Di nuovo: Omas Extra vs. Montablanc Calligraphy (riparato), e un po' di fotografia

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fufluns
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Di nuovo: Omas Extra vs. Montablanc Calligraphy (riparato), e un po' di fotografia

Messaggio da fufluns »

Era da un certo tempo che non inchiostravo la mia Omas Gentlemen con il suo straordinario pennino Omas Extra (non Lucens), che considero il più "calligrafico" tra tutti i miei pennini. Uso questa penna meno di quello che vorrei e dovrei, perché il pistone é molto duro e costringe a un vero sforzo per caricarla e, peggio ancora, per pulirla. Già una volta, in passato, per lo sforzo ho inavvertitamente deformato l'anellino metallico che separa il corpo dal cono di carica, e ho potuto ripararlo solo grazie alla gentilezza del nostro Paolo Mijno, di Zona900, che lo ha sostituito.

Ad ogni modo, ho caricato la mia Omas con l'inchiostro Carbon Black di Graf von Faber Castell (un nero scuro e denso) e ho scritto una delle massime con le quali mi diletto ultimamente: Nil satis nisi optimum. Che pennino! Sottilissimo e scorrevole sulle linee sottili, generoso sulle discendenti ingrossate, ubbidiente e preciso! Una gioia da usare.

Questo pennino extra-fine é davvero un "fuoriserie". Mi chiedo che cosa farebbe questo pennino nelle mani di una calligrafo davvero, come calli1958...

Possiedo un altro Omas Extra extra-fine, due Extra Lucens extra-fini e un Extra in gradazione fine. Nessuno degli altri arriva alle splendide prestazioni di quello che é trovai montato sulla Gentlemen (che per quei casi della vita comprai nuova in un mercatino online). Il migliore, dopo di questo, é a mio parere il pennino fine che monta una Milord Grigioperla che mi vendette il Grande Maestro Paolo, anch'esso un Extra ma con una linea di partenza meno sottile. I due Extra Lucens (uno su una Omas Extra degli anni '40, l'altro su una Gentlemen Grigioperla degli anni '60) sono entrambi fantastici e divertenti, ma leggermente piú rigidi: fanno ottima calligrafia, ma con uno sforzo maggiore.

Ora, come forse alcuni di voi ricorderanno, in varie occasioni in passato ho comparato questo pennino "fuoriserie" con un altro pennino che considero particolarmente straordinario, essendo un pennino contemporaneo, quello della Montablnac 149 Calligraphy Flessibile. Non avevo più ritentato questo confronto dopo l'incidente della mia Calligraphy, ma avendo tra le mani la fantastica Omas Gentlemen mi é sembrato giusto dare un'opportunità al pennino Calligraphy "riparato" per vedere come si comportasse nel duello.

La foto che segue mostra il risultato di questo testa-a-testa. 149 Calligraphy é caricata con Graf von Faber Castell Garnet Red, e sempre sulla stessa carta (Fabriano Ingres 90 g) ho scritto due versioni della massima, una più ingrossata e l'altra (in primo piano) più leggera.


Montblanc and Omas free hand at 1600 ISO.jpg

"Ai posteri l'ardua sentenza".... (Alessandro Manzoni). A mio avviso, il pennino “fenice" continua a mantenere la testa alta di fronte all'eccezionalissimo Omas. Appena più morbido, con uno snapback appena minore e un "finissimo" meno fine di quello del pennino OMAS, é comunque piacevolissimo da usare e dà risultati che mi sembrano calligraficamente molto compatibili con quelli dell'Omas fuoriserie. Insomma, prova superata, per quel che mi riguarda.

Ed ora, per quelli che come me, oltre alla passione per le penna hanno anche quella per la fotografia, permettetemi una breve digressione fotografica.

