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22 febbraio 2025 - Hotel Hilton, via Galvani 12
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WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
- Musicus
- Collaboratore
- Messaggi: 3054
- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Bolzano
- Gender:
WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
To John
From Lila
Nei primi anni Dieci del Novecento le scatoline dedicate da Waterman ai regali di Natale (“attractive Xmas boxes” secondo le pubblicità) si fregiavano anche delle immagini a colori e in rilievo di stelle di Natale, decoro un poco meno comune rispetto ad altri più tradizionalmente impiegati come l’agrifoglio, i nastri rossi, il vischio o i meno romantici ma più divertenti Santa Claus con le renne…
Alcuni di questi contenitori natalizi erano realizzati come più semplici “gusci” (sleeves = “manicotti”, visto il tema della recensione odierna) da infilare sopra le ubique “scatoline blu” Waterman’s in occasione delle vendite festive di fine anno, ma quello che oggi vi presento nasce già completo di coperchio (con l’invito per l’apertura sulla sinistra) e cassettino.
Ecco la scansione della parte più significativa dell’esterno, rivestita in carta colorata a rilievo (con foglie e bacche di agrifoglio in bianco), incollata su cartone (cm 15,5x3x1,7).
All’interno del coperchio è degno di nota, poiché tanto vistoso quanto poco comune, il logo Waterman’s realizzato con caratteri “effetto ombra”.
La penna WATERMAN 12 S.F. [SELF-FILLING] in ebanite nera cesellata (BCHR), cappuccio a incastro con clip, corretto pennino Waterman Ideal New York #2 in oro 14 carati, caricamento sleeve-filler, produzione U.S.A. anno 1910 (periodo di produzione del modello 1909/1914).
Le misure
Penna chiusa: 14,1 cm Cappuccio: 6,0 cm Fusto: 12,5 cm (con pennino sporgente di 1,6 cm) Penna con cappuccio calzato: 17,3 cm (con pennino sporgente di 1,6 cm) Diametro cappuccio: 11 mm
Diametro manicotto: 11 mm
Diametro max fusto: 10 mm
Diametro min fusto: 9 mm
Diametro medio all'impugnatura: 9 mm Peso (scarica): 14 gr
Fusto: 10 gr
Cappuccio: 4 gr
Continua…
From Lila
Nei primi anni Dieci del Novecento le scatoline dedicate da Waterman ai regali di Natale (“attractive Xmas boxes” secondo le pubblicità) si fregiavano anche delle immagini a colori e in rilievo di stelle di Natale, decoro un poco meno comune rispetto ad altri più tradizionalmente impiegati come l’agrifoglio, i nastri rossi, il vischio o i meno romantici ma più divertenti Santa Claus con le renne…
Alcuni di questi contenitori natalizi erano realizzati come più semplici “gusci” (sleeves = “manicotti”, visto il tema della recensione odierna) da infilare sopra le ubique “scatoline blu” Waterman’s in occasione delle vendite festive di fine anno, ma quello che oggi vi presento nasce già completo di coperchio (con l’invito per l’apertura sulla sinistra) e cassettino.
Ecco la scansione della parte più significativa dell’esterno, rivestita in carta colorata a rilievo (con foglie e bacche di agrifoglio in bianco), incollata su cartone (cm 15,5x3x1,7).
All’interno del coperchio è degno di nota, poiché tanto vistoso quanto poco comune, il logo Waterman’s realizzato con caratteri “effetto ombra”.
La penna WATERMAN 12 S.F. [SELF-FILLING] in ebanite nera cesellata (BCHR), cappuccio a incastro con clip, corretto pennino Waterman Ideal New York #2 in oro 14 carati, caricamento sleeve-filler, produzione U.S.A. anno 1910 (periodo di produzione del modello 1909/1914).
Le misure
Penna chiusa: 14,1 cm Cappuccio: 6,0 cm Fusto: 12,5 cm (con pennino sporgente di 1,6 cm) Penna con cappuccio calzato: 17,3 cm (con pennino sporgente di 1,6 cm) Diametro cappuccio: 11 mm
Diametro manicotto: 11 mm
Diametro max fusto: 10 mm
Diametro min fusto: 9 mm
Diametro medio all'impugnatura: 9 mm Peso (scarica): 14 gr
Fusto: 10 gr
Cappuccio: 4 gr
Continua…
Ultima modifica di Musicus il venerdì 14 ottobre 2022, 23:24, modificato 2 volte in totale.
- Musicus
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- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
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WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
Marca e modello
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende della WATERMAN, Produttore tra i pochissimi permanentemente nell’olimpo stilografico, potrà fare riferimento al nostro formidabile Wiki
:
https://www.fountainpen.it/Waterman
Per il modello oggi in presentazione si consulti l’introduzione generale ai “modelli iniziali” della Casa
https://www.fountainpen.it/Modelli_iniziali_Waterman
in cui si fa riferimento anche ad un breve articolo di David Nishimura sulle “eyedropper” https://www.vintagepens.com/Waterman_eyedroppers.shtml che personalmente consiglio di integrare con quest’altro contributo dello stesso autore sulle “Early Waterman Self-Fillers” (caricamenti “automatici” iniziali):
https://www.vintagepens.com/Waterman_self-fillers.shtml
Riassumendo ed integrando quest’ultimo articolo, vorrei in questa sede ricordare come, secondo i collezionisti (anche europei), 3 sarebbero stati i sistemi di caricamento (“Three standard types of Waterman’s Ideals”) che di fatto determinarono il successo mondiale delle stilografiche della Waterman (da subito dotate di alimentatore “spoon-feed”) nel suo primo mezzo secolo di vita (cioè dal 1884 al 1934), ovvero i ben noti:
A) Regular (eyedropper = contagocce);
B) Safety (= di sicurezza, rientrante);
C) Lever-Filler (Self-Filling Lever Filler = “automatico” a levetta).
Ma forse non tutti sanno che prima della “Levetta” (nella versione brevettata di “levetta inscatolata”, che era stata introdotta secondo le mie ricerche già nell’autunno del 1914, con vendite mirate a testare il gradimento del pubblico, come questa in Kansas, Parsons_Daily_Eclipse_Wed__Oct_14__1914
o quest’altra, nel Maryland, The_Baltimore_Sun_Wed__Dec_23__1914
e quindi non proprio “solo dal 1915”, come ovunque si legge), la Waterman aveva già sperimentato una serie di ben 4 diversi “sistemi di riempimento automatici”, tutti genericamente definiti o definibili “Self-Filling”:
1) “syringe-filler”, un mitico caricamento a siringa con pistone di cui non si trovano, però, riscontri di alcun genere (dal 1890? al 1895?);
2) “Pump Filling Pen” detto “pump-filler” (dal 1903 al 1914/1915, con vendite probabilmente fittizie anche nel decennio seguente per mantenere attivo il brevetto);
3) “Self-Filling” (propriamente detto), denominato in seguito dai collezionisti “sleeve-filler” o “thumb-filler” (dal 1909 al 1914/1915), quello della penna in presentazione oggi;
4) “Pocket Self-Filler” detto “coin filler” (dal 1910 al 1914/1915), raro perché non brevettato dalla Casa e rarissimamente rappresentato nelle pubblicità.
