3. La “famiglia” Doric
A) Stili
Come si apprende dal catalogo Eversharp del 1932 (fonte PCA), la nuova linea comprendeva 4 modelli (che a ben vedere sarebbero 5), che la Casa definisce “styles”, a fronte della loro indubbia diversità:
• 1 modello grande con la clip a rotellina (“side clip”), che i collezionisti chiamano “oversize” (come la penna in presentazione) – DC (con prefisso 86);
• 1 modello medio con la clip a rotellina (“side clip”) che i collezionisti chiamano “full-size/standard” – DC (con prefisso 64);
• 1 modello medio con la clip “militare” (“soldier clip”), cioè spostata in alto subito sotto al cap-top, col sigillo di garanzia posto in basso; questo modello viene dichiarato leggermente più piccolo del corrispondente modello con la clip a rotellina e viene codificato come DSC (Doric Soldier Clip) (64);
• 1 modello piccolo con un fermaglio a frizione senza rotellina (clasp) – DK (64);
• 1 modello piccolo con il tradizionale anellino per signora – DW (64).
Al momento del lancio nel maggio 1931 secondo le Ads i prezzi al pubblico delle Doric andavano da $7.50 a $10.00, con le matite da $4.50 a $5.00. Nel catalogo del 1932 (che invece era rivolto ai rivenditori), invece, si hanno informazioni più dettagliate: tutte le penne (con prefisso 64) erano proposte a $6.00 tranne la “oversize” (prefisso 86) che costava $8.50, e tutte le matite corrispondenti erano vendute indifferentemente a $4.00.
Secondo il (più) grande esperto di matite Jonathan A. Veley, però, la matita dei modelli con clip a rotellina oversize e standard era in realtà una sola, designata come 40xxx(dove xxx è il codice colore: 10, 101,102, 103 e 108)DC, e il disegno sul catalogo che le ritrae una più lunga dell’altra sarebbe soltanto una “licenza artistica”.
Vorrei richiamare l’attenzione del lettore sulla straordinaria ricerca di originalità nello stile e di raffinata eleganza, comprensibilmente enfatizzate nella pubblicità da una progressione di definizioni laudatorie che principiano con l’immancabile “
il più bello tra gli strumenti di scrittura” per poi concentrarsi sull’ergonomia, con osservazioni anche “pratiche” che dovevano valere, soprattutto, per la penna più grande della serie (quella in presentazione): “
affusolato, snello/sottile (la fine delle tasche gonfie!!) e… peso piuma infinitamente più confortevole in mano.”
Non vi è alcun dubbio, quindi, che la penna in ciascuna delle 4/5 declinazioni in cui era proposta volesse essere sopra tutto “bella”,
1932-11-Doric-Set-Kashmir (dal WIKI)
e non meramente “grande & grossa”, “di rappresentanza” o, peggio ancora, “diplomatica”

come gli ormai inguardabili barilotti messi (o pervicacemente rimessi per 70 anni) in vendita oggidì, da marche blasonate e da altre che neppure mai lo saranno…
B) Colori
I colori disponibili erano 5, ed erano colori nuovissimi ed originali (a parte il nero Jet che, comunque, era opportuno mantenere sempre a catalogo), battezzati con nomi evocativi di terre lontane.
1931-06-Doric-Colors-Left + Right (dal WIKI) - COLLAGE
Un sesto colore - nero e perla - fu sì prodotto e venduto (forse non solo ai dipendenti della Wahl) ma non pubblicizzato né messo a catalogo, semplicemente perché era stata la “bandiera” del modello precedente (che veniva venduto con sovrapprezzo in questa tonalità) e poi, a metà del 1931, non era certamente più una “novità”, essendo ormai proposto da moltissimi produttori.