L'immagine più sopra é stata ripresa con una Hasselblad 501CM e obiettivo Planar da 80mm, a mano libera, mentre ero appollaiato in precario equilibrio su una scaletta di alluminio, alla luce mattutina naturale proveniente da una finestra schermata con una cortina chiara. Il diaframma f/8 spiega perché il primo piano non sia del tutto a fuoco. Ma per usare un diaframma f/8 e un tempo appena compatibile con l'obiettivo da 80 mm (1/60"), ho dovuto impostare sul sensore digitale della mia fotocamera (Hasselblad CFV 50 II) una sensibilità di 1600 ISO!
L'immagine risultante, in termini di "grana" e pulizia, mi sembra straordinaria, una cosa del tutto impensabile per la mia Hasselblad H5D. Quest'ultima monta un sensore (anch'esso da 50MP) del tipo CCD, mentre il dorso digitale che uso con le mie Hasselblad V ha un sensore CMOS. Il sensore CCD é, secondo me, imbattibile per la dolcezza dei contrasti e la fedeltà dei colori, quando lo si usa a 50 e 100 ISO. Già a 200 ISO, però, l'immagine ha una qualità notoriamente inferiore e a 400 ISO lo considero inutilizzabile.
Il sensore CMOS mi ha permesso, a 1600 ISO, una fotografia altrimenti impossibile, e con una qualità che io considero pie che accettabile.

Grazie per la pazienza nel leggere questo excursus fuori tema.
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JohnDT10
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Messaggio da JohnDT10 »

Grazie Franco! E' sempre un grande piacere leggerti... :wave:
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Messaggio da Tisbacker »

Ho entrambi quei pennini e sono fotografo. Non saprei sinceramente da dove iniziare 😅 di certo posso dire che hai ottimi gusti.
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Messaggio da Hologon »

Ottimo lavoro, come sempre, e ho apprezzato l'excursus fotografico: utilizzo anch'io Hasselblad con ottiche Zeiss e un dorso CCD, col quale una foto come quella che hai fatto a mano libera non sarebbe stata possibile; tuttavia non potrei rinunciare alla resa del CCD a 50 ISO e per ora rinuncio al CMOS.
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

JohnDT10 ha scritto: martedì 26 settembre 2023, 9:31 Grazie Franco! E' sempre un grande piacere leggerti... :wave:
Grazie a te, Renato, per la tua cortesia!

Tisbacker ha scritto: martedì 26 settembre 2023, 14:01 Ho entrambi quei pennini e sono fotografo. Non saprei sinceramente da dove iniziare 😅 di certo posso dire che hai ottimi gusti.
Hologon ha scritto: mercoledì 27 settembre 2023, 0:46 Ottimo lavoro, come sempre, e ho apprezzato l'excursus fotografico: utilizzo anch'io Hasselblad con ottiche Zeiss e un dorso CCD, col quale una foto come quella che hai fatto a mano libera non sarebbe stata possibile; tuttavia non potrei rinunciare alla resa del CCD a 50 ISO e per ora rinuncio al CMOS.
Vi metto insieme nella risposta, Tisbacker e Hologon (ma guarda un po', da dove verrà mai questo "nome di battaglia"?), perché so che tra noi fotografi parlare di fotografia non é mai di troppo.

Uno può ripetere all'infinto che la quantità di pixel, alla fin fine, non é davvero quello che conta di più, e infatti il tema é stato detto e ridetto con tutta ragione, ma so per esperienza che é difficile resistere alle sirene dei produttori e dei loro apparecchi sempre-piú-pixel! Eppure, se c'é una cosa della quale sono certo oggi, é che la la quantità di pixel non importa molto (non che sia del tutto indifferente, ovviamente), ma la loro qualità sí!

Alcune delle mie fotografie a mio avviso più belle, per gamma tonale, per contrasto, per nitidezza e per morbidezza, le ho fatte con una fotocamera medio formato. Ricordo ancora quando vidi le prime immagini che uscivano dal mio sensore Hasselblad CFV-16 (miseri 16MP, alla luce dei sensori super-mega di oggi), non potevo credere ai miei occhi per la bellezza dei colori, la nitidezza, la morbidezza dei cambi tonali... Davvero, non potevo credere ai mei occhi, né potevo credere alla mia felicità. Paragonavo quelle immagini a quelle delle mie Nikon (una marca che apprezzo e alla quale, insieme a Hasselblad, sono sempre stato fedele) e, davvero, era un altro pianeta. Non dico a parità di pixel, no, con molti meno pixel!

