Un’osservazione apparentemente banale, ma che porta qualche volta a riflessioni amare quando, acquistata una penna realizzata con materiali e finiture di pregio, sborsando il relativo ed ingente ammontare, ci si trova di fronte ad uno strumento che non scrive a dovere. In questi casi, è inevitabile che il pensiero corra a quelle stilografiche da pochi euro che, pur nella loro semplicità e povertà, scrivono sempre e bene, non tradendo mai la fiducia del loro proprietario.
Oggi vi presento una penna che qualcuno definirebbe di basso lignaggio: la Kaweco Perkeo.
Il nome, in realtà, non è casuale ed affonda le sue radici nella storia. Non mi riferisco al personaggio nato nel 1702 a Salorno, ma al primo utilizzo di questo nome nel mondo della stilografica.
Successivamente, almeno così mi pare di poter dire, fu introdotto il modello 708, sempre in ebanite, lungo 142,5 mm, che aveva il fusto cesellato, perdeva l’appellativo ornitologico ma riportava il nome “Perkeo” sul corpo ed era equipaggiato con un pennino d’oro a 14 carati n. 2 di fabbricazione Morton, ditta americana che era considerata la più antica fabbrica di pennini in oro del mondo e che ben presto Kaweco avrebbe acquisito.
In seguito, l’offerta delle Perkeo s’allargò, includendo anche stilografiche con pennino rientrante, nelle quali il nome era riportato sul cappuccio.
Passò quasi un secolo e nel 1997 Horst Gutberlet disegnò la nuova Perkeo, che fu immessa sul mercato nel 2017, ben 10 anni dopo, dal figlio ed attuale CEO di Kaweco, Michael Gutberlet.
Così come alle origini, anche la nuova Perkeo si rivolge principalmente ad un’utenza vasta, che necessita d’uno strumento di scrittura affidabile, pratico e di basso costo. In buona sostanza, v’è una notevole continuità filosofica fra questa penna moderna e le sue antenate di più d’un secolo fa.
In effetti, come dichiara lo stesso produttore, la vocazione della Perkeo è quella d’uno strumento di scrittura dedicato agli studenti molto giovani, oppure a chi desidera affacciarsi al mondo della stilografica. La mancanza d’una clip suggerisce subito come la Perkeo sia una penna da astuccio o da scrivania. L’impugnatura a sezione triangolare impone la giusta posizione alla mano, svolgendo così una funzione educativa.
A distanza di qualche tempo, acquisite ed apprezzate le Kaweco Dia2 e Student e pur dubbioso a causa dell’impugnatura di sezione triangolare, mi sono deciso a dare una possibilità anche alla Perkeo.
E non me ne sono pentito.
Ma ecco le dimensioni principali:
- lunghezza chiusa: 140 mm
- lunghezza aperta: 132 mm
- lunghezza aperta con il cappuccio calzato: 162 mm
- lunghezza della sezione: 28 mm
- lunghezza del cappuccio: 61 mm
- diametro massimo del fusto: 13 mm
- diametro massimo del cappuccio: 16 mm
- peso (carica): 14 gr
- peso del cappuccio: 5 gr.
La penna è partita subito, agevolmente e senza operazioni di lavaggio preliminari, dopo aver inserito la cartuccia ed atteso i canonici 120 secondi.
E’ una stilografica grande, che s’impugna bene e confortevolmente: l’impugnatura a sezione triangolare, almeno per me, è molto più comoda di quella della Parker 75.
La scrittura è agevole anche a cappuccio non calzato; la leggerezza dei componenti consente entrambe le soluzioni, senza alterare in modo significativo il bilanciamento, e permette lunghe sessioni di scrittura senza affaticare la mano.
Il cappuccio, di sezione ottagonale, evita i rotolamenti della stilografica, che per la verità dispone anche d’un fusto a 16 facce che tende a contrastarli, seppur meno decisamente. Le sfaccettature, frutto d’uno stampo elaborato, donano alla penna una certa personalità estetica ed una notevole originalità.
La chiusura avviene con uno scatto molto convincente, grazie al contro-cappuccio interno, che oltre ad assicurare la posizione di chiusura impedisce che l’inchiostro si secchi.
Interessante ed apprezzabile il fatto che, nel riavvitare il corpo sulla sezione, la fase finale dell'operazione è dichiarata da una sorta di “scatto ammortizzato” (frutto dell’inserimento nell’asola ricavata nella sezione d’un riscontro stampato all’interno del corpo), che certifica la fine dell’operazione ed evita pericolose forzature “di sicurezza”.
Anche questo dettaglio fa comprendere agevolmente come, seppur economico, questo prodotto sia studiato per durare: una filosofia di fabbricazione sempre più rara di questi tempi ed un tratto distintivo, per quanto mi suggerisce la mia esperienza, della produzione Kaweco.
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