
"La grande onda di Kanagawa" tratto da "38 vedute del Monte Fuji"
Con un misto di soggezione, timore reverenziale e soddisfazione mi accingo a mettere su "carta digitale" una chiacchierata sulla Namiki Emperor size, nella sua versione nota al mondo come "vermilion", nome ispirato, intuitivamente, alla sua colorazione rosso vermiglio.

Sarà una chiacchierata un po' particolare, perchè per la prima volta parlo di una penna che va un pochino contro uno dei miei personalissimi principi di "stilografico", ovvero che la penna, qualsiasi essa sia, è in prima ed ultima analisi uno strumento di scrittura e deve essere valutata segnatamente come tale. Questa Namiki, pur essendo "penna" nella declinazione più classica del concetto, è anche qualcosa di più, ma andiamo con ordine.
Lo strumento è pregiato a partire dai materiali. Senza stare a menzionare l'enorme pennino (del quale dico più avanti) in oro 18k ed il corpo di ebanite, cosa rende preziosa, particolarissima e di sicuro impatto visivo questa penna è la lacca urushi utilizzata per ricoprire e rendere lucido e splendente (almeno all'inizio, poi tende ad attenuarsi) il fusto della penna. Non mi soffermerò su cosa sia la lacca urushi, avendone già fatto un piccolo approfondimento qua, nella premessa alla recensione della Platinum Izumo ( Urushi: storia, utilizzi e peculiarità). Quello che invece forse è opportuno dire è che tale procedimento produttivo necessita di tre mesi per far venire alla luce uno solo di questi oggetti, la cui caratteristica principale sta proprio nella certosina e maniacale (ma soprattutto umana) manodopera artistica richiesta. Imperfezioni e sbavature sono assolutamente bandite da questa penna che, sia nel colore che nella qualità intrinseca dell'oggetto ricalca a livello più che paradigmatico lo spirito nipponico, del quale la Namiki (una controllata di Platin...ehm, Pilot - grazie della correzione Alexander) è eccellente rappresentante.
In altre parole, un orgoglio nazionale.
Aspetto e feeling generale.

Paradossalmente, quest'immagine, senza didascalie nè le troppe parole che sto usando, sarebbe da sola sufficiente ed esaustiva per parlare della Namikona. Linee ogivali più che classiche, nessuna interruzione visiva nel corpo o nel cappuccio, una discretissima clip.

Basta così. In altre parole, un haiku che scrive, un riassunto di penna.
Eccetto per il fatto che è gigantesca. Questo forse non l'avevo ancora detto...
Questa penna riassume e amalgama, in un'ossimorica e paradossale magia, umiltà e voglia di emergere, di farsi distinguere.
A fronte infatti di quelle linee che ho descritto come sostanzialmente essenziali fanno da contraltare le dimensioni gigantesche, al limite del caricaturale, di questo piccola opera d'arte. Tuttavia il peso non è eccessivo (cioè, non è eccessivo per una penna enorme, ma sarà sicuramente molto maggiore delle più comuni "oversize") essendo il corpo, come dicevo prima, in ebanite.
Dimensioni e comparazioni.
In tutta la mia vita non ho mai visto una penna simile. Non so quanto sia grande, a confronto, una Delta Roma Imperiale, sarei curioso di vederle l'una di fianco all'altra




Come vedete, non è una penna da utilizzo quotidiano. E qui arriviamo a spiegare meglio quello che volevo dire prima, cioè che questa qua è allo stesso tempo Penna come strumento, qualcosa di più e qualcosa di meno.
E' Penna (con la maiuscola) in senso proprio, sia perchè le sue linee ricalcano l'idea stessa di Penna così come radicata nel nostro inconscio immaginifco, sia perchè le sue qualità di scrittura sono eccellenti (su questo, più avanti).
E' anche qualcosa di più perchè, come dicevo prima, oltre ad essere uno strumento è anche un simbolo del Giappone nonchè di tutto ciò che, nella sua semplice umiltà concettuale, si avvicina al perfetto.
Ma è allo stesso tempo qualcosa di meno, dato che per quanto riguarda me, uso quotidiano significa anche portabilità. Questa è tutto fuorchè una penna portatile. O portabile. Non esistono tasche o portapenne che possano contenerla. Io sono spesso in giro, le dimensioni della Emperor sono tali da escluderne, per lo meno per quanto riguarda me, un uso frequente. Questo senza dubbio limita un po' la sua essenza strumentale di penna, spostando l'asse verso il "simbolo" e verso il concetto di monumento.

La Namiki colta nell'atto di cercare di infilarsi nel bellissimo portapenne Delta, al quale era strata attratta per via del colore.

La nostra eroina che, non contenta, cerca di cambiare portapenne, infilandosi in un più sobrio Montblanc Westside dal quale però ottiene un altrettanto netto rifiuto.
Sistema di caricamento.

Il metodo di riempimento di questa Namiki si basa sul sistema eyedropper (è ovviamente fornita anche un pompetta) che permette di avere sempre a disposizione una quantità folle di inchiostro.
Arrivando al clou della chiacchierata, vediamo pennino e scrittura.
Sul primo c'è da dire che è un M 18kt gigantesco (comunque proporzionato al resto).E' molto particolare l'alimentatore, anch'esso rosso.


Sulla scrittura, come al solito rimando alle due paginette scritte di impressioni e comparazioni, con una premessa fondamentale. Devo ringraziare per avermi fatto apprezzare appieno questa penna il mitico Fabio Moricci anche detto "Il Pennaio", nibmeister e riparatore che ho la fortuna di avere a pochi minuti di camminata da casa mia e che ha gentilmente risolto i problemi della Namiki in pochissimo tempo (aveva un flusso ridicolo, frequenti interruzioni e non scriveva a pressione 0).
Se interessa leggere, come al solito consiglio la funzione di zoom.


Credo di aver detto quello che potevo dire, vi lascio con una nota di carattere gastronomico, cioè la dieta consigliata (per almeno un anno) a chiunque volesse comprare la namikona da nuova (tra l'altro le versioni nuove sono leggermente diverse, avendo due anellini dorati alla base del cappuccio ed il pennino decorato mi pare col monte Fuji; questa qui invece è molto più essenziale):

Per tutti gli altri, si consiglia la pazienza di trovare l'occasione giusta nel mercato dell'usato.
Vi lascio con un haiku.
Il tetto si è bruciato:
ora
posso vedere la luna.
Masahide.