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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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Recensione Pilot Elabo
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- Messaggi: 679
- Iscritto il: venerdì 28 aprile 2023, 19:05
- La mia penna preferita: Bella domanda...
- Il mio inchiostro preferito: Pilot Blueblack
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Venezia/Perugia
- Gender:
Recensione Pilot Elabo
Salve a tutti!
Eccoci, a distanza di diversi mesi, con un’altra recensione. Avrei voluto scrivere questa recensione già all’inizio dell’estate, ma tra impegni, dimenticanze, e perché no anche un po’ di pigrizia sono giunto quasi a metà settembre. Ma forse il motivo che più di altri mi ha spinto a rimandare più volte la stesura di questa recensione è l’aura che circonda questo modello, su cui molto si è discusso e dibattuto qui sul forum e altrove, che ne fa una di quelle penne di cui chi come me ha cominciato la sua passione da non troppo tempo affidandosi alle informazioni reperibili sul web ha sicuramente sentito parlare: è la Pilot Elabo/Falcon (sulla questione del nome tornerò più avanti). Si tratta di una vecchia fiamma, un amore antico nato agli inizi della mia passione stilografica, tre anni fa: fin dalle prime foto viste su internet mi hanno subito catturato le sue forme, soprattutto quelle della penna senza cappuccio che mostravano il pennino dalla forma veramente singolare e a mio parere bellissimo. Oltre all’aspetto estetico mi aveva colpito anche le qualità di questo pennino dichiarate dal produttore (sensazione di scrittura simile a un pennello, adatto a scrivere in giapponese…) e i pareri favorevoli di molti recensori. Rimaneva però un grosso problema: il costo era per me ai tempi decisamente proibitivo, e rimaneva quindi poco più di un bel sogno da accarezzare. La svolta avvenne quando, una volta allentate le rigide misure restrittive imposte dalla pandemia, riuscii ad andare in Giappone per uno scambio universitario: a Shinjuku, un famoso quartiere commerciale di Tokyo, vi è un importante negozio specializzato nella compravendita di strumenti di scrittura usati, e lì trovai una Elabo usata in perfette condizioni (sono convinto che il precedente proprietario non ci debba aver scritto più di qualche pagina) a circa un terzo del prezzo con cui si trova in Italia. Riuscii quindi ad avere finalmente questa penna!
Dopo diversi mesi di utilizzo mi appresto a scrivere i miei pareri; articolerò la mia recensione in descrizione e caratteristiche tecniche, scrittura e conclusioni. Successivamente pubblicherò qui anche la traduzione riassuntiva di una pagina del sito Pilot in giapponese che contiene la storia dello sviluppo della Elabo.
Iniziamo subito dal nome della penna: in Giappone sia quella con il corpo in resina che quella con il corpo in metallo (come quella che possiedo io) sono chiamate “Elabo”, mentre in Europa e America sono chiamate dallo stesso produttore “Falcon” (presumibilmente per motivi di marketing e rifacendosi alla forma del pennino), e qualche rivenditore in Italia chiama la versione in resina “Elabo” o “Falcon Elabo” mentre quella in metallo “Falcon”, con o senza l’aggiunta di “Metal”… insomma un bel pasticcio, perciò ho deciso di seguire la denominazione originale giapponese e chiamarla semplicemente “Elabo”.