Le Pubblicità - Il lancio della “sleeve-filler” negli Stati Uniti
Veniamo alla nostra penna, il cui corretto nome commerciale era “Self-Filling” type, come risulta dal catalogo generale (fonte Pen Collectors of America), non datato ma certamente riferibile agli anni tra il 1910 e il 1914. E tuttavia, la denominazione di “Self-Filling” type o “Self-Filler” (“che si riempie da sé” ovvero “ad auto-carica”, ovvero “a riempimento automatico”), lungi dall’essere esclusiva di questo modello Waterman’s, era all’epoca già largamente impiegata da buona parte della concorrenza!
Qui sotto, a mo’ di esempio, vediamo una Ad della Conklin (e non solo) di un paio d’anni prima del lancio del modello “sleeve-filler”, dove possiamo verificare come le espressioni “self-filling” e “self-filler” fossero largamente usate dai Produttori, sostanzialmente perché non protette né tutelabili commercialmente dal trade-mark (©), poiché self- unito al concetto di riempimento/caricamento significava semplicemente “automatico” nel linguaggio comune… Concordia_Blade_Empire_Wed__Dec_18__1907
Anche l’aggettivo “automatic” venne usato (persino in combinazione con “self-filler”) tra gli altri proprio dalla A.A. Waterman che si rivelò, per mere ragioni anagrafiche dei fondatori, il concorrente più “insidioso” per la nostra L.E. Waterman… The_Champaign_Daily_Gazette_Thu__May_25__1911
L’attrito tra le due Compagnie divenne probabilmente intollerabile solo dal 1909, quando entrambe le Case si trovarono a vendere modelli denominati semplicemente “Self-Filling” pens, e le situazioni commerciali “imbarazzanti” che si vennero a creare sul mercato portarono inevitabilmente ad un punto di rottura… The_Meriden_Daily_Journal_Wed__Dec_22__1909
E così, nel 1912 si giunse alla ben nota sentenza che imponeva alla A.A. Waterman di stampigliare su ogni penna (e anche sui pennini!) e su ogni scatola la frase: “Not connected with the L.E. Waterman Company”…
Tornando al modello Self-Filling “sleeve-filler” in presentazione, segnalo che sono reperibili in rete diverse belle pubblicità (alcune perfino a colori) estratte da riviste americane, che io però non ho acquistato; ma, grazie al mio abbonamento al sito americano (ora anche più ampiamente anglosassone) di quotidiani storici, sono in grado di mostrarvi la prima Ad da me rinvenuta sulla stampa quotidiana nordamericana dell’epoca: dalla “campagna di lancio” iniziata il 10 dicembre 1909 su un giornale (sempre) del Kansas (ma con la penna capovolta orizzontalmente, cioè con le scritte rivolte verso l’alto…) allego l’immagine migliore (e con il verso di lettura delle scritte corretto) estratta dal giornale di due giorni dopo. The_Topeka_Daily_Capital_Sun__Dec_12__1909 The_Topeka_Daily_Capital_Sun__Dec_12__1909 - DETAIL
Come noterete, da subito la rappresentazione di questo nuovo modello si dimostrò “problematica” poiché, avvalendosi di una sola raffigurazione per motivi di spazio, se ne voleva innanzi tutto mostrare il caratteristico sistema di caricamento: in pubblicità (secondo gli standard dell’epoca e fino agli anni ‘70 del Novecento) si è sempre scelto di mostrare la penna “ready to write” (“pronta a scrivere”), cioè con il cappuccio calzato: in questo caso, però, i lettori più attenti avranno osservato che alla penna… MANCA IL CAPPUCCIO!!!
A questa incredibile negligenza si cercò di rimediare, e così (già durante l’anno, in verità ma) per il Natale seguente si adottò una soluzione del tutto inusuale, col cappuccio poggiato a lato della penna, sempre scegliendo di mostrare principalmente la semplicità del nuovo sistema di caricamento… The_Birmingham_News_Thu__Dec_22__1910
fu aggiunto il cappuccio, ma le scritte (il diavolo si nasconde nei dettagli
) erano ritornate “a testa in su”…
Per quanto ho potuto verificare personalmente, con la fine del 1914 le pubblicità dei modelli “self-filling” / “self filler” di tipo sleeve-filler sulla stampa quotidiana cessarono, per lasciare il posto già dall’inizio del 1915 ad una martellante pubblicizzazione del “Waterman’s New Self-Filler”, il “nuovo caricamento automatico”: la levetta.
Continua…
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende della WATERMAN, Produttore tra i pochissimi permanentemente nell’olimpo stilografico, potrà fare riferimento al nostro formidabile Wiki

https://www.fountainpen.it/Waterman
Per il modello oggi in presentazione si consulti l’introduzione generale ai “modelli iniziali” della Casa
https://www.fountainpen.it/Modelli_iniziali_Waterman
in cui si fa riferimento anche ad un breve articolo di David Nishimura sulle “eyedropper” https://www.vintagepens.com/Waterman_eyedroppers.shtml che personalmente consiglio di integrare con quest’altro contributo dello stesso autore sulle “Early Waterman Self-Fillers” (caricamenti “automatici” iniziali):
https://www.vintagepens.com/Waterman_self-fillers.shtml
Riassumendo ed integrando quest’ultimo articolo, vorrei in questa sede ricordare come, secondo i collezionisti (anche europei), 3 sarebbero stati i sistemi di caricamento (“Three standard types of Waterman’s Ideals”) che di fatto determinarono il successo mondiale delle stilografiche della Waterman (da subito dotate di alimentatore “spoon-feed”) nel suo primo mezzo secolo di vita (cioè dal 1884 al 1934), ovvero i ben noti:
A) Regular (eyedropper = contagocce);
B) Safety (= di sicurezza, rientrante);
C) Lever-Filler (Self-Filling Lever Filler = “automatico” a levetta).
Ma forse non tutti sanno che prima della “Levetta” (nella versione brevettata di “levetta inscatolata”, che era stata introdotta secondo le mie ricerche già nell’autunno del 1914, con vendite mirate a testare il gradimento del pubblico, come questa in Kansas, Parsons_Daily_Eclipse_Wed__Oct_14__1914
o quest’altra, nel Maryland, The_Baltimore_Sun_Wed__Dec_23__1914
e quindi non proprio “solo dal 1915”, come ovunque si legge), la Waterman aveva già sperimentato una serie di ben 4 diversi “sistemi di riempimento automatici”, tutti genericamente definiti o definibili “Self-Filling”:
1) “syringe-filler”, un mitico caricamento a siringa con pistone di cui non si trovano, però, riscontri di alcun genere (dal 1890? al 1895?);
2) “Pump Filling Pen” detto “pump-filler” (dal 1903 al 1914/1915, con vendite probabilmente fittizie anche nel decennio seguente per mantenere attivo il brevetto);
3) “Self-Filling” (propriamente detto), denominato in seguito dai collezionisti “sleeve-filler” o “thumb-filler” (dal 1909 al 1914/1915), quello della penna in presentazione oggi;
4) “Pocket Self-Filler” detto “coin filler” (dal 1910 al 1914/1915), raro perché non brevettato dalla Casa e rarissimamente rappresentato nelle pubblicità.
Le Pubblicità - Il lancio della “sleeve-filler” negli Stati Uniti
Veniamo alla nostra penna, il cui corretto nome commerciale era “Self-Filling” type, come risulta dal catalogo generale (fonte Pen Collectors of America), non datato ma certamente riferibile agli anni tra il 1910 e il 1914. E tuttavia, la denominazione di “Self-Filling” type o “Self-Filler” (“che si riempie da sé” ovvero “ad auto-carica”, ovvero “a riempimento automatico”), lungi dall’essere esclusiva di questo modello Waterman’s, era all’epoca già largamente impiegata da buona parte della concorrenza!
