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La solita premessa saltabile
Fa strano essere qui a parlare di una penna che fino a poco tempo fa (e per molto tempo) è stata una delle mie "penne del desiderio".
Desiderio per più di un motivo: in genere si desidera con maggiore forza ciò che non si può avere. E' semplicemente umano. Questa penna è del 2008, prodotta in 1618 esemplari e uscita dai canali ufficiali da tempo. Ne appare ogni tanto qualche esemplare sul mercato dell'usato ma c'è sempre qualcosa che non va: la misura del pennino, qualche graffietto qua e là, l'impossibilità di capire se si stia prendendo un esemplare difettoso e i pericoli connessi a spedizioni a volte intercontinentali. Viceversa, i negozi fisici sparsi nel mondo che ne hanno qualche esemplare invenduto hanno spesso prezzi inaccessibili proprio per l'estrema difficoltà di reperimento.
Insomma, nonostante queste premesse fantozzianamente sfavorevoli, in questo momento ce l'ho in mano e la sto guardando.
E non l'ho rubata.
In effetti in questo caso deus ex machina è stato proprio Dante, è andata più o meno così: l'ho contattato per avere chiarimenti sul sistema di riempimento di questa penna che mi interessava da sempre. In effetti sono/erano presenti sul mercato diverse versioni e la cosa mi aveva un po' confuso, su internet non ero riuscito ad avere le idee chiarissime (poi spiegherò perchè). Insomma dopo qualche chiarimento, mi fa sapere (sua sponte, non gliel'avevo nemmeno chiesto) che è riuscito in qualche a trovarne un esemplare (LE). Un'occasione che non poteva sfuggirmi e che in effetti ha visto il suo lieto fine, dato che sono qua a parlarne
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Mi telefona il direttore dello showroom di Firenze domenica scorsa, "sig. Rogozin, ho la penna!" Penso: "perfetto, la prenderò con calma in settimana", Appena finito di pensare "... settimana" mi scopro misteriosamente davanti al suddetto showroom, non mi resta che entrare...
Detto questo, parliamo della penna.
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Seguendo un ordine non logico, parto dal sistema di riempimento (in genere ne parlo più in là nel corpo della recensione) perchè è l'elemento discriminante tra i modelli e fa (o cerca di fare) un po' di chiarezza sull'argomento.
Come dicevo sopra, due parole sulle differenti versioni. E' uscita nel 2008 in 1618 esemplari simultaneamente alla sua versione regular. La differenza risiede soltanto nel sistema di caricamento, che in quest'ultima è attivato da uno stantuffo (sul mercato americano è conosciuta come Desert Falls) a rotazione mentre nella LE è costituito dal "push pull touchdown power filler"(...supercalifragilistichespiralidoso...), una sorta di siringa rovesciata come quella della Vertice Nato-Russia per intendersi.
Entrambi i meccanismi sono attivati premendo il bottone di fondo, la cui molla fa si che il dispositivo venga espulso per essere girato nel caso dello stantuffo o premuto nel caso della siringa. Sulla LE è inoltre presente una finestra d'inchiostro, mentre sulla regular questa è assente ed è sostituita da una veretta. Ho voluto la LE anche per questo, non che la veretta sia brutta ma per la mia esperienza con altre penne ho notato che tende a riempirsi di micrograffietti, opacizzandosi un po'.
La Divina Desert Springs è stata riproposta quest'anno, in versione regular ma numerata.
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L'ispirazione della penna, come suggerisce il nome, è la divina proporzione (che è anche il nome della sua sorella maggiore, la quale ha invece la celluloide color legno e gli spigoli segnati con fili d'argento), sezione aurea, proporzione aurea e tutte le altre definizioni con le quali è nota tale proporzione geometrica (espressa con 1:1,618). E' il rapporto che si trova alla base di tutta l'esistenza, dalla biologia all'arte, dalle percezioni estetiche alla matematica con interessanti excursus esoterici. Mi fermo qua sull'argomento perchè è talmente ampio che abbisognerebbe di un forum tutto per sè
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L'impatto visivo è quello che mi ha spinto, dopo un bel po' di tempo a ponderare e corteggiare, all'acquisto. Personalmente trovo particolarmente ipnotiche le volute blu con screziature bianche sul corpo terracotta (quel colore che è stato chiamato "sorgenti del deserto"). Ci sono combinazioni di colori che a livello più o meno inconscio colpiscono e conquistano, e non si possono spiegare. Quindi cosa ho adorato io (ammetto che si tratta di colori non proprio sobri) può repellere altri.
Il materiale utilizzato è la celluloide, composto che secondo me meglio di altri è in grado di coniugare gradevolezza al tatto (liscia e tiepida com'è) a profondità di colore.
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La cosa che però più mi fa apparire questa penna come unica (almeno nella mia collezione) è la particolare lavorazione che fa si che le sfaccettature avvolgano il fusto a spirale. Credo non sia facile a livello produttivo.
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(foto da diverse angolature per evidenziare le sfaccettature a spirale, anche se dalle foto si capisce male).
Feeling in mano, peso e dimensioni.
Come dicevo sopra, il contatto con la superficie di celluloide è gradevole. La penna è "grande", sarà un paio di millimetri più lunga della Wallstreet limited e della Homo Sapiens, pesando comunque leggermente meno di quest'ultima. Senza il cappuccio calzato è perfettamente bilanciata, viceversa mettendo il cappuccio... no, non mi chiedete nemmeno di provarci
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Altra notazione meccanica, prima di passare alle prove di scrittura: la penna usa il sistema di chiusura "a baionetta", già visto sulla HS e sulle recenti Opera (in sostanza su tutte quelle di fascia alta prodotte dal 2006 in poi se non sbaglio). Niente aperture accidentali quindi. Consiglio: se proprio volete far provare la vostra penna, spiegate questo sistema prima che lo sventurato ci provi da sè.
Pennino e scrittura.
Come al solito, eccoci al cuore di questa chiacchierata: il pennino è un EF di palladio, bicolore. Credo però che al di là del pennino identico, per ogni modello vi siano fattori e interazioni (condotti, forma dell'alimentatore etc etc) che alla fine risultano, a parità nominale di tratto, molto diversi e con peculiarità proprie.
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Il caveat è il solito: per fare queste prove uso in genere carte scadenti (o meglio, normale carta da fotocopie) perchè parto dal presupposto che se una penna mantiene buone qualità su queste, la cartina di tornasole è ancora più indicativa.
Il consiglio è quello di usare lo zoom, anche se una certa perdita di qualità durante la digitalizzazione c'è per forza.
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Insomma, in definitiva non ho rilievi da fare. Anche perchè se ne avessi non sarebbe stata una delle mie "penne del desiderio"(realizzato).
Le eventuali osservazioni e critiche(aspetto poco sobrio, macchinosità del caricamento), se rigirate, sono invece proprio tra gli elementi che me l'hanno fatta prendere
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Quindi non credo di avere altro da dire se non salutarvi da parte dell'orsetto Rogozin, che approva anche questa penna (ormai tutto passa attraverso il suo scrutinio) .
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Saluti anche da Spugna, che non capisce ma apprezza.
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