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22 febbraio 2025 - Hotel Hilton, via Galvani 12
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Blu di Giotto, il blu perfetto .
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Blu di Giotto, il blu perfetto .
Vorrei aprire questa discussione, basata principalmente sulla caratteristica di tonalità, sull'argomento di cui al titolo che da sempre ha attratto la mia curiosità. Il colore blu, in tutto il suo arco cromatico, è il mio preferito tra gli inchiostri, e nella moltitudine di quelli che ho provato ho costantemente cercato il "blu perfetto" arrivando a questo :
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„Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore.“
Giuseppe
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Blu di Giotto, il blu perfetto .
Non sono un estimatore del blu nelle penne: quando ero piccolo ho sempre associato il nero alla scrittura di cose importanti come documenti e firme, mentre il blu era relegato alle penne (biro) pubblicitarie che mio padre portava a casa lasciate da rappresentanti, quindi a penne di scarso valore che non si potevano nemmeno usare per i documenti.
Questa cosa mi è rimasta nel tempo e vedere una penna che scrive blu, anche se fosse una Namiki Emperor Maki-e, mi dà ancora quella sensazione di economico e di scarsa importanza.
Comincio a tollerarlo se fortemente tendente al verde o al nero, quindi il mio blu stilografico preferito (per il momento) è il Noodler’s Air Corp Blue Black: un turchese molto scuro.
Ciò detto, il blu in altri contesti mi piace e, dopo il verde è uno dei colori che preferisco in molte sue declinazioni.
Ti lascio questo interessantissimo articolo che parla del fatto che gli antichi fino al V secolo a.C. non avessero una parola per il definire il blu (fanno eccezione gli egizi) e che forse non erano proprio in grado di distinguerlo dal verde. https://campus.hubscuola.it/discipline- ... no-il-blu/
Questa cosa mi è rimasta nel tempo e vedere una penna che scrive blu, anche se fosse una Namiki Emperor Maki-e, mi dà ancora quella sensazione di economico e di scarsa importanza.
Comincio a tollerarlo se fortemente tendente al verde o al nero, quindi il mio blu stilografico preferito (per il momento) è il Noodler’s Air Corp Blue Black: un turchese molto scuro.
Ciò detto, il blu in altri contesti mi piace e, dopo il verde è uno dei colori che preferisco in molte sue declinazioni.
Ti lascio questo interessantissimo articolo che parla del fatto che gli antichi fino al V secolo a.C. non avessero una parola per il definire il blu (fanno eccezione gli egizi) e che forse non erano proprio in grado di distinguerlo dal verde. https://campus.hubscuola.it/discipline- ... no-il-blu/
Alessio Pariani
L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
FORZA RAGAZZI! [cit. maicol69]
C7H14S [cit. Chimicazza]
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un bel blu davvero e a me piace scrivere con il colore blu 

Maruska
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Blu di Giotto, il blu perfetto .
Alcuni approfondimenti riguardanti il lapislazzuli/blu oltremare.
La percentuale del suo componente più interessante e utile allo scopo (la lazurite), non determina l'intensità del pigmento ottenuto (che a parità di tecnica estrattiva è sempre identica), ma la quantità ottenibile. La pietra è composta sostanzialmente da pirite, sodalite, calciti e lazurite (e altro in quantità minime): la migliore tecnica estrattiva della pura lazurite (con eliminazione quasi totale di tutte le altre componenti) fu descritta da Cennino Cennini a cavallo tra il XIV e il XV secolo, e messa a punto da Fra' Angelico all'inizio del XV secolo, che ottenne un blu purissimo di intensità - per l'epoca - estrema. La tecnica fu talmente buona che ancora oggi viene utilizzata quando si vuole quel genere di blu, impossibile da estrarre in altro modo. Oggi la pietra in sé è considerata semi-preziosa, ma il suo estratto di lazurite (con la tecnica di Fra' Angelico) costa tra i 20 e i 25 euro al grammo. Esistono poi altri gradi di purezza, a scalare: la cenere d'oltremare, ad esempio, costa meno di 1 euro al grammo. Le pietre più utilizzate, oggi, sono Afghane e Cilene, ma le prime sono considerate più pregiate.
