2.000 contribuiti archiviati sul Wiki
Avevo previsto una recensione quadrupla, per festeggiare, ma mi sono accorto in tempo che sarei arrivato lungo.
Così, tra le ventiquattro cartelle che avevo aperto in questi ultimissimi anni (e diligentemente riempito di dati grezzi in attesa di dare loro forma compiuta in un articolo) ho pescato la più recente, quella che certamente sarei riuscito a completare…
Ecco dunque a voi: «Il primo stiloforo»
1925: nascita dello stiloforo
Wahl Fountain Pen Desk Set No. 2
Le misure
Marca, famiglia e modello
Profilo storico
1) Riviste di settore
2) Riviste generaliste
3) Addendum al catalogo generale 1925
4) Stampa quotidiana
Le iscrizioni del Produttore
Il design “Grecian Border”
• 2 Matite meccaniche Eversharp
• 2 Ads Eversharp
Osservazioni
Il pennino Falcon
* * * * * * * * * *
1925: nascita dello stiloforo
Ripropongo in questa sede con solo alcune modifiche il breve excursus che avevo presentato in occasione della recensione dei due stilofori di cristallo di Pierre D’Avesn per Eversharp del 1931:
viewtopic.php?t=27095
Lo stiloforo, costituito da
• una base in pietra (marmo, onice), metallo, ceramica, vetro o altri materiali come la bachelite (ma rinforzati e appesantiti al loro interno)
• dotata (molto spesso) di uno snodo (il più delle volte) metallico, per consentire l’orientamento e l’inclinazione di
• un calice con la medesima funzione protettiva e sigillante di un cappuccio (fisso o removibile)
• ed una penna stilografica a serbatoio - con terminale conico (coda) - dedicata ovvero adattata a penna da scrivania
è stata un’invenzione relativamente molto recente.
Le grandi Compagnie che guidavano il mercato delle stilografiche dal punto di vista tecnico, stilistico, produttivo e commerciale iniziarono a proporre i primi stilofori solo dopo quasi mezzo secolo dalla nascita della prima penna stilografica (!), e cioè solo intorno alla metà degli anni Venti del Novecento (1925). A mio avviso ciò è dovuto al fatto che la penna stilografica era nata proprio come una “liberazione” dalla “dipendenza” dal calamaio e dalla scrivania (desk), rendendo finalmente la scrittura con inchiostro largamente possibile anche in tutti quei contesti che le erano stati precedentemente di fatto preclusi: viaggi, sport, tempo libero, lavori all’aperto o itineranti, la guerra persino…
Venne quindi il tempo in cui l’industria decise che era il momento di sferrare l’attacco decisivo anche all’ultimo baluardo dei pennini da intinzione montati su cannucce (la scrivania), sostituendo ad essi la praticità di una penna che non doveva essere ricaricata continuamente dopo solo poche parole: erano infatti stati calcolati i tempi morti dell’inzuppo, e il computo puntuale e spietato della loro “monetizzazione” (una perdita secca di produttività, «Time is money!») aveva convinto i direttori degli uffici che una “penna a serbatoio” sarebbe stata infinitamente più redditizia anche sui moderni bureau. Questa sostituzione “obbligata” non sarebbe stato un problema per le legioni di dipendenti, ma si sarebbero dovute prima sgomberare le scrivanie delle persone più abbienti e influenti (che avrebbero guidato e pagato la transizione) dai vetusti calamai (inkwells, encriers) con boccette in vetro incorporate in strutture anche molto elaborate, ornate di sculture (talune somiglianti a dei piccoli presepi!), che dissimulavano uno o due “pozzetti” pieni di inchiostro per rifornire i pennini da intinzione, e spesso dotati anche di strutture idonee a reggere le cannucce a riposo (porta/poggia penne, anche in foggia di rastrelliere, o semplici scanalature). L’elemento dominante (a volte anche l’unico elemento), la vera ragion d’essere di questi gloriosi “calamai” di tradizione ormai plurisecolare era il contenitore dell’inchiostro che, con l’avvento della penna stilografica, però, semplicemente non serviva più: così gli uffici marketing rispolverarono le medesime ottime ragioni enucleate a suo tempo per l’adozione della stilografica, definendo ad ogni piè sospinto “messy” (ovvero “sporco e disordinato”) il sistema di calamai & cannucce; si giunse perfino a proferire il solenne giuramento «Dip no more!» («Non inzupperemo mai più!»).
Il primo passo dei designer fu perciò quello di semplificare il più possibile la struttura, mettendo in primo piano la vera novità che veniva posta in vendita, che era l’autosufficienza della penna stilografica (grazie al serbatoio di inchiostro incorporato), penna che a riposo sarebbe rimasta sempre in piena e bella vista sulla scrivania, magari mostrando lo scintillante rivestimento dell’oro che ricopriva l’intero strumento (come nello splendido “prototipo” in presentazione).
