Spero di esservi mancata durante questa lunga assenza dagli schermi, ma una cosa chiamata vita – riaperte le frontiere e sdoganata la presenza del simpatico vairus tra di noi – mi ha travolta e, dopo anni di sacrifici più o meno volontari, ho cercato di tirare un attimo i remi in barca.
Non che fosse granché, 'sta barca: vorrei poter dire di essermela goduta sul mio panfilo a vela alle Bahamas dopo il jackpot al Superenalotto, ma al massimo si trattava d'un pattino a pedali, quindi eviterei di soffermarmi sulle tragedie quotidiane!
Ciancio alle bande e via con la sesta fantastica puntata della Saga violacea!
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Ad onta delle convinzioni superstiziose di molti, chi mi conosce sa che ho una leggera fissa per gli inchiostri viola. Mi piacciono tantissimo, ne distinguo con piacere e assaporo le mille sfumature - purpuree, mauve, lavanda, erica... - a seconda della più o meno accentuata presenza di rosso o di blu al loro interno. Ho sempre almeno una penna carica con un viola, e - non scherzo - a ogni singolo ordine di inchiostri non manca mai una boccetta o un sample di questa tinta.
Perché questa passione proprio per questo colore anziché per un verde, ad esempio?
Non lo so, ma trovo che in genere sia una scelta ricca di personalità e che richiama l'attenzione, pur con una certa sobrietà che contraddistingue, ad esempio, quei viola talmente scuri da sembrare neri che rivelano la loro reale essenza solo in controluce.
Con il passare dei mesi ne ho accumulati talmente tanti dal decidermi ad iniziare una vera e propria quest, ossia: quale sarà, per caratteristiche tecniche ed organiche sue proprie, nonché per ricchezza di sfumature, corrispondenza al viola naturale, equidistanza tanto dal magenta quanto dal blu, l'inchiostro che merita la palma di Viola Più Viola del Viola, il Viola Definitivo?
Per questo, alternandole con recensioni di altre tinte, nei prossimi mesi vi intratterrò con le molteplici puntate di questa avvincente saga scrittoria, fino a rivelarvi quello che - almeno a mio giudizio - per il momento occupa lo spazio riservato al Sacro Graal dei Viola.
Hey ho, let's go.
Riassunto delle Puntate Precedenti:
Sailor Jentle Shigure
Rieccoci qui per la sesta puntata della Saga Cromatica Più Lunga D’Italia. A differenza dei precedenti, alcuni meritevoli, altri problematici, altri decisamente meh!, oggi voglio recensire un inchiostro che, per almeno quattro anni, è stato al secondo posto della classifica del Viola Definitivo. Ora è scivolato alla medaglia di bronzo, ma per un uso quotidiano – anche su note e documenti destinati a lettura pubblica – resta il migliore del terzetto. Sto parlando, come da titolo, del Sailor Jentle Shigure.
Si tratta, a differenza di altri che ho recensito, di quello che gli inglesi chiamano violet, cioè un viola in cui la componente blu prevale su quella rossa/magenta. Il che è davvero sorprendente, perché è così scuro che non si direbbe mai agevole distinguere gli elementi cromatici con certezza: è stato necessario provare una goccia sulla striscia che allego in fotografia/scansione, da cui emerge con chiarezza la forte parte di ciano.
Inoltre, è facile che – per conferire profondità e tonalità a viola così scuri – si dia più spazio al rosso nella composizione, come nel Diamine Purple Rain.
In questo caso, invece, la Casa giapponese ha preferito concentrarsi sull’inserimento di una componente d’blu molto profondo, quasi blunero.
Il risultato è un inchiostro insolito, con molto carattere: sono stata stupita di non trovare una recensione interamente dedicata a lui qui sul forum quindi, per festeggiare il mio ritorno tra queste pagine, cosa c’era di meglio?
Lo Shigure presenta, su certi tipi di carta, un leggero riflesso dorato in controluce, dove si forma la tensione superficiale del liquido: non è, tuttavia, uno sheen monster reclamizzato proprio per questa caratteristica. Pertanto, se andate a caccia specificamente dello sheen, non sarò io (la più fanatica Sheensetter dell’Hinterland e contrade limitrofe!) a fermarvi, ma questo non fa al caso vostro: dovreste rivolgervi ad altri inchiostri (alcuni saranno recensiti nel prosieguo di questa Saga, altri lo sono già stati: ricordiamo tutti i fuochi d’artificio del Winter Miracle).
Passando alle caratteristiche tecniche, è – come tutti i prodotti Sailor – un inchiostro dalle prestazioni eccellenti.
Forse l’unico neo è che smagrisce un pochino il tratto delle penne: caratteristica, questa, comune a molti inchiostri giapponesi. Tuttavia, come si nota dale immagini allegate, non è una connotazione particolarmente evidente (non è che un B diventi un M, per intenderci). Inoltre, non crea né interruzioni di tratto, né salti, né problemi tecnici di altro tipo. Non ho registrato né accumuli di pigmento nei conduttori dell’alimentatore, né morchie o farraginosità di alcun tipo.
Ho lasciato la penna ferma per qualche giorno, ed è subito ripartita.
Molti hanno giustificato timore degli inchiostri colorati, ma questo non macchia né le celluloidi né le plastiche, ed è facile da lavare anche dopo lunghe permanenze nei converter o nei serbatoi.
Non causa spiumaggio nemmeno sulle cartacce più scarse e con pennini spessi, mentre crea occasionalmente attraversamento.
Purtroppo, per quanto concerne le scansioni, questa volta non sono del tutto attendibili in quanto - per quanto abbia provato a “giocare” con i filtri dello scanner - finiscono per “catturare” specificamente la componente blu dell’inchiostro, facendolo sembrare leggermente più chiaro di quanto non sia e mancando di rendere una rappresentazione esatta di come sia alla luce del sole.
L'unica cosa per sapere se vi sfagiola, è provarlo.
Ora, un paio di note personali: perché proprio questo si colloca alla base del podio?
Perché, come dicevo sopra, è un inchiostro con una forte personalità. Rivela la sua reale natura solo a chi abbia tempo di guardarlo un po’, ma – a meno di non essere daltonici – ti rendi subito conto che ha qualcosa di curioso, insolito. Non attira l’attenzione con l’eccesso, ma in modo discreto, sottile.
A meno che non si sia Enzo Ferrari, utilizzare il viola sul lavoro è abbastanza impossibile (… se di lavoro fate il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, invece, potete liberamente sbizzarrirvi). Questo è un inchiostro impiegabile nel quotidiano, che si distingue ma non per quello che ci si aspetta di trovarci, bensì per ciò che si scopre con stupore solo dopo aver caricato la penna.
Assunto questo, non lo abbandonerete più.
Alla prossima recensione!
Un abbraccio & Good Inkdreams a tutti!