L'oltremare attuale fu sintetizzato la prima volta nel 1828 (ma vi erano intuizioni in tal senso già dalla seconda metà del secolo precedente), e costituì un vero e proprio salto di era nell'ambito artistico: si trattò, tra l'altro, di un pigmento creato letteralmente su richiesta della comunità artistica, in un periodo in cui la pittura stava per cambiare in modo tale (aumento di matericità e spessori del film pittorico) da rendere impossibile l'uso del costosissimo lapislazzuli naturale, il cui timbro freddo e profondo (e conseguenti toni ottenibili) era comunque essenziale nell'ambito di una tavolozza equilibrata.
Nel 1824 la "Société d'encouragement pour l'industrie nationale" offrì un premio di 6000 franchi a chiunque fosse in grado di mettere a punto un oltremare vero (ma sintetico) che costasse meno di 300 franchi al chilo; dopo quattro anni e varie miscele improponibili a base di ferrocianuro ferrico e blu cobalto, Jean Baptiste Guimet mise a punto la sua ricetta, incassando il premio. L'intuizione fu di far riferimento alle analisi chimiche della pietra originale, disponibili da un ventennio (sostanzialmente silicato di sodio e alluminio con tracce di zolfo e calcio), ricomponendole in laboratorio. Il pigmento così ottenuto aveva un prezzo di circa 800 franchi al chilo, in un periodo storico in cui il lapislazzuli naturale ne costava 10.000. Dopo un solo mese rispetto a Guimet, in maniera indipendente, il chimico tedesco Christian Gottlob Gmelin presentò il suo oltremare sintetico, ugualmente buono, reclamando il primato, che però gli fu negato.
Nel 1830 entrambi i metodi venivano già usati per la produzione di un pigmento più intenso e puro del miglior blu di Fra' Angelico: quello di Guimet in Francia (oggi noto come "Oltremare francese", di sottotono violaceo), quello di Gmelin in Germania (sottotono più neutro).
Klein, al netto delle varie autocelebrazioni e forzature, non creò un pigmento, ma lo utilizzò per ottenere un colore pronto. Ciò che fece, in altre parole, fu di cercare un legante alternativo, da unire a un pigmento già ben conosciuto e utilizzato da oltre un secolo. In quel periodo l'oltremare sintetico veniva legato con varie tempere (uovo, colla, gomme varie), e ovviamente con olii seccativi o semiseccativi (lino, noce, papavero); inoltre, come il fratello derivato da pietra, era sensibilissimo alla calce (nell'affresco il blu oltremare poteva essere usato esclusivamente a tempera, quindi a secco e non a fresco). Tuttavia era iniziata l'era delle resine sintetiche, e la scelta cadde su un acetato di polivinile, dotato di altissima capacità legante, neutro sul pigmento, efficace a percentuali molto basse, le quali consentivano al colore ottenuto stabilità e intensità, secondi solo alle tradizionali tempere a gomma o a uovo, tecnicamente più problematiche ed esigenti una perizia tecnica che Klein, in buona sostanza, non possedeva. Effettivamente brevettò la sua formulazione, che però fu snobbata da tutti i produttori, già al lavoro o in possesso di proprie formule estremamente efficaci. Per dire, la francese Bourgeois (poi unitasi con Lefranc) aveva iniziato silenziosamente e senza trambusto la formulazione di un colore vinilico già nel 1946, commercializzando nel 1954 la propria "Flashe"; un colore legato con acetato di polivinile, di alta fascia, prodotto ancora oggi da Lefranc&Bourgeois con l'eccellente formula originale.

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Per chi fosse curioso, metto il link a un video dove si mostra come viene estratta la lazurite dalla pietra di lapislazzuli. Da notare che ciò che oggi viene normalmente venduto come pigmento di lapislazzuli è ciò che si vede a 1:14, un composto molto lontano dal Blu di Fra' Angelico, e di pregio estremamente inferiore.
