ragione i medi (soprattutto) e i fini la fanno da padroni nei negozi.
Questa insipienza permette a molti produttori di continuare con quella che io non definirei come un "difetto" in sé, ma una assoluta incostanza nelle prestazioni dei loro pennini, puramente in termini di tratto. É davvero curioso che fabbriche con l'esperienza di Montblanc - per fare un esempio sonoro -, che offrono un'amplissima gamma di punte con tratti differenti, mettano con frequenza sul fusto della penna uno sticker che ne indica la gradazione che sembra essere scelto a caso. Lei, o io, potremmo comprare una Montblanc con punta "F" e ritrovarci tra le mani un pennino
abbondantemente medio (non in termini giapponesi, ma proprio per l'uso che se ne potrebbe fare); o un extra-fine che scrive davvero grosso (però se avessimo voluto un pennino fine abbondante non avremmo scelto un extra-fine...). Dico questo per esperienza diretta.
Credo che, più che la "misura" del pennino occidentale, quello che spinge molti utenti a preferire i modelli orientali sia la
cura molto maggiore che nel paese del Sol levante (almeno) pongono nella produzione e corretta designazione dei pennini. A volte dà l'impressione che dalle nostre parti, invece, della penna conti solo l'involucro piuttosto che il "cuore" del sistema: il pennino che scrive.
Glie lo scrive uno - io - che non ha neppure una penna giapponese, ma che in parte capisce le ragioni del
trend.