TL;DR
1- la difettosita' di penne costose e' pari o inferiore a quelle di penne economiche, fino a prova contraria
2- la differente percezione e' dettata delle diverse aspettative del cliente (basate sulla propria percezione del prezzo pagato), non da dati oggettivi. un fattore endogeno che non puo' essere controllato ex-ante (ovvero, senza tirare in ballo la garanzia) dal produttore a prezzi che siano competitivi sul mercato (mercato definito dal cliente)
3- la definizione di "scrivere bene" per un appassionato e' molto piu' elevata di quello dell'utente tipico di penne costose, ed include elementi personali che il produttore non puo' coprire al 100%
4- lo "scrivere bene" potrebbe essere influenzato da modelli ideali non esistenti in realta', tanto nel presente quanto nel passato
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Esme ha scritto: ↑venerdì 16 settembre 2022, 9:12merloplano ha scritto: ↑giovedì 15 settembre 2022, 22:48 mi fai 2 esempi di penne che hanno causato l'abbandono del marchio da parte dei clienti?
La mia evidente reticenza a fare nomi è dovuta a due motivi.
la reticenza evidente era quella relativa alle domande di edis: le penne costose che ti avevano delusa. io ho chiesto di penne che hanno causato "abbandono dei clienti/chiusura dei battenti", un concetto che hai espresso 3 volte ed esula dall'aneddotica. trovo piu' corretto, se si interviene senza volere citare elementi di supporto, astenersi dallo scrivere certe cose: non arricchisce il lettore (io resto con la mia ignoranza) ed e' assimilabile al "loro fanno.." che sento troppo spesso. il soggetto e' necessario quando si argomenta una posizione o si descrive un fatto
Il primo è che voglio proprio mantenere il discorso su un piano speculativo.
considerato che contesto perfino i tuoi dati (sperimentali ?) di partenza, ovvero che la difettosita' delle penne costose sia superiore a quello di penne scolastiche, si rimane al livello di congetture, ognuna valida (o quasi)
Tu, come Sanseri, Casirati, Mir (e forse altri, mi scuso se ho dimenticato) avete suggerito abbastanza concordemente quale può essere un problema alla base, cioè che l'interesse è rivolto a qualcosa che poco c'entra con la scrittura.
Il che tra l'altro mi porterebbe a dire: ma perché allora non si limitano a "rivestire" penne che funzionano? E qui la risposta in realtà me l'hai data tu, con una interessante riflessione.
sono convinto della validita' della riflessione, accadde anche nel mondo dell'automobile: le linee di montaggio della panda di bertone erano piu' avanzate di quelle dei motori della rolls, che prevedeva un maggiore intervento umano. i motori rolls non erano necessariamente piu' affidabili di quelli fiat. la cura degli interni dei due prodotti era ovviamente opposta. la raison d'etre della rolls era il lusso, non l'affidabilita' meccanica, e li andavano le risorse. "ma come?", "un'automobile DEVE come minimo funzionare". no. e' quello che intendeva edis quando parlava di modelli di business diversi (almeno, io l'ho letta cosi). nel mercato del lusso la funzionalita' non e' il driver primario. sono soprammobili, per usare un tuo termine, capaci (anche) di fare altro. non e' un caso che range rover si sia ripresa qualitativamente quando acquistata dai tedeschi, come bentley e rolls. aston adotta motori mercedes (gli amg sono assemblati da un singolo operatore, lo assimilo al modello conid: c'e' differenza tra intervento manuale singolo e in serie). lotus gli affidabili toyota. hanno tutti eliminato dal loro modello di business la creazione di quello che dovrebbe essere il primo punto del prodotto (secondo la nostra opinione), e si sono concentrati sul vero core business: assetti, prestazioni, comfort, lusso
1- non sono d'accordo con il tuo uso della statistica. ti ho proposto un real case scenario, con numeri di prodotti, utenti e indice di difettosita', per dimostrare come non si trattasse di aneddotica (e, comunque, sarebbe aneddotica anche quella di penne costose e perfino, aggiungo provocando, quella di penne perfettamente funzionanti). non hai replicatomerloplano ha scritto: ↑giovedì 15 settembre 2022, 22:48 on topic:
perche' non regolate le penne in modo che scrivano sotto il proprio peso?
Qui mi sento di dover citare Maruska, che ha ben chiarito il concetto.
Una penna nuova deve scrivere come si deve, e una stilografica deve farlo senza pressione. Se non lo fa è difettosa, e torna da dove è venuta.
Paradossalmente posso accettarlo da penne scolastiche, prodotte in serie in grandi numeri. Ma non da penne di costo ragguardevole. L'errore capita, ma la garanzia esiste per quello.