La penna da chiusa si presenta come tronca alle estremità, in ottone laccato (nel mio caso di un bel rosso scuro con un gradevole effetto metallizzato) con dettagli in metallo rodiato. La sommità del cappuccio presenta una corona in metallo lucido, appena più in basso c’è l’inserto della clip, molto sobria e presentante una curva molto dolce, sul retro del cappuccio in basso è stampata la scritta “Pilot Japan”. Il cappuccio termina con la parte inferiore saldata a una banda di acciaio lucido, che presenta una rastrematura verso il corpo della penna. Il corpo della penna degrada dolcemente fino a un codale nello stesso acciaio lucido degli altri dettagli, che richiama fortemente la corona del cappuccio. In mano si percepisce solidità e cura nei dettagli. Una colta svitato il cappuccio viene rivelata la sezione di scrittura, in resina nera così come la filettatura, e si notano tre anelli di acciaio rodiato: due più sottili all’inizio e alla fine della parte filettata, e un terzo più spesso alla fine della sezione, in prossimità del pennino. Il pennino è in oro 14 carati rodiato, e visto dall’alto presenta una forma triangolare, dunque senza ali, le uniche incisioni che riporta sono i dati relativi al materiale, al produttore e alla gradazione della punta: “14k-585 PILOT <SF>” e presenta un piccolo foro di sfiato circolare. Il pennino visto di profilo presenta la famosa forma che ricorda il becco di un falco, l’alimentatore è in plastica e ha una forma molto semplice. La penna ha un caricamento a cartuccia/coverter con attacco proprietario Pilot, e si nota che sia la filettatura interna del corpo che quella della sezione sono in resina. Il modello in metallo può ospitare il capiente converter CON-70, di cui ho preso la nuova versione (quella con la ghiera di metallo interna che serve a rompere la tensione superficiale dell’inchiostro). Veniamo adesso alla parte più ghiotta, la scrittura. Il pennino grazie alla sua peculiare forma ha una particolare reattività elastica che consente di ottenere una variazione di tratto applicando una moderata pressione. La punta che ho scelto è soft-fine (SF); credo che sia il giusto compromesso per avere una variazione di tratto che soddisfi le mie esigenze senza sacrificare eccessivamente la scorrevolezza (come invece avverrebbe per il soft-extrafine). Il fine della Elabo è comunque un “fine giapponese”, quindi il tratto è decisamente contenuto. La cosa che mi ha fatto particolarmente interessare a questo pennino è il fatto che sia stato pensato da Pilot espressamente per i caratteri giapponesi, tanto che la Elabo è definita dalla stessa Pilot nel suo sito giapponese come “la stilografica dal tocco leggero che è in grado di esprimere la bellezza dei caratteri giapponesi” (per ulteriori dettagli rimando alla traduzione del sito Pilot di cui accennavo all’inizio); avendo la passione, senza alcuna velleità calligrafica, di trascrivere testi in giapponese, mi chiedevo se avrebbe potuto fare al caso mio. Le mie speranze sono state esaudite fin dal primo momento: con la sua particolare elasticità è perfetto per scrivere in giapponese, e anche nella scrittura corsiva in italiano lo trovo molto gradevole, dà un guizzo personale alla grafia. Per quanto riguarda l’efficienza dell’alimentatore, premesso che il pennino non è pensato per enormi escursioni di tratto, riesce a fornire inchiostro senza “binari” se non si eccede con la pressione. Il pennino predilige carte leggermente ruvide, si trova un po' in difficoltà su carte lisce come Rhodia.
In conclusione, si tratta di una penna veramente ben fatta, solida e curata nei dettagli, fornita di un pennino unico nel suo genere. Sono veramente soddisfatto dell’acquisto. Vi lascio una prova di scrittura in cui ho inserito anche un waka (metro classico della poesia giapponese) scritta da Ariwara no Narihira e inserito nella raccolta poetica “Kokinwakashū” (inizio X secolo). Per chi volesse la traduzione vi riporto quella scritta dai curatori del primo volume della “Antologia della poesia giapponese” (Marsilio, 2021): “Se a questo mondo i fiori di ciliegio non esistessero affatto, quanto sarebbe sereno l’animo in primavera”.
A breve pubblicherò la traduzione della pagina di Pilot sulla genesi della Elabo. Spero di essere riuscito a trasmettere le mie impressioni su questo strumento di scrittura. Alla prossima!