La percentuale del suo componente più interessante e utile allo scopo (la lazurite), non determina l'intensità del pigmento ottenuto (che a parità di tecnica estrattiva è sempre identica), ma la quantità ottenibile. La pietra è composta sostanzialmente da pirite, sodalite, calciti e lazurite (e altro in quantità minime): la migliore tecnica estrattiva della pura lazurite (con eliminazione quasi totale di tutte le altre componenti) fu descritta da Cennino Cennini a cavallo tra il XIV e il XV secolo, e messa a punto da Fra' Angelico all'inizio del XV secolo, che ottenne un blu purissimo di intensità - per l'epoca - estrema. La tecnica fu talmente buona che ancora oggi viene utilizzata quando si vuole quel genere di blu, impossibile da estrarre in altro modo. Oggi la pietra in sé è considerata semi-preziosa, ma il suo estratto di lazurite (con la tecnica di Fra' Angelico) costa tra i 20 e i 25 euro al grammo. Esistono poi altri gradi di purezza, a scalare: la cenere d'oltremare, ad esempio, costa meno di 1 euro al grammo. Le pietre più utilizzate, oggi, sono Afghane e Cilene, ma le prime sono considerate più pregiate.
L'oltremare attuale fu sintetizzato la prima volta nel 1828 (ma vi erano intuizioni in tal senso già dalla seconda metà del secolo precedente), e costituì un vero e proprio salto di era nell'ambito artistico: si trattò, tra l'altro, di un pigmento creato letteralmente su richiesta della comunità artistica, in un periodo in cui la pittura stava per cambiare in modo tale (aumento di matericità e spessori del film pittorico) da rendere impossibile l'uso del costosissimo lapislazzuli naturale, il cui timbro freddo e profondo (e conseguenti toni ottenibili) era comunque essenziale nell'ambito di una tavolozza equilibrata.
Nel 1824 la "Société d'encouragement pour l'industrie nationale" offrì un premio di 6000 franchi a chiunque fosse in grado di mettere a punto un oltremare vero (ma sintetico) che costasse meno di 300 franchi al chilo; dopo quattro anni e varie miscele improponibili a base di ferrocianuro ferrico e blu cobalto, Jean Baptiste Guimet mise a punto la sua ricetta, incassando il premio. L'intuizione fu di far riferimento alle analisi chimiche della pietra originale, disponibili da un ventennio (sostanzialmente silicato di sodio e alluminio con tracce di zolfo e calcio), ricomponendole in laboratorio. Il pigmento così ottenuto aveva un prezzo di circa 800 franchi al chilo, in un periodo storico in cui il lapislazzuli naturale ne costava 10.000. Dopo un solo mese rispetto a Guimet, in maniera indipendente, il chimico tedesco Christian Gottlob Gmelin presentò il suo oltremare sintetico, ugualmente buono, reclamando il primato, che però gli fu negato.
Nel 1830 entrambi i metodi venivano già usati per la produzione di un pigmento più intenso e puro del miglior blu di Fra' Angelico: quello di Guimet in Francia (oggi noto come "Oltremare francese", di sottotono violaceo), quello di Gmelin in Germania (sottotono più neutro).