Qui sotto, a mo’ di esempio, vediamo una Ad della Conklin (e non solo) di un paio d’anni prima del lancio del modello “sleeve-filler”, dove possiamo verificare come le espressioni “self-filling” e “self-filler” fossero largamente usate dai Produttori, sostanzialmente perché non protette né tutelabili commercialmente dal trade-mark (©), poiché self- unito al concetto di riempimento/caricamento significava semplicemente “automatico” nel linguaggio comune… Concordia_Blade_Empire_Wed__Dec_18__1907
Anche l’aggettivo “automatic” venne usato (persino in combinazione con “self-filler”) tra gli altri proprio dalla A.A. Waterman che si rivelò, per mere ragioni anagrafiche dei fondatori, il concorrente più “insidioso” per la nostra L.E. Waterman… The_Champaign_Daily_Gazette_Thu__May_25__1911
L’attrito tra le due Compagnie divenne probabilmente intollerabile solo dal 1909, quando entrambe le Case si trovarono a vendere modelli denominati semplicemente “Self-Filling” pens, e le situazioni commerciali “imbarazzanti” che si vennero a creare sul mercato portarono inevitabilmente ad un punto di rottura… The_Meriden_Daily_Journal_Wed__Dec_22__1909
E così, nel 1912 si giunse alla ben nota sentenza che imponeva alla A.A. Waterman di stampigliare su ogni penna (e anche sui pennini!) e su ogni scatola la frase: “Not connected with the L.E. Waterman Company”…
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Tornando al modello Self-Filling “sleeve-filler” in presentazione, segnalo che sono reperibili in rete diverse belle pubblicità (alcune perfino a colori) estratte da riviste americane, che io però non ho acquistato; ma, grazie al mio abbonamento al sito americano (ora anche più ampiamente anglosassone) di quotidiani storici, sono in grado di mostrarvi la prima Ad da me rinvenuta sulla stampa quotidiana nordamericana dell’epoca: dalla “campagna di lancio” iniziata il 10 dicembre 1909 su un giornale (sempre) del Kansas (ma con la penna capovolta orizzontalmente, cioè con le scritte rivolte verso l’alto…) allego l’immagine migliore (e con il verso di lettura delle scritte corretto) estratta dal giornale di due giorni dopo. The_Topeka_Daily_Capital_Sun__Dec_12__1909 The_Topeka_Daily_Capital_Sun__Dec_12__1909 - DETAIL
Come noterete, da subito la rappresentazione di questo nuovo modello si dimostrò “problematica” poiché, avvalendosi di una sola raffigurazione per motivi di spazio, se ne voleva innanzi tutto mostrare il caratteristico sistema di caricamento: in pubblicità (secondo gli standard dell’epoca e fino agli anni ‘70 del Novecento) si è sempre scelto di mostrare la penna “ready to write” (“pronta a scrivere”), cioè con il cappuccio calzato: in questo caso, però, i lettori più attenti avranno osservato che alla penna… MANCA IL CAPPUCCIO!!!
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A questa incredibile negligenza si cercò di rimediare, e così (già durante l’anno, in verità ma) per il Natale seguente si adottò una soluzione del tutto inusuale, col cappuccio poggiato a lato della penna, sempre scegliendo di mostrare principalmente la semplicità del nuovo sistema di caricamento… The_Birmingham_News_Thu__Dec_22__1910
fu aggiunto il cappuccio, ma le scritte (il diavolo si nasconde nei dettagli
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Per quanto ho potuto verificare personalmente, con la fine del 1914 le pubblicità dei modelli “self-filling” / “self filler” di tipo sleeve-filler sulla stampa quotidiana cessarono, per lasciare il posto già dall’inizio del 1915 ad una martellante pubblicizzazione del “Waterman’s New Self-Filler”, il “nuovo caricamento automatico”: la levetta.
Continua…
Ultima modifica di Musicus il venerdì 14 ottobre 2022, 22:11, modificato 2 volte in totale.
- Musicus
- Collaboratore
- Messaggi: 3054
- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Bolzano
- Gender:
WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
Le Pubblicità - L’iconografia del modello in Europa
Alla fine del 1912 il Rappresentante “italiano” (ma anche “europeo”) della Waterman - il famoso Produttore di matite Koh-I-Noor, l’austro-ungarico L.&C. Hardtmuth (https://www.fountainpen.it/Hardtmuth/it) - aveva fatto stampare due splendidi dépliant in carta patinata che sono entrambi archiviati da anni nel nostro Wiki:
Rosso
fronte:
https://www.fountainpen.it/File:1912-11 ... ed-p01.jpg
retro:
https://www.fountainpen.it/File:1912-11 ... ed-p02.jpg
Blu
fronte:
https://www.fountainpen.it/File:1912-Wa ... ue-p01.jpg
retro:
https://www.fountainpen.it/File:1912-Wa ... ue-p02.jpg
Il dépliant “rosso” – che risulterebbe essere stato allegato (“da strappare” lungo una dentellatura 14) al numero di Novembre della Rivista del Touring 1912 – me lo ero procurato già da tempo, perché più completo rispetto a quello “blu”, che (anche) a mio parere dovrebbe essere di poco successivo: in copertina, infatti, si annunciano gli stessi 3 sistemi di caricamento (semplice, di sicurezza e automatico) ma all’interno se ne mostrano soltanto 2 (i più comuni: quello “semplice” o “eyedropper/contagocce” e quello “di sicurezza” o “safety”); la ragione che ritengo più probabile è che il Rappresentante fosse stato costretto a sacrificare la spiegazione del riempimento “automatico” (proprio lo sleeve-filler della penna oggi in presentazione) per spiegare (TARIFFA IMPORTANTE) che alla grandezza dei pennini (2, 3, 4, 5…) non corrispondeva direttamente una maggior grandezza/larghezza delle punte e, conseguentemente, del tratto rilasciato sulla carta…
Orbene, il mio contributo odierno alla documentazione dei modelli Waterman consiste in un altro pieghevole, anch’esso “blu” ma questa volta inglese (PRINTED IN ENGLAND) che ritengo essere antecedente rispetto ai due italiani: si tratta di un raro “pieghevole” (dépliant, leaflet) a colori, stampato in Inghilterra presumibilmente tra la fine del 1910 e la metà del 1912 per iniziativa della L.&C. Hardtmuth, che era all’epoca il “Solo Rappresentante Europeo” (dall’inizio del secolo fino allo scoppio della I Guerra Mondiale, quando per le proteste di alcuni concorrenti inglesi la rappresentanza della marca americana fu tolta al gruppo “tedesco” in tutti quei paesi - Impero Britannico, Francia e Regno d’Italia compresi - che combattevano la I Guerra Mondiale contro il blocco germanico).
Tuttavia, nello spazio/cartiglio lasciato libero per il Rappresentante (curiosamente definito “Deposito Generale per l’Italia” nei dépliant “italiani”) sul dépliant inglese compare… una cartoleria!, che era, con tutta evidenza, un semplice “rivenditore autorizzato Waterman”: Blinkos Book Shop & Library (negozio attivo per oltre un secolo, dagli anni ’60 dell’Ottocento al 1965), 25/27 Queen Street a Ramsgate (nel Kent), ridente località balneare inglese affacciata sulla Manica…
Il pieghevole, di pregevole fattura, è realizzato in cartoncino (risultando quindi più pesante e corposo di quelli italiani in carta patinata), non “separato” da un foglio di rivista ma stampato a sé, solo poco meno alto (cm 13,2 vs 13,4) ma più lungo (cm 24,6 vs 23,6) rispetto a quello “rosso” italiano, decorato con una suggestiva vernice dorata per tutti quei dettagli che nella realtà sono d’oro o laminati oro nelle stilografiche, come i pennini o gli interi rivestimenti, oltre che per le titolazioni e le cornicette. L’interesse maggiore di questa pubblicità/mini catalogo risiede nel fatto che mostra ben 4 caricamenti (in luogo dei 3 o 2 dei dépliant italiani), compreso il raro “pump-filling”: eccolo scansionato, pronto per essere archiviato sul Wiki (@Simone
).