Nella scelta dei nomi delle colorazioni da parte della Eversharp (che si era spinta precedentemente solo fino all’America del Sud con lo splendido verde/oro denominato “Brazilian Green”) vi è certamente una reminiscenza del famoso viaggio di George Parker in Cina (viaggio che gli ispirò colori nuovi per le sue Duofold come il primissimo rosso “Chinese Red” o il Chinese /Mandarin yellow”) a suggerire un più marcato esotismo: all’ufficio marketing della Eversharp (in piena Grande Depressione) non si chiesero però che cosa c’entrasse la Grecia classica coi paesi lontani dell’Oriente… L’unica spiegazione possibile è che… se ne fregassero bellamente (in una inserzione pubblicitaria il color Kashmir è persino accreditato di un’improponibile origine “persiana”!). E ciò è confermato dall’ambientazione delle primissime pubblicità allegate più sopra: su un campo da golf, al conferimento della laurea, in crociera, al grand hotel o al tavolo di un club di bridge… poiché tutto in un certo senso era “a oriente” degli USA, esotico allo stesso modo, dal Marocco (Morocco) all’India (Kashmir), dalla Birmania (Burma) alla Cina (Cathay), e la Grecia antica era senz’altro “di strada”…
La battaglia contro la Waterman Patrician (rigorosa nel mantenere il contenuto pubblicitario – almeno in Europa – coerente col nome scelto per la linea “romaneggiante”) era combattuta negli USA sul piano della pura bellezza, non certo della “congruenza” tra nomi e ambientazioni pubblicitarie…
La sfuggente tinta “
Kashmir (Pearl)” - descritta dalla Casa come un “
Emerald Pearl and black” e commentata in quest’altra Ad tratta dal Wiki -
1931-09-Doric-Set-Kashmir (dal WIKI)
è un verde perla cangiante scuro/chiaro
con venature nere.
C) Pennini
I pennini con cui veniva equipaggiata la Doric erano i
Personal Point ereditati dalle serie precedenti (sia Deco Band che Equi-Poised), senza alcuna diversificazione nella stampigliatura.
Nel 1931 (in piena Depressione, lo ricordiamo) al momento del lancio della nuova linea c’erano sicuramente da “smaltire” eccellenti pennini d’oro massiccio già rifiniti e incisi, e alla Wahl si decise (direi saggiamente per chi ci vuole scrivere con soddisfazione ancora oggi!) di rimandare di quasi un biennio la sostituzione con un pennino “dedicato”.
In seguito (ma quando? Si dice il 1932) fu reso disponibile il pennino “regolabile”
Adjustable Point che permetteva di regolare la flessibilità/rigidità mediante una slitta provvista di 9 tacche: questi pennini erano disponibili nelle taglie dalla 3 alla 10, a seconda della grandezza del modello.
Poiché, tuttavia, non mi convinceva la circostanza di un brevetto Eversharp rilasciato con ben due anni di ritardo sulla supposta vendita al pubblico (1932), ho fatto alcune ricerche mirate e ho scoperto che, contrariamente a quanto si sostiene, il pennino regolabile è stato introdotto sul mercato soltanto a metà del 1933! Prima di questa data non ve n’è traccia (attendo serenamente smentite):
The_Indianapolis_News_Tue__May_9__1933
E allora si capisce perché la richiesta del brevetto fu depositata (dallo stesso designer/inventore della Doric, Robert Back) il 23 gennaio del 1933, e il brevetto concesso (incredibilmente solo) il 6 novembre del 1934…
Personalmente arriverei ad ipotizzare che le prime pubblicità potessero riguardare delle “vendite-test” per valutare empiricamente l’accoglienza del mercato (e ciò potrebbe essere indirettamente confermato dal disegno approssimativo della slitta che ho allegato), poiché ancora a ottobre 1933 su un giornale “di casa della Casa” (Chicago, Wahl Company) il pennino regolabile veniva presentato come “Nuovo!” …
Chicago_Tribune_Tue__Oct_24__1933
Riassumendo, sarebbero così almeno due (da metà 1931 a metà/autunno 1933) gli anni in cui la “nuova” Doric fu venduta equipaggiata con il “vecchio” e glorioso pennino “Gold Seal - Personal Point”.
