Omas Milord HT in celluloide Arco scrive la rassegna di se stesssa
Nel 2005 la nuova dirigenza di OMAS, che i nuovi azionisti di maggioranza - la multinazionale del lusso basata in Francia LVMH - aveva posto ai vertici dell’impresa, fece ciò che considerò inevitabile, introducendo una nuova serie di penne nella linea di punta dell’azienda, Arte Italiana. In un altro argomento, su questo stesso forum ("Paragon contro Paragon, viewtopic.php?t=11168), ho spiegato perché, a mio avviso, la mossa fosse realmente inevitabile per competere con l’impresa leader nel settore, la tedesca Montblanc, e la sua linea flagship, le penne della serie Meisterstück.
I due nuovi modelli di arte italiana, la nuova Paragon (più tardi ribattezzata vox populi come Grand Paragon) e la nuova Milord (l’oggetto di questa rassegna), hanno realmente polarizzato le preferenze degli appassionati. In generale, però, siccome il pubblico dei seguaci di OMAS è stato (e continua ad essere) tendenzialmente conservatore nei suoi gusti, le nuove incarnazioni di Arte Italiana furono ricevute piuttosto freddamente, quando non apertamente rifiutate e boicottate.
La presentazione della nuova linea di penne Arte Italiana nella pagina web di OMAS, ormai non più in linea
Una carrellata di alcune penne della linea Arte Italiana in casa Fufluns. Da sinistra, Milord portamine HT, Grand Paragon con finiture in argento, Gran Paragon con finiture dorate, Milord con finiture rodiate (tutte in celluloide Arco), Grand Paragon in resina con finiture dorate e Grand Paragon in resina con finiture rodiate. Ne esistevano anche in altre celluloidi e resine colorate, molto belle e difficili da trovare
Una carrellata di alcune penne della linea Arte Italiana in casa Fufluns. Da sinistra, Milord portamine HT, Grand Paragon con finiture in argento, Gran Paragon con finiture dorate, Milord con finiture rodiate (tutte in celluloide Arco), Grand Paragon in resina con finiture dorate e Grand Paragon in resina con finiture rodiate. Ne esistevano anche in altre celluloidi e resine colorate, molto belle e difficili da trovare
La Grand Paragon e la nuova Milord differiscono in modo sostanziale dai precedenti modelli di Arte Italiana. Sono, in primo luogo, considerevolmente più grandi. La nuova Milord, da chiusa, e circa 5 mm più lunga della vecchia Paragon, che a sua volta e quasi 8 mm più corta della Grand Paragon quando chiusa, di quasi 1 cm in meno da aperta. Anche il diametro delle nuove penne è cresciuto. Non possiedo strumenti per misurarlo con precisione (senza correre il rischio di graffiare la penna), ma approssimativamente il diametro nel punto maggiore è passato dagli 11 mm della Paragon ai 13 mm della Milord e ai 14 mm della Grand Paragon. Le misure scritte così, in unità, difficilmente possono dare l’idea di quanto le nuove penne di Arte Italiana siano distintamente più grandi di quelli della versione anteriore. Di fatto, in termini di impressioni visuali, le due penne più recenti si assomigliano molto più tra loro, per dimensioni, di quanto entrambi somigliano alla vecchia Paragon.
La nuova Milord, post-2005, é decisamente più grande della sua antenata. Si é scritto ripetutamente che la nuova Milord
ha la taglia della vecchia Paragon, ma non é certo. Visualmente, assomiglia maggiormente alla Grand Paragon della nuova generazione
ha la taglia della vecchia Paragon, ma non é certo. Visualmente, assomiglia maggiormente alla Grand Paragon della nuova generazione
Le differenze in peso tra le penne delle due linee sono ancora più evidenti. Mentre la vecchia Paragon poteva vantare di essere una penna leggerissima con i suoi 20 g, che diventano solo 13 quando si toglie il cappuccio, la Grand Paragon pesa più del doppio a 50 g (35 senza cappuccio) e la Milord si attesta su valori intermedi con un corpo da 19 g, che diventano 31 quando la penna è calzata. Fin qui i dati misurabili, oggettivi. Esteticamente, le penne della nuova Arte Italiana hanno un disegno molto più contemporaneo, che è stato più volte premiato per le sue qualità stilistiche.
La Paragon tradizionale era ed è una penna completamente vintage. La bella forma dodecagonale, con i terminali dall’inconfondibile rastrematura conica e corta, a formare una bassa cuspide, la clip direttamente importata dalle OMAS anni ‘30 per sostituire quella - anch’essa storica - disegnata da Gio Pomodoro, la greca del cappuccio Art déco affiancata da due anellini più sottili, uguale a quella dei modelli tra le due guerre, le dimensioni da penna “senior“, sono tutti motivi ereditati in forma diretta, senza mediazioni, dai cataloghi OMAS dei tardi anni 30 e dei primi anni del decennio successivo. Una OMAS extra in celluloide Arco dell’inizio degli anni 90 non è “ispirata“ alla tradizione di OMAS, ma ne rappresenta piuttosto una perfetta replica contemporanea.