WATERMAN - circa 1911 - Eyedropper, Safety, Pump filler, Sleeve filler - UK Leaflet. FRONT
WATERMAN - circa 1911 - Eyedropper, Safety, Pump filler, Sleeve filler - UK Leaflet. BACK
I disegni inglesi e italiani (ovviamente nelle parti comuni alle due pubblicità) pur rappresentando gli stessi modelli sono incredibilmente diversi (!),
il che avrà comportato a suo tempo il doppio del lavoro tecnico/artistico di disegno: la realizzazione italiana è a mio parere più accurata, e le proporzioni delle stilografiche sono pressoché perfette.
Per concludere, ricapitoliamo i diversi acronimi alfanumerici usati per indicare il modello (la mia penna, in particolare) nelle varie fonti da me reperite:
12 SF (USA) così sul fondello della stilografica 12 SF (USA) pubblicità s.d.
12 S-F (USA) volantino s.d.
12 S.F. (USA) pubblicità in rivista s.d.
12 S.F. (USA) Catalogo generale non datato ma 1910/1914
12 S.F. (UK) dépliant pubblicitario allegato
12 autom. (IT) dépliant pubblicitario allegato
Continua…
Alla fine del 1912 il Rappresentante “italiano” (ma anche “europeo”) della Waterman - il famoso Produttore di matite Koh-I-Noor, l’austro-ungarico L.&C. Hardtmuth (https://www.fountainpen.it/Hardtmuth/it) - aveva fatto stampare due splendidi dépliant in carta patinata che sono entrambi archiviati da anni nel nostro Wiki:
Rosso
fronte:
https://www.fountainpen.it/File:1912-11 ... ed-p01.jpg
retro:
https://www.fountainpen.it/File:1912-11 ... ed-p02.jpg
Blu
fronte:
https://www.fountainpen.it/File:1912-Wa ... ue-p01.jpg
retro:
https://www.fountainpen.it/File:1912-Wa ... ue-p02.jpg
Il dépliant “rosso” – che risulterebbe essere stato allegato (“da strappare” lungo una dentellatura 14) al numero di Novembre della Rivista del Touring 1912 – me lo ero procurato già da tempo, perché più completo rispetto a quello “blu”, che (anche) a mio parere dovrebbe essere di poco successivo: in copertina, infatti, si annunciano gli stessi 3 sistemi di caricamento (semplice, di sicurezza e automatico) ma all’interno se ne mostrano soltanto 2 (i più comuni: quello “semplice” o “eyedropper/contagocce” e quello “di sicurezza” o “safety”); la ragione che ritengo più probabile è che il Rappresentante fosse stato costretto a sacrificare la spiegazione del riempimento “automatico” (proprio lo sleeve-filler della penna oggi in presentazione) per spiegare (TARIFFA IMPORTANTE) che alla grandezza dei pennini (2, 3, 4, 5…) non corrispondeva direttamente una maggior grandezza/larghezza delle punte e, conseguentemente, del tratto rilasciato sulla carta…
Orbene, il mio contributo odierno alla documentazione dei modelli Waterman consiste in un altro pieghevole, anch’esso “blu” ma questa volta inglese (PRINTED IN ENGLAND) che ritengo essere antecedente rispetto ai due italiani: si tratta di un raro “pieghevole” (dépliant, leaflet) a colori, stampato in Inghilterra presumibilmente tra la fine del 1910 e la metà del 1912 per iniziativa della L.&C. Hardtmuth, che era all’epoca il “Solo Rappresentante Europeo” (dall’inizio del secolo fino allo scoppio della I Guerra Mondiale, quando per le proteste di alcuni concorrenti inglesi la rappresentanza della marca americana fu tolta al gruppo “tedesco” in tutti quei paesi - Impero Britannico, Francia e Regno d’Italia compresi - che combattevano la I Guerra Mondiale contro il blocco germanico).
Tuttavia, nello spazio/cartiglio lasciato libero per il Rappresentante (curiosamente definito “Deposito Generale per l’Italia” nei dépliant “italiani”) sul dépliant inglese compare… una cartoleria!, che era, con tutta evidenza, un semplice “rivenditore autorizzato Waterman”: Blinkos Book Shop & Library (negozio attivo per oltre un secolo, dagli anni ’60 dell’Ottocento al 1965), 25/27 Queen Street a Ramsgate (nel Kent), ridente località balneare inglese affacciata sulla Manica…
Il pieghevole, di pregevole fattura, è realizzato in cartoncino (risultando quindi più pesante e corposo di quelli italiani in carta patinata), non “separato” da un foglio di rivista ma stampato a sé, solo poco meno alto (cm 13,2 vs 13,4) ma più lungo (cm 24,6 vs 23,6) rispetto a quello “rosso” italiano, decorato con una suggestiva vernice dorata per tutti quei dettagli che nella realtà sono d’oro o laminati oro nelle stilografiche, come i pennini o gli interi rivestimenti, oltre che per le titolazioni e le cornicette. L’interesse maggiore di questa pubblicità/mini catalogo risiede nel fatto che mostra ben 4 caricamenti (in luogo dei 3 o 2 dei dépliant italiani), compreso il raro “pump-filling”: eccolo scansionato, pronto per essere archiviato sul Wiki (@Simone

I disegni inglesi e italiani (ovviamente nelle parti comuni alle due pubblicità) pur rappresentando gli stessi modelli sono incredibilmente diversi (!),
il che avrà comportato a suo tempo il doppio del lavoro tecnico/artistico di disegno: la realizzazione italiana è a mio parere più accurata, e le proporzioni delle stilografiche sono pressoché perfette.
Per concludere, ricapitoliamo i diversi acronimi alfanumerici usati per indicare il modello (la mia penna, in particolare) nelle varie fonti da me reperite:
12 SF (USA) così sul fondello della stilografica 12 SF (USA) pubblicità s.d.
12 S-F (USA) volantino s.d.
12 S.F. (USA) pubblicità in rivista s.d.
12 S.F. (USA) Catalogo generale non datato ma 1910/1914
12 S.F. (UK) dépliant pubblicitario allegato
12 autom. (IT) dépliant pubblicitario allegato
Continua…
Ultima modifica di Musicus il sabato 15 ottobre 2022, 0:33, modificato 2 volte in totale.
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- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Bolzano
- Gender:
WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
Datazione dell’esemplare in presentazione
Come abbiamo visto, il modello fu introdotto sul mercato già (almeno) nel dicembre del 1909. L’esemplare in mio possesso però, presenta tra le iscrizioni ben due brevetti rilasciati soltanto successivamente, nel 1910. Nel dettaglio:
• si trovano stampigliati sulla barra di pressione gli estremi del brevetto relativo al caricamento, richiesto nell’agosto del 1909 ma rilasciato solo il 1° marzo 1910, come risulta dal brevetto archiviato nel Wiki. Ciò conferma che la produzione e la conseguente commercializzazione della sleeve-filler era iniziata diversi mesi prima del rilascio ufficiale del brevetto, che in Waterman davano evidentemente per scontato…
• Inoltre, sul fermaglio si trova stampigliato un brevetto acquisito da Waterman solo nell’aprile 1910 PAT. APR. 19:[19]10
per cui questa mia penna deve essere datata posteriormente a tale riferimento, tra la metà del 1910 e il 1914.
