Ho tre Lamy Al-star, con pennini vari, che uso di rado. Ho una Kaweco Sport in ottone, con un pennino italico stub che scrive davvero bene, ed é probabilmente, tra le mie poche penne in metallo, quella che uso di più.
Ho acquistato una Montegrappa che trovo strepitosamente bella, una Eleganza, con il corpo ricoperto di un sottile strato d'argento inciso con la greca palladiana cara all'azienda di Bassano. É un tributo alla maestria di Montegrappa nella lavorazione dell'argento. Credo di essergli ancora debitore di una Reminiscence, modello grande, sempre con la greca. La Reminiscence celebrativa dei 105 anni, a pistone, con il corpo cesellato a mano, é fuori dal mio rango, ma una vera bellezza. Eppure, anche se possiedo la mia Eleganza da molti anni, non mi sono mai deciso a inchiostrarla. Con frequenza, la tolgo dalla sua bella scatola disegno e la rimiro nella sua elegante bellezza, ma non passo di lì.
Le penne Solitaire di Montblanc sono un altro capitolo di bellezza. Per mia fortuna, anche se le ammiro tutte, per uso personale me ne piacciono pochine. La mia preferita in assoluto é la Pinstripe, con il colore caldo dell'argento reso ancora più morbido dalle finiture dorate. Mi piace molto anche la sua sorella quasi gemella, la Graine d'Orge, però la Pinstripe mi sembra più maschile, ed é quella che ho comprato. Non é una penna che passi inosservata, ma é ancora in un rango che io considero utilizzabile in pubblico (anche se non l'ho mai fatto).
Anche la mia Pinstripe, tuttavia, passa più tempo nella scatola delle penne che al lavoro.
Ieri ho raccolto un fiore di ibisco e volevo fotografarlo con una penna. L'alternativa era una penna che gli somigliasse nei toni, o che se ne discostasse completamente per il colore, o infine una penna senza-colore, che complementasse l'iper-colore dell'ibisco. Ho tolto la Solitaire della scatola e ne ho fatto un ritratto con ibisco.
Ho intitolato la fotografia "La scoperta dell'Ibisco con Montblanc Solitaire".
Il fiore della fotografia, Hibiscus Nairobi, é un ibrido certamente derivato dall’Hibiscus rosa-sinensis, una delle poche specie di Hibiscus che sono alla base di tutti gli ibridi moderni di questo genere dai fiori spettacolari. La cosa curiosa di Hibiscus rosa-sinensis é che l’esatta provenienza delle piante originarie, che Linneo utilizzò per la sua descrizione, non é nota con esattezza. Furono introdotte nel diciottesimo secolo, si crede dalla Cina o forse dal’India, ma al giorno d’oggi non se ne conoscono popolazioni silvestri.
Le specie più conosciute e maggiormente utilizzate nella ibridazione degli Hibiscus moderni provengono per lo più dalle isole dell’Oceano Pacifico (Fiju e Hawaii) e dalle isole orientali del continente africano, Mauritius e Madagascar, da dove furono portate in Europa e poste in coltivazione durante il XVIII e XIX secolo.
Le piante tropicali viaggiavano allora sui velieri carichi di tesori, non di rado su vascelli da guerra che trasportavano naturalisti alla scoperta delle meraviglie del mondo naturale. L’ambientazione della fotografia é fatta per ricordare gli ambienti di legno lucidato delle cabine di comando sulle navi dei secoli passati, all’epoca della scoperta della prodigiosa natura tropicale e delle sgargianti specie di Hibiscus.