Eccoci, a distanza di diversi mesi, con un’altra recensione. Avrei voluto scrivere questa recensione già all’inizio dell’estate, ma tra impegni, dimenticanze, e perché no anche un po’ di pigrizia sono giunto quasi a metà settembre. Ma forse il motivo che più di altri mi ha spinto a rimandare più volte la stesura di questa recensione è l’aura che circonda questo modello, su cui molto si è discusso e dibattuto qui sul forum e altrove, che ne fa una di quelle penne di cui chi come me ha cominciato la sua passione da non troppo tempo affidandosi alle informazioni reperibili sul web ha sicuramente sentito parlare: è la Pilot Elabo/Falcon (sulla questione del nome tornerò più avanti). Si tratta di una vecchia fiamma, un amore antico nato agli inizi della mia passione stilografica, tre anni fa: fin dalle prime foto viste su internet mi hanno subito catturato le sue forme, soprattutto quelle della penna senza cappuccio che mostravano il pennino dalla forma veramente singolare e a mio parere bellissimo. Oltre all’aspetto estetico mi aveva colpito anche le qualità di questo pennino dichiarate dal produttore (sensazione di scrittura simile a un pennello, adatto a scrivere in giapponese…) e i pareri favorevoli di molti recensori. Rimaneva però un grosso problema: il costo era per me ai tempi decisamente proibitivo, e rimaneva quindi poco più di un bel sogno da accarezzare. La svolta avvenne quando, una volta allentate le rigide misure restrittive imposte dalla pandemia, riuscii ad andare in Giappone per uno scambio universitario: a Shinjuku, un famoso quartiere commerciale di Tokyo, vi è un importante negozio specializzato nella compravendita di strumenti di scrittura usati, e lì trovai una Elabo usata in perfette condizioni (sono convinto che il precedente proprietario non ci debba aver scritto più di qualche pagina) a circa un terzo del prezzo con cui si trova in Italia. Riuscii quindi ad avere finalmente questa penna!
Dopo diversi mesi di utilizzo mi appresto a scrivere i miei pareri; articolerò la mia recensione in descrizione e caratteristiche tecniche, scrittura e conclusioni. Successivamente pubblicherò qui anche la traduzione riassuntiva di una pagina del sito Pilot in giapponese che contiene la storia dello sviluppo della Elabo.
Iniziamo subito dal nome della penna: in Giappone sia quella con il corpo in resina che quella con il corpo in metallo (come quella che possiedo io) sono chiamate “Elabo”, mentre in Europa e America sono chiamate dallo stesso produttore “Falcon” (presumibilmente per motivi di marketing e rifacendosi alla forma del pennino), e qualche rivenditore in Italia chiama la versione in resina “Elabo” o “Falcon Elabo” mentre quella in metallo “Falcon”, con o senza l’aggiunta di “Metal”… insomma un bel pasticcio, perciò ho deciso di seguire la denominazione originale giapponese e chiamarla semplicemente “Elabo”.
La penna da chiusa si presenta come tronca alle estremità, in ottone laccato (nel mio caso di un bel rosso scuro con un gradevole effetto metallizzato) con dettagli in metallo rodiato. La sommità del cappuccio presenta una corona in metallo lucido, appena più in basso c’è l’inserto della clip, molto sobria e presentante una curva molto dolce, sul retro del cappuccio in basso è stampata la scritta “Pilot Japan”. Il cappuccio termina con la parte inferiore saldata a una banda di acciaio lucido, che presenta una rastrematura verso il corpo della penna. Il corpo della penna degrada dolcemente fino a un codale nello stesso acciaio lucido degli altri dettagli, che richiama fortemente la corona del cappuccio. In mano si percepisce solidità e cura nei dettagli. Una colta svitato il cappuccio viene rivelata la sezione di scrittura, in resina nera così come la filettatura, e si notano tre anelli di acciaio rodiato: due più sottili all’inizio e alla fine della parte filettata, e un terzo più spesso alla fine della sezione, in prossimità del pennino. Il pennino è in oro 14 carati rodiato, e visto dall’alto presenta una forma triangolare, dunque senza ali, le uniche incisioni che riporta sono i dati relativi al materiale, al produttore e alla gradazione della punta: “14k-585 PILOT <SF>” e presenta un piccolo foro di sfiato circolare. Il pennino visto di profilo presenta la famosa forma che ricorda il becco di un falco, l’alimentatore è in plastica e ha una forma molto semplice. La penna ha un caricamento a cartuccia/coverter con attacco proprietario Pilot, e si nota che sia la filettatura