Osservazioni
• Dal punto di vista stilistico, la penna viene spesso descritta dai commentatori come “sproporzionata”, e ciò a causa dell’insolito rigonfiamento del fusto causato dal manicotto scorrevole, il quale viene giudicato troppo pronunciato ed ingombrante: nel mondo reale lo spessore del manicotto non supera quello del cappuccio (di cui il manicotto costituisce una sorta di “doppione”, solo di un terzo più corto) e la stilografica appare, a mio avviso, per una volta almeno senza dubbio più interessante e riuscita da “chiusa”, quando i due elementi cilindrici si trovano giustapposti, piuttosto che “ready to write” (con cappuccio calzato) quando i due elementi giungono quasi a toccarsi… A questo proposito, molto diverse sono le distanze tra cappuccio e manicotto rilevabili nei disegni dell’epoca, tecnici o pubblicitari, delle penne “calzate”: si parte dalla quasi perfetta aderenza mostrata nel disegno inglese (ma anche dalle prime due penne da sinistra nel catalogo generale americano), si passa a quelli che sembrano un paio di millimetri abbondanti per finire al mezzo centimetro pieno che anche io vi mostro in questa recensione, che corrisponde alle pubblicità americane più belle e dettagliate (anche a colori).
Aggiungerei che l’evidenza quasi plateale del “serbatoio” (o, meglio, l’indizio evidente della sua altrimenti celata esistenza) potrebbe aver convinto una fetta di clientela che aspirava ad avere una penna con larga autonomia verso questa soluzione stilistica originale (anche se sul mercato vi erano già concorrenti come la Moore “Non-Leakable”, che soddisfacevano il sottile piacere di maneggiare cilindrici artifizi meccanici come simulacri della incipiente Modernità…).
• Dal punto di vista tecnico (più propriamente “costruttivo”) si rimprovera al progetto di aver indebolito la struttura in ebanite, già non particolarmente resistente meccanicamente, praticando una feritoia (di 2 cm di lunghezza per 0,8 cm di larghezza) nel fusto. In rete, tuttavia, non si vedono sleeve-filler rotte proprio in quel punto (che normalmente è persino protetto dal manicotto), ma c’è sempre la possibilità che quelle danneggiate siano state tutte gettate nella spazzatura ormai da decenni…
Un dettaglio difficile da notare: si può osservare che la parte del fusto in cui si apre la feritoia è sagomata “a clessidra” (si restringe alla sua larghezza minima a metà dell’apertura), per consentire lo scorrimento ed il bloccaggio del manicotto nelle due posizioni di aperto/chiuso.
Come il manicotto sia stato aggiunto dopo la costruzione del fusto (magari con l’ausilio del calore), visto che ora non si può più sfilare, è un quesito superiore alle mie scarne competenze di meccanica, e mi ricorda l’antico dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina…
• Dal punto di vista pratico, di impugnatura e quindi di comfort di scrittura, il manicotto è di fatto irrilevante, essendo posizionato molto in alto su un fusto già privo di filettatura, e lo “scalino” formato tra le due superfici, complice l’eccellente realizzazione, è quasi impercettibile. La penna, poi, è di sublime leggerezza pur giovandosi di un ingombro di tutto rispetto, che gratifica la mano che ne percepisce all’istante l’ottimo bilanciamento.
L’iscrizione principale è apposta sul manicotto scorrevole: A) PAT’D.1884 Stilografica e alimentatore
B) MAY 23,1899 (US-625722) Alimentatore
C) AUG. 4,1903 (US-735659) Alimentatore
Sull’alimentatore compaiono (ormai consunti) i riferimenti agli stessi brevetti (B e C) riportati sul manicotto. Grazie a Simone Piccardi, tutti i brevetti citati si trovano sul nostro Wiki, insieme a centinaia di altri…
Continua…
Come abbiamo visto, il modello fu introdotto sul mercato già (almeno) nel dicembre del 1909. L’esemplare in mio possesso però, presenta tra le iscrizioni ben due brevetti rilasciati soltanto successivamente, nel 1910. Nel dettaglio:
• si trovano stampigliati sulla barra di pressione gli estremi del brevetto relativo al caricamento, richiesto nell’agosto del 1909 ma rilasciato solo il 1° marzo 1910, come risulta dal brevetto archiviato nel Wiki. Ciò conferma che la produzione e la conseguente commercializzazione della sleeve-filler era iniziata diversi mesi prima del rilascio ufficiale del brevetto, che in Waterman davano evidentemente per scontato…
• Inoltre, sul fermaglio si trova stampigliato un brevetto acquisito da Waterman solo nell’aprile 1910 PAT. APR. 19:[19]10
per cui questa mia penna deve essere datata posteriormente a tale riferimento, tra la metà del 1910 e il 1914.
Osservazioni
• Dal punto di vista stilistico, la penna viene spesso descritta dai commentatori come “sproporzionata”, e ciò a causa dell’insolito rigonfiamento del fusto causato dal manicotto scorrevole, il quale viene giudicato troppo pronunciato ed ingombrante: nel mondo reale lo spessore del manicotto non supera quello del cappuccio (di cui il manicotto costituisce una sorta di “doppione”, solo di un terzo più corto) e la stilografica appare, a mio avviso, per una volta almeno senza dubbio più interessante e riuscita da “chiusa”, quando i due elementi cilindrici si trovano giustapposti, piuttosto che “ready to write” (con cappuccio calzato) quando i due elementi giungono quasi a toccarsi… A questo proposito, molto diverse sono le distanze tra cappuccio e manicotto rilevabili nei disegni dell’epoca, tecnici o pubblicitari, delle penne “calzate”: si parte dalla quasi perfetta aderenza mostrata nel disegno inglese (ma anche dalle prime due penne da sinistra nel catalogo generale americano), si passa a quelli che sembrano un paio di millimetri abbondanti per finire al mezzo centimetro pieno che anche io vi mostro in questa recensione, che corrisponde alle pubblicità americane più belle e dettagliate (anche a colori).
Aggiungerei che l’evidenza quasi plateale del “serbatoio” (o, meglio, l’indizio evidente della sua altrimenti celata esistenza) potrebbe aver convinto una fetta di clientela che aspirava ad avere una penna con larga autonomia verso questa soluzione stilistica originale (anche se sul mercato vi erano già concorrenti come la Moore “Non-Leakable”, che soddisfacevano il sottile piacere di maneggiare cilindrici artifizi meccanici come simulacri della incipiente Modernità…).
• Dal punto di vista tecnico (più propriamente “costruttivo”) si rimprovera al progetto di aver indebolito la struttura in ebanite, già non particolarmente resistente meccanicamente, praticando una feritoia (di 2 cm di lunghezza per 0,8 cm di larghezza) nel fusto. In rete, tuttavia, non si vedono sleeve-filler rotte proprio in quel punto (che normalmente è persino protetto dal manicotto), ma c’è sempre la possibilità che quelle danneggiate siano state tutte gettate nella spazzatura ormai da decenni…
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Come il manicotto sia stato aggiunto dopo la costruzione del fusto (magari con l’ausilio del calore), visto che ora non si può più sfilare, è un quesito superiore alle mie scarne competenze di meccanica, e mi ricorda l’antico dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina…
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• Dal punto di vista pratico, di impugnatura e quindi di comfort di scrittura, il manicotto è di fatto irrilevante, essendo posizionato molto in alto su un fusto già privo di filettatura, e lo “scalino” formato tra le due superfici, complice l’eccellente realizzazione, è quasi impercettibile. La penna, poi, è di sublime leggerezza pur giovandosi di un ingombro di tutto rispetto, che gratifica la mano che ne percepisce all’istante l’ottimo bilanciamento.