La Wahl-Eversharp era stata pioniera tra le Big Four nella produzione dei nuovissimi set da scrivania, con un prodotto già disponibile alla fine del 1925, uscito in contemporanea con la proposta di stiloforo della Sheaffer che però, a mio giudizio, risulta inferiore sia stilisticamente (nel confronto tra i top di gamma) che tecnicamente (non essendo orientabile). Sheaffer’s Desk Set - 1925.10. Geyer’s Stationer (fonte visibile direttamente)
Dopo questi primi tentativi a calice fisso o solo parzialmente orientabile si andarono brevettando sistemi di orientamento sempre più completi e soddisfacenti per giungere rapidissimamente (solo in pochi mesi!) all’eccellenza dello snodo sferico, che permette il movimento in tutte le direzioni); si costituì persino un’alleanza tecnico-commerciale fra tre dei massimi produttori (Parker, Sheaffer e Wahl-Eversharp) per la gestione dei brevetti relativi (https://www.fountainpen.it/Pen_Desk_Set_Company).
La forma decisamente allungata (taper=conicità, “coda”) prescelta da tutti i Produttori per l’estremità terminale della penna da scrivania (disponibile anche in colori diversi)
• richiamava ovviamente quella della cannuccia, riconoscendone di fatto la equivalente (se non superiore) ergonomia per le lunghe sessioni di scrittura,
• connotava senza bisogno di ulteriori specificazioni un sottogenere merceologico in campo stilografico, in cui al “cappuccio calzato” (essenziale per lo stile e per il bilanciamento dello strumento) si affiancava una altrettanto riconoscibile e imprescindibile “coda calzata” (a parte casi penosi o imbarazzanti come l’economicissimo Penparker senza calice e con coda opzionale del 1932, o il per niente economico sistema MontBlanc senza coda odierno già introdotto dalla Waterman per la sua No.7 nel 1933),
• tecnicamente rispondeva anche all’esigenza di orientare facilmente il gruppo calice/penna in ogni direzione sfruttando il principio della leva, evitando nel contempo di causare danni quando la penna veniva urtata accidentalmente in quanto, per lo stesso principio, la coda si sarebbe spostata senza causare il movimento solidale dell’intera base dello stiloforo; la possibilità (pubblicizzata) di chiudere il tutto sotto chiave in un basso cassetto a fine giornata va appena menzionata…
Ma dopo pochi mesi fu chiaro che lo stiloforo aveva un grande futuro; si poteva/doveva andare incontro al gusto dei clienti più ricchi ideando strutture sempre più complesse che potessero colpire l’immaginazione e stimolare l’ambizione per competere coi fasti degli scrittoi del passato: si giunse così in meno di un lustro (dal 1925) a mirabolanti realizzazioni, affidate a designer di grido come lo stiloforo Parker “Spirit of Aviation”
venduto per la astronomica cifra di $250 quando una top di gamma Duofold “de luxe” ne costava 10 (come se oggi si moltiplicasse x25 il costo di una Montblanc 149). 1929-12. Parker-Duofold (dal Wiki)
Tutto ciò avveniva nel Natale del 1929, ovviamente prima che si comprendesse appieno la portata del crash della Borsa americana di poche settimane prima…
* * *
Wahl Fountain Pen Desk Set No. 2
Pesante base in vetro nero, con due scanalature, smussata e lucidata, equipaggiata con un calice avvitato ed una stilografica tutti in metallo (all metal) laminati in oro giallo con decoro “Grecian Border”; stilografica con terminale rastremato (coda-le) in unico pezzo, corretto pennino WAHL #4 [F] Falcon in oro 14 carati con alimentatore “a pettine” in ebanite, caricamento a levetta, produzione U.S.A. anno 1925.
Le misure
La base in cristallo
Lato lungo: 22,7 cm
Lato corto: 8,7 cm
Altezza: 1,8 cm
Peso (con calice): 911 g
Il calice
Lunghezza: 5,8 cm
Ø esterno sezione cilindrica:11,5 mm
Ø imboccatura sez. cil.: 10,0 mm
Peso: non rilevabile
La penna (desk pen)
Lunghezza: 18,4 cm (con pennino sporgente di 2,2 cm)
Ø max. (alla levetta): 11,1 mm
Ø med. impugnatura: 9,8 mm
Peso (carica): 19 g
* * *
Marca, famiglia e modello
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende della Marca, potrà fare riferimento al nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Eversharp/it
Per la Famiglia di stilografiche a cui appartiene la penna da scrivania in presentazione, le Wahl (All) Metal Pens, rinvio alla accurata catalogazione proposta da Simone
https://www.fountainpen.it/Wahl_Metal_Pen,
in calce alla quale sarà anche possibile ammirare tutti gli splendidi esemplari già documentati (la presentazione loro singolarmente dedicata può essere utilmente recuperata in: Indice Retrospettiva Catalogo foto e modelli Eversharp).
Per una carrellata fotografica pressoché completa dei modelli da tasca segnalo il sito di Jim Mamoulides:
https://www.penhero.com/PenGallery/Ever ... tterns.htm.
In questa sede gioverà soltanto ricordare che non si tratta di penne “rivestite”, bensì di penne completamente costruite in metallo (a parte il gruppo scrittura, ovviamente).
Per quanto concerne il Modello oggetto della recensione odierna, un unicum prodotto solo per il Natale del 1925, darò subito conto di tutte le informazioni che ho potuto reperire.
Continua…