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19-20 ottobre 2024 - Hotel Palazzo Alabardieri, via Alabardieri n. 9
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Le bufale: arrivare a guerra finita…
- piccardi
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Le bufale: arrivare a guerra finita…
Un altro articolo della serie sulle bufale, sempre in parallelo al blog.
Dopo una serie di bufale estere, riprendiamo la serie con una bufala nostrana, che riguarda una delle penne italiane considerate fra le più desiderabili sul piano collezionistico, la Etiopia della Aurora. La storia in questione è quella che narra come la penna sia stata realizzata dall’Aurora per essere fornita in dotazione agli ufficiali dell’esercito partecipanti alla campagna di Etiopia.
La penna infatti ha le caratteristiche tipiche delle cosiddette trench-pen già prodotte da altre aziende (come Parker e Swan) per essere usate al fronte durante la prima guerra mondiale. Si tratta cioè di una penna con caricamento a contagocce dotata di un fondello rimuovibile utilizzato come serbatoio per le pastiglie di inchiostro, in modo di consentire l’uso della penna anche in condizioni estreme come quelle delle trincee o, nel caso in questione, del deserto.
Per caricare una trench-pen basta infatti procurarsi dell’acqua con cui riempire il corpo della penna, e poi sciogliervi una delle pastiglie di inchiostro in dotazione alla stessa. Un sistema molto semplice, anche se piuttosto rozzo, con il vantaggio della robustezza.
A differenza delle penne usate nella grande guerra (rigorosamente in ebanite, dato che la celluloide iniziò la sua diffusione come materiale intorno al 1920) l’Etiopia venne prodotta in normalissima celluloide color avorio (uno dei primi impieghi di questo materiale, che portò alla sua creazione era infatti quello di trovare un sostituto per l’avorio nella costruzione delle palle da biliardo e nei tasti dei pianoforti), questo nonostante si fosse in un periodo in cui erano di moda colori sgargianti ed estremamente sofisticati. Ma l’avorio, in tinta unita e senza le variegature e marmorizzazioni tipiche dei materiali usati per le altre penne, trovava la sua giustificazione come una colorazione ritenuta più adatta all’uso della penna nel deserto.
Le storie tramandate dai collezionisti narrano, a seconda delle versioni, che la penna era destinata agli ufficiali in missione in Etiopia o financo esplicitamente prodotta dall’azienda a questo scopo per l’esercito italiano. Questa caratteristica la renderebbe pertanto molto rara, oltre che di grande interesse storico, tanto che in questo articolo di Stylophiles, periodico della associazione dei collezionisti americani (“The Pen Collectors of America“) si parla di una decina di esemplari.
Peccato che ancora una volta tutto questo sia semplicemente falso. In questo caso non si può imputare la propagazione della bufala all’Aurora, la cui sola “colpa” pare sia stata soltanto quella di aver saputo sfruttare abilmente la propaganda del regime fascista riguardo al raggiungimento dell’impero, per immettere sul mercato una penna che ne evocasse il successo.
La storia comunque non regge. Anzitutto occorre notare che la penna compare nei cataloghi dell’Aurora del 1936 e del 1938, quindi a guerra già finita (la proclamazione dell’Impero da parte del regime fascista è del Maggio 1936) ed è pertanto abbastanza evidente che la penna non era stata prodotta per essere consegnata agli ufficiali che dovevano andare in guerra.
Un secondo fatto che costituisce una ulteriore smentita è che la penna veniva commercializzata nei punti vendita dell’Aurora (sono state ritrovate alcune locandine con la menzione della stessa) ed esistono vari espositori dedicati a questa penna, pertanto la produzione a soli fini militari può essere ulteriormente esclusa.
Difficile dire da cosa origini la storia, che ho sentito per la prima volta almeno venti anni fa. Essendo però interessante ed evocativa, e richiamando eventi storici, come per molte altre finisce per l’essere ripetuta acriticamente, dato che alla fine costituisce un buon racconto che può risultare utile per far salire il prezzo della penna oppure, come in questo caso, per riempire un articolo…
Dopo una serie di bufale estere, riprendiamo la serie con una bufala nostrana, che riguarda una delle penne italiane considerate fra le più desiderabili sul piano collezionistico, la Etiopia della Aurora. La storia in questione è quella che narra come la penna sia stata realizzata dall’Aurora per essere fornita in dotazione agli ufficiali dell’esercito partecipanti alla campagna di Etiopia.
