facciamo delle supposizione per capire i motivi per cui i produttori siano così pressapochisti nel controllo qualità
Gioie e amarezze stilografiche
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Gioie e amarezze stilografiche
Il mio approccio con le stilografiche è la celebrazione della banalità: prima ancora dell'estetica, del vestitino e quant'altro, la penna deve essere impeccabile nel suo compito; se non lo è, per me è da accantonare, e in futuro potrò - a seconda della frequenza dei problemi - evitare quel determinato marchio, fino a porlo in una vera e propria lista nera.
L'esemplare difettoso può sempre capitare, ma se capita troppo di frequente io quella marca non la considero più. Ad esempio, dopo una ventina di Pelikan (tutte serie M) ne ho trovata una (M600) con pennino EF leggermente problematico, e dato che il difetto è davvero minimo (si verifica solo in certe situazioni) sto decidendo il da farsi. E' chiaro che il marchio, in questo caso, continua a godere della mia massima stima e fiducia.
Evito, tuttavia, di basarmi sulle esperienze altrui on-line, perché non conosco la perizia di chi scrive. Va da sé che le penne difettose esistono davvero, ma il mio approccio si basa sempre e solo su esperienza personale o di chi - stilograficamente parlando - conosco bene.
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L'esemplare difettoso può sempre capitare, ma se capita troppo di frequente io quella marca non la considero più. Ad esempio, dopo una ventina di Pelikan (tutte serie M) ne ho trovata una (M600) con pennino EF leggermente problematico, e dato che il difetto è davvero minimo (si verifica solo in certe situazioni) sto decidendo il da farsi. E' chiaro che il marchio, in questo caso, continua a godere della mia massima stima e fiducia.
Evito, tuttavia, di basarmi sulle esperienze altrui on-line, perché non conosco la perizia di chi scrive. Va da sé che le penne difettose esistono davvero, ma il mio approccio si basa sempre e solo su esperienza personale o di chi - stilograficamente parlando - conosco bene.
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L’opera d’arte è sempre una confessione.
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Se io faccio un lavoro malfatto è colpa mia, se il lavoro malfatto non viene percepito come tale, non vuol dire che il mio lavoro malfatto è colpa di chi non lo capisce, continua ad essere colpa mia. Inoltre non sono soltanto colpevole di lavorare male, sono anche colpevole di approfittare dell'ignoranza altrui.FinancialAdvisor ha scritto: ↑sabato 6 agosto 2022, 15:09Mi sembra che Lei, negandola, abbia confermato la mia tesi.Maruska ha scritto: ↑venerdì 5 agosto 2022, 23:01 Non è colpa degli acquirenti è colpa dei produttori: ci sono acquirenti che comprano le penne per puro collezionismo, conoscevo un signore che comprava Visconti Van Gogh di continuo, ma non ne ha mai usata una, quindi Visconti con questa persona andava tranquillo, già con me non va tranquillo, gliene ho rispedito indietro due. Poi forse ci sono acquirenti dalla "bocca buona" che se il pennino gratta non fa niente, se salta non fa niente, se, se, se.... e tanti altri se. Poi ci sono gli acquirenti che non si accontentano e mandano le penne indietro. Ora bisognerebbe sapere qual è la percentuale di acquirenti facili e di acquirenti difficili. Un controllo qualità è doveroso da parte di un produttore, sia che venda a persone facili sia che venda a persone difficili. Ma forse non è conveniente e si spera negli acquirenti che comprano, ma che non scrivono.
Sapere qual é la percentuale di "acquirenti facili" e di "acquirenti difficili" non é difficile.
-Il mercato delle penne di lusso di alcune marche é costituito in stragrande maggioranza da collezionisti ("acquirenti facili").
Queste aziende danno ai loro clienti ciò che essi vogliono: materiali pregiati, estetiche inebrianti, nuovi modelli, edizioni limitate etc.
Perché dovrebbero spendere soldi nel controllo della qualità di scrittura per penne che nella maggioranza dei casi non verranno mai inchiostrate?