L’iscrizione principale è apposta sul manicotto scorrevole: A) PAT’D.1884 Stilografica e alimentatore
B) MAY 23,1899 (US-625722) Alimentatore
C) AUG. 4,1903 (US-735659) Alimentatore
Sull’alimentatore compaiono (ormai consunti) i riferimenti agli stessi brevetti (B e C) riportati sul manicotto. Grazie a Simone Piccardi, tutti i brevetti citati si trovano sul nostro Wiki, insieme a centinaia di altri…
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Continua…
Ultima modifica di Musicus il venerdì 14 ottobre 2022, 23:01, modificato 2 volte in totale.
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WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
Il cappuccio si serra sulla penna con una semplice chiusura a incastro/frizione: il labbro conico risale per poco meno di 3 cm lungo il fusto sino a quando l’allargamento di quest’ultimo gli impedisce di proseguire; discorso analogo per l’innesto sul fondello (per calzare il cappuccio), dove però l’avanzamento è limitato ad un solo centimetro.
Anche il bloccaggio del manicotto, oltre che l’inserimento della sezione con il gruppo-scrittura all’interno del fusto, contano sulla capacità dei componenti in ebanite di accoppiarsi per attrito con ottima tenuta e sufficiente sicurezza, tanto che la Casa suggeriva di applicare sempre un leggero movimento rotatorio (to twist, ovvero di “svitare” dolcemente) per “disaccoppiare” due pezzi da un (evidentemente solido) incastro.
Secondo David Nishimura il cappuccio sarebbe l’elemento “critico” delle sleeve-filler Waterman’s offerte oggidì sul mercato e ciò perché, a fronte delle rotture e mancate sostituzioni di un tempo, vi è la possibilità di incappare in esemplari ri-assemblati con pezzi di penne successive. Tre semplici controlli, tuttavia, permetteranno ai collezionisti più consapevoli di dormire sonni tranquilli:
1) all’interno del cappuccio non si deve riscontrare alcuna filettatura per l’avvitamento (non essendovene una corrispondente sul fusto); 2) non si devono rilevare tracce di controcappuccio;
3) infine, la decorazione superficiale del cappuccio (in questo caso un chasing guilloché “a onde”) deve essere sempre abbinata a quella del manicotto. Queste indicazioni potrebbero tornare davvero utili nel caso si volesse acquistare una sleeve-filler rivestita in argento o rolled-gold, che sono penne rare, bellissime (anche perché il rivestimento cambia, secondo me in meglio, la percezione dei volumi della stilografica), e che raggiungono quotazioni decisamente molto elevate...
I fori di aerazione sono tre: i due aperti sulla parete cilindrica sono ricavati ad altezze diverse, il che parrebbe frutto di mera casualità (quello posto ad altezza inferiore è stato poi parzialmente ostruito dalla clip); quello senza dubbio più “caratteristico” è il forellino ricavato sulla sommità, al centro della calotta. Il fermaglio – la mitica CLIP-CAP (probabile abbreviazione commerciale di “clip-on-cap”, che descrive l’insieme di un “cappuccio dotato di fermaglio fisso”) – è imponente coi suoi 3,4 cm di lunghezza (specie se messa a confronto con quella del modello safety 12S come nella penultima foto di questa recensione): ad una parte superiore rettangolare, che accoglie i due rivetti, fa seguito un’impostazione triangolare discendente che termina in una sferetta cava, ben levigata, che garantisce dopo più di un secolo una “presa” ancora ottimale. Introdotta solo pochi anni prima da Waterman (1905), la clip riporta (oltre ai brevetti di cui abbiamo parlato precedentemente) anche la dichiarazione del materiale costitutivo, un curioso
GERMAN SILVER che, però, nel Vecchio Continente – e segnatamente in Inghilterra e in Italia, come risulta dai dépliant da me allegati – all’epoca si chiamava semplicemente “nickel”… L’esotica denominazione statunitense (che permetteva di mantenere alto il tono della preziosità del complemento “fermaglio”, che sulle penne vendute negli USA era dichiarato disponibile in German Silver, Sterling Silver, Rolled Gold e Solid Gold) venne però abbandonata in tutta fretta dopo lo scoppio della I Guerra Mondiale, per essere sostituita dalla più rassicurante “nickel silver”…
Il sistema di caricamento è stato denominato “sleeve-filler” e anche “thumb-filler”, ma non dalla Waterman che, come abbiamo potuto verificare, si limitava a definirlo “automatico” (self-) e a descriverne brevemente il funzionamento anche con l’ausilio di disegni. Nel dépliant “rosso” italiano in mio possesso la procedura è descritta dettagliatamente (per quanto ci si possa diffondere su un sistema di uso così elementare). Ma, a ben vedere, date le sue dimensioni
l’anello scorrevole di para
potrebbe essere meglio definito come
il manicotto scorrevole di ebanite.
Inoltre, se la barretta fosse veramente di acciaio come dichiarato, sarebbe certamente di un acciaio “amagnetico”: in ogni caso, non ho ravvisato la minima traccia di ruggine nella parte visibile.
La graziosa calottina “IDEAL” parrebbe saldata alla barra proprio in corrispondenza del centro della feritoia, e quando il sacchetto per l’inchiostro fosse presente l’accessibilità a questo “rilievo” risulterebbe assolutamente comoda anche per le dita più grandi.
Ma un aspetto oscuro da verificare è quello del fissaggio al fusto della “barra di pressione”: per una manciata di euro ho acquistato una microcamera endoscopica allo scopo di indagare il sistema di aggancio, ma i cinesi mi chiedevano una tale quantità di autorizzazioni per attivare l’app sul telefono che ho desistito (non senza aver loro indirizzato un sentito ringraziamento sia in milanese che in tedesco). Per cui, per questa volta crederò ciecamente (è proprio il caso di dirlo) al disegno del brevetto originale, che mostra la barra ingegnosamente incernierata al fondo del fusto…
Un’ottima descrizione “moderna” del sistema, con un excursus sui sistemi analoghi e i relativi brevetti depositati all’epoca e anche successivamente è offerta dal nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Sleeve_filler/it
In questa sede mi limito ad aggiungere che il sistema, nella sua semplicità operativa, è stato ripresentato in tempi molto più recenti anche in alcuni converter, come ad esempio i “Trik-trak” dell’Aurora o gli “Squeeze” converter della Sheaffer (come sulla mia prima stilografica, una Imperial Sovereign anni Settanta, regalo di Cresima).
La prima definizione dei collezionisti, “sleeve-filler”, pur connotando efficacemente il modello è con tutta evidenzia del tutto impropria, perché non è il manicotto (sleeve) che opera il caricamento, ma lo spostamento longitudinale (scorrimento) di esso costituisce solo una condizione preliminare al caricamento stesso, che poi si effettua materialmente/meccanicamente con lo schiacciamento della barra di pressione operato direttamente da un dito.
Sì, ma da quale dito?