2- "L'errore capita, ma la garanzia esiste per quello" si applica ad entrambi i gruppi di penne, costose e non. le penne costose sono prodotte nello stesso modo, la difettosita' e' comparabile. io non capisco come si possa non capirlo. la penna costosa aggiunge a posteriori un controllo di qualita' migliore, che pero' non potra' mai essere puntuale, per penne di serie. farlo costerebbe 200 euro a penna (stima personale)*. attendersi che "a quel prezzo, la penna deve scrivere, e bene" significa vivere nel proprio mondo e non comprendere il funzionamento di un prodotto industriale su larga scala. le proprie aspettative non sono necessariamente accontentate al NOSTRO prezzo (a prescindere da quanto elevato sia, in base alla nostra percezione), ma lo saranno al prezzo di mercato (ovviamente, le nostre aspettative saranno quelle che il mercato ci ha insegnato ad avere).
3- noi appassionati siamo l'eccezione, non la regola. la regola, come ho scritto, e' che la 149 (ad esempio) la compri il direttore di banca per firmare contratti. cosa ne sa di pennini calligraphy? o di stub, di obliqui? o di inchiostri? il suo riferimento e' la penna a sfera (con false partenze all'ordine del giorno, si, anche con schmidt easyflow 9000, vado a memoria), o a gel (con il refill pilot che fa schifo, lascia blob alla fine di ogni linea veloce). e' su questa base, di infimo livello, che l'utente tipo (dal punto di vista del produttore) delle penne costose si forma l'idea delle prestazioni della propria penna. e queste saranno quindi eccellenti nella quasi totalita' dei casi. degli altri, alcuni saranno giustificati come "pennino da domare" ed altre menate. noi siamo diversi (eletta schiera, e penso a guccini, o quella razza e penso a benigni). noi conosciamo come deve scrivere un pennino. beh, insomma: vorrei sapere quanti testavano le penne sotto il proprio peso (che no, e' diverso da scrivere "senza pressione"), in almeno 2 angolazioni, prima di quel thread. noi usiamo una enorme varieta' di inchiostri, scriviamo su carte che la gran quantita' di acquirenti di penne costose ignora (moleskine ha il fascino del taccuino di EH, e continua a vendere nonostante faccia schifo).
la nostra definizione di "scrivere bene" e' necessariamente superiore a quella del mercato di riferimento del produttore, e travalica spesso quanto sia ragionevole attendersi. nella scala sansenri:
1. qualche difetto palese, la penna non scrive
2. probabile perdita di tenuta del cappuccio, la penna non riparte dopo qualche giorno
3. taratura non ottimale del flusso, la penna non scrive sotto il proprio peso
4. scrive sotto il proprio peso
1. e 2. e' dove interviene la garanzia, con 2. tipicamente un difetto di progettazione, non di realizzazione, e come tale ricorrente e ben individuato dagli utenti precedenti, quindi evitabile dall'appassionato informato
3. dipende dall'utente. quale inchiostro usa? quali carte? si entra nell'ambito delle regolazioni, e non c'e' quella che vada bene a tutti. invece ci aspettiamo che il produttore crei un oggetto di grande serie tarato sulle nostre signole esigenze, diverse da quelle di molti altri. e' ragionevole?
4- aggiungo un altro elemento. il vintage. siamo convinti che nel passato le cose fossero migliori, prodotti per durare 100 anni. pennini ultra-flessibili ed alimentatori in grado di fare fronte ad ogni richiesta. vero. ma avevano pochissime alette e flussi molto abbondanti, quante volte c'era inchiostro nel cappuccio? Koten90 racconta di come un alimentatore in ebanite a triplo canale sia ben in grado di fornire l'inchiostro necessario ad un pennino FA, ma a costo di un utilizzo calligrafico e limitato a carte pregiate. quante delle nostre aspettative si sono formate sul lato positivo della medaglia vintage, ignorandone gli immancabili tradeoff? quanto c'e' di reale e quanto di ideale nel benchmark di riferimento che noi abbiamo adottato?
* un meccanico di auto tedesche costa 60-80e/h. ci sono piu' meccanici che pennaioli, posso attendermi 100e/h. quanto tempo passa prima di archiviare una penna costosa e decidere di rispedirla al produttore? 2h? prima un inchiostro, poi lava con sapone, asciuga, poi un altro inchiostro, poi una carta, poi basta? bene, sono 200 euro da aggiungere al costo corrente delle penne: il produttore andrebbe fuori mercato. per referenza, conid per un prodotto con materiali comuni (bock in acciao, acrilico trasparente), ottimo qc ed eccellente ingegneria, chiedeva 300 euro (minimalistica nel 2017)
lo spiegone e' lunghissimo, troppo. mi e' costato molto tempo e non aggiungero' altro. riassume contributi prodotti in diversi thread e riflessioni nate da altrui note. non ho intenzione di replicare agli inevitabili commenti, intendo fornire spunti per le vostre eventuali riflessioni, per una volta basandosi su premesse descritte per esteso e su similitudini che semplifichino l'analisi, invece che su comprensioni "originali" dei modelli di produzione industriale su larga scala e di business model votati agli oggetti di lusso
buona giornata