-La minoranza costituita dagli utilizzatori rassegnati (anch'essi "acquirenti facili")
ormai accetta tale difettosità come caratteristica intrinseca del prodotto e ritiene normale il fatto di dover mandare in assistenza una penna nuova.
-Coloro che effettuano il reso delle penne difettose ("acquirenti difficili")
sono così pochi da costituire una sparuta minoranza anche all'interno di un mercato di nicchia:
é evidente che il danno arrecato da questi ai fatturati delle aziende é nullo o trascurabile.
Se le percentuali fossero diverse queste aziende avrebbero già chiuso i battenti e portato i libri in tribunale.
Il controllo qualità é un fase produttiva molto onerosa;
la sua "doverosità" da parte del produttore é un concetto molto bello ma che fa a pugni con la massimizzazione del profitto.
Le fette di mercato ipotizzate sopra ci confermano che evidentemente é più economico "aggiustare" gli esemplari che tornano in assistenza
piuttosto che controllare che tutte le penne che escono dalla fabbrica scrivano.
Questa situazione, inverosimilmente, invece di creare, come in altri settori, un "danno reputazionale"
(flessione degli utili derivante da una percezione negativa dell'immagine dell'azienda da parte di clienti)
diviene occasione per gli "utilizzatori rassegnati" per esaltare l'eccellente servizio post vendita dei produttori di soprammobili a forma di stilografica.
Bisogna ringraziare la Marca X per avermi rifilato una penna che non scrive o scrive male,
di cui mi sono immediatamente dovuto privare per mandarla due mesi in assistenza,
e che finalmente ora esegue in maniera autonoma complicati interventi di neurochirurgia della colonna vertebrale...ah, no, scrive...
La colpa é dei produttori? I produttori danno al mercato quello che il mercato chiede cercando di massimizzare i profitti!
La colpa é dei consumatori che continuano ad acquistare quelle penne!
Maruska
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FinancialAdvisor ha scritto: ↑sabato 6 agosto 2022, 15:09Ciao, il tuo ragionamento non fa una piega, anzi una si… se tendenzialmente i clienti di queste aziende sono collezionisti non utilizzatori, perché dovrebbero smettere di comprare? Si desume che dovrebbero smettere solo i rassegnati e i pretenziosi (passami il termine, io sono uno di questi ultimi e sono un sostenitore della tua indignazione) quindi dovrebbero smettere di comprare solo la minima parte dei loro clienti, ecco che se anche smettessero domani, forse il danno economico sarebbe talmente piccolo da non indurli a rivedere la loro politica di controllo della qualità. Quindi sono convinto a malincuore che le cose non cambieranno.
Detto ciò, io sono un pretenzioso ecco perché non ho ancora comprato una Visconti Van Gogh o una una Visconti in generale. Non voglio rischiare di dovermi sbattere per mandarla in assistenza. Sono assolutamente d’accordo con te quando dici che elogiare un’azienda perché ha aggiustato in post vendita una penna difettosa o assemblata male non ha alcun senso. Hanno solo fatto il loro dovere, anzi. Viceversa ho letto di utenti che possiedono penne da tantissimi anni che poi si son rotte e mandatele in assistenza si son visti fare la riparazione o la sostituzione di una parte gratis anche se la garanzia era palesemente scaduta. Questi, per me, sono esempi di assistenza da elogiare.
Fabio
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Già questo è un (non) dato di fatto spacciato per assioma.
Dato che qui si parla di Leonardo, quali sono i numeri effettivi di produzione, di vendita, di assistenza post-vendita?
Come si possono scrivere paper da guru dell'economia aziendale senza avere la benché minima idea dei volumi di Leonardo? (Non mi riferivo e non mi riferisco a te, sia chiaro).
I grandi numeri fanno statistica, i piccoli e i minuscoli no.
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Credo che questo sia l'approccio corretto ed è quello che mi trova d'accordo. Non si può "sentenziare" su questa o quella marca che lavora male basandoci sul nostro piccolo orto.
Riassumo la mia esperienza:
Pelikan: M800 mandata subito in assistenza perché grattava e rientrata con pennino che non era stato sistemato; M1000 mandata in assistenza per railroading, difetto riconosciuto e pennino sostituito.