I collezionisti parlano in alternativa di “Thumb-filler”, “caricamento col pollice”, anche se nell’iconografia della Casa non è mai il dito pollice (forse considerato troppo “largo”, o comunque meno adatto per un disegno tecnico) che preme il globetto “IDEAL” in rilievo al centro della barra di pressione: si tratterebbe così, semmai, di un “index-filler”, o comunque di un generico “finger-filler” (con pollice opponibile ben “opposto”). Ma, questa volta, i collezionisti sono stati più precisi nel denominare “Thumb-filler” (caricamento col pollice) perché alla prova dei fatti (se ne accorgerà chi acquisterà una Waterman S.F.
) è proprio schiacciando la calottina “Ideal” col pollice che si ha il maggior controllo della penna durante l’intera operazione…
Continua…
Anche il bloccaggio del manicotto, oltre che l’inserimento della sezione con il gruppo-scrittura all’interno del fusto, contano sulla capacità dei componenti in ebanite di accoppiarsi per attrito con ottima tenuta e sufficiente sicurezza, tanto che la Casa suggeriva di applicare sempre un leggero movimento rotatorio (to twist, ovvero di “svitare” dolcemente) per “disaccoppiare” due pezzi da un (evidentemente solido) incastro.
Secondo David Nishimura il cappuccio sarebbe l’elemento “critico” delle sleeve-filler Waterman’s offerte oggidì sul mercato e ciò perché, a fronte delle rotture e mancate sostituzioni di un tempo, vi è la possibilità di incappare in esemplari ri-assemblati con pezzi di penne successive. Tre semplici controlli, tuttavia, permetteranno ai collezionisti più consapevoli di dormire sonni tranquilli:
1) all’interno del cappuccio non si deve riscontrare alcuna filettatura per l’avvitamento (non essendovene una corrispondente sul fusto); 2) non si devono rilevare tracce di controcappuccio;
3) infine, la decorazione superficiale del cappuccio (in questo caso un chasing guilloché “a onde”) deve essere sempre abbinata a quella del manicotto. Queste indicazioni potrebbero tornare davvero utili nel caso si volesse acquistare una sleeve-filler rivestita in argento o rolled-gold, che sono penne rare, bellissime (anche perché il rivestimento cambia, secondo me in meglio, la percezione dei volumi della stilografica), e che raggiungono quotazioni decisamente molto elevate...
I fori di aerazione sono tre: i due aperti sulla parete cilindrica sono ricavati ad altezze diverse, il che parrebbe frutto di mera casualità (quello posto ad altezza inferiore è stato poi parzialmente ostruito dalla clip); quello senza dubbio più “caratteristico” è il forellino ricavato sulla sommità, al centro della calotta. Il fermaglio – la mitica CLIP-CAP (probabile abbreviazione commerciale di “clip-on-cap”, che descrive l’insieme di un “cappuccio dotato di fermaglio fisso”) – è imponente coi suoi 3,4 cm di lunghezza (specie se messa a confronto con quella del modello safety 12S come nella penultima foto di questa recensione): ad una parte superiore rettangolare, che accoglie i due rivetti, fa seguito un’impostazione triangolare discendente che termina in una sferetta cava, ben levigata, che garantisce dopo più di un secolo una “presa” ancora ottimale. Introdotta solo pochi anni prima da Waterman (1905), la clip riporta (oltre ai brevetti di cui abbiamo parlato precedentemente) anche la dichiarazione del materiale costitutivo, un curioso
GERMAN SILVER che, però, nel Vecchio Continente – e segnatamente in Inghilterra e in Italia, come risulta dai dépliant da me allegati – all’epoca si chiamava semplicemente “nickel”… L’esotica denominazione statunitense (che permetteva di mantenere alto il tono della preziosità del complemento “fermaglio”, che sulle penne vendute negli USA era dichiarato disponibile in German Silver, Sterling Silver, Rolled Gold e Solid Gold) venne però abbandonata in tutta fretta dopo lo scoppio della I Guerra Mondiale, per essere sostituita dalla più rassicurante “nickel silver”…
Il sistema di caricamento è stato denominato “sleeve-filler” e anche “thumb-filler”, ma non dalla Waterman che, come abbiamo potuto verificare, si limitava a definirlo “automatico” (self-) e a descriverne brevemente il funzionamento anche con l’ausilio di disegni. Nel dépliant “rosso” italiano in mio possesso la procedura è descritta dettagliatamente (per quanto ci si possa diffondere su un sistema di uso così elementare). Ma, a ben vedere, date le sue dimensioni
l’anello scorrevole di para
potrebbe essere meglio definito come
il manicotto scorrevole di ebanite.
Inoltre, se la barretta fosse veramente di acciaio come dichiarato, sarebbe certamente di un acciaio “amagnetico”: in ogni caso, non ho ravvisato la minima traccia di ruggine nella parte visibile.
La graziosa calottina “IDEAL” parrebbe saldata alla barra proprio in corrispondenza del centro della feritoia, e quando il sacchetto per l’inchiostro fosse presente l’accessibilità a questo “rilievo” risulterebbe assolutamente comoda anche per le dita più grandi.
Ma un aspetto oscuro da verificare è quello del fissaggio al fusto della “barra di pressione”: per una manciata di euro ho acquistato una microcamera endoscopica allo scopo di indagare il sistema di aggancio, ma i cinesi mi chiedevano una tale quantità di autorizzazioni per attivare l’app sul telefono che ho desistito (non senza aver loro indirizzato un sentito ringraziamento sia in milanese che in tedesco). Per cui, per questa volta crederò ciecamente (è proprio il caso di dirlo) al disegno del brevetto originale, che mostra la barra ingegnosamente incernierata al fondo del fusto…
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Un’ottima descrizione “moderna” del sistema, con un excursus sui sistemi analoghi e i relativi brevetti depositati all’epoca e anche successivamente è offerta dal nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Sleeve_filler/it
In questa sede mi limito ad aggiungere che il sistema, nella sua semplicità operativa, è stato ripresentato in tempi molto più recenti anche in alcuni converter, come ad esempio i “Trik-trak” dell’Aurora o gli “Squeeze” converter della Sheaffer (come sulla mia prima stilografica, una Imperial Sovereign anni Settanta, regalo di Cresima).
La prima definizione dei collezionisti, “sleeve-filler”, pur connotando efficacemente il modello è con tutta evidenzia del tutto impropria, perché non è il manicotto (sleeve) che opera il caricamento, ma lo spostamento longitudinale (scorrimento) di esso costituisce solo una condizione preliminare al caricamento stesso, che poi si effettua materialmente/meccanicamente con lo schiacciamento della barra di pressione operato direttamente da un dito.
Sì, ma da quale dito?
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I collezionisti parlano in alternativa di “Thumb-filler”, “caricamento col pollice”, anche se nell’iconografia della Casa non è mai il dito pollice (forse considerato troppo “largo”, o comunque meno adatto per un disegno tecnico) che preme il globetto “IDEAL” in rilievo al centro della barra di pressione: si tratterebbe così, semmai, di un “index-filler”, o comunque di un generico “finger-filler” (con pollice opponibile ben “opposto”). Ma, questa volta, i collezionisti sono stati più precisi nel denominare “Thumb-filler” (caricamento col pollice) perché alla prova dei fatti (se ne accorgerà chi acquisterà una Waterman S.F.
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Continua…
Ultima modifica di Musicus il venerdì 14 ottobre 2022, 23:11, modificato 5 volte in totale.