La penna infatti ha le caratteristiche tipiche delle cosiddette trench-pen già prodotte da altre aziende (come Parker e Swan) per essere usate al fronte durante la prima guerra mondiale. Si tratta cioè di una penna con caricamento a contagocce dotata di un fondello rimuovibile utilizzato come serbatoio per le pastiglie di inchiostro, in modo di consentire l’uso della penna anche in condizioni estreme come quelle delle trincee o, nel caso in questione, del deserto.
Per caricare una trench-pen basta infatti procurarsi dell’acqua con cui riempire il corpo della penna, e poi sciogliervi una delle pastiglie di inchiostro in dotazione alla stessa. Un sistema molto semplice, anche se piuttosto rozzo, con il vantaggio della robustezza.
A differenza delle penne usate nella grande guerra (rigorosamente in ebanite, dato che la celluloide iniziò la sua diffusione come materiale intorno al 1920) l’Etiopia venne prodotta in normalissima celluloide color avorio (uno dei primi impieghi di questo materiale, che portò alla sua creazione era infatti quello di trovare un sostituto per l’avorio nella costruzione delle palle da biliardo e nei tasti dei pianoforti), questo nonostante si fosse in un periodo in cui erano di moda colori sgargianti ed estremamente sofisticati. Ma l’avorio, in tinta unita e senza le variegature e marmorizzazioni tipiche dei materiali usati per le altre penne, trovava la sua giustificazione come una colorazione ritenuta più adatta all’uso della penna nel deserto.
Le storie tramandate dai collezionisti narrano, a seconda delle versioni, che la penna era destinata agli ufficiali in missione in Etiopia o financo esplicitamente prodotta dall’azienda a questo scopo per l’esercito italiano. Questa caratteristica la renderebbe pertanto molto rara, oltre che di grande interesse storico, tanto che in questo articolo di Stylophiles, periodico della associazione dei collezionisti americani (“The Pen Collectors of America“) si parla di una decina di esemplari.
Peccato che ancora una volta tutto questo sia semplicemente falso. In questo caso non si può imputare la propagazione della bufala all’Aurora, la cui sola “colpa” pare sia stata soltanto quella di aver saputo sfruttare abilmente la propaganda del regime fascista riguardo al raggiungimento dell’impero, per immettere sul mercato una penna che ne evocasse il successo.
La storia comunque non regge. Anzitutto occorre notare che la penna compare nei cataloghi dell’Aurora del 1936 e del 1938, quindi a guerra già finita (la proclamazione dell’Impero da parte del regime fascista è del Maggio 1936) ed è pertanto abbastanza evidente che la penna non era stata prodotta per essere consegnata agli ufficiali che dovevano andare in guerra.
Un secondo fatto che costituisce una ulteriore smentita è che la penna veniva commercializzata nei punti vendita dell’Aurora (sono state ritrovate alcune locandine con la menzione della stessa) ed esistono vari espositori dedicati a questa penna, pertanto la produzione a soli fini militari può essere ulteriormente esclusa.
Difficile dire da cosa origini la storia, che ho sentito per la prima volta almeno venti anni fa. Essendo però interessante ed evocativa, e richiamando eventi storici, come per molte altre finisce per l’essere ripetuta acriticamente, dato che alla fine costituisce un buon racconto che può risultare utile per far salire il prezzo della penna oppure, come in questo caso, per riempire un articolo…
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- Pupa
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
Infatti, io non attribuirei la minima colpa all'Aurora,
forse sono stati solo alcuni collezionisti, negli anni, a tramandarsi una
storia vera, ma un pò romanzata..per così dire.
Io ho sempre letto che l'Etiopia venne fatta per "celebrare" il colonialismo fascista,
quindi in teoria a compimento del colonialismo, e non durante la campagna militare (che poi non è
mai cessata del tutto..)
e in effetti, come dimostrano opuscoli pubblicitari, era venduta a tutti,
e non avevo mai letto della distribuzione "esclusiva" ai soli militari di rango..
credo che queste siano piccole balle recenti..
forse sono stati solo alcuni collezionisti, negli anni, a tramandarsi una
storia vera, ma un pò romanzata..per così dire.