Klein, al netto delle varie autocelebrazioni e forzature, non creò un pigmento, ma lo utilizzò per ottenere un colore pronto. Ciò che fece, in altre parole, fu di cercare un legante alternativo, da unire a un pigmento già ben conosciuto e utilizzato da oltre un secolo. In quel periodo l'oltremare sintetico veniva legato con varie tempere (uovo, colla, gomme varie), e ovviamente con olii seccativi o semiseccativi (lino, noce, papavero); inoltre, come il fratello derivato da pietra, era sensibilissimo alla calce (nell'affresco il blu oltremare poteva essere usato esclusivamente a tempera, quindi a secco e non a fresco). Tuttavia era iniziata l'era delle resine sintetiche, e la scelta cadde su un acetato di polivinile, dotato di altissima capacità legante, neutro sul pigmento, efficace a percentuali molto basse, le quali consentivano al colore ottenuto stabilità e intensità, secondi solo alle tradizionali tempere a gomma o a uovo, tecnicamente più problematiche ed esigenti una perizia tecnica che Klein, in buona sostanza, non possedeva. Effettivamente brevettò la sua formulazione, che però fu snobbata da tutti i produttori, già al lavoro o in possesso di proprie formule estremamente efficaci. Per dire, la francese Bourgeois (poi unitasi con Lefranc) aveva iniziato silenziosamente e senza trambusto la formulazione di un colore vinilico già nel 1946, commercializzando nel 1954 la propria "Flashe"; un colore legato con acetato di polivinile, di alta fascia, prodotto ancora oggi da Lefranc&Bourgeois con l'eccellente formula originale.

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Per chi fosse curioso, metto il link a un video dove si mostra come viene estratta la lazurite dalla pietra di lapislazzuli. Da notare che ciò che oggi viene normalmente venduto come pigmento di lapislazzuli è ciò che si vede a 1:14, un composto molto lontano dal Blu di Fra' Angelico, e di pregio estremamente inferiore.
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Umberto Saba
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Davvero molto interessante, grazie per la condivisione.Monet63 ha scritto: ↑domenica 7 agosto 2022, 15:58 Alcuni approfondimenti riguardanti il lapislazzuli/blu oltremare.
La percentuale del suo componente più interessante e utile allo scopo (la lazurite), non determina l'intensità del pigmento ottenuto (che a parità di tecnica estrattiva è sempre identica), ma la quantità ottenibile. La pietra è composta sostanzialmente da pirite, sodalite, calciti e lazurite (e altro in quantità minime): la migliore tecnica estrattiva della pura lazurite (con eliminazione quasi totale di tutte le altre componenti) fu descritta da Cennino Cennini a cavallo tra il XIV e il XV secolo, e messa a punto da Fra' Angelico all'inizio del XV secolo, che ottenne un blu purissimo di intensità - per l'epoca - estrema. La tecnica fu talmente buona che ancora oggi viene utilizzata quando si vuole quel genere di blu, impossibile da estrarre in altro modo. Oggi la pietra in sé è considerata semi-preziosa, ma il suo estratto di lazurite (con la tecnica di Fra' Angelico) costa tra i 20 e i 25 euro al grammo. Esistono poi altri gradi di purezza, a scalare: la cenere d'oltremare, ad esempio, costa meno di 1 euro al grammo. Le pietre più utilizzate, oggi, sono Afghane e Cilene, ma le prime sono considerate più pregiate.
L'oltremare attuale fu sintetizzato la prima volta nel 1828 (ma vi erano intuizioni in tal senso già dalla seconda metà del secolo precedente), e costituì un vero e proprio salto di era nell'ambito artistico: si trattò, tra l'altro, di un pigmento creato letteralmente su richiesta della comunità artistica, in un periodo in cui la pittura stava per cambiare in modo tale (aumento di matericità e spessori del film pittorico) da rendere impossibile l'uso del costosissimo lapislazzuli naturale, il cui timbro freddo e profondo (e conseguenti toni ottenibili) era comunque essenziale nell'ambito di una tavolozza equilibrata.
Nel 1824 la "Société d'encouragement pour l'industrie nationale" offrì un premio di 6000 franchi a chiunque fosse in grado di mettere a punto un oltremare vero (ma sintetico) che costasse meno di 300 franchi al chilo; dopo quattro anni e varie miscele improponibili a base di ferrocianuro ferrico e blu cobalto, Jean Baptiste Guimet mise a punto la sua ricetta, incassando il premio. L'intuizione fu di far riferimento alle analisi chimiche della pietra originale, disponibili da un ventennio (sostanzialmente silicato di sodio e alluminio con tracce di zolfo e calcio), ricomponendole in laboratorio. Il pigmento così ottenuto aveva un prezzo di circa 800 franchi al chilo, in un periodo storico in cui il lapislazzuli naturale ne costava 10.000. Dopo un solo mese rispetto a Guimet, in maniera indipendente, il chimico tedesco Christian Gottlob Gmelin presentò il suo oltremare sintetico, ugualmente buono, reclamando il primato, che però gli fu negato.