- Musicus
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WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
Scrittura
Contrariamente alle mie abitudini, ho lasciato il pennino inserito un poco più del consueto all’interno della sezione (senza che si possa leggere il #2 della misura), e ciò perché è così che si trova raffigurato in una significativa minoranza di disegni pubblicitari. Vi confesso che ho acquistato la penna anche nella speranza che il pennino fosse un raro “right-foot oblique” (ovvero un pennino obliquo tagliato dall’alto a sinistra verso il basso a destra) d’epoca: dalle foto del venditore, infatti, proprio non si poteva capire… Dalle mie sembrerebbe, piuttosto, che il rebbio destro sia stato danneggiato, perdendo parte dell’iridio in punta…
La scrittura è ancora certamente possibile, anche se è resa poco “intuitiva” - e per lo standard della mia scuderia di pennini francamente non molto divertente - dall’attuale condizione delle punte che, in ogni caso, lascia intuire le grandi potenzialità di variazione del tratto connaturate alla lega d’oro e alla conformazione di fabbrica delle spalle e dei rebbi…
Comunque sia, ecco la consueta prova di scrittura, oggi solo per intinzione:
Per questa volta, però, penso che lascerò la stilografica così com’è, senza sostituire il pennino originale con uno perfettamente in ordine (non certo impossibile da recuperare, essendo del tutto identico a quelli montati sulle coeve "eyedropper") e quindi senza munirla di un nuovo sacchetto per l’inchiostro…
Con questa originale sleeve-filler ho finalmente radunato (e recensito) un esemplare di ciascuno dei 3 sistemi di caricamento (regolare, di sicurezza e automatico) pubblicizzati nel dépliant “rosso” italiano che ci mostra i modelli Waterman disponibili in Italia tra la vittoriosa Campagna giolittiana di Libia contro l’Impero Ottomano (1911-1912) e l’inizio della Prima Guerra Mondiale (1914, per l’Italia 1915).
Qui il lettore interessato potrà consultare le altre due recensioni:
- viewtopic.php?f=25&t=9950
- viewtopic.php?f=25&t=10415
Commiato
Quanta muta Poesia in quei due nomi uniti
per sempre da un filo di inchiostro
Grazie per l’attenzione!
Giorgio
Contrariamente alle mie abitudini, ho lasciato il pennino inserito un poco più del consueto all’interno della sezione (senza che si possa leggere il #2 della misura), e ciò perché è così che si trova raffigurato in una significativa minoranza di disegni pubblicitari. Vi confesso che ho acquistato la penna anche nella speranza che il pennino fosse un raro “right-foot oblique” (ovvero un pennino obliquo tagliato dall’alto a sinistra verso il basso a destra) d’epoca: dalle foto del venditore, infatti, proprio non si poteva capire… Dalle mie sembrerebbe, piuttosto, che il rebbio destro sia stato danneggiato, perdendo parte dell’iridio in punta…
La scrittura è ancora certamente possibile, anche se è resa poco “intuitiva” - e per lo standard della mia scuderia di pennini francamente non molto divertente - dall’attuale condizione delle punte che, in ogni caso, lascia intuire le grandi potenzialità di variazione del tratto connaturate alla lega d’oro e alla conformazione di fabbrica delle spalle e dei rebbi…
Comunque sia, ecco la consueta prova di scrittura, oggi solo per intinzione:
Per questa volta, però, penso che lascerò la stilografica così com’è, senza sostituire il pennino originale con uno perfettamente in ordine (non certo impossibile da recuperare, essendo del tutto identico a quelli montati sulle coeve "eyedropper") e quindi senza munirla di un nuovo sacchetto per l’inchiostro…
Con questa originale sleeve-filler ho finalmente radunato (e recensito) un esemplare di ciascuno dei 3 sistemi di caricamento (regolare, di sicurezza e automatico) pubblicizzati nel dépliant “rosso” italiano che ci mostra i modelli Waterman disponibili in Italia tra la vittoriosa Campagna giolittiana di Libia contro l’Impero Ottomano (1911-1912) e l’inizio della Prima Guerra Mondiale (1914, per l’Italia 1915).
Qui il lettore interessato potrà consultare le altre due recensioni:
- viewtopic.php?f=25&t=9950
- viewtopic.php?f=25&t=10415
Commiato
Quanta muta Poesia in quei due nomi uniti
per sempre da un filo di inchiostro
Grazie per l’attenzione!
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Giorgio
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- La mia penna preferita: Auretta
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Buongiorno Giorgio.
Sulla recensione e sulla penna sorvolo (splendida come sempre e maniacalmente documentata, merita applausi a scena aperta !).
Mi chiedo invece cosa abbia riservato la vita a John e Lila ... (l'impressione è che l'utilizzo dei soli nomi di battesimo e senza appellativi di cortesia, sembrerebbe indicare una certa intimità tra i due).
Sulla recensione e sulla penna sorvolo (splendida come sempre e maniacalmente documentata, merita applausi a scena aperta !).
Mi chiedo invece cosa abbia riservato la vita a John e Lila ... (l'impressione è che l'utilizzo dei soli nomi di battesimo e senza appellativi di cortesia, sembrerebbe indicare una certa intimità tra i due).
Mirko
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WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
Grazie Musicus. Una recensione semplicemente perfetta e molto interessante.
Che dono romantico. Tralasciando il vero senso del detto, mi viene da pensare: “Il diavolo si nasconde nei dettagli”… anche l’Amore sa farlo. Grazie davvero.
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Che dono romantico. Tralasciando il vero senso del detto, mi viene da pensare: “Il diavolo si nasconde nei dettagli”… anche l’Amore sa farlo. Grazie davvero.
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Laura
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Buongiorno Giorgio, grazie per tutto il tempo che dedichi alla realizzazione delle tue recensioni ed alla condivisione per noi avidi lettori
PS: ma non riuscirai a farmi tornare nel vortice dell'accumulo....sono guarito
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PS: ma non riuscirai a farmi tornare nel vortice dell'accumulo....sono guarito
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Fabrizio
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che meraviglia!
(sia gli oggetti che la tua ricerca
decisamente molto più che una recensione!)
ragazzi (e ragazze)
approfitto di questa ennesima perla
per dirvi il mio entusiasmo nel leggere (e imparare)
tantissime cose meravigliose, in questo forum
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decisamente molto più che una recensione!)
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- AinNithael
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WATERMAN SELF-FILLING 12 S.F. “SLEEVE-FILLER” – New York, 1909/1914
Tutto meraviglioso! La qualità del dono, la ricchezza delle immagini e della recensione. Grazie 
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Enrica
"Non essere mai codardo o crudele. Cerca di essere sempre gentile, ma non smettere mai di essere buono." Doctor Who
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Ti ringrazio, Mirko, per la lettura e per l'apprezzamento: sappi che il "maniaco stilografico" che è in me
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Giorgio
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Grazie di cuore, Laura! Perfetta osservazione, la tua...
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Un caro saluto,
Giorgio
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Sì, come no?!
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Ho ben visto come sei guarito, caro Fabrizio...
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Ho iniziato una decina di recensioni, impostando la ricerca e segnando le informazioni più interessanti: poi utilizzo le penne e mi ci diverto un mondo, ma quando le ripongo le guardo con una certa diffidenza, pensando al lavoro che mi aspetta per recensirle...
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Allora ne compro un'altra, così mi passa!
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Ciao, Enrica, felice di sentirti!AinNithael ha scritto: ↑sabato 15 ottobre 2022, 11:52 Tutto meraviglioso! La qualità del dono, la ricchezza delle immagini e della recensione. Grazie![]()
Grazie a te per il commento, molto gradito!
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Giorgio