Io ho sempre letto che l'Etiopia venne fatta per "celebrare" il colonialismo fascista,
quindi in teoria a compimento del colonialismo, e non durante la campagna militare (che poi non è
mai cessata del tutto..)
e in effetti, come dimostrano opuscoli pubblicitari, era venduta a tutti,
e non avevo mai letto della distribuzione "esclusiva" ai soli militari di rango..
credo che queste siano piccole balle recenti..
- piccardi
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
Mica tanto recenti.Pupa ha scritto:Infatti, io non attribuirei la minima colpa all'Aurora,
forse sono stati solo alcuni collezionisti, negli anni, a tramandarsi una
storia vera, ma un pò romanzata..per così dire.
Io ho sempre letto che l'Etiopia venne fatta per "celebrare" il colonialismo fascista,
quindi in teoria a compimento del colonialismo, e non durante la campagna militare (che poi non è
mai cessata del tutto..)
e in effetti, come dimostrano opuscoli pubblicitari, era venduta a tutti,
e non avevo mai letto della distribuzione "esclusiva" ai soli militari di rango..
credo che queste siano piccole balle recenti..
La prima volta l'ho sentita nel 1993, me la ricordo bene era la prima mostra di penne a cui andavo.
Continuo a sentirla ripetere, se poi ci si mette pure stylophiles a diffondere la bufala...
Simone
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
Ciao Simone,
sai ,puo' essere una mezza bufala,poi venduta bene e che diventa un bufalone
che alla fine viene spacciato per sacrosanta verita'.
Alla fine dei conti il Cav.Levi era in buonissimi rapporti con l'allora regime,correggimi se sbaglio.
Sicche',a mio parere poteva far arrivare qualche buona fornitura all'esercito o uffici o furerie o giu' di li',
poi ricamandoci sopra.
Ciao apollinare
sai ,puo' essere una mezza bufala,poi venduta bene e che diventa un bufalone
che alla fine viene spacciato per sacrosanta verita'.
Alla fine dei conti il Cav.Levi era in buonissimi rapporti con l'allora regime,correggimi se sbaglio.
Sicche',a mio parere poteva far arrivare qualche buona fornitura all'esercito o uffici o furerie o giu' di li',
poi ricamandoci sopra.
Ciao apollinare
piccardi ha scritto:Mica tanto recenti.Pupa ha scritto:Infatti, io non attribuirei la minima colpa all'Aurora,
forse sono stati solo alcuni collezionisti, negli anni, a tramandarsi una
storia vera, ma un pò romanzata..per così dire.
Io ho sempre letto che l'Etiopia venne fatta per "celebrare" il colonialismo fascista,
quindi in teoria a compimento del colonialismo, e non durante la campagna militare (che poi non è
mai cessata del tutto..)
e in effetti, come dimostrano opuscoli pubblicitari, era venduta a tutti,
e non avevo mai letto della distribuzione "esclusiva" ai soli militari di rango..
credo che queste siano piccole balle recenti..
La prima volta l'ho sentita nel 1993, me la ricordo bene era la prima mostra di penne a cui andavo.
Continuo a sentirla ripetere, se poi ci si mette pure stylophiles a diffondere la bufala...
Simone
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
[Le storie tramandate dai collezionisti narrano, a seconda delle versioni, che la penna era destinata agli ufficiali in missione in Etiopia o financo esplicitamente prodotta dall’azienda a questo scopo per l’esercito italiano. Questa caratteristica la renderebbe pertanto molto rara, oltre che di grande interesse storico, tanto che in questo articolo di Stylophiles, periodico della associazione dei collezionisti americani (“The Pen Collectors of America“) si parla di una decina di esemplari.*]
.................. e Vi sarete certo accorti che la stilo illustrata nell'articolo ha sezione nera e che il pennino riporta il titolo dell'oro in percentuale anziche' in kt.
Saluti
.................. e Vi sarete certo accorti che la stilo illustrata nell'articolo ha sezione nera e che il pennino riporta il titolo dell'oro in percentuale anziche' in kt.