interna del corpo che quella della sezione sono in resina. Il modello in metallo può ospitare il capiente converter CON-70, di cui ho preso la nuova versione (quella con la ghiera di metallo interna che serve a rompere la tensione superficiale dell’inchiostro). Veniamo adesso alla parte più ghiotta, la scrittura. Il pennino grazie alla sua peculiare forma ha una particolare reattività elastica che consente di ottenere una variazione di tratto applicando una moderata pressione. La punta che ho scelto è soft-fine (SF); credo che sia il giusto compromesso per avere una variazione di tratto che soddisfi le mie esigenze senza sacrificare eccessivamente la scorrevolezza (come invece avverrebbe per il soft-extrafine). Il fine della Elabo è comunque un “fine giapponese”, quindi il tratto è decisamente contenuto. La cosa che mi ha fatto particolarmente interessare a questo pennino è il fatto che sia stato pensato da Pilot espressamente per i caratteri giapponesi, tanto che la Elabo è definita dalla stessa Pilot nel suo sito giapponese come “la stilografica dal tocco leggero che è in grado di esprimere la bellezza dei caratteri giapponesi” (per ulteriori dettagli rimando alla traduzione del sito Pilot di cui accennavo all’inizio); avendo la passione, senza alcuna velleità calligrafica, di trascrivere testi in giapponese, mi chiedevo se avrebbe potuto fare al caso mio. Le mie speranze sono state esaudite fin dal primo momento: con la sua particolare elasticità è perfetto per scrivere in giapponese, e anche nella scrittura corsiva in italiano lo trovo molto gradevole, dà un guizzo personale alla grafia. Per quanto riguarda l’efficienza dell’alimentatore, premesso che il pennino non è pensato per enormi escursioni di tratto, riesce a fornire inchiostro senza “binari” se non si eccede con la pressione. Il pennino predilige carte leggermente ruvide, si trova un po' in difficoltà su carte lisce come Rhodia.
In conclusione, si tratta di una penna veramente ben fatta, solida e curata nei dettagli, fornita di un pennino unico nel suo genere. Sono veramente soddisfatto dell’acquisto. Vi lascio una prova di scrittura in cui ho inserito anche un waka (metro classico della poesia giapponese) scritta da Ariwara no Narihira e inserito nella raccolta poetica “Kokinwakashū” (inizio X secolo). Per chi volesse la traduzione vi riporto quella scritta dai curatori del primo volume della “Antologia della poesia giapponese” (Marsilio, 2021): “Se a questo mondo i fiori di ciliegio non esistessero affatto, quanto sarebbe sereno l’animo in primavera”.
A breve pubblicherò la traduzione della pagina di Pilot sulla genesi della Elabo. Spero di essere riuscito a trasmettere le mie impressioni su questo strumento di scrittura. Alla prossima!
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Recensione Pilot Elabo
Beh, che dire... è sicuramente una delle penne che più mi affascina e tenta da quando, come te, ho iniziato a interessarmi alle stilografiche e alla calligrafia (inglese però). Finii per preferirle la 912 FA per la maggiore flessibilità del pennino, ma la curiosità di provare questo pennino bellissimo mi è rimasta.
Fantastico vedere finalmente una prova di scrittura in giapponese per una Pilot
Per maggiore ispirazione ti suggerisco di dare un'occhiata al profilo "write_ocean" su instagram. Adesso è in un periodo Sailor, ma se vai un po' indietro sono sicuro che puoi trovare qualcosa scritto anche con la Elabo. Tu poi capisci la finezza con cui scrive, perciò tanto meglio
Fantastico vedere finalmente una prova di scrittura in giapponese per una Pilot
Per maggiore ispirazione ti suggerisco di dare un'occhiata al profilo "write_ocean" su instagram. Adesso è in un periodo Sailor, ma se vai un po' indietro sono sicuro che puoi trovare qualcosa scritto anche con la Elabo. Tu poi capisci la finezza con cui scrive, perciò tanto meglio
Alessio Pariani
L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
FORZA RAGAZZI! [cit. maicol69]
C7H14S [cit. Chimicazza]
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Recensione Pilot Elabo
Vero, un po’ sono dispiaciuto di vendere la mia, ma tutto non posso tenere…
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Niels Bohr
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Recensione Pilot Elabo
Ho dato un'occhiata a quel profilo...è decisamente bravo nello stile corsivo, poi ha penne veramente di alto livello (ho visto almeno un pennino naginata e un pennino della Pilot 845).