Molti hanno scritto che l'effetto dei pixel grassi (tipico dei sensori CCD Kodak che usava Hasselblad per i suoi modelli) é un puro effetto della volontà e che la loro supposta magia non esiste. Sono sempre stato convinto che fossero discorsi di chi non ha provato. Ancora oggi, a parità o quasi di numero di pixel, le immagini che escono dai miei sensori di medio formato sono semplicemente mozzafiato. Le altre sono semplicemente belle.

Dovetti rinunciare al CFV-16 perché qui, ai tropici, dove vivo, lavoro e fotografo, quell'apparecchio "si ammala". Lo ho mandato due volte a riparare in Svezia (immaginatevi il costo, perché per riportarlo qui a casa devo anche pagare tasse di importazione...), e la terza volta il riparatore della Hasselblad, preso da pena, mi ha confessato che non vi era alcuna soluzione permanente. Nel CFV-16, solo nel CFV-16, Hasselblad utilizzò un filtro di passo con una componente di gelatina animale. Qui, nel paradiso della diversità biologica, su quella gelatina crescono e si nutrono i funghi. La bucherellano, fanno canali di ife, linee curve e sottili che gironzolano qua e là sull'immagine, e nel giro di sei mesi rendono il dorso digitale inutilizzabile. Spedizione, cambio filtro, pulizia e re-importazione, mi costavano ogni volta circa 700 Euro. L'ultima volta ho chiesto al riparatore, dopo aver sostituito il filtro, di sigillare il dorso digitale sotto vuoto in una pellicola protettiva, e l'ho fatto rispedire in Italia, dove lo ho di fatto "abbandonato".

Voi credete che, senza i benedetti funghi, avrei cambiato il mio CFV-16 per un'altra cosa con più pixel? No, non lo avrei fatto. Le immagini deliziosamente quadrate che ne venivano fuori erano proprio come quelle che mi avevano fatto amare il medio formato sulla pellicola: prodigiose.

Il sensore digitale di medio formato a mio avviso non ha rivali. Recentemente, alcuni giudici della American Orchid Society mi hanno chiesto il favore di fotografare per loro alcune orchidee premiate. Ho usato i miei due dorsi digitali (CCD e CMOS), e anche loro non potevano credere ai loro occhi (intendetemi, non per la bellezza delle fotografie, che non sta a me giudicare, ma per la loro qualitá)!

Quando decisi di sostituire il mio CFV-16 con un nuovo sistema digitale, optai per la nuova linea delle Hasselblad della serie H perché, insieme al nuovo sensore CMOS, offriva ancora un dorso con sensore CCD da 50MP. Le immagini che produce questo sensore, a 50 e 100 ISO, sono fenomenali, con la stessa qualità del mio vecchio CFV-16, ma ovviamente con il maggior dettaglio permesso dalle dimensioni maggiori del sensore. Tutto realmente perfetto. A differenza di ció che avevo sempre creduto vedendola in fotografia, la Hasselblad del sistema H é una fotocamera solida, fatta con molto metallo. Il suo difetto é di essere davvero pesante. Io la uso per lo più sul cavalletto (anche per sfruttare l’inarrivabile bellezza dei suoi 50 ISO), ma quando va con me a mano libera, davvero stanca. L’altro difetto é che, per quelli come me che hanno fotografato con le Hasselblad che ora chiamano del sistema V, ma che in realtà sono le vere Hasselblad di Victor Hasselblad, quelle che sono andate nello spazio e sulla Luna, le nuove fotocamere del sistema H non hanno la stessa magia.