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Klein, al netto delle varie autocelebrazioni e forzature, non creò un pigmento, ma lo utilizzò per ottenere un colore pronto. Ciò che fece, in altre parole, fu di cercare un legante alternativo, da unire a un pigmento già ben conosciuto e utilizzato da oltre un secolo. In quel periodo l'oltremare sintetico veniva legato con varie tempere (uovo, colla, gomme varie), e ovviamente con olii seccativi o semiseccativi (lino, noce, papavero); inoltre, come il fratello derivato da pietra, era sensibilissimo alla calce (nell'affresco il blu oltremare poteva essere usato esclusivamente a tempera, quindi a secco e non a fresco). Tuttavia era iniziata l'era delle resine sintetiche, e la scelta cadde su un acetato di polivinile, dotato di altissima capacità legante, neutro sul pigmento, efficace a percentuali molto basse, le quali consentivano al colore ottenuto stabilità e intensità, secondi solo alle tradizionali tempere a gomma o a uovo, tecnicamente più problematiche ed esigenti una perizia tecnica che Klein, in buona sostanza, non possedeva. Effettivamente brevettò la sua formulazione, che però fu snobbata da tutti i produttori, già al lavoro o in possesso di proprie formule estremamente efficaci. Per dire, la francese Bourgeois (poi unitasi con Lefranc) aveva iniziato silenziosamente e senza trambusto la formulazione di un colore vinilico già nel 1946, commercializzando nel 1954 la propria "Flashe"; un colore legato con acetato di polivinile, di alta fascia, prodotto ancora oggi da Lefranc&Bourgeois con l'eccellente formula originale.
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Per chi fosse curioso, metto il link a un video dove si mostra come viene estratta la lazurite dalla pietra di lapislazzuli. Da notare che ciò che oggi viene normalmente venduto come pigmento di lapislazzuli è ciò che si vede a 1:14, un composto molto lontano dal Blu di Fra' Angelico, e di pregio estremamente inferiore.
È davvero bello sapere cosa c'è dietro le cose, spesso date per scontate ma che in realtà sono il risultato di studi e sperimentazioni.
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Blu di Giotto, il blu perfetto .
Speravo nel tuo intervento. Grazie delle importanti precisazioni
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Sugli inchiostri che più si avvicinano al "blu di Giotto" cosa ne pensi ?
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Grazie davvero: storia interessantissima!
P.S. per me il blu perfetto è Asa Blue di Diamine, ma si potrebbe parlarne all’infinito..
Edito: ho detto una stupidata. Qui si parla del blu più simile al “blu di Giotto”, ma Asa blue per quanto profondo contiene credo quella punta di giallo che lo porta fuori target
P.S. per me il blu perfetto è Asa Blue di Diamine, ma si potrebbe parlarne all’infinito..
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Edito: ho detto una stupidata. Qui si parla del blu più simile al “blu di Giotto”, ma Asa blue per quanto profondo contiene credo quella punta di giallo che lo porta fuori target
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Ce ne sono diversi, e non per forza neutri, perché anche il lapislazzuli naturale può avere varie sottosfumature. Sono ben lontano dal conoscere tutti i blu in circolazione, quindi faccio necessariamente riferimento a ciò che ho e conosco. Ricordo vicini il Diamine Velvet blue e il Private Reserve DC Supershow blue (davvero bellissimo, ma forse appena più chiaro), ma anche un Noodler's che ora non mi viene in mente.novainvicta ha scritto: ↑domenica 7 agosto 2022, 16:39Speravo nel tuo intervento. Grazie delle importanti precisazioni
Sugli inchiostri che più si avvicinano al "blu di Giotto" cosa ne pensi ?