Anch'io prima della Elabo avevo preso una Custom Heritage 912 con pennino FA, ma devo dire che dall'inizio non mi sono trovato benissimo, insomma non andava d'accordo con la mia mano; la sensazione generale è che il pennino della Elabo sia più "facile", mentre dalla mia esperienza e da quello che ho letto in giro pare che il pennino FA richieda un uso consapevole e un'oculata scelta di carta e inchiostro. In futuro voglio assolutamente dare un'altra possibilità al pennino FA, quando prenderò un po' di coraggio .
Anch'io prima della Elabo avevo preso una Custom Heritage 912 con pennino FA, ma devo dire che dall'inizio non mi sono trovato benissimo, insomma non andava d'accordo con la mia mano; la sensazione generale è che il pennino della Elabo sia più "facile", mentre dalla mia esperienza e da quello che ho letto in giro pare che il pennino FA richieda un uso consapevole e un'oculata scelta di carta e inchiostro. In futuro voglio assolutamente dare un'altra possibilità al pennino FA, quando prenderò un po' di coraggio .
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Ne possiedo una identica. Gran penna.
Mi associo a tutto quanto hai scritto nella recensione.
Beh… quasi tutto… il giapponese non è proprio il mio campo
Mi associo a tutto quanto hai scritto nella recensione.
Beh… quasi tutto… il giapponese non è proprio il mio campo
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Recensione Pilot Elabo
Eh credo anch'io che sia uno di quei pennini da provare . Proprio riguardo allo SB, ho letto una volta un commento di un giapponese che sosteneva che fosse ottimo per avere l'effetto pennello quando si scrivono i caratteri. Forse ci farò un pensierino (magari compro quella in resina per risparmiare e monto la sezione di scrittura nel corpo in metallo, tanto le sezioni sono uguali )
- Jaconib
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Recensione Pilot Elabo
Bella ed esaustiva recensione, grazie. Mi viene proprio voglia di averla ma restando un poco deluso dalla heritage 912 e dai suoi sbalzelli singhiozzanti, sono sempre perplesso a spendere i soldi per l'acquisto della Falcon. Non fa salti il pennino? Scrive sempre? Te lo chiedo perchè scrivi che su carta rhodia non da' il meglio di se'...
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- Levetta
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Recensione Pilot Elabo
Se per salti intendi salti di tratto, in genere non li fa. Si anch'io ho comprato la 912 FA prima della Elabo, e come te non mi sono trovato molto a mio agio con il pennino, che definirei "schizzinoso" sia con gli inchiostri che con le carte. Con il pennino della Elabo siamo su un'altro mondo, è elastico più che flessibile e questo, se da un lato diminuisce la variazione di tratto, dall'altro consente una notevole stabilità nel flusso di inchiostro. Se pensi al pennino della Elabo come parente di quello FA della 912 tranquillo, al massimo sono cugini di terzo grado . Dicevo che su Rhodia si trova in difficoltà non perché con quella carta scriva male, ma perché se si vuole dare un po' di variazione di tratto i cosiddetti "binari" sono più frequenti. Per questo nella prova ho usato la carta Pignastyl, che è decisamente meno liscia e ciò permette al pennino di "aggrapparsi" meglio alla carta. Scrivendo normalmente con la pressione che naturalmente esercito quando scrivo non ho problemi di sorta, e anche quando voglio fare qualche svolazzo imprimendo un po' di pressione il flusso segue a meraviglia. Spero di aver dissipato i tuoi timori .
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La trovo molto interessante: grazie per la recensione esaustiva! In realtà sono combattuta tra la Elabo e la 912 con pennino FA, ma ho sentito da più parti che quest’ultimo se non equipaggiato con un alimentatore adeguato (leggasi ebanite) può non essere soddisfacente. Leggere della tua penna mi ha portato ad approfondire un po’ e vedendo prove di scrittura potrei fare un pensiero al Soft Medium (bello anche il SB di Edis! ) nonostante io di norma prediliga i fini/soft fini. Non so che fare
Silvia
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La mia SF non salta un solo tratto neanche sulla patinata rhodia o md o clairefontaine.Jaconib ha scritto: ↑venerdì 22 settembre 2023, 23:40Bella ed esaustiva recensione, grazie. Mi viene proprio voglia di averla ma restando un poco deluso dalla heritage 912 e dai suoi sbalzelli singhiozzanti, sono sempre perplesso a spendere i soldi per l'acquisto della Falcon. Non fa salti il pennino? Scrive sempre? Te lo chiedo perchè scrivi che su carta rhodia non da' il meglio di se'...