Detto questo, quando Hasselblad ha infine estratto dal cilindro la sua 907X, con un dorso perfettamente compatibile con le fotocamere del sistema V, senza alcun cavo, solo attacca e scatta, senza batteria “a penzoloni” come avevano i modelli precedenti dei dorsi CFV, non ho potuto resistere. L’interazione con le fotocamere della serie 500, tanto le C o C/M manuali, cosí come le ELM ed ELX della serie elettrica, é perfetta e senza sforzo. Siccome le mie 500C/M e 501C/M pesano molto meno della H5D, sono quelle che scelgo quando esco a fotografare. Di solito mi porto anche un magazzino con pellicola in bianco e nero, più raramente con pellicola diapositiva, e alterno digitale e “analogico” (odio questa parola) in molte riprese.

Il nuovo sensore é CMOS e io, da prevenuto, mi aspettavo peggio. Ma non avevo fatto i conti con il fatto che é pur sempre un sensore di medio formato. Le fotografie sono, a mio avviso, di altissima qualità. A 100 ISO si fa onestamente fatica a distinguerle da quelle del sensore CCD operato a 50 ISO della H5D. Il colore é meno perfetto, ma é detto da un eccessivo perfezionista. In cambio, si possono usare delle sensibilità impensabili per il CCD: 200, 400, 800, 1600, e le immagini vanno ancora bene. Non ho ancora provato i 3200 ISO, ma lo farò una di queste notti.

Termino, tra fotografi, per dire che non bisogna valutare il sensore CMOS partendo da quello, per esempio, della mia Nikon. Lí non c’é paragone con il CCD dela Hasselblad. Ma Hasselblad contro Hasselblad, CCD contro CMOS, la lotta é davvero spalla a spalla, molto più di quanto mi attendessi. E la ragionevolezza qualitativa degli alti ISO apre nuove porte alla fotografia.

Grazie per aver letto questo lungo sproloquio.
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Messaggio da Tisbacker »

Tutt’altro rispetto ad uno sproloquio.
Informazioni preziosissime, che se avessi budget per una “Hassy” me le stamperei come guida.
Quindi grazie.
Nella mia più modesta esperienza, nel senso che per lavoro facendo foto ai concerti devo per forza ragionare su altri sistemi con altre caratteristiche, posso confermare che quando il ccd è di qualità, non ce n’è per nessuno. Mi sono separato dalla mia cara Leica M8 consapevole sia dei suoi limiti (tanti) sia del fatto che un altro sensore così bello come resa non lo avrei mai più trovato su altre fotocamere digitali.
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Messaggio da Hologon »

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Prima o poi il mio Phase One non sarà più riparabile e allora il passaggio al CMOS sarà inevitabile, ma mi auguro di poter godere ancora a lungo della resa del CCD.
Ho avuto e amato la Leica M8: ecco l’Hasselblad col dorso ha quella resa amplificata dal medio formato, pura gioia per lo sguardo.
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Messaggio da calli1958 »

