mi associo all’avvilimento. C’è appena stata la prima prova della maturità e immagino quali scene si siano viste e che belle grafie ordinate si siano sfoggiate.
Come dice lukogene, la classe docente media non è avvezza (magari quelli veramente avversi sono pari a quelli favorevoli) all’uso di uno strumento come la stilografica. La biro è più facile: se cade non si fanno danni quasi mai, non schizza inchiostro, non si secca, non richiede manutenzione di nessun tipo. Con classi da 25-30 alunni, ci vorrebbe il ritorno dei bidelli che passano mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni a fare ispezione delle penne, ma non è che ci sia il tempo di ripristinarne 7-10 che si sono seccate perché si è inavvertitamente aperto il cappuccio imbrattando di inchiostro tutto l’astuccio, il quaderno a contatto e 1/4 dello zaino.
L’unica vera alternativa alla biro, in termini di semplicità di gestione, è calamaio e pennino (fosse anche in forma di una stilografica, ma usata per intinzione*) proprio per la facilità di gestione. Se serve, si dà una lavata al pennino e torna nuovo.
*qui vedo una bella possibilità di innovazione: si potrebbe sviluppare un sistema di “caricamento passivo” (mi immagino una sorta di spugnetta sopra l’alimentatore che, intingendo la penna, si inzuppi con l’inchiostro che risale per capillarità aumentando l’autonomia della penna) oppure attivo come i nostri, ma semplificato (tipo pipetta contagocce con bulbo morbido per prelevare un’aspirata di inchiostro alla volta)
I costi di produzione da affrontare per attrezzare una filiera sono quasi esclusivamente quelli iniziali: si tratta di mettere insieme 4 stampi (cappuccio, sezione, fusto e alimentatore sempre che non si decida di fornirsi da Jowo dell’intero gruppo scrittura) e una linea di assemblaggio e controllo qualità.
Facendo una proiezione molto (ma davvero molto!) sommaria, valuterei che ogni anno entrano nelle scuole 500.000 nuovi alunni (
Tab. 5 dice 2.500.000 alunni della scuola primaria, diviso 5 classi…) e che ognuno ha bisogno di una sola penna, più altrettante per ripristinare quelle che si danneggiano degli alunni più grandi. Diciamo un milione di pezzi prodotti all’anno, significa 4500-5000 penne al giorno stampate e assemblate che NON sono impossibili da produrre con un solo stampo per parte.
Se immaginiamo che ogni stampo produca 25 pezzi tutti uguali con un tempo di 90 secondi per ciclo di stampa (calcolato pessimisticamente, probabilmente ne bastano 30, ma tengo conto di attrezzaggi vari, avvio macchina, ecc) si arrivano a produrre 1000 pezzi/ora, 8000 pezzi/giorno (1 solo turno di lavoro) e 1.600.000 pezzi/anno (200 giorni lavorativi). Per questa parte, a spanne, si può facilmente arrivare a 2 milioni di € considerando 250.000€ per ogni stampo e altrettanti per la pressa che lo monta, più lo stipendio di 4 persone che attrezzino e seguano la produzione.
A questo si deve aggiungere l’affitto di uno stabile di almeno 1000mq (circa 30.000€/mese = 360.000€/anno) più corrente che non so stimare.
Il vero lavoro sta dopo: l’assemblaggio delle parti conviene che sia fatto a mano (per iniziare è impensabile allestire un impianto automatico). Allineamento corretto del pennino sull’alimentatore, inserimento nella sezione, avvitare il fusto e incappucciare la penna potrebbe arrivare a prendere un minuto e una persona normale non regge questo ritmo per 8 ore filate. Diciamo che tra pause caffè/sigaretta, pranzo, distrazioni varie, eccetera la resa sia di 6 ore effettive su 8. In quelle 6 ore si assemblano 360 penne. Nella più rosea delle ipotesi, 14 persone possono sopperire all’assemblaggio, considerando malattie e ferie ce ne vogliono almeno 16 molto disciplinate da pagare 30-32 mila euro l’anno lorde (fanno altri 500.000€/anno).
Ancora non abbiamo parlato di controllo qualità, imballaggio, logistica, contabilità, uffici commerciale e acquisti, consulenti vari per sicurezza, antincendio e commercialista e stiamo facendo fare i pennini alla Jowo (che non ce li regalerà di sicuro).
Se una potenziale consociata dovesse convincere io MIUR a rendere obbligatorie ed esclusive le sue stilografiche, forse non se la caverebbe con 50€/penna. A quel punto il MIUR direbbe “le Preppy costano 7€/penna, se chiamo direttamente Platinum e ordino 1 milione di penne me le faranno anche a 4€”.
In concorrenza ci si metterebbero anche tutte le cinesi e buonanotte.
Scusate per il pippone esagerato, ma non credo che l’analisi di mercato non sia stata fatta. Ve ne ho proposto rapidamente solo una parte, raffazzonata con stime alla buona, ma assolutamente realistiche (uno stampo costa molto facilmente 250.000€ e non sono convinto che possa fare bene 25 impronte. Magari per pezzi semplici come la sezione o fusto e cappuccio si, ma gli alimentatori sono complessi e facilmente il prezzo raddoppia. Un operaio costa realmente 30-32.000€/anno all’azienda. 30.000€/mese per 1000mq è il costo di affitto di un capannone senza illuminazione, antincendio, finestre, acqua o altro confort, non coibentato e non riscaldato nella zona di Busto Arsizio).
Essendo mercato così di nicchia, può benissimo essere che Aurora, Leonardo e Montegrappa non abbiano nemmeno i soldi per l’investimento iniziale.