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Recensione Pilot Elabo
E dopo Studio, lavoro e impegni vari, sono finalmente riuscito a prendermi un po' di tempo per tradurre quella pagina web sulla storia dello sviluppo della Elabo di cui accennavo nella recensione.
La traduzione è stata fatta da me (mi scuso se in italiano certe espressioni sono venute un po' bruttine).
Qui il link dell'originale: https://www.pilot.co.jp/promotion/library/015/index.php
Negli anni Settanta Pilot ricevette una proposta dall’Associazione nazionale dei negozi specializzati in penne stilografiche. Il contenuto della proposta era: “vorremmo una stilografica di cui i rivenditori di articoli di scrittura possano pensare con fiducia che vogliono venderla” e “vorremmo scrivere in modo bello i caratteri giapponesi con una stilografica”. La stilografica è uno strumento di scrittura nato all’interno della cultura della scrittura orizzontale di Europa e America, mentre i caratteri giapponesi in origine erano pensati per essere scritti in verticale con un pennello. Per esprimere in modo elegante il “tome” o lo “harai” (Essi sono, insieme con lo “hane”, i principali modi in cui può terminare un tratto nei caratteri giapponesi e che caratterizzano ciascun tratto, N.D.T.) con una stilografica era necessaria una punta che si piegasse gentilmente anche senza esercitare la pressione tipica della scrittura con il pennello. Iniziò dunque lo sviluppo congiunto da parte di Pilot e dell’Associazione nazionale dei negozi specializzati in penne stilografiche per creare questo “pennino adatto a esprimere i caratteri giapponesi”.
La nuova stilografica il cui sviluppo durò sei anni.
Tuttavia, dar forma a questa richiesta era complicato; per creare la peculiare forma di un pennino che avesse la sensazione di scrittura di un pennello, La lega metallica, cercando una flessibilità adeguata alla pressione di scrittura media dei giapponesi, venne rifatta numerose volte, e fino alla realizzazione furono necessari sei anni. Si dice che la sensazione di scrittura della Elabo abbia tratto ispirazione da quella dei pennini a intinzione, che si usano intingendo il pennino nella boccetta di inchiostro. Dato che fu creata una protuberanza nel pennino, se si piegava con una forte pressione il pennino e l’alimentatore si allontanavano molto, e affinché anche in quel caso il flusso di inchiostro fosse adeguatamente mantenuto, si adottò una struttura con alimentatore integrato. Anche al cappuccio a pressione (Il primo modello di Elabo non aveva il cappuccio a vite come quello attuale, ma a pressione, N.D.T.) furono applicate le nuove tecnologie di allora, e venne inventato e applicato un sistema che prevenisse l'evaporazione dell’inchiostro.
La Elabo, lanciata nel 1978 dopo un lungo periodo di sviluppo, si guadagnò la fama di una stilografica completamente nuova, che era in grado di esprimere una forza flessibile simile al tratto di un pennello.
Nel 1991 avvenne il rinnovo del primo modello: impiegando nuovi componenti l’alimentatore divenne un componente separato e il cappuccio venne fatto a vite. Nel 2009 la struttura esterna venne cambiata da resina a ottone, con la possibilità di installare un converter ad alta capacità (CON-70), e nacque così il terzo modello, evoluto in un design maggiormente moderno. Anche dopo due rinnovamenti, nel pennino, che è il nucleo di una stilografica, non sono avvenuti grandi cambiamenti rispetto al progetto base del primo modello. La Elabo, dopo più di trent’anni dai tempi dello sviluppo, ha raggiunto un alto grado di perfezione in qualità di stilografica dallo “stile soft”.
Al di là del tono promozionale del testo, che non dimentichiamo è stato scritto dal produttore, trovo sia interessante il fine per cui è concepita in Giappone e la veloce disamina dei vari modelli.
N.B. non ho tradotto per intero tutta la pagina, ma solo quelle parti che che riguardavano maggiormente la storia della Elabo.