Pilot: mandate in assistenza una 823 ed una 912 appena arrivata. Pennino stub della Capless sistemato da me appena arrivata per disallineamento rebbi.
Sailor: 1911 standard con pennino zoom arrivata nuova con rebbi disallineati, sistemata da me.
Lamy: pennino oro OM arrivato con rebbi disallineati, sistemato da me.
Aurora 88 Big: non scriveva proprio, pennino sostituito.
Posso scrivere di tutte queste marche che non sanno lavorare come se la mia esperienza rappresentasse un campione significativo? Io penso di no.
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Ma siete sicuri che le penne servano per scrivere e non per essere principalmente regalate ?
32 MB 146 su subito e 92 MB 146 su ebay (tanto per dare due numeri a Bons). Son tutte penne che non scrivono ? O son regali da monetizzare ?
PS
Di pennini stretti se ne trovano anche tra le vintage.
Tipicamente con scatola, documenti, e finestre inchiostro ultratrasparenti.
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PS
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Tipicamente con scatola, documenti, e finestre inchiostro ultratrasparenti.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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Io una Platinum o una Pilot belle a 200 euro devo ancora vederleFinancialAdvisor ha scritto: ↑sabato 6 agosto 2022, 16:13
rispetto ad una meno cara Platinum Izumo Urushi o Pilot 845 Urushi (entrambe scrittrici impeccabili dotate di pennino proprietario).
p.s. il costo del lavoro in Giappone non é a buon mercato ed il loro prezzo include in più anche spedizione internazionale e dazi
uguali, precisi identici a quelli fatti a macchina....![]()

Scrivono bene ma per averne una bella devi andare sulle laccate ed il prezzo è più del triplo, viceversa di italiane belle a 200 euro ne conosco varie e scrivono anche bene (sarò stato fortunato)
Cesare Augusto
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Concordo con Bons e aggiungo: occorre paragonare il costo annuale del controllo di qualità con quello annuale degli interventi in garanzia (non quelli necessari ma quelli effettivamente richiesti). Se gli interventi preventivi sono l’eccezione, conviene eliminare il controllo di qualità e risolvere con l’assistenza se i costi sono minori.Bons ha scritto: ↑sabato 6 agosto 2022, 17:47Già questo è un (non) dato di fatto spacciato per assioma.
Dato che qui si parla di Leonardo, quali sono i numeri effettivi di produzione, di vendita, di assistenza post-vendita?
Come si possono scrivere paper da guru dell'economia aziendale senza avere la benché minima idea dei volumi di Leonardo? (Non mi riferivo e non mi riferisco a te, sia chiaro).
I grandi numeri fanno statistica, i piccoli e i minuscoli no.
Lo so, è brutto ma ... .
Aggiungerei che occorre distinguere tra errori di progettazione e errori di esecuzione.
Ultima modifica di Polemarco il sabato 6 agosto 2022, 20:33, modificato 1 volta in totale.
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Oh, finalmente qualcuno che lo dice forte e chiaro....

Il tema sta diventando stucchevole: se non erro è il terzo thread in due settimane
Venceremos.
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è brutto, sìPolemarco ha scritto: ↑sabato 6 agosto 2022, 20:30Concordo con Bons e aggiungo: occorre paragonare il costo annuale del controllo di qualità con quello annuale degli interventi in garanzia (non quelli necessari ma quelli effettivamente richiesti). Se gli interventi preventivi sono l’eccezione, conviene eliminare il controllo di qualità e risolvere con l’assistenza se i costi sono minori.Bons ha scritto: ↑sabato 6 agosto 2022, 17:47
Già questo è un (non) dato di fatto spacciato per assioma.
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Lo so, è brutto ma ... .
Aggiungerei che occorre distinguere tra errori di progettazione e errori di esecuzione.

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Ma c’e un corollario: se le penne sono progettate bene e l’esecuzione pure, le ipotesi di assistenza si riducono al minimo.
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esatto, è quello che penso io
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Ma allora bisogna avere le grandezze come dice Bons
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le grandezze mi sembra che le marche che solitamente menzionamo ce l'abbiano
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