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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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Le penne cinesi
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Questo soprattutto perché, se sono furbi la metà di quello che è normale, fanno come Amazon e pagano le tasse in Lussemburgo/Irlanda/Paesi Bassi/altro paradiso fiscale dove sono inferiori.DeficitSpending ha scritto: ↑sabato 1 aprile 2023, 16:41 Ergo, le "borsette di Prada" non arricchiscono noi, arricchiscono Prada.
Ergo, le borsette di Prada ci fanno sentire un sacco di profumo di soldi, ci gonfiano di orgoglio, ma probabilmente ci mettono qualcosa in tasca solo quando supplichiamo e la UE cede con un contentino
Sul fatto di mettere i dazi alla Cina, se volete che aumentino tutti i prezzi è una buona idea. Si continuerà a produrre in Cina perché ormai abbiamo delocalizzato e a subire i dazi saranno solo i consumatori. Guardate cosa è successo alla borsa USA nel 2018(o 2019?) quando Trump annunciò i dazi alla Cina…
Alessio Pariani
L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
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Il vero problema dei dazi è che proteggono le aziende più inefficienti dei paesi che li applicano, riducendo l'aumento della produttività nel medio periodo.
Il che non vuol dire che in caso di dumping o abusi concorrenziali non possano avere senso.
Esempio pratico: se metti i dazi sulle penne cinesi, finisci per lasciar vivacchiare ancora un po' dei brand europei che ormai sono fuori mercato e inefficienti. Ma se scopri che i cinesi vendono sottocosto allo scopo di danneggiare e mettere fuori mercato produttori europei che altrimenti sarebbero concorrenziali, allora sono dazi sensati (Forse con le penne non è il migliore degli esempi ma è venuto così)
Venceremos.
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E le conclusioni sono che non paga, se hai notizie diverse sarò felice di imparare
Cesare Augusto
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concordo abbastanza, di fatto quando acquisto una penna cinese, nella stragrande maggioranza dei casi, ho già l'originale di cui è la copia...platax ha scritto: ↑sabato 1 aprile 2023, 16:58
Nel frattempo, ove possibile, la mia scelta è acquistare selezionando tra la produzione nostrana.
Qui parliamo di penne, ed abbiamo bei produttori, ma anche in molti altri settori il "made in Italy" vero esiste, o comunque esiste il "non made in China", più in generale.
In alcuni ambiti, certo, questo è impossibile, ma dove c'è la scelta preferisco acquistare un oggetto in meno (che so, una penna?), acquistando però quello fatto in paesi che hanno maggiore attenzione ai diritti dei lavoratori ed all'ambiente.
(quella di cui non ho la copia è a Parket Sonnet, ma dicono che le copie cinesi siano tutte meglio dell'originale... )
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ma nel frattempo continuiamo a comperarle come strumenti per esperimenti o prove. Una sola l'ho buttata, una Moonman fatta come la Montblanc con la testa del cappuccio rossa e il fermaglio fatto a serpente.
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Le Sonnet cinesi sono marchiate Parker, quindi non sono delle copie: sono dei falsi. Hanno pennino di acciaio (esteriormente identico all'originale ma con incisioni più grossolane) con su scritto 14kt, ovviamente falso perché in acciaio (la placcatura è da rabbrividire, viene via lavando il pennino). Il sistema di innesto sull'alimentatore è identico all'originale e il gruppo scrittura si avvita alla sezione. Hanno copiato anche i difetti: se non si chiude la sommità del cappuccio, l'inchiostro secca. Scrivono piuttosto bene, ma siamo molto lontani dalla senzazione di scrittura che mi dà una Sonnet vera, penna assolutamente straordinaria, che si trova in giro a qualche decina di euro (al momento anche nel nostro mercatino).sansenri ha scritto: ↑sabato 1 aprile 2023, 21:48 concordo abbastanza, di fatto quando acquisto una penna cinese, nella stragrande maggioranza dei casi, ho già l'originale di cui è la copia...
(quella di cui non ho la copia è a Parket Sonnet, ma dicono che le copie cinesi siano tutte meglio dell'originale... )
Potevano fare un'ottima penna, invece hanno finito col produrre un falso.
Complimentoni.
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Ne esiste una versione marchiata Jinhao.
Ce l'ha mio figlio. È "ispirata" a una versione limitata nera e rossa, ma con delle differenze che, francamente, me la fanno preferire esteticamente alla Parker.
Se non ricordo male l'avevo pagata meno di 10€.
Scrive molto ma molto bene (da qualche anno).
Ma, e c'è quasi sempre un ma, ha avuto problemi con la smaltatura, che si è consumata in un punto.
L'ho sistemata, ma è comunque una cosa fastidiosa.
Il fatto è che, leggendo in rete, anche l'originale può avere un problema simile.
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Gli stolti hanno il privilegio di riuscire a ridere anche di fronte al dramma.