Saluti
- sanpei
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
In uno dei primi numeri di PENNA, il 2 o 3 non l'ho sotto mano ora,
c'è un articolo ("L'Etiopia alla guerra non andò", o qualcosa del genere vado a memoria) che spiega perfettamente
come la penna non fu prodotta per gli ufficiali in partenza per la campagna di Abissinia,
ma per commemorare l'Impero, infatti nella confezione originale, la penna veniva fornita con medaglietta in moldrite,
con su stampata la data 9 Maggio 1936, giorno in cui Mussolini fondò l'Impero, olte che alla clip classica,
cio comprova la penna fu prodotta ovviammente dopo la fine della guerra, ciò accadeva nel 1994, ma tutti i collezionisti gia lo sapevano,
la storia degli ufficiali è nata in un circuito parallelo, di antiquari, mercatari, cazzari.
Se una penna è rara e/o ambita, lo rimane indifferentemente da chi o cosa la commercializzasse.
Il fatto che un articolo americano del 2003 riportasse la storiella non fa testo,
4 foto, un pettegolezzo, voilà, alcuni biglietti da $100.00 guadagnati,
gia, xchè se scrivi un'articolo per una rivista te lo pagano ovviamente.
Ecco alcune immagini della medaglietta in questione.
http://www.fountainpennetwork.com/forum ... ntry215865
c'è un articolo ("L'Etiopia alla guerra non andò", o qualcosa del genere vado a memoria) che spiega perfettamente
come la penna non fu prodotta per gli ufficiali in partenza per la campagna di Abissinia,
ma per commemorare l'Impero, infatti nella confezione originale, la penna veniva fornita con medaglietta in moldrite,
con su stampata la data 9 Maggio 1936, giorno in cui Mussolini fondò l'Impero, olte che alla clip classica,
cio comprova la penna fu prodotta ovviammente dopo la fine della guerra, ciò accadeva nel 1994, ma tutti i collezionisti gia lo sapevano,
la storia degli ufficiali è nata in un circuito parallelo, di antiquari, mercatari, cazzari.
Se una penna è rara e/o ambita, lo rimane indifferentemente da chi o cosa la commercializzasse.
Il fatto che un articolo americano del 2003 riportasse la storiella non fa testo,
4 foto, un pettegolezzo, voilà, alcuni biglietti da $100.00 guadagnati,
gia, xchè se scrivi un'articolo per una rivista te lo pagano ovviamente.
Ecco alcune immagini della medaglietta in questione.
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
Si, però, come dice Simone,
resta singolare che ad oggi, un sito come Stylophiles continui a diffondere voci false..
resta singolare che ad oggi, un sito come Stylophiles continui a diffondere voci false..
- piccardi
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
Tu hai perfettamente ragione, pero` se provi a cercare su google Aurora Etiopia, prova ad indovinare chi viene per primo?sanpei ha scritto: Se una penna è rara e/o ambita, lo rimane indifferentemente da chi o cosa la commercializzasse.
Il fatto che un articolo americano del 2003 riportasse la storiella non fa testo,
4 foto, un pettegolezzo, voilà, alcuni biglietti da $100.00 guadagnati,
gia, xchè se scrivi un'articolo per una rivista te lo pagano ovviamente.
Ecco alcune immagini della medaglietta in questione.
http://www.fountainpennetwork.com/forum ... ntry215865
Ora aggiungo il link al thread a giro anche sul wiki, che forse si riesce a scalzare l'articolo ignorante dal primo posto...
Simone
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e per aiutare chi non trova un termine:
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Re: Le bufale: arrivare a guerra finita…
Comunque anche nel nostro settore possiamo tranquillamente dire che di bufale possiamo riempirne una stalla e a proposito dei primi numeri di PENNA anche qui, se non ricordo male, venne pubblicato un articolo a proposito della stilografica (Aurora) usata per firmare il concordato tra stato e chiesa, in realtà, come dimostrano le cronache fotografiche dell'epoca, fu utilizzato un comune pennino da inzuppo. Se poi volete saperla tutta........in barba alle famose leggi razziali il buon Isaia Levi, di religione ebraica, risulta ancora nell'elenco dei senatori del regno pubblicato sull'Almanacco Italiano del 1942, pag 506, edizione Marzocco, tale nome sostituiva quello di Bemporad che essendo anche lui di religione ebrea fu costretto a cedere la Casa Editrice. Anche qui due pesi e due misure???? Mah? E non mi si dica che la presenza di Levi era dovuta ad una svista.