IV. Excusatio
La penna in presentazione, pur nella sua sfolgorante bellezza, presenta alcuni “difetti collezionistici” non trascurabili.
1• Una discolorazione alle estremità, ma principalmente negli ultimi 2 cm dal vertice del cap-top, con localizzate trasparenze della celluloide e un principio di “fluorescenza” verde (che dovrebbe preludere ad una cristallizzazione, nel peggiore dei casi).
La stilografica ha 91 anni circa: da quanto tempo si trovi in questo stadio di viraggio io non ho modo di saperlo, avendola ricevuta dagli States solo poche settimane or sono. Sulle “Doric I” la mutazione nella consistenza della materia (perdita della superficie di colore originaria e comparsa di trasparenze) e la possibile progressiva cristallizzazione si verifica frequentemente in questo colore “Kashmir”, ancor più spesso sul colore verde chiaro “Kathai”, solo un poco meno sul rosso “Morocco”, mentre per nulla sul grigio perla Burma e sul nero Jet.
Va notato che l’affascinante irregolarità tipica della trama tridimensionale di questo materiale – un verde perlato cangiante scuro/chiaro con linee spezzate di nero – non rende affatto evidente questa situazione di ammaloramento, che un occhio inesperto in normali condizioni di illuminazione e distanza faticherebbe persino a cogliere.
Va anche sottolineato, però, che altri celebri “viraggi” - come quello delle celluloidi “Jade Green” o “Black&Pearl” (per esempio sulle Parker Duofold) o delle “Onyx” (sulle Waterman Patrician/Lady Patricia) – pur risultando di per sé molto più evidenti, tuttavia non sembrerebbero mai portare alla “auto-distruzione” della penna…
Responsabilmente, quindi, mi atterrò alla prassi precauzionale in caso di penne potenzialmente cristallizzanti: “quarantena perpetua” con isolamento da tutte le altre celluloidi colorate (ma in pratica mi limiterò a riporla in un portapenna dedicato, quando la tirerò giù dal cubotto di presentazione dove per il momento fa bellissima mostra di sèMRLAUGH), nessuna esposizione a umidità e raggi solari diretti, nessuna pulizia con agenti aggressivi (men che meno ogni due per tre)... Per il resto, ho intenzione di tenere la stilografica sotto osservazione (è facile, non le si possono staccare gli occhi di dosso!), e di godermela pienamente, finché mi/le sarà possibile, non ponendo limiti alla provvidenza stilografica…MRANGEL
2• Il pennino è stato sostituito (dall’erede del primo proprietario o da chi per esso) con un pari grado (oversize) della Doric seconda versione, che è di circa un lustro successiva.
Quindi, il pennino non è quello temporalmente corretto del 1931 (ereditato dalle altre Personal Point), e neppure quello regolabile (adjustable nib) reso disponibile sulle Gold Seal dalla seconda metà del 1933, ma è congruo rispetto ad una possibile sostituzione per rottura da parte della Casa tra il 1935 e il 1940 circa; inoltre è decisamente poco comune, come vedremo (e scrive divinamente).
3• Il fermaglio nel passato ha sicuramente ricevuto un colpo, e si è stortato di una manciata di gradi: a ciò si potrebbe anche rimediare (come vedremo più sotto). Sulla clip non compaiono le tre iniziali che il proprietario poteva fare incidere gratuitamente in caratteri “doric” (espressamente creati per il nuovo modello!), ma il proprietario aveva optato per una iscrizione, decisamente molto “discreta”, su una delle faccette del fusto (come sulla Settimana Enigmistica, “Aguzzate la vista”

).
Stando alle mie ricerche sulla stampa quotidiana dell’epoca entro un raggio di due/trecento chilometri da dove ho acquistato la penna (Michigan), potrebbe trattarsi di un noto architetto dell’Ohio… (e così non deluderò il caro amico, nonché “suo” collega, A. Muristenes

).
Dayton_Daily_News_Tue__Jan_16__1934
Continua…