Sai che anche Asa Blue ha una certa attinenza con alcuni tipi di azzurrite (un carbonato basico di rame)? Non è lapislazzuli, ma si tratta di un pigmento ugualmente storico e importantissimo, che nella sua versione più profonda e neutra veniva spesso confuso col fratello più costoso. Fu anche usato per falsificare il lapislazzuli, mescolandolo con indaco e smaltino (anche all'epoca succedevano certe cose...).Silvia1974 ha scritto: ↑domenica 7 agosto 2022, 16:44 Grazie davvero: storia interessantissima!
P.S. per me il blu perfetto è Asa Blue di Diamine, ma si potrebbe parlarne all’infinito..
Edito: ho detto una stupidata. Qui si parla del blu più simile al “blu di Giotto”, ma Asa blue per quanto profondo contiene credo quella punta di giallo che lo porta fuori target
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Attualmente il miei blu di riferimento sono il Diamine Velvet Blue ed il Private Reserve Electric Blue. Preferisco il primo perché mi da meno problemi di macchie (l’Electric Blue ci mette un po’ ad asciugare).
Alfredo
P.S. anche l’ultramarine blue della Caran D’Ache è molto bello, ma si trova solo nella confezione della Caran D’Ache Leman Klein Blue
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Asa Blue è più chiaro; Il Velvet blue mi sembra meno luminoso. Ad onor del vero sono stato indeciso fino all'ultimo se inserire tra i primi tre il Private Reserve DC ed anche il Leonardo Blu Mediterraneo ma forse per quel lieve tono in meno di saturazione li ho esclusi, comunque bellissimi.
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il Leonardo Blu Mediterraneo mi piace un bel po'novainvicta ha scritto: ↑domenica 7 agosto 2022, 18:57 Asa Blue è più chiaro; Il Velvet blue mi sembra meno luminoso. Ad onor del vero sono stato indeciso fino all'ultimo se inserire tra i primi tre il Private Reserve DC ed anche il Leonardo Blu Mediterraneo ma forse per quel lieve tono in meno di saturazione li ho esclusi, comunque bellissimi.
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Interessante il Leman Klein Blue, siceramente non l'ho provato. Mi sembra però che abbia dei riflessi sul viola o sbaglio?alfredop ha scritto: ↑domenica 7 agosto 2022, 18:43 Attualmente il miei blu di riferimento sono il Diamine Velvet Blue ed il Private Reserve Electric Blue. Preferisco il primo perché mi da meno problemi di macchie (l’Electric Blue ci mette un po’ ad asciugare).
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Grazie delle informazioni, molto interessante !!
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Blu di Giotto, il blu perfetto .
Monet63 ha scritto: ↑domenica 7 agosto 2022, 18:25
Ce ne sono diversi, e non per forza neutri, perché anche il lapislazzuli naturale può avere varie sottosfumature. Sono ben lontano dal conoscere tutti i blu in circolazione, quindi faccio necessariamente riferimento a ciò che ho e conosco. Ricordo vicini il Diamine Velvet blue e il Private Reserve DC Supershow blue (davvero bellissimo, ma forse appena più chiaro), ma anche un Noodler's che ora non mi viene in mente.
Per i Noodler's (oggi non citerò il Baystate ...) credo che ci si possa riferire al Baltimore Canyon Blue e al Liberty's Elysium (stupendi entrambi) e che potrebbero tranquillamente rivaleggiare con quelli proposti all'inizio della discussione. Il Private Reseve DC Supershow Blue citato, è altrettanto bello e non dà alcun problema alle penne (mi sento di tenerlo vicino al Private Reserve American Blue, un altro dei miei preferiti). Anche Monteverde ha una Special Edition 2018 che pure si chiama DC Supershow Blue e che mi sento di consigliare. Per provare cose esotiche: Krishna Urban Series Peacock Blue (da vedere ...). Basta, non si finirebbe più di ... comprare