fufluns ha scritto: lunedì 25 settembre 2023, 18:45
Questo pennino extra-fine é davvero un "fuoriserie". Mi chiedo che cosa farebbe questo pennino nelle mani di una calligrafo davvero, come calli1958...
Carissimo Fufluns,
come sempre provo il "solito" piacere nel "guardarti" e "leggerti", sia che i tuoi argomenti siano scrittura, penne, botanica, fotografia o altro. Nel caso specifico sono rimasto sorpreso dalla considerazione che mi riservi; vado subito ad esemplificare. Premettendo che non ho penne stilografiche con pennini nemmeno paragonabili alle tue bellissime bellissime Omas e 149 Calligraphy, devo dire che, nel tempo, mi è capitato di provare qualche stilografica con pennino flessibile senza ottenere alcunché di sufficientemente "guardabile" e nemmeno lontanamente avvicinabile ai tuoi lavori. Con questo esprimo un'ulteriore lode alle tue capacità e una piccola delusione per il sottoscritto. Naturalmente, a mia scusante, qualche motivo credo esserci: da una parte potremmo mettere la mancanza di abitudine ad usare la stilografica in modo calligrafico, sia per specificità dello strumento usato (non è semplice, né spesso economico, provare le penne idonee), sia per datata abitudine (fin dalla scuola) ad usare la stilografica alla stregua di qualsiasi altra penna, in pratica come una biro o un roller (non disponendo all'epoca di alcuna nozione di calligrafia e tantomeno qualcuno che desse qualche indicazione (se non calligrafica almeno su come utilizzare meglio la penna). Questo dalle medie in poi; alle elementari si utilizzava pennino e calamaio per tutti i 5 anni, ma con altrettanta assenza di indicazioni d'uso; in pratica, di allora, è rimasta l'attenzione a non macchiare d'inchiostro il quaderno e poco altro. L'altro motivo, più specifico, è che il pennino della stilografica per propria struttura non consente di ottenere contrasti e soprattutto hairline come un pennino a intinzione, tranne avvicinarcisi solo se particolarmente capaci (come è il caso tuo). Questo, unitamente alla mia preferenza ad usare la cannuccia con flangia obliqua per il corsivo inglese mi "limita", se così posso dire, nell'uso della stilografica. Va già meglio nel caso di pennino a punta tronca (italic), ma questo è tutt'altro discorso. Tutto questo argomentare solo per dire che, per quanto mi riguarda, non sarei in grado di raggiungere il tuo ottimo livello nell'uso della stilografica. Devo anche aggiungere, ma non è rilevante per l'argomento, che come per te è di grande piacere e soddisfazione non solo il pennino ma anche il godere del tenere in mano quella particolare stilografica (...e lo capisco), per me c'è altrettanta soddisfazione nell'intingere il pennino nel calamaio e vederlo/sentirlo tracciare le linee sulla carta con tutti i contrasti che se ne possono ricavare.

A parte: le tue fotografie sono sempre mirabili, sia per qualità che per composizione e gusto. Un'altra capacità che ti invidio molto ;) .

Come sempre.... buona scrittura!
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

calli1958 ha scritto: giovedì 5 ottobre 2023, 12:42 Devo anche aggiungere […] che come per te è di grande piacere e soddisfazione non solo il pennino ma anche il godere del tenere in mano quella particolare stilografica (...e lo capisco), per me c'è altrettanta soddisfazione nell'intingere il pennino nel calamaio e vederlo/sentirlo tracciare le linee sulla carta con tutti i contrasti che se ne possono ricavare.
Grazie, amico di penna, per il dettagliato resoconto della tua relazione con penne, pennini e scrittura.

Non c’è dubbio che i nostri percorsi - molto simili quanto all’educazione scolastica nell’uso di penne e inchiostri - sono però arrivati alla calligrafia per cammini differenti.

La tua è stata, per così dire, una via retta alla calligrafia, la mia una via tortuosa che è passata attraverso il piacere di scrivere con una buona (e spesso bella) penna.

Per questo tu hai scelto, come era logico e giusto, lo strumento migliore per la calligrafia: una cannuccia con pennini calligrafici. Non ho dubbi, personalmente, che questa “via retta” sia quella corretta e quella che dà, calligraficamente parlando, i risultati migliori.

La vía tortuosa non porta agli stessi risultati di eccellenza, ed è certamente più costosa, perché si realizza per prova ed errore, comprando penne che, per lo più, non compiono con lo scopo. Purtroppo, però, è una via senza uscite, perché il piacere originario per la “bella penna” continua a dettare le regole del gioco. Con gli anni, con un po’ di fortuna e con gli impagabili consigli di altri appassionati, si arriva a mettere insieme un gruppetto di penne che compiono il loro “scopo calligrafico“ a sufficienza per accontentarsi dei risultati senza rinunciare al motivo che fu in origine, e che resta, il vero motore della passione.

Buona scrittura anche a te.
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