Le nuove penne di Arte Italiana riprendono la greca classica di OMAS, ma la ripropongono con una incisione leggera che occupa solo una parte dell’anello unico del cappuccio - un chiaro riferimento alle OMAS extra degli anni 50 -, mentre il resto dell’anello reca le scritte OMAS e ITALY e, nel caso della nuova Paragon, anche il nome del modello. La greca occupa così solamente la metà dell’anello, su sei faccette, mentre il resto dell’anello, con le scritte, non presenta sfaccettatura. La originale sequenza è dunque: tre faccette con greca, un quarto tondo con scritta, altre tre faccette con greca e un ultimo quarto liscio, arrotondato, con scritte.
Le nuove Arte Italiana, con l'anello in parte sfaccettato e in parte liscio, contemporaneo e sobrio
Il cappuccio delle nuove arte italiana presenta una clip completamente ridisegnata, dalla forma regolarmente rettangolare, con una prominente curvatura convessa (“a ponte“) per quasi tutta la sua lunghezza e una leggera ricurvatura verso l’alto al finale, per facilitare l’inserimento della clip nella tela di un taschino. Al piede della curva maggiore, convessa, è collocata una rotellina liscia, di dimensioni maggiori rispetto alla ruzzolina classica, e proporzionate al disegno “maggiorato” dell’intera clip. Si tratta di un fermaglio a ruzzolina dal sapore nettamente contemporaneo, a mio avviso ben intonato alle linee generali della penna, un omaggio alla ruzzolina classica ma con un design schiettamente moderno.
Alla sommità del cappuccio, con la tradizionale forma a cuspide schiacciata, è intarsiato un sottile anello metallico, che e stato interpretato come la lettera iniziale di OMAS. Si tratta, in ogni caso, di un delicato dettaglio che arricchisce e rende luminoso il finale superiore dei nuovi modelli.
Il nuovo fermaglio di Arte Italiana, con una presenza decisamente maggiore, ma che io trovo di un bel design contemporaneo.
L'anello metallico incastonato nella cuspide superiore le conferisce una nota luminosa
L'anello metallico incastonato nella cuspide superiore le conferisce una nota luminosa
Una volta tolto il cappuccio, appaiono altre differenze rilevanti. Nel caso della Grand Paragon, la più evidente è la sezione in metallo, che però è assente nella Milord, interamente in celluloide come la Paragon classica. Però, mentre la sezione della vecchia Paragon terminava con una leggera flangia arrotondata verso le dita e tronca frontalmente, nella “new“ Milord la sezione è un cilindro leggermente rastremato che termina in un anello metallico dodecagonale che funge da “ferma dita”. L’anello dodecagonale è nello stesso materiale prevalente del pennino: dorato (per i pennini bicolori o dorati) o rodiato, per i pennini “bianchi“. Nel caso della mia Milord, tutte le finiture metalliche sono rodiate, incluso il pennino monocolore.
Le sezioni della Paragon in celluloide e della nuova Milord, con l'anello dodecagonale, a confronto
Nella Paragon questa filettatura si trova esattamente al centro della sezione, mentre nella nuova Milord è stata spostata più in alto di circa 1 cm, dove interferisce meno con le dita nelle forme di impugnatura più regolari. In entrambi i casi, ad ogni modo, i bordi del filetto sono sufficientemente arrotondati da risultare pressoché impercettibili al tatto. Esteticamente, però, la sezione della vecchia Paragon è quasi continua con il fusto, mentre nella Milord in rassegna qui la linea è interrotta da un gradino piuttosto evidente. Siccome la mia presa è piuttosto bassa lungo la sezione, non avverto la presenza del gradino, ma questo potrebbe risultare incomodo a chi abbia una impugnatura “alta“.
Delle tre penne che ho citato in questa rassegna, quella che ha il disegno più riuscito e unitario, quanto a “fusione” del serbatoio con la sezione, e senza dubbio la Grand Paragon, perfettamente tornita e con proporzioni da vera colonna dorica o corinzia.
I "fusti" delle Paragon e della Milord. Quello della Grand Paragon é, a mio avviso, immigliorabile. La Paragon classica ha un profilo piú bello di quello della Milord
La sezione della Milord e quella della Paragon classica sono identiche in lunghezza, entrambe ospitano la filettatura per l’avvitamento del cappuccio.