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Molto bravi, hanno replicato anche i difetti
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no, no, come magari saprai, la Sonnet è una delle penne in assoluto più copiate, la mia copia è una delle prime copie, quelle che erano ancora copie abbastanza alla lontana, una Kaigelu 382.Monet63 ha scritto: ↑domenica 2 aprile 2023, 12:04Le Sonnet cinesi sono marchiate Parker, quindi non sono delle copie: sono dei falsi. Hanno pennino di acciaio (esteriormente identico all'originale ma con incisioni più grossolane) con su scritto 14kt, ovviamente falso perché in acciaio (la placcatura è da rabbrividire, viene via lavando il pennino). Il sistema di innesto sull'alimentatore è identico all'originale e il gruppo scrittura si avvita alla sezione. Hanno copiato anche i difetti: se non si chiude la sommità del cappuccio, l'inchiostro secca. Scrivono piuttosto bene, ma siamo molto lontani dalla senzazione di scrittura che mi dà una Sonnet vera, penna assolutamente straordinaria, che si trova in giro a qualche decina di euro (al momento anche nel nostro mercatino).sansenri ha scritto: ↑sabato 1 aprile 2023, 21:48 concordo abbastanza, di fatto quando acquisto una penna cinese, nella stragrande maggioranza dei casi, ho già l'originale di cui è la copia...
(quella di cui non ho la copia è a Parket Sonnet, ma dicono che le copie cinesi siano tutte meglio dell'originale... )
Potevano fare un'ottima penna, invece hanno finito col produrre un falso.
Complimentoni.
Ovviamente scherzavo sulla Sonnet, perché è noto che ha il problema dell'inchiostro che si secca, ma Kaigelu comunque, finché faceva queste penne in ottone laccato ha sempre fatto prodotti di discreta qualità (quando si è cimentata con le resine ha un po' perso l'estro...).
La 382 è interessante perché nasce con un contro-cappuccio, e non secca. La qualità della penna in se non è male, la laccatura è fatta bene, il peso non è eccessivo date le dimensioni non grandi della penna, ed è bilanciata, e il pennino è decoroso (medio-fine, rigido come al solito, ma senza gravi difetti, pronto alla partenza). Anche la filettatura sulla sezione (in genere punto debole delle cinesi in ottone) non è fatto male sulla 382. La clip non cerca di copiare Parker.
Sono comunque abbastanza certo che come dici la sensazione di scrittura della Sonnet sia migliore. il converter non è dei più belli, ciò nonostante funziona decentemente Io la tengo sempre carica, staziona in cucina... è la mia penna per la lista della spesa
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è la versione rossa di questa? La mia è la blu... però è Baoer, non Jinhao.Esme ha scritto: ↑domenica 2 aprile 2023, 13:21Ne esiste una versione marchiata Jinhao.
Ce l'ha mio figlio. È "ispirata" a una versione limitata nera e rossa, ma con delle differenze che, francamente, me la fanno preferire esteticamente alla Parker.
Se non ricordo male l'avevo pagata meno di 10€.
Scrive molto ma molto bene (da qualche anno).
Ma, e c'è quasi sempre un ma, ha avuto problemi con la smaltatura, che si è consumata in un punto.
L'ho sistemata, ma è comunque una cosa fastidiosa.
Il fatto è che, leggendo in rete, anche l'originale può avere un problema simile.
La Kaigelu però è migliore, la Baoer 388 ha una maggiore tendenza a seccare l'inchiostro, e lo sgancio del cappuccio richiede più forza.
I pennini Baoer sono abbastanza buoni, rigidi, non finissimi, ma senza intoppi o tentennamenti. Per i suddetti problemi però la uso molto meno della Kaigelu.
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Sì sì, io mi riferivo ai falsi che girano, sono moltissimi; non vanno male, ma sono sfacciatamente falsi.Esme ha scritto: ↑domenica 2 aprile 2023, 13:21Ne esiste una versione marchiata Jinhao.
Ce l'ha mio figlio. È "ispirata" a una versione limitata nera e rossa, ma con delle differenze che, francamente, me la fanno preferire esteticamente alla Parker.
Se non ricordo male l'avevo pagata meno di 10€.
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Ma, e c'è quasi sempre un ma, ha avuto problemi con la smaltatura, che si è consumata in un punto.
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Il fatto è che, leggendo in rete, anche l'originale può avere un problema simile.
Le copie anche sono numerose ma, pur capendo che sono copie, mantengono alcune differenze e portano il nome del produttore (Jinhao, Baoer, etc.). Curioso notare come Jinhao e Baoer non abbiano replicato i problemi delle Sonnet originali, come se avessero voluto migliorarle; fatto sta che vanno benissimo, la sensazione di scrittura con Jinhao e Baoer è piacevolissima, e sono tra le poche cinesi che conservo (e uso).
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È la Jinhao 75.
La foto l'ho presa al volo su amz.
Quella di mio figlio si è consumata sul bordo del fusto, rivelando un po' di ottone.
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ah, pensa, non la conoscevo questa.
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Sarò un pò criticato.. ma io al solo pensiero di toccare certa robaccia, mi prende l'orticaria, tra l'altro mi sembra di fare anche un danno ambientale a dirla tutta..
Alla fine sono fatte di materiali scadenti, prodotti in quantità industriale e allora penso se bisogna risparmiare non è meglio spendere qualche decina di euro in più e prendersi qualcosa di serio che duri, tipo una lamy piuttosto che una pilot entry level o una kaweco?, anzichè un mucchio di ciarpame che finisce con lo stimolare la produzione di altro ciarpame che prima o poi finirà nella spazzatura
ps: Parker Sonnet a parte
Alla fine sono fatte di materiali scadenti, prodotti in quantità industriale e allora penso se bisogna risparmiare non è meglio spendere qualche decina di euro in più e prendersi qualcosa di serio che duri, tipo una lamy piuttosto che una pilot entry level o una kaweco?, anzichè un mucchio di ciarpame che finisce con lo stimolare la produzione di altro ciarpame che prima o poi finirà nella spazzatura
ps: Parker Sonnet a parte