La traduzione è stata fatta da me (mi scuso se in italiano certe espressioni sono venute un po' bruttine).
Qui il link dell'originale: https://www.pilot.co.jp/promotion/library/015/index.php
La realizzazione di un tratto simile a quello di un pennello con una stilografica
La prima Elabo, nata nel 1978
Alla ricerca di una stilografica per scrivere i bei caratteri giapponesi dalla superba sensazione di scrittura.Negli anni Settanta Pilot ricevette una proposta dall’Associazione nazionale dei negozi specializzati in penne stilografiche. Il contenuto della proposta era: “vorremmo una stilografica di cui i rivenditori di articoli di scrittura possano pensare con fiducia che vogliono venderla” e “vorremmo scrivere in modo bello i caratteri giapponesi con una stilografica”. La stilografica è uno strumento di scrittura nato all’interno della cultura della scrittura orizzontale di Europa e America, mentre i caratteri giapponesi in origine erano pensati per essere scritti in verticale con un pennello. Per esprimere in modo elegante il “tome” o lo “harai” (Essi sono, insieme con lo “hane”, i principali modi in cui può terminare un tratto nei caratteri giapponesi e che caratterizzano ciascun tratto, N.D.T.) con una stilografica era necessaria una punta che si piegasse gentilmente anche senza esercitare la pressione tipica della scrittura con il pennello. Iniziò dunque lo sviluppo congiunto da parte di Pilot e dell’Associazione nazionale dei negozi specializzati in penne stilografiche per creare questo “pennino adatto a esprimere i caratteri giapponesi”.
La nuova stilografica il cui sviluppo durò sei anni.
Tuttavia, dar forma a questa richiesta era complicato; per creare la peculiare forma di un pennino che avesse la sensazione di scrittura di un pennello, La lega metallica, cercando una flessibilità adeguata alla pressione di scrittura media dei giapponesi, venne rifatta numerose volte, e fino alla realizzazione furono necessari sei anni. Si dice che la sensazione di scrittura della Elabo abbia tratto ispirazione da quella dei pennini a intinzione, che si usano intingendo il pennino nella boccetta di inchiostro. Dato che fu creata una protuberanza nel pennino, se si piegava con una forte pressione il pennino e l’alimentatore si allontanavano molto, e affinché anche in quel caso il flusso di inchiostro fosse adeguatamente mantenuto, si adottò una struttura con alimentatore integrato. Anche al cappuccio a pressione (Il primo modello di Elabo non aveva il cappuccio a vite come quello attuale, ma a pressione, N.D.T.) furono applicate le nuove tecnologie di allora, e venne inventato e applicato un sistema che prevenisse l'evaporazione dell’inchiostro.
La Elabo, lanciata nel 1978 dopo un lungo periodo di sviluppo, si guadagnò la fama di una stilografica completamente nuova, che era in grado di esprimere una forza flessibile simile al tratto di un pennello.
Nel 2009, ancora verso l’apice della rifinitura.
Un cult da oltre trent’anni come stilografica dallo “stile soft”.Nel 1991 avvenne il rinnovo del primo modello: impiegando nuovi componenti l’alimentatore divenne un componente separato e il cappuccio venne fatto a vite. Nel 2009 la struttura esterna venne cambiata da resina a ottone, con la possibilità di installare un converter ad alta capacità (CON-70), e nacque così il terzo modello, evoluto in un design maggiormente moderno. Anche dopo due rinnovamenti, nel pennino, che è il nucleo di una stilografica, non sono avvenuti grandi cambiamenti rispetto al progetto base del primo modello. La Elabo, dopo più di trent’anni dai tempi dello sviluppo, ha raggiunto un alto grado di perfezione in qualità di stilografica dallo “stile soft”.
Al di là del tono promozionale del testo, che non dimentichiamo è stato scritto dal produttore, trovo sia interessante il fine per cui è concepita in Giappone e la veloce disamina dei vari modelli.
N.B. non ho tradotto per intero tutta la pagina, ma solo quelle parti che che riguardavano maggiormente la storia della Elabo.
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Recensione Pilot Elabo
Davvero molto interessante, grazie mille.
Non ti è imposto di completare l'opera ma non sei libero di sottrartene.
(Rabbi Tarfón)
(Rabbi Tarfón)