Infine, per una scelta che suppongo sia stata dettata da un controllo dei costi, la parte inferiore del cappuccio, al di sotto dell’anello, nelle nuove penne di Arte Italiana non è più in celluloide, come lo era nella Paragon classica, ma in plastica. Nelle mie penne in celluloide Arco marrone, la plastica è di un colore bruno ambrato semi-trasparente, difficile d’acchito da distinguere dalla vera celluloide del cappuccio. Una volta scoperto il “trompe-l’oeil”, tuttavia, è impossibile non notarlo.
Il disegno del pennino delle nuove penne di Arte Italiana è identico, per geometria, a quello della serie anteriore. Cambiano le dimensioni e l’incisione. Nella Grand Paragon il pennino è leggermente più grande e fuoriesce maggiormente dal fusto della penna. Il pennino della “new“ Milord è identico, per dimensioni a quello del Paragon classica. La incisione dei nuovi pennini abbandona (finalmente) il motivo a freccia, che era stato spudoratamente copiato da Parker, e si trasforma in un motivo che io definirei a “pennino ad intinzione“. Questo è completato da un finissimo lavoro di guilloché diagonale, che circonda la scritta OMAS con il suo carattere classico e lascia spazio, alla base del pennino, per le indicazioni della purezza aurea, 18K / 750.
La bella incisione sui pennini delle nuove penne diArte Italiana é' un disegno che onora la tradizione
di Omas ma ne supera l'eccesso di "somiglianza" con i pennini di Parker
di Omas ma ne supera l'eccesso di "somiglianza" con i pennini di Parker
Il pennino della mia Milord ha una punta media che scrive, per come io preferisco i pennini, benissimo. Non ho altra esperienza se non con l’inchiostro Diamine Terracotta, ora al terzo pieno, ma con questo inchiostro il pennino scrive bene, con flusso regolare e abbondante, con una leggera “interazione“ con la carta, con tratto equilibrato e costante, su tutte le carte con le quali l’ho provato. Non mi stupisce… Tutte le OMAS chi possiedo, una degli anni ‘40, una manciata di ‘60, qualche ‘70, tre degli anni ‘90 e cinque post-2005, scrivono benissimo e più che piacevolmente. In casa abbiamo un’altra decina di OMAS medio-piccoli0e, delle signore, e anch’esse scrivono alla perfezione.
Nelle penne della nuova serie di Arte Italiana, OMAS ha adottato un nuovo tipo di pistone, oltre a un sistema a cartuccia e converter sulla maggior parte delle Milord in resina. Nella versione a cartuccia, la Milord presenta un anellino metallico tra fusto e sezione che, per me, toglie grazia alla penna rompendone la continuità delle linee. Sulla versione in celluloide, della quale parliamo in questa rassegna, l’anellino per fortuna non c’è.
Quanto al pistone, il nuovo meccanismo sembra essere della maggior fragilità, per quanto se ne legge, in particolare quello della Milord. Le rotture sembrano essere tanto generalizzate - e senza più una casa madre, impossibili da riparare - che l’acquisto di una “new“ Milord si presenta come un esperimento scellerato. Se non si può resistere alla bellezza della penna - come nel mio caso - la si acquista, sperando che funzioni, e che continui a funzionare abbastanza a lungo per poterne gioire. Con la mia Milord, sono stato sinora fortunato.
Ancora un cenno, per chiudere questa rassegna, sul materiale con il quale è realizzata la mia Milord, la celebrata celluloide Arco Marrone, o Bronzo. Si è detto che si tratta del materiale più bello al mondo con il quale si possa fare una penna. Non so se l’affermazione sia del tutto giustificata, ma certo la celluloide Arco ha una bellezza ipnotica che la rende pressoché inimitabile e, per chi si contagi della sua grazia, tremendamente additiva.
La grazia ipnotica della celluloide Arco nella mia Milord
Per le sue caratteristiche intrinseche, la celluloide Arco non permette di fare due penne esattamente uguali. La “trama“ del materiale, il disegno dei suoi molti strati, è sempre diverso e varia al variare dell’angolo con cui la barra di celluloide riceve la fresatura. I punti di luci, le superfici riflettenti di bronzo, le macchie dorate, sono diversi in ogni penna. Inevitabilmente, vi sono patterns più riusciti e brillanti, altri più opachi, disegni più marcati e altri più sottili. Ciò contribuisce alla “dipendenza da Arco“, una frenetica ricerca del disegno e della trama perfetti. Le stelle si sono allineate alla nascita della mia Milord, che ai miei occhi è straordinaria e quasi tanto perfetta come si possa desiderare.
Spero che le molte, troppe fotografie di questa rassegna possano, almeno in parte, avere reso giustizia alla grazia di questa penna.